Senti che Storie…

di Af -

La pace, malgrado tutto.

E se non fosse stata l’Europa a garantirci 70 anni di pace? La retorica unionista si nutre di assoluti approssimativi. Perché se è vero che dal 1945 la parte occidentale del continente – non certo quella sotto controllo sovietico – ha vissuto in assenza di conflitti interni, il merito si può assegnare anche alla diffusione delle istituzioni liberali, al suffragio universale esteso finalmente alle donne, alla progressiva laicizzazione della società, allo sviluppo di modelli di welfare universalistici ed egualitari… Tutti traguardi che hanno poco a che fare con le istituzioni europee. Aggiungiamo una nostra spiegazione: e se la pace, più che un vanto di Bruxelles, fosse “solo” l’esito di una sana repulsione degli europei nei confronti dei due sanguinosi conflitti mondiali? La paura della guerra come miglior antidoto alla guerra.

Le virtù della nazione

E se il nazionalismo non fosse la brutta bestia che ci vogliono raccontare, contrapposta quotidianamente alle virtù dell’impero multietnico europeo? Senza l’idea di nazione non avremmo avuto il Risorgimento e le guerre d’indipendenza, gli Stati balcanici sarebbero ancora provincie ottomane e quelli di Visegrad semplici unità amministrative asburgiche o zariste. L’ideologia della fine delle nazioni sta buttando via con l’acqua sporca anche il bambino delle identità che hanno costruito il continente. Se poi pensiamo che i grandi imperi e le ambizioni imperialistiche sono all’origine dei due grandi conflitti mondiali, c’è da stare poco sereni… Lo spiega il filosofo israeliano Yoram Hazony in The Virtue of Nationalism (New York, Basic Books).

All’armi siam omosex-fascisti

«Nei paesi fascisti, l’omosessualità, rovina dei giovani, fiorisce impunemente; nel paese dove il proletariato ha audacemente conquistato il potere, l’omosessualità è stata dichiarata crimine sociale e severamente punita. Eliminate gli omosessuali e il fascismo scomparirà».
Maksim Gorkij, Umanesimo proletario, “Pravda”, 23 maggio 1934

In balia dei bricconi

«Un uomo debole al governo è peggio di un briccone. È questione di aritmetica; perché il briccone fa le bricconate che convengono solo a lui, mentre il debole si presta a quelle che convengono a tutti coloro che gli si sono messi d’intorno».
Giovanni Giolitti, Memorie della mia vita.