LA SECONDA GUERRA BOERA

di Massimo Iacopi -

Fallito nel 1881 il tentativo britannico di annessione del Transvaal, tra il 1899 e il 1902 nell’estremo lembo meridionale dell’Africa un nuovo conflitto oppone due popoli bianchi, i Boeri e gli Inglesi. A scatenare le ambizioni di Londra è la scoperta di  giacimenti di  metalli preziosi e diamanti.

 

Dall’11 ottobre 1899 al 31 maggio 1902, per circa tre anni, nella punta meridionale dell’Africa si combattono due popoli bianchi. Sull’esito del conflitto tra il piccolo popolo boero e il potente Impero britannico non potevano esserci dubbi, ciò nonostante questa guerra non è stata una rapida e piacevole passeggiata per gli inglesi. La schiacciante superiorità dell’esercito della Regina Vittoria non riuscirà a impedire alcuni cocenti rovesci. Nella sua crudeltà, questa guerra è stata la prima del XX secolo. Da parte inglese vengono impiegate tutte le principali risorse disponibili, dalla disinformazione agli armamenti più moderni. Alla guerriglia dei boeri, i britannici rispondono con il terrore diretto contro le popolazioni civili e le prime deportazioni di massa, anticipazione di quelle ben più celebri del nuovo secolo alle porte. Il conflitto oppone due società radicate nei principi democratici, fatto che non limiterà in alcun modo  l’utilizzazione di metodi barbari, specialmente da parte britannica.
Questa guerra è stata seguita con passione in tutta l’Europa. Mentre l’opinione pubblica inglese si mobilita a favore dei propri soldati, sul continente le simpatie popolari si rivolgono alla sorte dei boeri. Numerosi volontari accorreranno dalla Francia, dalla Germania, dall’Irlanda, dalla Scandinavia e dall’Italia per combattere al loro fianco. Il più celebre volontario sarà il colonnello francese de Villebois Mareuil, morto in combattimento il 5 aprile 1900.

Cecil Rhodes

Cecil Rhodes

Cecil Rhodes e l’imperialismo britannico
Dall’arrivo dei loro antenati nella metà del XVII  secolo i boeri di origini olandese erano stati i primi occupanti nelle immense distese vergini dell’Africa australe. La potente Inghilterra, grazie alla sua vittoria su Napoleone nel 1814, si era vista riconosciuta la sovranità sulla Colonia del Capo, fatto che sarà all’origine di un incessante conflitto con i coloni olandesi. A partire dal 1836 una parte dei boeri sceglie di emigrare verso il nordest, in occasione della rude epopea del Gran Trek. Questo evento determina la nascita delle due Repubbliche boere del Transvaal e dello Stato libero d’Orange.
L’Inghilterra, pur avendo riconosciuto la loro indipendenza al termine della prima  guerra del 1880-81, in realtà non aveva mai accettato la nuova situazione. La successiva scoperta nel Transvaal di ricchissimi giacimenti d’oro e di diamanti non fa altro che aumentare le bramosie britanniche. Nel corso degli anni Novanta l’imperialismo britannico trova nella persona di Cecil Rhodes (1853-1902) un personaggio particolarmente ambizioso ed audace. Quest’uomo straordinario aveva fatto fortuna accaparrandosi tutte le miniere di diamanti. Agli inizi egli non era fondamentalmente ostile ai boeri ma, dopo diversi tentativi di conciliazione ne era divenuto un accanito avversario; sarà lui a porre le basi della guerra del 1899.
Rhodes, diventato Primo Ministro della Colonia del Capo, era convinto di essere destinato a realizzare la supremazia britannica su tutta l’Africa. Convinto della superiorità intrinseca della razza bianca, egli aveva inizialmente sperato di associare i boeri al suo progetto di dominio sul continente nero.

Paul Kruger

Paul Kruger

L’ideologia biblica di Kruger
Tuttavia, la visione imperiale e razziale di Rhodes si scontra frontalmente con quella di Paul Kruger, il Presidente della Repubblica del Transvaal, calvinista convinto. Kruger, trasponendo l’ideologia biblica ai boeri, era convinto che Dio aveva accordato, in esclusiva, la terra dell’Africa al suo popolo, il nuovo popolo eletto.
Contrariamente a Rhodes, il presidente boero non ha alcuna “coscienza razziale”. Per lui, i neri sono dei “bambinoni”, delle creature di Dio per i quali i boeri, avevano ricevuto la missione di educare, grazie alla Rivelazione cristiana. Ai suoi occhi essi valgono molto di più dei nuovi immigrati europei, attirati solamente dal ricco sottosuolo del Transvaal, quelli che erano comunemente chiamati gli Uitlanders (“senza terra”). Per Kruger sono dei miscredenti, delle creature del demonio.
Questa filosofia non era peraltro condivisa da tutti i boeri. Una minoranza seguiva il generale Piet Joubert, capo dell’esercito boero ed avversario politico di Kruger, che voleva invece integrare gli Uitalanders nella grande “tribù bianca”.
A differenza di Joubert, il presidente Kruger, costantemente rieletto alla testa della Repubblica del Transvaal a partire dal 1883, oppone un rifiuto quasi religioso a qualsiasi compromesso suggerito da Cecil Rhodes.
Kruger non solo si oppone al progetto di federazione sudafricana di Rhodes, ma rifiuta di accordare un ruolo politico ufficiale agli Uitlanders, che, in 20 anni, avevano contribuito alla fortuna del Transvaal.

Il raid di Jameson
Al fine di piegare il vecchio patriarca boero, Rhodes lancia lo slogan: “Diritti uguali per tutti gli uomini civilizzati a sud dello Zambesi”. La formula incontra un eco immediato in Inghilterra, dove l’opinione pubblica era stata influenzata dall’azione dei missionari ostili ai boeri. Ma questa campagna non fa altro che suscitare una maggiore intransigenza e volontà di resistere da parte di Kruger.
Davanti a questa ostinazione Rhodes non vede altra soluzione che quella di rovesciare Kruger grazie ad un colpo di stato, appoggiato dagli Uitlanders del Transvaal. Per condurre l’operazione si rivolge ad un avventuriero, il dottor Leander S. Jameson, che aveva contribuito alla conquista della Rhodesia (Zimbabwe), sottomettendo i temibili Matabele (una etnia Zulu). Ma Kruger ed i suoi boeri si rivelano degli avversari ben più coriacei dei Matabele. Il 31 dicembre 1895, il piccolo esercito di Jameson, che sperava di provocare una ribellione degli Uitlanders del Transvaal, viene catturato nei pressi di Johannesburg da parte di commandos boeri. I prigionieri, incatenati, saranno poi riconsegnati alle autorità inglesi.

L'arresto di Jameson

L’arresto di Jameson

Lo scandalo del raid mancato di Jameson avrà un’enorme risonanza. Esso determina le dimissioni di Cecil Rhodes e, nel duello ingaggiato con l’Impero britannico, il Transvaal riesce a vincere un’altra mano. Ma ormai l’Inghilterra si è pienamente decisa e mettere in opera ogni mezzo per aver ragione della repubblica boera, costi quel che costi e senza porre limiti di tempo.
Nell’immediato, il raid di Jameson avrà come effetto quello di consolidare i legami di solidarietà fra i boeri. Quelli della colonia del Capo, che avevano sostenuto Rhodes, si mostrano solidali ai loro fratelli del Transvaal. Lo Stato libero d’Orange, fino a quel momento rimasto alla finestra, si avvicina a sua volta, al punto da eleggere un nuovo presidente, Martinius Steyn, fautore dell’unione con il Transvaal.

Alfred Milner e la mobilitazione britannica
L’Inghilterra, indebolita dall’azione di Jameson, non tarda a riprendere l’offensiva, ben decisa, questa volta, a farla finita con l’ostacolo boero. Questo è il senso della nomina, nel 1897, di Alfred Milner, inviato in Africa Australe con il titolo di Alto Commissario della Colonia del Capo. Si tratta di un imperialista sfegatato come Rhodes, ma a differenza di quest’ultimo, con pochissime simpatie per i boeri.
Per ottenere il sostegno dell’opinione pubblica britannica, Milner immagina di sfruttare la questione di diritto degli Uitlanders, attribuendo loro un contenuto passionale. Il pretesto gli viene offerto dalla morte di un ubriacone di origine britannica, ucciso accidentalmente dalla polizia boera.
Nella comunità britannica dell’Africa del Sud e in Gran Bretagna vengono costituiti dei comitati per denunciare la ferocia ed i metodi barbari della polizia boera. In migliaia sottoscrivono le petizioni indirizzate alla Regina Vittoria, chiedendo un intervento militare britannico per far rispettare i diritti degli Uitlanders.
Per uscire dalla crisi il Presidente dello Stato libero d’Orange, Martinius Steyr, invita Kruger e Milner ad incontrarsi per negoziare una soluzione. Nonostante le concessioni accettate da Kruger, ben cosciente stavolta del pericolo, Milner fa di tutto per far fallire i negoziati.
Contemporaneamente l’Inghilterra fa affluire truppe verso l’Africa del Sud. Il 13 agosto 1899, Kruger cerca, ancora una volta, di evitare la guerra, accettando quasi tutte le proposte di Milner, ma quest’ultimo rincara la dose, richiedendo il distacco del distretto minerario del Transvaal a favore della Colonia del Capo. Stanco delle tergiversazioni inglesi e convinto ormai della volontà di guerra britannica, Kruger intima agli Inglesi un ultimatum in quattro punti, con scadenza l’11 ottobre 1899.  In effetti, il Transvaal considera le azioni poste in atto dai Britannici come una dichiarazioni di guerra. L’11 ottobre 1899,  alla scadenza dell’ultimatum, i primi commandos boeri entrano nella Colonia inglese del Natal.
Milner ed il governo londinese erano riusciti ad ottenere quello che volevano. Ormai la soluzione spetta alle armi e quasi tutti, a Londra, sono convinti che la questione sarà risolta in breve e che l’imminente passeggiata militare si concluderà positivamente, certamente prima del Natale.

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Soldati inglesi dopo la battaglia di Magersfontein, 1899, illustrazione di Caton Woodville

Esercito britannico ed esercito boero
L’esercito britannico del 1899 aveva una lunga esperienza di campagne coloniali. Ma esisteva una grande differenza fra le operazioni di polizia contro tribù più o meno armate e quelle contro i commandos boeri.
Gli effettivi britannici in Africa del Sud all’inizio del conflitto risultavano intorno al 17 mila uomini, un organico decisamente inferiore a quello dei boeri. Ma il periodo dei negoziati con Kruger viene utilizzato per fare affluire considerevoli rinforzi via mare. Alla metà del mese di gennaio 1900, l’organico delle truppe supera i 100 mila uomini ed alla fine dell’anno raggiungeranno i 250 mila effettivi. L’esercito viene inoltre rinforzato con un enorme numero di quadrupedi, 353 mila cavalli e 104 mila muli. Per la Gran Bretagna, che disponeva a quel tempo della prima marina mercantile, i trasporti non rappresentano un vero problema. Un centinaio di navi vengono destinate in permanenza al trasporto di personale, animali e materiale.
Gli effettivi boeri raggiungono inizialmente i 38 mila combattenti, i numeri di una piccola nazione in armi. Il giovane boero è un personaggio nato e cresciuto a cavallo e con il fucile in mano. Ogni uomo valido costituisce un combattente che sa di poter contare sul sostegno della popolazione civile, donne, vecchi e bambini. Ogni distretto fornisce un Kommando, equivalente ad un reggimento, anche se il termine non aveva lo stesso significato che gli sarà attribuito dagli eserciti moderni. Tuttavia il termine attuale rappresenta un’eredità della Guerra del Transvaal.
Ogni distretto dispone di un Veldcommandant (comandante sul campo) eletto, responsabile della guida del Kommando, il quale a sua volta si articola in compagnie comandate da dei Veldkornets, anch’essi eletti. Il Transvaal riesce a mobilitare 22 Kommandos, mentre lo Stato libero d’Orange ne costituisce 18.
Il principio dell’elezione degli ufficiali veniva applicati fino al vertice della struttura. I soldati potevano contestare, in qualsiasi momento, gli ordine dei capi, fatto che scandalizzerà gli ufficiali europei che combattevano a fianco dei boeri, specialmente il colonnello francese de Villebois-Mareuil. In questo strano esercito non esiste una disciplina apparente e l’autorità si basa esclusivamente sul prestigio personale dei capi.
I boeri combattono con i loro abiti civili e in testa sfoggiano un gran cappello, il cui bordo era, a volte, rialzato “alla boera”. Sono riconoscibili dalla cartucciera a bandoliera di cuoio, portata a traverso sul petto. Sebbene buoni cavalieri, i boeri non combattono a  cavallo, ma prevalentemente a piedi, in quanto le cavalcature sono destinate al trasporto dei rifornimenti.
Le Repubbliche boere dispongono di un eccellente armamento di fanteria. Grazie alla ricchezza delle miniere d’oro e di diamanti, erano stati acquistati 80 mila fucili Maser modello 1895 calibro 7 mm. (7×57), di una qualità, almeno uguale a quella dei Lee-Enfield britannici.
Nonostante gli iniziali accantonamenti di materiali, durante la guerra si presenterà un problema di rifornimento di munizioni. Dopo la chiusura da parte inglese del porto portoghese di Lourenço Marques, l’unico polmone esterno, le Repubbliche boere non riusciranno più ad avere un accesso al mare.

Soldati boeri asediano la cittadina di Mafikeng, 1899

Soldati boeri asediano la cittadina di Mafikeng, 1899

Le tappe del conflitto
Poco dopo le 17.00 dell’11 ottobre 1899 i primi distaccamenti boeri dello stato libero d’Orange si impegnano nelle montagne del Drakensberg. Il giorno seguente, avendo superato questa frontiera naturale essi penetrano nella colonia inglese del Natal. Come evidenziato in precedenza, in questa prima fase del conflitto le due repubbliche boere di Transvaal ed Orange dispongono di una superiorità numerica. Ma il rapporto di forze andrà modificandosi rapidamente a favore dei Britannici. Prima della fine del 1900, i Britannici saranno già cinque volte più numerosi e questo scarto non smetterà di accrescersi.
Il generale Piet Joubert è un ufficiale improvvisato e fin dall’inizio commette un grave errore strategico. Invece di spingere in profondità verso il porto di Durban o del Capo, basi della potenza britannica, in modo di avere la meglio prima dell’arrivo dei rinforzi, egli sceglie di assediare delle sacche di resistenza britannica nel Natal, Ladysmith, Kimberley e Mafeking (nel Bechuana), azioni che non avevano alcun valore strategico. Ma in questo modo gli Inglesi possono far affluire dei rinforzi in  tutta tranquillità e preparare massicciamente l’operazione.
Gli storici dividono il conflitto in tre grandi periodi. Durante la prima fase, dall’ottobre 1899 al febbraio 1900, le forze boere scatenano l’offensiva in direzione del Natal e riportano una serie di successi.
La seconda fase (quattro mesi) è marcata da un rovesciamento dei rapporti di forze e dall’arrivo di un nuovo comandante in campo britannico, Lord Roberts, in sostituzione del generale Butler. Questa seconda fase ha inizio con la resa del generale boero Piet Cronjé a Paardeberg, il 27 febbraio 1900 e si conclude con la conquista di Pretoria, capitale del Transvaal nel giugno 1900. A questa data, le due repubbliche boere risultano occupate militarmente e gli Inglesi credono di aver vinto la guerra: un greve errore.
Inizia a questo punto la terza fase, quella della guerriglia, molto più adatta alle caratteristiche dei boeri. Durante questo periodo si affermeranno dei nuovi capi, giovani ed audaci, Jacobus De la Rey e Luois Botha nel Transvaal, Christian De Wet nello Stato libero d’Orange e Manie Maritz nella Colonia del Capo, solo per citare i più famosi.
Gli Inglesi, sotto il comando del generale Kitchener (dal novembre 1899), risponderanno con la devastazione sistematica del Paese, con la tattica della terra bruciata e con la deportazione di massa della popolazione civile. Questa feroce politica, che arriverà a minacciare persino la sopravvivenza del popolo boero, condurrà alla sua capitolazione.

Il generale Botha

Il generale Botha

Guerriglia e terra bruciata
Come mai i Boeri attesero tanto prima di ricorrere alla tattica di guerriglia? La risposta viene dalla personalità dei due dirigenti del Transvaal, nel momento in cui si aprono le ostilità. Paradossalmente questi due uomini rivestiranno, ciascuno nel momento sbagliato, il ruolo per il quale non erano tagliati. Kruger possiede un solido senso militare, ma, politicamente, conduce il Transvaal alla sua rovina, rifiutando le offerte iniziali di Cecil Rhodes. Per quanto concerne Joubert, che al contrario possedeva delle vedute politiche corrette, si rivelerà un capo militare incompetente. La sua morte per malattia, il 27 marzo 1900, mentre i boeri stanno soccombendo, consentirà un drastico cambio di orientamento operativo.
La nomina di Louis Botha, 37 anni, convinto della strategia della guerriglia, avrebbe cambiato completamente la situazione. Dopo l’occupazione dello Stato libero d’Orange e la conquista di Pretoria, il 5 giugno 1900, il nuovo comandante dà l’ordine di disperdere i Kommandos nei rispettivi distretti al fine di condurre una guerra di disturbo e di usura, nella quale si riveleranno particolarmente abili.
Per lungo tempo gli Inglesi non si renderanno conto di questo cambiamento. Credendosi ormai vittoriosi, il 6 novembre 1900 avevano rimpiazzato Lord Roberts con il generale Kitchener e questo si troverà di fronte a una inafferrabile guerriglia, con un effettivo di 250 mila uomini contro appena 35 mila boeri.
Dispersi su un vastissimo territorio, i Kommandos, composti da circa un migliaio di uomini sempre in movimento, colpiscono e spariscono rapidamente. Per venirne a capo, Kitchener costituisce delle colonne mobili che rastrellano il terreno senza grande successo. Di fronte a loro, i boeri fanno il vuoto, riformandosi quindi altrove per dare inizio a delle nuove incursioni.

Cannone britannico in azione durante la battaglia di Magersfontein, 1899

Cannone britannico in azione durante la battaglia di Magersfontein, 1899

Kitchener inventa i campi di concentramento
Kitchener cambia a quel punto la sua strategia. Egli ha intenzione di rinchiudere i suoi avversari come il bestiame, per poterli catturare. L’idea è quella di suddividere l’Africa del Sud “utile” in settori separati da filo spinato e numerosi fortini (ne verranno costruiti 8 mila), mentre le ferrovie vengono percorse da treni blindati. Nella pratica questo metodo sarà fallimentare in quanto il “bestiame” si lascerà raramente catturare.
Poiché i Kommandos sono i veri padroni del Veld, le grandi pianure aperte dell’Africa meridionale, ed il morale dei Britannici scende paurosamente, Kitchener decide a quel punto di colpire la popolazione civile e di vuotare il territorio dei suoi abitanti. Egli da ordine di incendiare le fattorie e di raggruppare i loro abitanti, donne e bambini, in campi detti di “riconcentrazione”.
Mentre le fattorie ed i villaggi vengono bruciati, le donne ed i bambini vengono deportati, diventando ostaggi per poter costringere i combattenti a deporre le armi. Nella prova, le donne boere si riveleranno ammirevoli per coraggio e per tenacia.
Nell’ottobre 1901 129 mila civili, in maggioranza donne e bambini, vengono rinchiusi in 58 campi nel Transvaal, nell’Orange e nel Natal. In questi luoghi regnano malattie e malnutrizione: dissenteria, foruncolosi, polmoniti e bronchiti falciano i ragazzi a centinaia nell’indifferenza delle guardie. Le cifre non hanno bisogno di commento: 27.927 donne, ragazzi e soprattutto bambini muoiono in questi campi. Più che la supremazia militare, sarà il timore per un di un vero genocidio a costringerà i Boeri a deporre le armi il 31 maggio 1902.

Le conseguenze del conflitto
Le conseguenze di questa guerra spietata saranno catastrofiche per i boeri. Una generazione di ragazzi è scomparsa nei campi e la comunità boera non riuscirà a riprendersi. L’annientamento delle fattorie e del loro bestiame ha distrutto le radici del loro specifico universo. Nel 1899, i boeri erano entrati in guerra per difendere la loro indipendenza politica e la loro identità culturale. Nel 1902, nel momento della capitolazione, essi avevano perduto la loro libertà e le proprie radici rurali. Migliaia di boeri partiranno in direzione dei centri minerari e diventeranno dei proletari. Essi vi condurranno una nuova lotta sotto forma di una violenta contestazione sociale, sostenuta dai sindacati. Questa lotta sboccherà più tardi nelle leggi del Colour Bar che riservava gli impieghi specializzati ai soli “bianchi”, origine della futura apartheid.

Per saperne di più
T. Pakenham, The Boer WarRandom House, New York, 1979.
F. van Hartesveldt, The Boer WarGreenwood Press, 2000.
T. Pakenham, La guerra anglo-boera – Rizzoli, Milano, 1983.
A. Caminiti, La guerra anglo-boera. Anche l’Impero Britannico ebbe il suo Vietnam – Frilli, 2008.
T. Filesi, Italia e italiani nella guerra anglo-boera (1899-1902) - ISIAO, 1987