RIVOLTA TAIPING: LA RIBELLIONE DEL “FRATELLO CINESE” DI GESÙ

di Renzo Paternoster -

 

 

Il Taiping tianguo (Regno celeste della Pace Suprema) è stato una precoce esperienza socialista sviluppatasi in una parte della Cina. Un movimento di rivolta “rigeneratrice” che, basandosi su un mito millenarista, produsse terrore e fallì miseramente.

 

Nell’antica teoria politica cinese era prevista la “rigenerazione”, ossia qualora una dinastia imperiale avesse esaurito la propria capacità di governare, persone più sagge l’avrebbero deposta appropriandosi del “Mandato Celeste” con tutta la forza. In questo contesto si inserisce la storia della rivolta dei Taiping. Iniziamo dagli antefatti.
Nell’Ottocento la Cina della dinastia Manciù dei Qing attraversava un periodo di rivolte antidinastiche che mettevano in difficoltà l’esercito imperiale. Queste ribellioni hanno smascherato l’apparente benessere del regno dei Manciù che ormai iniziava a crollare per una serie di cause. Tra tutte l’eccezionale crescita demografica, che fece registrare una popolazione di circa 430 milioni nel 1850 rispetto ai 180 milioni di cento anni prima. Tale incremento risultò sproporzionato rispetto alla decrescente produttività agricola. A questo si aggiungeva l’asimmetrica situazione fondiaria, caratterizzata da un progressivo accentramento dei terreni nelle mani di poche famiglie benestanti, con il conseguente impoverimento degli affittuari e, soprattutto dei contadini senza terra, entrambi tartassati anche da una pressione fiscale sempre più soffocante.
In questo clima, cercando la propria redenzione molti si affidano a sette millenaristiche, società segrete di matrice religiosa che costituivano un ordine rivale a quello dell’imperatore e dei mandarini. Una di queste sette è l’antica Loto Bianco (Bailian Jiao), un’eresia buddhista, imbevuta di taoismo e di manicheismo che verso la fine del XVIII assunse la forma di un movimento nazionalista in lotta contro la dinastia regnante mancese dei Qing, a favore della restaurazione della dinastia Ming.
Nel 1796 Loto Bianco promosse una impressionante rivolta che si estese per varie province. Con molte difficoltà da parte dell’esercito imperiale, e solo dopo aver assoldato milizie locali e promesso l’amnistia, la rivolta del Loto Bianco fu repressa nel 1804.
Questa ribellione influenzò la successiva, ovvero la rivolta degli Otto Trigrammi del 1813, guidata dalla millenaria Setta Tianli o Setta del Principio Celeste. La rivolta ha preso questo nome perché le due guide della setta Tianli, Lin Qing e Li Wencheng, in occasione dell’insurrezione divisero le loro milizie in otto gruppi, o trigrammi. Sebbene più breve, è una rivolta importante perché i rivoltosi riuscirono a penetrare nella Città Proibita (il palazzo imperiale) in assenza dell’imperatore. Tuttavia anche in questo caso i ribelli furono fermati ed eliminati fisicamente.
In un clima sempre più repressivo, con un governo imperiale sempre più incapace di comprendere il malcontento del ceto più umile e la presenza delle potenze straniere sul territorio cinese che si fece sempre più gravosa, inizia nel sud della Cina la predicazione di Hóng Xiùquán (1814-64), maestro della Società degli adoratori di Dio e poi del “Regno”.
Basandosi sulle idee sociali delle sette Loto Bianco e Tianli, Hóng Xiùquán, autoproclamatosi nuovo messia, taumaturgo e annunciatore di un nuovo ordine in un regno di giustizia, inizia ad annunciare la venuta di un nuovo regno, raccogliendo in tre anni oltre trentamila adepti, quasi tutti di povere condizioni sociali (contadini, disoccupati, genti delle minoranze aborigene marginali).

Hong  Xiuquan

Hong Xiuquan

Hóng Xiùquán appartiene alla comunità marginale degli hakka, stanziati nella provincia del Guanxi nel sud dell’impero. Il suo nome alla nascita era Hóng Huoxiù. I suoi genitori compirono grandi sacrifici economici per farlo studiare e garantirgli un futuro da mandarino, ossia funzionario della Cina imperiale. Tuttavia, pur essendo considerato lo studente più brillante della sua contea, per ben quattro volte non riuscì a superare l’esame per accedere alle cariche da funzionario imperiale.
Il giovane Hóng Huoxiu iniziò a soffrire così di esaurimento nervoso, costringendolo a letto in uno stato di coscienza minimo. In queste condizioni, Hóng riferì di aver avuto delle visioni, dalle quali sarebbe scaturita la storia di Hóng Xiùquán e del culto dei Taiping.
Durante una visione Hóng Huoxiu sarebbe stato assunto in cielo al cospetto di Dio e di suo figlio Gesù in un “palazzo lucente”. Prima di incontrare Dio, una signora (definita da Hóng “Madre celeste”) lo battezza e gli dona un cuore nuovo. Finalmente incontra Dio, il quale gli avrebbe ordinato di combattere le false divinità e gli idoli e, soprattutto, i nemici della Verità per ripristinare la pace sulla terra.
Per Hóng il nemico per eccellenza è incarnato nella dinastia Manciù.
In successive visioni Hóng Huoxiu è appellato da Gesù come “fratello minore”.
A seguito di queste visioni Hóng Huoxiu iniziò a farsi chiamare come Dio lo appellava durante gli incontri, Hóng Xiùquán (quan in cinese vuol dire completezza).
Nei cinque anni seguenti Hóng visse una vita apparentemente normale, lavorando come insegnante. In questo periodo iniziò a leggere un libello di Liang Fa, il secondo cinese convertito al Protestantesimo e poi primo ministro ed evangelista protestante cinese. L’opuscolo Quan Shi Liang Yan (tradotto grosso modo come “Buone parole per esortare il mondo”), ha avuto un enorme impatto su Hóng, favorendo la svolta mistica che lo porterà a elaborare una dottrina che fonde elementi della tradizione cinese e del cristianesimo.
Leggendo il libello egli si convinse che l’anziano che aveva visto in sogno nel “palazzo lucente” fosse Dio, mentre l’altro uomo più giovane fosse Gesù Cristo. Capì dunque di essere il fratello minore di Cristo e di essere stato incaricato da suo Padre di una missione divina. Iniziò così la sua predicazione fondando la setta conosciuta con il nome di “Società degli adoratori di Dio” (Bai Shangdi Hui).

Il sigillo del Taiping Tianguo

Il sigillo del Taiping Tianguo

Nel frattempo scoppia in Cina la “Prima guerra dell’oppio” (1839–1842) che vide le truppe britanniche combattere contro le truppe imperiali.
L’incapacità dell’esercito imperiale di fronteggiare i britannici e la conseguente perdita della guerra aggravò l’avversione di una parte del popolo cinese verso la dinastia imperiale mancese, favorendo il proselitismo verso la setta di Hóng Xiùquán.
In circa tre anni la setta riuscì a contare circa trentamila adepti, la maggior parte erano poveri contadini, disoccupati, ex malviventi. Gli Adoratori di Dio erano presenti nel Guangdong (provincia il cui capoluogo è Canton) e nel Guangxi; successivamente nelle province del Medio e del Basso Yangzi (intorno al delta di uno dei rami principali del fiume Azzurro).
Sul piano religioso, come era successo a lui durante le visioni, Hóng Xiùquán iniziò a battezzare i suoi adepti; come gli era stato riferito sempre durante le visioni. Cominciò anche a dedicarsi ad atti di iconoclastia con la distruzione di altari votivi, statuette sacre e altri simulacri religiosi.
Su esempio del Cristo, anche Hóng Xiùquán abbandonò la sua famiglia e il suo villaggio per dedicarsi assieme ai suoi primi discepoli alla conversione del popolo cinese.
Per meglio diffondere il suo “verbo”, impostò i suoi “sei comandamenti”: non seguire il sentiero della lussuria, obbedienza ai genitori, non uccidere, non rubare, non avvicinarti alla stregoneria e alle arti magiche, non giocare d’azzardo.
Il pensiero religioso di Hóng Xiùquán fu messo anche per iscritto in un corpus stilato in un linguaggio semplice per essere compreso da tutti: lo Yuandao.
Sul piano economico Hóng Xiùquán elaborò il piano Tianchao Tianmu Zhidu (Sistema terriero della Dinastia Celeste), una riforma che prevedeva la ridistribuzione delle terre tra i nuclei familiari in base alla loro grandezza.
Sul piano politico la priorità fu la lotta rivoluzionaria contro la dinastia imperiale mancese. Per questo, il primo atto rivoluzionario che gli adepti eseguirono fu quello di eliminare l’obbligo, emanato dalla dinastia Qing, di radersi il capo e di portare il tipico codino. Tale imposizione serviva per distinguere i cinesi comuni dall’etnia dominante dei Manciù, Ora tutti i fedeli di Hóng Xiùquán si fecero crescere i capelli e per questo furono appellati dalle autorità Qing “briganti dalle chiome lunghe”.
La setta della Società degli adoratori di Dio si radicalizzò assumendo sempre più le caratteristiche di una struttura militare aggressiva. I fedeli di Hóng Xiùquán infatti iniziarono a compiere azioni violente nei villaggi, distruggendo statue e simboli sacri, costringendo gli abitanti locali a convertirsi alla loro religione.
L’attività vandalica e le conversioni forzate crearono malcontento in molti villaggi, in alcuni dei quali si organizzarono delle milizie private per bloccare la violenza degli adepti della setta.
Nei primi mesi del 1850 Hóng e le sue milizie occuparono il villaggio di Jintian nella regione di Guangxi. Questo provocò l’intervento delle truppe imperiali che tuttavia non riuscirono a contrastare definitivamente gli “Adoratori di Dio”.

Territorio taiping nel 1854

Territorio taiping nel 1854

L’11 gennaio del 1851, cogliendo l’occasione della imbattibilità della sua setta, Hóng Xiùquán fondò il Taiping tianguo, il Regno della Pace Celeste. Hóng si autoproclamò dapprima “Re della Pace Suprema”, poi “Re Celeste dei Diecimila anni” (Tianwang), assegnando a quattro suoi fedelissimi altrettanto luogotenenze con il titolo di Principe del Nord, del Sud, d’Est e dell’Ovest.
Così Yáng Xiùqīng, il generale supremo dell’esercito, fu nominato vice del sovrano e “Principe dell’Est, Comandante in capo della Sinistra e Signore dei Novemila Anni”; Xiāo Cháoguì, il generale dell’avanguardia, fu nominato “Principe dell’Ovest, Comandante in capo della Destra e “Signore degli Ottomila Anni”; Féng Yúnshān, il generale della retroguardia, divenne “Principe del Sud, Comandante dell’Avanguardia e Signore dei Settemila Anni”; Wéi Chānghuī, il generale dell’ala destra, fu nominato “Principe del Nord, Comandante della Retroguardia e Signore dei Seimila Anni”. Ognuna di queste luogotenenze fu successivamente suddivisa in province rette da governanti nominati da Hóng.
Nel Regno Celeste della Pace Suprema si adottò anche un proprio calendario, il “Calendario Celeste della Pace Suprema”.
Nel 1852, la regione di Guilin, poi Hankou (l’attuale Wuhan), Changsha e tutto il MedioYangzi erano in mano ai Taiping. Nel 1853 fu conquistata Nanchino, eletta a capitale del nuovo Stato con il nome di Tianjing, la “Capitale del Cielo”. Inizia la storia del Regno del re celeste Hóng Xiùquán, che in undici anni riesce a occupare e governare il Guangxi orientale, lo Hunan sud occidentale, lo Hubei, lo Anhui, il Jiangxi e il Zhejiang.
Conquistato il territorio si iniziò subito a mettere in pratica il progetto di Hóng di una società ideale, programma messo nero su bianco in uno scritto di Hóng del 1843 intitolato “Un modo originale per risvegliare il mondo”: «L’Impero sarà una sola famiglia, che condividerà la pace suprema. Un mondo turbato da innumerevoli conflitti e malvagità si trasformerà in un mondo equo e giusto. Ciascuno vivrà in pace e godrà della pace».
Nel nuovo Regno fu subito elaborato un rivoluzionario programma di riforme socio-economiche.
La più importante riforma fu quella del “sistema agrario della dinastia cinese”, che comprendeva, tra le altre cose, la ripartizione delle terre a tutti basata sul numero di persone in ogni famiglia, la comunione dei beni attraverso il collettivismo dei beni prodotti divisi tra tutti in base al fabbisogno del nucleo familiare (il raccolto e altri beni in eccesso rispetto alla quantità necessaria al fabbisogno era requisito e conservato a cura dello Stato), la soppressione del commercio privato.
Riguardo le norme sociali, invece, fu vietato il consumo di oppio e tabacco, fu proibita la poligamia, fu bandita l’omosessualità.
Tuttavia queste norme valevano solo per il popolo, perché molti alti dirigenti si diedero al concubinaggio, al consumo di oppio e tabacco, alla compravendita di cariche nobiliari, al nepotismo, ai soprusi, alla formazione di cricche che portarono a lotte intestine per il potere. Tutto questo sgretolò l’iniziale forte coesione interna, minando la fiducia nel progetto rivoluzionario di molti seguaci.
Anche la compattezza militare ne risentì, pregiudicando le successive conquiste militari. Infatti, il tentativo di conquistare Pechino fallì miseramente.

Francobollo commemorativo dei Taiping (1951)

Francobollo commemorativo dei Taiping (1951)

Nel frattempo iniziarono le faide interne al Regno. Nel 1853 Hóng si ritirò dal controllo attivo dell’amministrazione del Regno, curando preminentemente gli affari religiosi attraverso proclami scritti. L’influenza del suo vice Yáng Xiùqīng, “Principe dell’Est, Comandante in capo della Sinistra e Signore dei Novemila Anni”, aumentò notevolmente, tanto che nel 1956 Yáng Xiùqīng iniziò a tramare per impadronirsi del potere. Appena Hóng Xiùquán fu informato del progetto di usurpazione ordinò al Principe del Nord Wéi Chānghuī di sbarazzarsi di Yáng Xiùqīng. Il 2 settembre dello stesso anno Yáng Xiùqīng fu ucciso con tutta la sua famiglia e altri ventimila suoi fedelissimi, tra funzionari della sua amministrazione con le loro famiglie, i suoi soldati e i civili che lo seguivano.
Questo indebolì la forza militare dei Taiping, che non solo ebbero contro le milizie dell’imperatore, ma anche quelle di molti contadini del Regno ormai insoddisfatti dell’“avventura rivoluzionaria”.
Quando l’esercito dell’imperatore dei Qing, grazie al supporto militare dell’Occidente, iniziò ad avere vantaggi militari sui soldati Taiping e ogni speranza di mantenere il Regno andò perduta, il 1° giugno 1864 fu ritrovato il corpo esanime di Hóng Xiùquán.
Le cause della morte del “Re Celeste” non sono ben definite, sicuro il decesso avvenne per avvelenamento, ma non è confermato se autoinflitto, quindi per suicidio, o per gli effetti collaterali dopo aver ingerito un’erba spontanea (che nel Regno era chiamata “manna”). Al suo posto successe il figlio maggiore Hóng Tianguifu, solo quattordicenne.
Ormai la potenza militare dei Taiping era ridotta ai minimi termini. Così la storia del Regno della Pace Celeste arrivò al suo punto finale.
A partire dal 1862 le truppe governative, con il sostegno delle potenze europee, iniziarono a combattere seriamente il Taiping tianguo per riconquistare i territori insorti, che erano le province più ricche dell’Impero. L’input a combattere sul serio i Taiping nacque quando i fedeli di Hóng Xiùquán cercarono di conquistare Shanghai, principale porto per il commercio con le potenze internazionali. La disfatta militare era ormai alle porte.
Il 19 luglio del 1864 i Qing riconquistarono Nanchino e Taiping furono tutti trucidati.
La storia del Regno Taiping e la conseguente repressione costarono la vita a un numero impressionante di persone, dai venti ai trenta milioni.
Il Regno Taiping tuttavia non è rimasto uno delle tante ribellioni avvenute nella storia della Cina ma, per l’audacia delle sue riforme, sarà motivo di ispirazione di altri movimenti rivoluzionari cinesi, compreso quello guidato da Mao Tse-Tung che realizzerà la Repubblica Popolare Cinese.

Per saperne di più
Y.-W. Jen, The Taiping Revolutionary Movement, Yale University Press, New Haven 1973.
R.G. Wagner, Reenacting the Heavenly Vision. The Role of Religion in the Taiping Rebellion, Institute of East Asian Studies – University of California, Berkeley 1982.
T. Reilly, The Taiping Heavenly Kingdom, University of Washington Press, Seattle 2004.
H. Jin, Authenticating the Renewed Heavenly Vision: The Taiping Heavenly Chronicle (Taiping tianri), «Frontiers History of China», vol. 13, n. 2, 2018, pp. 173-192.