LA FAYETTE, MILITARE DIMENTICATO

di Max Trimurti -

Discendente da un antico lignaggio militare, era predestinato a entrare nell’Esercito reale. In America dimostrò che il valore non è funzione dell’età. In Francia, benché la Rivoluzione gli avesse offerto un trampolino, non seppe approfittarne. Come invece fece un certo Napoleone.

 

 

Fino alla fine dei suoi giorni, volle essere chiamato “generale La Fayette”. Ma la sua vita è così lunga e così complessa e il suo ruolo politico così importante che questo aspetto militare della sua carriera viene spesso messo, a torto, da parte. Se, come nella maggior parte delle famiglie nobili dell’epoca, La Fayette è stato attirato dal mestiere delle armi, nel suo caso si è trattato di una vera passione.
Gilbert du Motier, marchese de la Fayette nasce il 6 settembre 1757 sotto una stella “marziale”. In primo luogo perché egli appartiene a un lignaggio molto antico della nobiltà dell’Alvernia, che risale al XIII secolo e la cui branca primogenita vanta un maresciallo di Francia, compagno d’armi di Giovanna d’Arco. Questa tradizione si perpetua fino a suo padre, marchese Michel du Motier (1731-1759), che pone, come condizione al suo matrimonio con Maria Luisa de Jolie de La Riviere (1737-1770), quella di ottenere il denaro necessario per l’acquisto di un reggimento di granatieri di Francia. La sua carriera sarà breve: il colonnello venticinquenne viene ucciso in combattimento a Minden nel 1759, lasciando orfano il piccolo Gilbert. La giovane vedova Maria Luisa, con i suoi due fratelli morti durante la Guerra dei Sette Anni, diviene, a quel punto, l’unica erede del ricchissimo marchese de La Riviere, che nel 1768 accoglie Gilbert a Parigi dove lo iscrive nel Collegio du Plessis. La morte di sua madre e di Joseph Yves de La Rivière Comte de Corlay, Marquis de La Rivière, padre di Maria Luisa, nel 1770, rende Gilbert uno dei più ricchi ereditieri di Francia. La sua educazione viene affidata a suo nonno Charles-François, Conte de La Riviere (morto nel 1781), Luogotenente Generale e vecchio capitano dei moschettieri. Grazie alle sue relazioni, La Riviere fa inscrivere Gilbert, che sogna già di essere colonnello come suo padre, all’Accademia di Versailles, dove riceve la sua prima educazione militare, insieme ai fratelli di Luigi XVI.
Il conte de La Riviere utilizza quindi la sua amicizia con Luigi IV de Noailles, un altro luogotenente generale, per sposare la nipote Adrienne de Noailles e seconda figlia di Jean Paul François de Noailles, Duca d’Ayen. Questo matrimonio prestigioso consente a Gilbert di entrare come luogotenente nel glorioso reggimento di Noailles, con la promessa di diventarvi capitano. La Fayette abbraccia, a quel punto, la carriera delle armi con passione e partecipa alle manovre a Metz agli ordini di Charles François conte de Broglie e del maresciallo Victor François duca de Broglie (1). Questo bell’avvenire sotto le bandiere dei Borboni si interrompe bruscamente quando il Ministro della Guerra decide di dividere il numero dei reggimenti e anche il numero degli ufficiali. Così Gilbert si ritrova “capitano riformato”, vale a dire: licenziato. Situazione che il giovane ufficiale vive molto male nel circolo ristretto degli amici della regina Maria Antonietta d’Asburgo Lorena. La vita militare piace molto a questo personaggio solitario ed estremamente convinto delle sue qualità. Gli rimane, tuttavia, una soluzione: proseguire la sua carriera all’estero.
Le Fayette si rivolge, allora, a Charles François, Conte di Broglie, ex Capo del “Segreto del Re”. Quest’ultimo sogna di diventare il generalissimo degli insorti americani che Luigi XVI ha deciso di aiutare in segreto, per mezzo di Pierre Augustin Caron de Beaumarchais, primo segretario del monarca. Contrariamente a quanto affermerà La Fayette nelle sue Memorie, saranno la moglie e il suocero, il Duca d’Ayen, che organizzeranno la sua partenza per l’America.

L’avventura nel Nuovo Mondo

Il consiglio di famiglia, essendo Gilbert ancora minore, assicura il finanziamento della spedizione del battello Victoria, nave inizialmente allestita dall’armatore Reculès de Basmarein, per conto del conte di Broglie. La Fayette investe più di 66 mila lire tornesi (di cui 50 mila prestate dal Beaumarchais) nel carico della nave, composto in maggioranza di armi.
Gilbert sbarca in America il 13 giugno 1777 e i suoi affari cominciano bene: la vendita del carico a Charleston due giorni più tardi frutta più di quattro volte il suo costo d’acquisto – essa finanzierà le spese di La Fayette per ben due anni. Dopo un faticoso percorso di più di 1200 km Gilbert si presenta il 29 luglio seguente davanti al Congresso a Filadelfia, per servire gratuitamente, “a proprie spese” e con il grado di maggior generale, che gli era stato concesso a Parigi nel dicembre precedente. Il Congresso invia il giovane ufficiale di 20 anni, come aiutante di campo di George Washington, in piena ritirata in quel momento. La Fayette dimostra rapidamente le sue qualità. L’11 settembre, alla battaglia di Brandywine, nei pressi di Filadelfia gli insorti si sbandano, ma il Francese, con ordini giudiziosi e con il suo coraggio in combattimento, salva la situazione, nonostante una ferita da palla di fucile alla gamba. Questa ferita, il suo coraggio e la competenza lo fanno riconoscere come un “vero” generale da parte di Washington e del suo stato maggiore, durante il terribile inverno nella Valley Forge.
Il 6 febbraio 1778 viene firmato il Trattato d’Amicizia fra la Francia e gli Stati Uniti e La Fayette sale dal rango di mercenario a quello di rappresentante di Versailles. Egli partecipa ormai attivamente ai piani di cooperazione fra gli Insorti e la flotta dell’ammiraglio Charles Henri d’Estaing, dal 14 luglio al 3 novembre seguente, specialmente nei combattimenti davanti a Newport. Gravemente indebolito da una forma di dissenteria, La Fayette viene comunque autorizzato a rientrare in Francia sulla fregata Alliance. Nel febbraio 1779 il clan Noailles organizza le celebrazioni del suo ritorno. Nel mese di maggio Luigi XVI gli consente di acquistare un reggimento di dragoni del re per 80 mila lire tornesi: ecco dunque La Fayette colonnello, come suo padre.
In nome dell’alleanza franco-spagnola, i diplomatici hanno immaginato di farla finalmente finita con l’Inghilterra per mezzo di una guerra di breve durata, decisa attraverso uno sbarco oltre Manica. Due corpi di truppe vengono ammassati a Saint-Malo, dove, grazie alle sue relazioni, La Fayette riesce a farsi assegnare. Poiché l’ambizioso progetto fallisce a causa del tifo portato a bordo dei vascelli dalle truppe di marina, la strategia viene nuovamente rivista in un contesto di guerra terrestre di lunga durata. Gli insorti americani, al limite delle loro risorse, richiedono ormai apertamente aiuti di truppe francesi, proprio da quei “papisti” che erano stati rifiutati due anni prima. La Fayette, indossata nuovamente la divisa da generale americano, dispensa i suoi consigli a chi lo vuole intendere. Luigi XVI lo invia sulla fregata Hermione ad annunciare l’arrivo della squadra dell’ammiraglio Charles Henri d’Arsac de Ternay e dei 6 mila soldati affidati alla guida di un generale esperto, quale Jean Baptiste Donatien de Vimeur de Rochambeau (2). Forte della sua popolarità nei due campi, La Fayette crede di poter decidere sulla strategia in America del Nord e propone l’attacco di New York, difesa da 12 mila soldati e da più meno altrettanti “lealisti”. Egli si fa riprendere dallo stesso Washington e da Rochambeau, entrambi coscienti del fatto che non potranno ricevere ulteriori rinforzi e della necessità di centellinare l’impiego delle proprie forze, appoggiandosi su Newport e su Boston.

Vittoria a Yorktown

Dopo un rude e monotono quartiere d’inverno, La Fayette viene inviato a combattere contro il generale Charles Cornwallis in Virginia, con un reggimento di reclute locali che egli equipaggia, a sue spese, di scarpe e di cavalli al fine di renderli più mobili. Il marchese, brillante tattico, gioca al topo davanti al gatto Cornwallis, che si ritrova forzato a ripiegare su Yorktown – dove le truppe francesi sbarcate dai vascelli dell’ammiraglio François Joseph Paul de Grasse lo circonderanno. La vittoria navale di Chesapeake (3) il 5 settembre 1781 non solo impedisce l’arrivo di rinforzi britannici. Essa apre anche il passaggio alla squadra navale dell’ammiraglio Jacques Melchior Saint Laurent conte de Barras e all’artiglieria d’assedio. La trappola è ormai scattata e in occasione dell’assedio di Yorktown, La Fayette, agli ordini di Washington, comanda le truppe americane a fianco di Rochambeau. Cornwallis, costretto a capitolare il 19 ottobre 1781, mette fine alle operazioni militari terrestri in America e La Fayette rientra in Francia, da dove raggiunge Cadice, per partecipare alla spedizione in Giamaica, prevista per il 1783. Le pace che segue annulla tutti questi progetti e il generale a quel punto, abbandona definitivamente i suoi galloni americani per un grado equivalente nell’esercito dei Borboni.
Infine, fatto di grande rilievo, il 6 settembre 1786 entra in possesso della sua fortuna ed acquista una casa privata che battezza con il nome di Ambasciata degli Stati Uniti d’America. Atteggiamento questo che non gli impedisce di seguire da vicino le vicende del potere: in tale contesto egli si trova a Cherbourg nel giugno 1786, nella barca sulla quale Luigi XVI assiste all’installazione dei coni di carpenteria di Louis Alexandre de Cessart, destinati alla costruzione della diga foranea della grande rada che proteggerà il porto della città.
In parallelo, egli segue con passione la nascita della Costituzione degli Stati Uniti d’America e l’elezione del primo presidente. Egli si vede volentieri con i rappresentanti americani a Parigi e si impegna sempre di più in politica. Designato a far parte dell’Assemblea di notabili che deve votare in favore delle riforme monetarie di Charles Alexandre de Calonne, egli scrive al suo modello americano il 13 gennaio 1787: “A 19 anni mi sono consacrato alla libertà degli uomini ed alla distruzione del dispotismo … “, aggiungendo di avere l’intenzione di voler cambiare la sorte dei protestanti di Francia. Sciolta l’Assemblea, La Fayette chiede di riprendere servizio come militare, poiché nello stesso tempo egli sostiene le rivendicazioni della Bretagna, ma Luigi XVI rifiuta la sua nomina al grado di generale di brigata. Gilbert riesce comunque a farsi eleggere agli Stati Generali, che il re convoca nel 1788.
Inizia quindi la sua carriera parlamentare, depositando un progetto di testo di dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, che occulta la presa della Bastiglia. Avendo Luigi XVI ordinato di allontanare le truppe, Parigi si dichiara Comune e crea una guardia borghese il cui comando affida all’eroe di Yorktown. Il 17 luglio è lui che consegna a Luigi XVI la coccarda tricolore – blu e rosso che inquadrano il bianco della monarchia – che diventa anche quella della guardia. “Io regno su Parigi – scrive La Fayette, aggiungendo una premonizione: – “Questo popolo furioso ed ubriaco non mi ascolterà sempre”.
A seguito dell’assassinio dell’intendente Jean François Foullon de Douè a Parigi il 22 luglio 1789, La Fayette riorganizza la Guardia, che diventa Nazionale. Alla sua testa durante le giornate dell’ottobre 1789, egli riesce a proteggere la famiglia reale durante il suo trasferimento alle Tuileries. La Festa della Federazione, il 14 luglio 1790, segna il suo apogeo: sul Campo di Marte, a Parigi, presta giuramento di fedeltà al re ed alla legge in nome di tutte le Guardie Nazionali di Francia. Ma egli è fautore di profonde riforme. La Fayette è però incapace di intendersi con Honorè Gabriel Riqueti de Mirabeau, l’uomo forte del momento. Egli si isola dalla classe politica e non riesce a comprendere la crisi profonda che divide i Francesi.

La salvezza dalla guerra

La prima avvisaglia suona nel giugno 1791: Luigi XVI fugge e Georges Jacques Danton reclama a quel punto la testa di La Fayette, che era responsabile della sorveglianza del re. L’arresto del re a Varennes gli salva la testa, ma non gli impedisce di apparire come il responsabile delle fucilate del Campo di Marte del 17 luglio. Egli abbandona, a quel punto, i Giacobini (4) per fondare il club dei Foglianti (5) e il 6 ottobre seguente dà le dimissioni dalla Guardia Nazionale per ritirarsi nel castello natale di Chavaniac. E’ in questa località che il 30 giugno 1792 egli viene ristabilito nel suo grado militare: di fronte alle minacce di guerra sulle frontiere, l’Assemblea legislativa, alla ricerca di militari affidabili, lo nomina alla guida dell’Esercito del Centro nella Lorena, mentre Rochambeau assume il comando dell’Esercito del Reno e il generale Nicolas Luckner prende quello dell’Esercito del Nord.
La Fayette, appena nominato, si dedica completamente al suo ruolo di Comandante in Capo, stabilendo il suo quartier generale a Metz (23 dicembre 1891). Come Rochambeau, egli è cosciente dell’impreparazione delle truppe e delle conseguenze della partenza degli ufficiali, molti dei quali sono emigrati. La Fayette introduce miglioramenti nel servizio e ristabilisce la disciplina. Ispirandosi alla sua esperienza americana, crea un corpo di tiratori e riorganizza l’artiglieria leggera, con artiglieri a piedi e a cavallo.
Come il Re, i Foglianti e i Giacobini (ad eccezione di Maximilien Robespierre). La Fayette vuole la guerra, che dovrebbe favorire l’unità nazionale pur consentendogli un grande ruolo. A partire dall’aprile 1792, mentre Rochambeau assume il comando dell’Esercito del Reno, egli entra in campagna, portandosi con i suoi 25 mila uomini sulla riva destra della Mosa, ma le sue prime operazioni sono sfortunate. Per ben due volte gli Austriaci sorprendono la sua avanguardia, prima a Florennes, presso Philippeville, poi qualche giorno dopo nei pressi di Maubege, dove lo scontro costa vita al suo amico e compagno d’armi d’America, il generale Gouvion, cugino del futuro maresciallo dell’Impero. Anche se riesce a ristabilire la situazione, le sue quotazione scendono, a Parigi, dove viene sospettato di tradimento. La Fayette, abbandonando il suo comando, il 2 luglio 1792 si reca all’Assemblea, che lo sostiene e dichiara la Patria in pericolo il 4 seguente, attribuendogli il comando dell’Esercito del Nord, giudicato più fedele a nuovo regime.
La dichiarazione del Duca di Brunswick che minaccia Parigi in caso di oltraggio alla famiglia reale, scatena la giornata del 10 agosto 1792 e il rovesciamento della monarchia. La Fayette deve scegliere dove schierarsi, ma esita. E quando propone di recarsi con le sue truppe a Parigi, i soldati si rifiutano di seguirlo. Il 17 agosto 1792, il Comandante in Capo dell’Esercito del Nord viene destituito dal Consiglio Esecutivo Provvisorio e rimpiazzato con il generale Charles François Dumouriez. Essendo venuto a conoscenza di essere sospettato da Jean Marie Roland, visconte de la Platiere, di contatti con il nemico, La Fayette preferisce fuggire verso l’Olanda con 15 ufficiali a lui fedeli. Catturato degli Austriaci, verrà liberato solo nel 1797.

Una carriera abortita

Allontanato da tutte le funzioni politiche da Napoleone Bonaparte, La Fayette si ricostruirà un’immagine di rivoluzionario e cospiratore alla Restaurazione: Luigi Filippo d’Orleans saprà manipolare il vecchio uomo per assumere il potere nel 1830. Ma Gilbert, dal 1792 non eserciterà più funzioni militari, lasciando l’impressione di una carriera abortita. È grazie ai suoi successi in America che egli si è costruito la popolarità che lo porta a presiedere la Festa della Federazione nel 1790. In quell’occasione egli avrebbe potuto cogliere l’occasione per giocare un ruolo di primo piano se la sua percezione del potere fosse stata all’altezza degli sconvolgimenti rivoluzionari. Nel 1792 si è ancora trovato nella favorevole posizione di diventare l’eroe di Valmy. Ma frammischiando senza soste la manovra militare con la politica, egli ha perduto la fiducia dell’Assemblea e anche delle truppe. Almeno la sua opportuna e tempestiva fuga gli ha consentito di salvare la testa dalla ghigliottina. Dei tre comandanti di esercito del 1791, Luckner è stato ghigliottinato e Rochambeau, arrestato, è riuscito a sfuggire al capestro solo grazie alla morte di Robespierre. La Rivoluzione non è stata tenera con i suoi primi capi militari.

Note
(1) Maresciallo Victor François duca de Broglie (1718-1804) figlio e nipote di marescialli di Francia del suo tempo; ottiene anch’egli il maresciallato nel 1759. Egli è uno dei generali francesi più competenti. Egli è, inoltre, il fratello di Charles François conte de Broglie (1719-1781), ambasciatore di Luigi XV in Polonia, poi Capo del “Segreto del Re” ed organizzatore del sostegno clandestino agli insorti americani;
(2) Jean Baptiste Donatien de Vimeur de Rochambeau. Veterano distintosi nella Guerra di Successione d’Austria, riceve nel 1780 il comando del Corpo di Spedizione francese in America, dove gioca un ruolo fondamentale nella vittoria di Yorktown, Nominato Maresciallo, simpatizzante moderato della Rivoluzione comanda l’Esercito del Nord nel 1791, ma dà le dimissioni nel maggio 1792 a seguito di una frizione con il generale Dumouriez. Dopo essere sfuggito al Terrore, si ritira a vita privata;
(3) Il 5 settembre 1781, nella baia di Chesapeake, la squadra navale dell’ammiraglio de Grasse (24 vascelli) respinge la squadra (19 vascelli) dell’ammiraglio inglese Thomas Graves of Gravesend (1725-1802), arrivato in soccorso del generale Cornwallis, assediato a Yorktown. La battaglia navale, indecisa, costringe gli Inglesi a ritornare a New York per le riparazioni, sancendo la sconfitta di Yorktown, il 19 ottobre seguente e l’indipendenza americana;
(4) Giacobini. Appartenenti al più radicale e rigoroso dei partiti politici affermatisi durante la Rivoluzione francese nell’interesse del popolo (il club dei g., così detto perché aveva la sua sede nell’ex convento parigino dei domenicani, detti in francese Jacobins ); sostenitore delle idee giacobine in Europa;
(5) Foglianti. Associazione politica francese fondata il 18 luglio 1791, mediante una scissione a destra, in senso moderato, interna al Club dei Giacobini, fondata sui resti della Società del 1789. Si trattava di un Club realista di monarchici costituzionali e aristocratici riformatori. Il loro nome è derivato da quello del loro luogo di riunione, il convento della congregazione cistercense del Foglianti, in Rue Saint Honorè. Sotto la guida di Gilbert du Motier de La Fayette e di Jean Sylvain Bailly (1736-1793), primo presidente della Assemblea Nazionale e poi eletto sindaco di Parigi, i foglianti hanno tentato di limitare la rivoluzione allo stato sancito dalla costituzione del 1791.

Per saperne di più
Bois, Jean Pierre, La Fayette, Perrin, 2015;
Chatel de Brancion, Laurence e Villiers, Patrick, La Fayette: rêver la gloire, Monel Hayot Editeur, 2013;
Du Motier, Marie Joseph Paul Yves Roch Gilbert, marquis de Lafayette, Memorie carteggio e manoscritti del Generale Lafayette compendiati e liberamente tradotti, Milano, Tipografia e Libreria Pirotta, 1840;
Schachtman, Tom, How the French Saved America: Soldiers, Sailors, Diplomats, Louis XVI, and the Success of a Revolution, Saint Martin’s Press, 2017;
Villiers Patrick, L’Hermione: La Fayette, Latouche-Tréville, deux hommes, une fregate au service de l’indipendance americaine, Ancre, 2015.