LAMPI SUL RIO GRANDE (2)

di Giuliano Da Frè -

Nel maggio 1846 la guerra messico-statunitense iniziò con le battaglie di Palo Alto e Resaca de la Palma, concluse con un grande successo per lo US Army. Due anni dopo, il Texas e la California furono definitivamente annessi agli Stati Uniti. E il Rio Grande divenne il nuovo confine tra i due Paesi.

 

 

Palo Alto e Resaca de la Palma (8-9 maggio 1846)

Mentre tanto a Washington quanto a Città del Messico si discuteva, Taylor e Arista si stavano preparando allo scontro aperto. Organizzata una testa di ponte sulla sponda settentrionale del Rio Grande, il comandante messicano guadò il fiume col grosso dell’Ejercito del Norte il 1° maggio, lasciando a Matamoros una piccola guarnigione, per poi organizzare sue forze in 2 divisioni: la prima, con 1.540 uomini e 14 cannoni al comando del generale Pedro de Ampudia, fu inviata ad assediare Fort Texas (difeso dal maggiore Jacob Brown, con 500 uomini e 8 cannoni), mentre altri 3.702 effettivi e 13 cannoni seguirono Arista lungo la strada che portava da Matamoros a Port Isabel, dove si concentrava il grosso dell’Army of Observation di Taylor. Avvisato dell’attacco contro Fort Texas, il generale statunitense si mosse a propria volta per soccorrere gli assediati con 2.228 uomini, 8 cannoni e un treno logistico di 270 carrette che ne impacciavano i movimenti. La mattina dell’8 maggio la piccola armata americana (in realtà i suoi effettivi erano inferiori a quelli di una mezza brigata europea) trovò la strada che conduceva al forte sbarrata da Arista presso la località di Palo Alto, dove nelle ore successive si combatté la prima battaglia della guerra messicana.
Le truppe di Taylor erano inquadrate nella 1a Brigata (col. William Belknap), comprendente l’8° Reggimento di fanteria, un battaglione misto di artiglieri e fucilieri, forte di 6 pezzi da sei libbre, e il treno logistico. La 2a Brigata, agli ordini dell’abile colonnello David E. Twiggs [1], invece comprendeva reparti dei reggimenti di fanteria 3°, 4° e 5°, coperti da una sezione d’artiglieria con 2 cannoni da 18 libbre, e da uno squadrone di dragoni.

La battaglia di Palo Alto

La battaglia di Palo Alto

La 1ª Divisione dell’Ejército del Norte l’8 maggio comprendeva come accennato 3.702 effettivi, per due terzi formati da fanteria, e 13 cannoni, al comando del generale di divisione Mariano Arista; una 2ª Divisione di 1.540 uomini e 14 cannoni era destinata ad assediare Fort Texas e a coprire Matamoros, ma fu poi richiamata a rafforzare il grosso in vista della battaglia del 9 maggio.
La fanteria comprendeva 3 brigate: la 1a (gen. Garcia), col 10° Reggimento di linea; la 2a (gen. Diaz de la Vega) col 1° e 6° di linea; una 3a Brigata di formazione comprendeva il 4° Reggimento di linea, un gruppo di squadroni di fanteria montata e una compagnia del genio zappatori. Il 2° Reggimento di fanteria leggera, un battaglione di zappatori e uno della difesa costiera di Tampico formavano la riserva, mentre la cavalleria, al comando del generale Anastasio Torrejon, responsabile delle incursioni oltre il Rio Grande delle settimane precedenti, comprendeva una brigata regolare (reggimenti di linea 7° e 8°, più il reggimento di cavalleria leggera Mexico e alcuni squadroni territoriali), e la forza irregolare dei Rancheros (gen. Canales). L’artiglieria, con 160 effettivi e 13 pezzi da 4 e 8 libbre, era al comando del generale Tomas Requena.
Mentre il 7 maggio Ampudia stringeva l’assedio a Fort Texas, e Taylor procedeva lentamente con l’impacciata colonna di soccorso, Arista decise di attenderlo nella piana di Palo Alto, particolarmente adatta a impiegare la sua cavalleria, anche se caratterizzata da molti stagni e da una zona paludosa creata dalle forti piogge dei giorni precedenti. Inoltre il terreno era ricoperto da un’erba fitta, alta e tagliente, e circondato da macchie di alberi di mesquite. La mattina dell’8 maggio Arista schierò i suoi uomini fronte a nord, con da sinistra a destra la brigata di cavalleria di Torrejon, appoggiata alla strada per Matamoros, quindi i reggimenti di fanteria di linea 4°, 10°, 6° e 1°, mentre sulla destra si trovavano il battaglione della difesa costiera di Tanpico, il 2° Reggimento di fanteria, gli zappatori del genio, e a copertura dell’estremo fianco destro (che si appoggiava ad una vasta macchia di sottobosco spinoso) i Rancheros della cavalleria irregolare. L’artiglieria era stata inframezzata ai reparti di fanteria.
Raccolte varie informazioni dai suoi esploratori, Taylor lasciò indietro le salmerie, suddividendo le sue magre forze in due ali. Sulla destra, Twiggs disponeva del 5° Reggimento e della sezione di 3 cannoni da 6 libbre del maggiore Ringgold, col fianco coperto da un vasto stagno e da un’area boscosa, mentre a cavaliere della strada per Matamoros fu schierato il 3° Reggimento appoggiato dai 2 pezzi da 18 libbre e sostenuto da un reparto di dragoni. L’ala sinistra fu posta agli ordini del colonnello Belknap, e comprendeva i reggimenti 4° e 8°, coperti dai dragoni e con il battaglione di artiglieria impiegato come fanteria di riserva, appoggiato da 3 pezzi da 6 libbre.

Alle 14.30 l’artiglieria messicana aprì il fuoco contro le forze di Taylor, distanti ancora più di due chilometri; distanza eccessiva per i vecchi pezzi in bronzo di Arista, che nel frattempo cavalcava lungo i ranghi incitando i suoi uomini e rettificando laddove necessario lo schieramento. Gli ufficiali gridavano “Viva la Repubblica!”, e i soldati – molti dei quali veterani – innastavano le baionette e gridavano anch’essi, mescolandosi alle note delle bande reggimentali. Taylor invece, comprese che non poteva affidarsi a un attacco frontale alla baionetta, e ordinò quindi all’artiglieria di avanzare di 200 metri, iniziando un violento e preciso fuoco di controbatteria coi suoi moderni pezzi da 6 libbre a tiro rapido. Il maggiore Ringgold, che nel 1845 aveva pubblicato un manuale dell’artiglieria rimasto in vigore sino al 1860, mise in atto le innovazioni che aveva elaborato, basate sull’impiego di batterie molto mobili (la cosiddetta flying artillery, equipaggiata coi moderni e maneggevoli pezzi Modello-1841), che mise subito sotto pressione lo schieramento avversario. Anche se Ringgold fu mortalmente ferito da una palla di cannone che gli spappolò entrambe le gambe, ma rifiutando di essere portato via dal campo di battaglia (spirerà tre giorni più tardi a Port Isabel), i suoi bene addestrati artiglieri non solo colpirono diversi pezzi nemici, ma iniziarono a infliggere pesantissime perdite alle compatte formazioni avversarie, decimate da shrapnel e palle di cannone piene o esplodenti. Una singola granata massacrò una banda reggimentale, con effetti demoralizzanti sugli uomini di Arista, che non si sentivano sostenuti dalla loro artiglieria.
La sezione di Ringgold, una volta rafforzata dai 2 cannoni pesanti da 18 libbre (meno maneggevoli) concentrò il tiro contro l’ala sinistra messicana, costringendo Arista a lanciare una prematura carica di cavalleria, non adeguatamente sostenuta dall’artiglieria. Giunto a 50 metri dal nemico, Torrejon si trovò di fronte a un solido quadrato formato dal 5° Reggimento e da 3 cannoni, finendo sotto un infernale fuoco ravvicinato di moschetti e cartocci di mitraglia, che prima lo spinsero a tentare un attacco verso il campo nemico, quindi a ripiegare verso le linee messicane con pesanti perdite. Verso le 16 il fuoco continuo dell’artiglieria americana provocò un incendio nella pianura riarsa dal sole, e Arista e Taylor ne approfittarono per far avanzare le proprie fanterie coperte dal fumo, mentre gli artiglieri delle due parti, esausti, si rifocillavano e rassettavano i cannoni arroventati. Dopo circa un’ora, il combattimento riprese con un nuovo assalto della cavalleria messicana contro l’ala destra avversaria, stroncato da un contrattacco lanciato dalle riserve di Taylor; contemporaneamente, una batteria messicana si portava a 400 metri dalle linee nemiche investendo in maniera efficace la posizione di Taylor, che fu costretto a far arretrare i suoi pezzi. Ora Arista poteva giocare la sua ultima carta: con l’attenzione del nemico concentrata altrove e la visuale ancora ostacolata dal fumo provocato dall’incendio, l’ala destra messicana iniziò a ruotare in avanti con l’obbiettivo di aggirare il fianco sinistro americano. Tuttavia quando i messicani stavano per investire l’8° Fanteria, 3 pezzi da 6 libbre aprirono un fuoco infernale decimando i ranghi degli attaccanti, e coprendo i propri fanti, che rettificarono lo schieramento per far fronte alla minaccia, coperti dai dragoni. Giunti a 300 metri di distanza cavalleggeri e cacciatori messicani furono centrati da un fuoco infernale, e cedettero di schianto ritirandosi nel panico. Al centro tuttavia Arista riprese in mano la situazione; i suoi uomini erano quasi tutti veterani – e chi non lo era, e sopravvisse, lo divenne quel giorno: e se verso le 19 ordinò di ripiegare, lo fece perché era a corto di munizioni, e con gli uomini esausti. La giornata era di Taylor, che aveva perso meno di 60 uomini, e che respinse la proposta di attaccare di notte il campo messicano. Arista d’altra parte aveva sì subito perdite pesanti (circa 700 caduti, soprattutto per mano dell’artiglieria avversaria), ma era deciso a riprendere la battaglia quanto prima.

Il generale Zachary Taylor

Il generale Zachary Taylor

All’alba del 9 maggio, infatti, Arista ordinò all’armata di ripiegare di 5 miglia, su un terreno che reputava meno favorevole all’eccellente impiego dell’artiglieria avversaria, presso la località di Resaca de la Palma, caratterizzata da basse collinette boscose, e attraversata da un torrente in secca – appunto detto resaca - molto profondo e le cui rive erano ricoperte da una fitta vegetazione. Arista e il suo staff scelsero con cura la posizione su cui schierare le truppe, che nel frattempo erano state rafforzate dalle unità impegnate ad assediare Fort Texas, portando gli effettivi a circa 4.000 uomini – Taylor li valutò in 6.000 – ripianando più che largamente le perdite subite il giorno prima.
Dal canto suo, Taylor era deciso ad inseguire il nemico, e dopo un breve consiglio di guerra fece erigere un terrapieno a difesa dell’accampamento e dei carri logistici, per poi mettersi in marcia lungo la strada per Matamoros, preceduto da uno squadrone di dragoni e dal battaglione dei cacciatori del 4° Reggimento di fanteria, sostenuti da una sezione di artiglieria. Dietro seguiva il grosso; in effetti Taylor stava avanzando contro una solida posizione difensiva nemica con una forza inferiore di oltre la metà rispetto a quella di Arista, poiché escludendo i circa 60 caduti del giorno precedente e le truppe lasciate a difesa dei carri (in tutto 400 uomini, ossia uno squadrone di dragoni, il battaglione misto e ben 5 pezzi, compresi i due da 18 libbre) la piccola armata del generale statunitense contava appena 1.800 effettivi, sempre suddivisi in due brigate: la 1a di Belknap (reggimenti 4° e 8°) e la 2a di Twiggs (reggimenti 3° e 5°, più i dragoni). L’azzardo era notevole, ma Taylor confidava nella solidità dei propri soldati, col morale alle stelle dopo il successo del giorno precedente, e nella superiorità di armi ed equipaggiamenti, anche se la perdita di Ringgold e l’aver lasciato a Palo Alto parte del suo già magro parco d’artiglieria, indebolivano la potenza di fuoco del piccolo contingente a stelle e strisce.
Avvicinatosi a Resaca e con un quadro della situazione chiaritogli dagli esploratori, Taylor assunse quindi una formazione molto prudente: in testa alla colonna schierò gli schermagliatori, che avrebbero dovuto attirare il fuoco messicano scoprendo le posizioni nemiche. Subito dietro avanzavano su due colonne affiancate i fanti del 3° e del 5° Reggimento, con l’artiglieria al centro e il 4° Fanteria a sostegno. Poi lo squadrone di dragoni, e infine l’8° Reggimento.

Dal canto suo, Arista aveva schierato il grosso della fanteria lungo la riva settentrionale del fiume in secca: il 2° Reggimento (fanteria leggera) in avanti, lungo la strada per Matamoros, sostenuto da una batteria e con l’ordine, una volta entrato in contatto col nemico, di ripiegare sulla linea principale tenuta – da sinistra a destra – dai reggimenti di linea 6°, 10°, 2° e 1°, e con al centro il battaglione zappatori. Lungo la riva sud della resaca si trovava invece una seconda linea formata dal 4° Reggimento di linea, dal battaglione della milizia costiera di Tampico, e dal grosso dell’artiglieria, mentre tutta la cavalleria presidiava una terza linea di riserva, più arretrata.
I reparti di Taylor avanzarono con prudenza, coprendosi a vicenda: la sezione d’artiglieria aveva l’ordine di aprire subito il fuoco contro i punti deboli della linea avversaria che, una volta individuati e battuti dal fuoco dei cannoni, sarebbero stati attaccati dalla cavalleria e dalla fanteria leggera. Ma Arista aveva scelto bene il terreno, le cui asperità portarono la formazione americana – già ridotta all’osso – a sfilacciarsi: verso le 15 l’avanguardia degli schermagliatori perse il contatto con la propria artiglieria, mentre la fanteria leggera messicana ne approfittò per infiltrarsi e aprire un fuoco efficace contro gli attaccanti, sostenuta da un paio di cannoni. La battaglia di Resaca de la Palma era iniziata, e questa volta la bilancia sembrava pendere a favore dei messicani anche se, nonostante le forti perdite, la fanteria leggera americana riuscì a respingere il nemico, andando però a urtare contro la principale linea nemica. A questo punto entrambi i comandanti lanciarono un attacco di cavalleria con l’obbiettivo di neutralizzare l’artiglieria avversaria: gli squadroni messicani tentarono di catturare i 3 pezzi da 6 libbre del tenente Ridgely (che aveva sostituito il morente Ringgold), allontanatosi dalla protezione della fanteria di linea. Gli artiglieri statunitensi aprirono però un infernale fuoco a mitraglia, che respinse la carica nemica, anche se finirono per cadere sotto il tiro dei pezzi messicani della prima linea. Taylor allora ordinò ai dragoni di caricare a loro volta la batteria nemica, ma anche quest’attacco fallì.

La battaglia di Resaca

La battaglia di Resaca

Toccava alla fanteria americana decidere la giornata. I soldati del 4° e dell’8° avanzarono sul terreno rotto dalla boscaglia contro il fianco destro nemico, e dopo averlo bersagliato con alcune raffiche di moschetteria lo urtarono con una carica alla baionetta, frantumando la linea messicana dopo una mischia selvaggia. Contemporaneamente, sulla propria destra, mentre i fanti del 3° Reggimento e l’artiglieria di Ridgely esercitavano una forte pressione frontale sulla sinistra messicana, il 4th Infantry trovò un sentiero nella zona paludosa, iniziando ad aggirare il fianco sinistro nemico. Arista venne avvisato di quanto stava accadendo e si portò verso il lato minacciato con il 4° Reggimento di linea; ma la compagnia di testa americana aveva già respinto i miliziani di Tampico e catturato un cannone, che fu usato per respingere due contrattacchi messicani. “Siamo presi di fianco” è uno di quegli allarmi che un esercito non vuol mai sentir gridare sul campo di battaglia: la formazione messicana, già in difficoltà sulla propria destra, cedette di schianto, e questa volta Arista non riuscì a mantenerne il controllo. Il crollo della linea messicana fu tanto rapido, e la fuga dei soldati così repentina, che non solo Taylor catturò l’accampamento avversario, ma risultò altresì inefficace l’inseguimento del nemico lanciato dai dragoni e dalla fanteria leggera.
Le battaglie combattute l’8 e 9 maggio 1846 rappresentarono così un notevole successo per lo US Army: il primo ottenuto contro forze regolari avversarie, dopo la non troppo brillante prova fornita nella guerra del 1812-1815. Lo scontro di Resaca de la Palma completò inoltre con una decisiva vittoria sull’Armata messicana il lavoro rimasto incompiuto il giorno prima a Palo Alto, quando il successo di Taylor era stato soprattutto tattico. La giornata del 9 maggio invece consentì al comandante americano (promosso al grado di maggiore generale) non solo di rompere l’assedio a Fort Texas [2] e di portare avanti il suo treno logistico, ma di avanzare verso Matamoros, occupata dopo una breve scaramuccia sul Rio Grande il 18 maggio, sancendo l’invasione del territorio messicano. La vittoria aveva inoltre dimostrato la superiorità del piccolo contingente americano, meglio armato, equipaggiato e addestrato, e i cui reparti di manovra (compagnie, battaglioni e anche reggimenti) erano al comando della prima generazione di ufficiali usciti da West Point, di età compresa tra i 25 e 50 anni e veterani di alcuni importanti conflitti combattuti contro i nativi tra il 1832 e il 1842. Anche le riforme tattiche introdotte nel precedente decennio (e particolarmente quelle studiate per l’artiglieria dallo sfortunato Ringgold) si erano dimostrate efficaci per battere un esercito di forza doppia, e composto da un buon numero di veterani: gli statunitensi avevano inoltre dimostrato di saper meglio coordinare i vari reparti di fanteria, cavalleria e artiglieria, mentre i messicani, coraggiosi e determinati nell’attacco, restavano carenti – oltre che per il materiale impiegato – nel coordinamento tattico e nell’azione di comando.

Il bilancio dei due giorni di battaglia parlava chiaro. Anche se le fonti non concordano, i messicani avevano perso più di 1.200 uomini, tra morti, feriti e prigionieri, compreso il generale Diaz de la Vega, comandante la 2a Brigata, poi scambiati con Thornton e i suoi uomini: complessivamente, un quinto dell’intero Ejército del Norte, e circa un terzo delle forze impegnate in combattimento. Taylor invece, che si era impadronito anche di 474 moschetti, 8 cannoni, diverse bandiere e del bagaglio personale di Arista, comprendente la sua corrispondenza e un prezioso servizio in argento, lamentava 54 morti e 145 feriti: il 9% della forza impegnata. A Resaca le perdite erano state soprattutto causate dall’iniziale e confusa battaglia tra avanguardie, e poi dalla sanguinosa mischia corpo a corpo sul fianco destro messicano: tra i giovani tenenti di prima nomina usciti da West Point, uno di quelli diplomatisi col corso del 1843 descrisse nelle sue memorie (redatte 30 anni più tardi) che accanto a lui un uomo era stato ucciso da una cannonata, e che “le schegge del suo fucile, il suo cervello e le sue ossa buttarono giù altri due o tre soldati”, mentre un altro proiettile “portò via tutta la mascella inferiore al capitano Page sfondandogli il palato”. Erano le prime, terribili esperienze sotto il fuoco di Ulysses S. Grant, che più tardi avrebbe condotto le sue armate, durante la guerra civile americana, senza badare al costo e alle perdite.(fine)

 

Note

[1] Il 20 giugno 1846 fu promosso brigadier generale per il comportamento dimostrato nelle battaglie di maggio.
[2] Ribattezzato Fort Brown dopo la morte del comandante della guarnigione, il maggiore Jacob Brown (odierna Brownsville). La guarnigione americana resistette a un assedio protrattosi dal 3 al 9 maggio 1846, perdendo oltre a Brown solo un altro soldato, contro i circa 200 caduti tra messicani.

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Per saperne di più
J.K. Bauer, The Mexican War, 1846-1848, Macmillan, 1974
R. Chiavarini, Verso un manifesto destino, Odoya 2023
G. Da Frè, Caudillos e corazzate, Magenes Editore, prossima pubblicazione
W. DePalo, The Mexican National Army 1822-1850, Texas A&M University Press, 2004
P.I. Taibo, Alamo, Tropea Editore, 2012