Senti che Storie…

Guerra: istruzioni per l’uso (bis)

«Nessuno stato pubblico può godersi la quiete, né ribattere le ingiurie, né difendere le leggi, la religione e la libertà senza le armi».

«Più fiera del ferro è la fame, e più eserciti consuma la penuria che la zuffa».

«Soleva dir Cesare due esser le cose che acquistano, conservano ed accrescono gli stati: i soldati e ‘l danaro».

«I popoli barbari ripongono principalmente i loro vantaggi nella moltitudine e nel furore; le milizie ammaestrate, nell’ordine e nel valore».

[prima della battaglia] «… animare i soldati cui debbono spirare ardire il viso, l’atteggiamento, il vestito e il parlare del capitano, il quale propone loro la vittoria, l’obbligo, la necessità, la gloria, il bottino, le ricompense e il fine delle fatiche; allora rinvigorisce per certo gli spiriti il far dar da bere mediocremente, il fingere prospero presagio di sogno, di rivelazione o altra simil cosa.
[dopo la battaglia] «O si vince o si perde. Nella vittoria render grazie a Dio, seppellire i morti, pubblicar la vittoria, esagerarla, proseguirla, incalzar le reliquie dell’esercito battuto… Nella perdita non ismarrirsi d’animo perché le armi son giornaliere…»

«Non si deve pigliar già sempre per danaro contante tutto quello che è scritto nell’istorie, perchè molte volte le cause, che hanno prodotto gli effetti, sono ignorate o falsificate».

Raimondo Montecuccoli (1609-1680), Aforismi dell’arte bellica