LA CONCEZIONE DELLA STORIA DI ERODOTO

di Giovanni Pellegrino -

 

Tra i principali elementi c’è una personale visione del tempo: Erodoto cerca di mostrare gli eventi come conseguenze di una tendenza interna all’uomo e propria della sua condizione. Dall’osservazione delle vicende egli elabora la “legge storica” della moderazione: quando questa viene violata, interviene inesorabile la divinità a ristabilire l’equilibrio e a punire il colpevole.

Il titolo dell’opera scritta da Erodoto è “Le Storie”. Tale opera venne suddivisa in età ellenistica in nove libri contrassegnati dai nomi delle Muse. Venne una grande incertezza sulla composizione delle “Storie” che probabilmente si è protratta per lungo tempo e ha richiesto ritocchi e aggiornamenti.
Si può pensare che tale opera abbia assunto forme diverse in rapporto alle varie fasi della composizione e alle esigenze di presentazione a pubblici molto diversi tra loro.
Da un’analisi sommaria delle “Storie” emerge chiaramente che Erodoto non seguì un criterio annalistico ma tematico. Il tempo è dunque in funzione dell’avvenimento descritto di conseguenza non è un’autonoma entità dell’esperienza umana secondo Erodoto. Egli cerca di mostrare gli eventi come conseguenze di una tendenza interna all’uomo e propria della sua condizione.
Dal punto di vista letterario l’opera di Erodoto rivela un chiaro influsso di autori e di generi letterari diversi che però non è sempre facile ricostruire. La perdita di tutta la precedente prosa greca di argomento storico geografico ci impedisce di stabilire quanto Erodoto sia stato influenzato da Xanto, da Carone o da Ecateo.
Quanto invece all’impiego di fonti per la narrazione dei fatti Erodoto ha fatto grande uso di quelle che oggi chiamiamo fonti primarie: epigrafi, monumenti, documenti ufficiali persiani e forse anche ateniesi e delfici, raccolte oracolari.
Tuttavia appare evidente che la maggior parte delle informazioni Erodoto le ha tratte dall’osservazione diretta e raccogliendo un po’ dovunque le tradizioni locali. Tali tradizioni vengono in genere confrontate con quelle greche.

La narrazione erodotea si basa su un nucleo di materiale storico autentico malgrado siano presenti nell’opera inesattezze cronologiche, confusioni onomastiche e infezioni novellistiche o provenienti dalla propaganda egiziana. Per quel che riguarda l’etnografia dell’Egitto un campo in cui Erodoto si mostra ben informato le maggiori distorsioni derivano dal continuo confronto con gli usi le divinità e le istituzioni dei Greci.
Erodoto dimostra nella sua opera un grande rispetto per gli usi e i costumi dei popoli che compaiono nell’opera, sembrando quasi anticipare l’atteggiamento moderno secondo cui una tradizione ha valore e interesse in quanto tale indipendentemente dal suo grado di veridicità.
Per lo storiografo greco l’esistenza stessa di una tradizione può fornire dati preziosi sulla natura di un popolo e contribuire quindi a spiegare i comportamenti degli individui e delle masse. Erodoto afferma di riportare quello che si dice ma dice anche di non essere obbligato a credere a tutte le tradizioni che riferisce. Questo principio generale vale sia per le notizie relative a fatti storici sia per i racconti mitici dei quali spesso Erodoto cerca di fornire una spiegazione razionalistica.
Tuttavia le sue discussioni vertono perlopiù su aspetti di dettaglio che appaiono poco verosimili o addirittura impossibili.
Dall’osservazione delle vicende storiche passate Erodoto elabora una specie di “legge storica”. Secondo tale legge quando viene violata la moderazione interviene inesorabile la divinità a ristabilire l’equilibrio e a punire il colpevole. Secondo Erodoto la divinità colpisce anche la semplice intenzione di compiere una determinata cosa.
Per lo storiografo greco le cause di un evento possono essere ricercate in una lontana scelta sbagliata. Come Eschilo Erodoto crede che i discendenti possono essere puniti per le colpe degli antenati. L’intervento divino nelle grandi vicende storiche sembra essere regolato da quello stesso principio di moderazione che dovrebbe guidare il comportamento degli uomini. Questo della moderazione è un filo conduttore dell’opera di Erodoto.

Tale moderazione è stata interpretata in tempi recenti come una riflessione sul tema della potenza. In quest’ottica Erodoto inviterebbe il suo pubblico a un ripensamento su argomenti di grande attualità come il crescente imperialismo ateniese e la conseguente perdita di libertà da parte di molte città greche. Erodoto è convinto dell’esito disastroso di ogni ingiusta politica di potenza.
Egli pensa altresì che sebbene la vasta esperienza e la conoscenza delle più disparate situazioni possano contribuire certamente a guidare le azioni umane spesso è impossibile cambiare il corso degli eventi. Per Erodoto la peggiore sofferenza degli esseri umani è proprio quella di non essere in grado di dominare gli eventi.
Il rapporto di Erodoto con Atene città che aveva dato un contributo decisivo alla vittoria sui Persiani è oggetto di un dibattito non ancora chiarito. Infatti se da un lato sembra evidente l’ammirazione per Atene e per le sue realizzazioni dall’altro è presente una posizione di critica nei confronti dell’imperialismo dell’Atene di Pericle.
In ogni caso sono presenti nell’opera di Erodoto alcune prese di posizione a favore di Atene. Per fare un esempio concreto Erodoto afferma a chiare lettere che ad Atene spetta il merito di aver salvato la Grecia. Tuttavia nelle “Storie” non manca uno spiccato interesse nei confronti di Sparta e il rispetto verso tali città.
Inoltre Erodoto cerca di comprendere e di far comprendere al suo pubblico le ragioni dei Persiani e le motivazioni dei loro comportamenti.
Molto interesse riveste la cosiddetta “questione erodotea” cioè lo studio della genesi e delle varie fasi compositive delle “Storie”. Tale studio ha un peso decisivo nella valutazione non solo dell’opera di Erodoto ma anche della storiografia greca del V secolo.
Riteniamo opportuno riportare il parere intorno alla questione erodotea di Felix Jacoby. Lo studioso delinea un processo evolutivo dell’opera che partendo da “logoi” separati di argomento geografico -etnografico arriva fino alla storiografia nazionale ellenica rappresentata dal racconto delle guerre persiane.
Jacoby accresce il ruolo di Ecateo a spese di Erodoto affermando che Erodoto sarebbe debitore a Ecateo di larghe parti della sua opera.

Riguardo la diffusione dell’opera dobbiamo dire che importante è tenere presente che l’opera di Erodoto veniva diffusa dallo stesso autore sotto forma di conferenze. In queste occasioni Erodoto adattava con ogni probabilità all’esigenze del pubblico che di volta in volta ascoltava lo storico il contenuto di tali conferenze.
Possiamo quindi ipotizzare una prassi di tipo rapsodico in cui le singole sezioni si fondevano armonicamente e potevano essere continuate in successive occasioni modificate o rimaneggiate a seconda degli interessi del pubblico.
In ogni caso non esiste nessun dubbio che le” Storie” sono il prodotto di una lunga e tortuosa elaborazione. Come pure è sicuro il fatto che Erodoto nelle sue conferenze si trovava difronte a pubblici molto diversi tra loro. Ad esempio ad Alicarnasso Erodoto trovava un pubblico notevolmente interessato alla storia della Persia ma meno coinvolto di fronte al tema delle guerre persiane.
Al contrario ad Atene la situazione era molto diversa poiché l’avvenimento centrale e il punto di riferimento costante della politica ateniese erano le guerre persiane. Infatti l’argomento principale della propaganda ateniese nei confronti degli alleati della lega delio-attica era proprio la vittoria sulla Persia.
La questione erodotea ha offerto lo spunto per studiare anche i rimandi a distanza, le incoerenze strutturali e le promesse non mantenute presenti nell’opera di Erodoto. Tali incoerenze e promesse non mantenute si possono spiegare con le modalità di unificazione dell’opera non certamente unitarie.
Tali incoerenze sono anche state facilitate dal fatto che Erodoto si faceva condizionare almeno in parte dalla grande attenzione che egli aveva per il pubblico che ascoltava le sue conferenze. Per tale ragione Erodoto ha modificato almeno in parte il contenuto dell’opera in relazione al pubblico che lo ascoltava.
In conclusione le “Storie” sono il frutto di una elaborazione complessa e non necessariamente legata a un piano unitario originario dell’opera.
Per quanto riguarda la fortuna di Erodoto presso il pubblico di ogni tempo essa è legata alla curiosità senza limiti con cui indaga sugli aspetti più eterogenei della natura, della storia e del comportamento umano nonché alla sua straordinaria abilità di narratore. Tuttavia alcuni giudizi su Erodoto non sono stati positivi.
Per esempio Tucidide ha affermato che Erodoto era troppo proteso a soddisfare i gusti del pubblico che lo ascoltava.
Ciò nonostante Erodoto è stato il modello imprescindibile per tutti gli storici che si sono occupati del mondo orientale.