In libreria: L’Occidente al bivio

di Ferruccio Gattuso -

 

51wqvj6u9glIn un mondo editoriale immolato alla necessità della forma (catturare l’attenzione del potenziale lettore è ormai impresa quasi eroica) il saggio di Jonah Goldberg, pubblicato dall’agguerrita casa editrice di Macerata LiberiLibri, sembra quasi inseguire il lugubre proposito della meno appetibile parola contenuta nel suo titolo. Formato, dimensione dei caratteri di stampa, finanche il colore della copertina (un vinaccia spento triste come un lunedì di novembre) risultano quasi repulsivi. A completare il simbolico seppuku, un sottotitolo che assume i contorni di un’autentica sfida per il lettore mainstream (ma che al contrario potrebbe esaltare quello appassionato delle tematiche in questione): “Come la rinascita di tribalismo, populismo, nazionalismo e politica dell’identità sta distruggendo la democrazia liberale”. Noi, che apparteniamo alla categoria di lettori felice di vivere tra le ultime succitate parentesi, ci siamo tuffati nell’illuminante saggio rimpiangendo ogni singolo potenziale lettore che potrebbe tenersene alla larga a causa delle ormai note questioni “estetiche”.
Si perdoni l’ironia di questa introduzione ma, in fondo, essa è un tributo alla stessa verve narrativa dell’autore, brillante e relativamente giovane (appena over 50, è nato nel 1969) giornalista e politologo statunitense. Indubbiamente aiutato da uno spiccato umorismo ebraico e da una brillante capacità divulgativa (efficaci e divertenti i suoi esempi tratti dal contemporaneo, anche dalle serie tv, per spiegare tematiche apparentemente ostiche), Jonah Goldberg dimostra che essere di cuore conservatore, vicini agli ideali tradizionali del Partito Repubblicano americano nonché membri dell’American Enterprise Institute non implichi necessariamente essere noiosi. Un certo Ronald Reagan aveva già smontato questo luogo comune, ma non è il caso di scomodare i giganti.
Al netto dell’ironia che qui e là Jonah Goldberg fa affiorare, il tema del suo saggio è assolutamente serio e il messaggio di fondo è quello di una moderna Cassandra: l’Occidente è a un bivio fondamentale tra la riscoperta di ciò che l’autore chiama il “Miracolo” e la lenta, inesorabile discesa in un tribalismo sociale e politico.
Il Miracolo è lo sviluppo materiale, filosofico, economico, politico avvenuto in Occidente “negli ultimi trecento anni”. Il capitalismo e il libero mercato, ovviamente, hanno un ruolo fondamentale in tutto ciò, ma non sono l’unica spiegazione. L’abilità di Goldberg è esattamente quella di spiegare perché questo “miracolo” è accaduto proprio nell’angolo di mondo che chiamiamo Occidente.
Il Miracolo è, spiega l’autore, qualcosa di “innaturale”, vale a dire uno sforzo per addomesticare alcuni istinti naturali e atavici dell’uomo (senza cancellarli, come pretendeva la fallimentare utopia comunista).
Il tribalismo – che i politici demagoghi e populisti di questo scorcio di XXI secolo, di destra così come di sinistra, stanno abilmente usando proprio come i loro più tragici “colleghi” del secolo prendente – è invece la scarnificazione di ogni scontro politico al “noi contro di loro”, dove al “noi” si concede ogni cosa e al “loro” nulla. Ma, specifica, Goldberg, “la forza della tribù è incisa in ogni cuore umano, e può assumere forme altamente intellettuali e molto raffinate”. Come, prosegue l’autore, il romanticismo, quel “primato dei sentimenti” sulla ragione che, filosoficamente, partì da Jean-Jacques Rousseau, per fare cortocircuito nelle ideologie totalitarie comunista e nazista.
La critica del tribalismo di Goldberg – un conservatore certo non di sinistra, critico verso la cappa di conformismo radicale imperante nelle università americane, già autore di saggi ficcanti come Liberal Fascism e The Tyranny of Clichés contro la dittatura progressista del politicamente corretto – giunge, implacabile, fino a Donald Trump e verso il Partito repubblicano che si è arreso al suo dominio populista.
Ci sono soluzioni all’orizzonte? Sì, spiega Goldberg, se l’Occidente torna ad amare la propria storia, le proprie conquiste, senza rimuovere gli errori ma contestualizzandoli.
La forza di Goldberg è quella di una penna “moderata” ma certo non disponibile al compromesso sui temi che giudica fondanti. Dal denaro alla famiglia, dal dibattito sui generi e sull’orientamento sessuale all’immigrazione, dalla religione al razzismo, il politologo americano non cerca di guadagnarsi i favori di una supposta maggioranza di lettori. Impossibile per questioni di spazio entrare nel merito di queste tematiche, il consiglio spassionato resta però quello di impossessarsi di questo saggio.
Jonah Goldberg, Miracolo e suicidio dell’Occidente: come la rinascita di tribalismo, populismo, nazionalismo e politica dell’identità sta distruggendo la democrazia liberale – LiberiLibri, Macerata 2019, pp.396, euro 24,00.

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Dario Fertilio, Olena Ponomareva, Eroi in fiamme: Makuch e gli altri che sfidarono l’URSS – Mauro Pagliai Editore, Firenze 2020, pp. 264, euro 15,00
Tra il 1968 segnato dall’invasione di Praga, e la caduta dell’impero sovietico nel 1991, alcuni eroi solitari osarono sfidare il gigante rosso ricorrendo al gesto più estremo: l’immolazione di se stessi attraverso il fuoco. Tra questi Vasyl’ Makuch, che si uccise nel centro di Kiev nel 1968 – precedendo il più celebre Jan Palach – per protestare sia contro l’occupazione della Cecoslovacchia, sia contro l’annientamento della nazione ucraina. I suoi scritti appaiono qui gettando luce su una figura eccezionale e finora sconosciuta. Ma dalle pagine del libro emergono tante altre storie: vicende di vittime, persecutori, indifferenti, eroi, vigliacchi, incoscienti, disperati, innamorati di un’idea o semplicemente di una persona. L’epopea degli “eroi in fiamme”, qui narrata in una fusione di stile saggistico e narrativo, non si ferma al 1991: prosegue anche oltre la caduta dell’Urss, perché le storie di donne e uomini che vissero quegli anni ne sono ancora oggi profondamente e irreparabilmente segnate.

Franco Cardini, Praga: capitale segreta d’Europa – il Mulino, Bologna 2020, pp. 368, euro 16,00
Pronunci la parola Praga e ti vengono in mente l’oro e il nero, i riflessi dei cristalli e dei granati, la musica, la raffinatezza dei caffè e la pittura onirica dell’Arcimboldo. La capitale magica della vecchia Europa è un viaggio straordinario attraverso il tempo e lo spazio: è la città delle tenebrose meraviglie dell’imperatore-alchimista Rodolfo II, dei carillon, del cimitero ebraico, del Golem, dei fantasmi e delle mostruose mutazioni kafkiane. È la città del buio fiammeggiante dell’occupazione nazista, dell’oscurità plumbea degli anni comunisti, del Sessantotto e dell’incredibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera. Praga, luogo che Mozart ha più amato al mondo. Una passeggiata lunga un libro, dove l’ultima meta è il Ponte Carlo dal quale guardare la Moldava e capire d’un tratto che cos’è l’Europa.

Bruno Maida, I treni dell’accoglienza: infanzia, povertà e solidarietà nell’Italia del dopoguerra 1945-1948 – Einaudi, Torino 2020, pp. 362, euro 32,00
Decine di migliaia di bambini appartenenti a famiglie povere sono trasferite, tra il 1945 e il 1948, dalle periferie di alcune grandi città industriali, ma principalmente dal Mezzogiorno, verso le regioni del Nord e in particolare verso l’Emilia-Romagna. L’obiettivo è garantirgli cibo, vestiti e assistenza per i mesi invernali. È il risultato di una complessa organizzazione guidata dall’Unione donne italiane e dal Partito comunista, nella convinzione che in uno Stato moderno la tradizionale beneficenza nei confronti dell’infanzia debba essere sostituita da politiche di assistenza. Ed è una forma di solidarietà e di accoglienza che ha una lunga storia alle spalle, dal trasferimento dei figli dei lavoratori in sciopero all’inizio del secolo a quello dei bambini viennesi dopo la Prima guerra mondiale. I treni che nel secondo dopoguerra attraversano l’Italia carichi di bambini diventano, così, la rappresentazione più efficace della lotta contro la povertà e le disuguaglianze, in un Paese che inizia a porre le basi per la ricostruzione.

Napoleone Bonaparte (a cura di Annalisa Paradiso), Le guerre di Cesare – Salerno Editrice, Roma 2020, pp. 180, euro 10,00
L’imperatore, confinato a Sant’Elena, fiaccato nel corpo e nell’anima, ma ancora straordinariamente lucido, detta al fedele Marchand il suo testamento politico, ricostruendo l’intera vicenda umana di Giulio Cesare: dalla guerra gallica al confronto finale con i suoi assassini. L’Empereur riflette sull’Imperator vittima di una congiura; entrambi hanno raggiunto l’apice del potere per poi essere sconfitti dalla storia, ma con la differenza – segnalata da Luciano Canfora nella sua Introduzione – che l’uno proveniva dal cuore dell’aristocrazia romana e l’altro era stato spinto in alto dalla Rivoluzione.
La campagna di Gallia rappresenta il primo momento di identificazione di Napoleone con Giulio Cesare: è l’episodio che prepara la strada alla conquista del successo e Bonaparte lo associa alla sua campagna in Italia. Cosí nella “dittatura democratica” di Cesare, Napoleone ravvisa l’antecedente del tipo di potere da lui instaurato e che da lui prenderà il nome: bonapartismo.
Pubblicato a Parigi nel 1836, questo documento raccoglie le «ultime parole dell’Imperatore». Ne ripercorre la fortuna il nuovo saggio di Canfora, Cesare per comunisti e fascisti, che correda questa terza edizione.

Gigliola Fragnito, La Sanseverino: giochi erotici e congiure nell’Italia della Controriforma – il Mulino, Bologna 2020, pp. 216, euro 24,00
Barbara Sanseverino Sanvitale, contessa di Sala, signora di Colorno (1550-1612), fu per bellezza e spirito fra le donne più ammirate del suo tempo. «Donna, per cui Amor trionfa e regna», come la celebrò Torquato Tasso, fu cantata dai poeti e ricercata dalle corti dove era «il condimento di ogni passatempo» grazie alla sua inclinazione al divertimento. Fu organizzatrice instancabile di feste che sconfinavano spesso in incontri licenziosi, da lei stessa favoriti. In pari tempo fu lungamente impegnata in complesse controversie soprattutto circa l’amato feudo di Colorno, per il quale si scontrò con l’ambizione di incamerarlo del duca di Parma Ranuccio Farnese. Nel 1612 finì per rimanere implicata in una congiura di altri nobili parmensi avversi alle mire del duca, e come loro arrestata, processata e infine giustiziata.

Lorenzo Braccesi, Alessandro al bivio: i Macedoni tra Europa, Asia e Cartagine – Salerno Editrice, Roma 2020, euro 19,00
E se Alessandro fosse arrivato a Cartagine? Se i Macedoni avessero oltrepassato il canale d’Otranto e, con Annibale, un secolo dopo, si fossero diretti verso Roma? La storia non si fa con i “se”, eppure è concretamente esistita la possibilità che Alessandro avanzasse contro Cartagine prima di dirigersi a Oriente. Lo dimostra in questo libro Lorenzo Braccesi, tra i massimi storici dell’antichità. L’autore indaga l’espansione macedone con una nuova chiave di lettura: quella di un circolare progetto di conquista, che viene qui inteso come il sogno di Filippo di allargarsi allo spazio mediterraneo. Tale padre, tale figlio dunque. Le gesta dei Macedoni – indomabile popolo di stirpe greca, originario di un piccolo territorio periferico dell’area balcanica – vengono intese come un’unica grandiosa impresa durata due secoli. Dalla Macedonia comincia dunque la conquista del mondo, che avrebbe dovuto cingere sotto un unico dominio i Balcani e, attraverso il controllo dei canali adriatici ed ellespontici, l’Asia, l’Europa e Cartagine. Il grande sogno nasce con Filippo, sarebbe diventato il bivio di Alessandro e dei suoi successori.

Christian Grataloup, Atlante storico mondiale: la storia dell’Umanità in 500 mappe – Ippocampo, Milano 2020, pp. 656, euro 29,90
L’Histoire è una prestigiosa rivista di divulgazione scientifica, fondata nel 1978 a Parigi. Da più di 40 anni pubblica i contributi di storici storici di punta, arricchiti di mappe disegnate ad hoc dal suo dipartimento cartografico. Attingendo a questa sorgente unica al mondo, Christian Grataloup, docente emerito all’università di Paris Diderot, ha realizzato con un team di storici, geografi e cartografi il presente atlante, ricco di 515 mappe. L’opera, in corso di pubblicazione in più Paesi del mondo, è un evento editoriale. L’Atlante storico mondiale ritraccia la storia dell’Umanità, dalla comparsa dei primi ominidi fino agli eventi contemporanei. L’approccio rivoluzionario si emancipa dalla visione eurocentrica finora in auge nella storiografia tradizionale. Tutte le culture vengono illustrate (Polinesia, Artico, Africa subsahariana…) e le tematiche trattate in modo spesso inaspettato: il dominio dei Comanche, i ghetti nell’Italia medievale, la genesi dell’Ungheria o dell’impero khmer, i viaggi di Zeng He, l’Europa dei libertini, la mappatura dei Gulag e quella della Shoah fino alle sfide del mondo attuale, dalla complessa rete di cavi sottomarini che collega tutto il pianeta ad Internet fino alla crisi climatica dovuta al riscaldamento globale.

Mario Lentano, Enea: l’ultimo dei Troiani, il primo dei Romani – Salerno Editrice, Roma 2020, pp. 240, euro 19,00
Quando Enea fugge dall’incendio di Troia porta sulle spalle il vecchio padre, Anchise, tenendo per le mani il figlio. È il simbolo della nostra civiltà, mai così attuale come in questi tempi.
Il mito di Enea, protagonista dell’Eneide, è uno dei racconti che hanno fatto la storia della cultura europea negli ultimi duemila anni, influenzando in modo determinante l’immaginario collettivo e alimentando innumerevoli riscritture, rivisitazioni, interpretazioni iconografiche e teatrali, oltre a una sterminata messe di studi.
Mario Lentano affronta per la prima volta questa figura centrale del nostro panorama culturale in chiave biografica, raccontando la sua vita come quella di un personaggio storico: nascita, infanzia e giovinezza, età matura, morte e apoteosi, se tale fu.
Fonti letterarie, testi storiografici e raffigurazioni su marmo o su terracotta sono interrogati per ricostruire la parabola dell’eroe che i Romani consideravano come il proprio capostipite, il remoto antenato dei gemelli Romolo e Remo, e che per questo tramite è diventato uno dei padri dell’Occidente.
Un’avvincente scrittura narrativa, il tono accattivante e l’eliminazione delle note, supplite da una generosa bibliografia finale, rendono questa vita di Enea un libro accessibile a chiunque ami il mito antico e sia curioso di conoscerne un protagonista di primo piano, lo stesso che ha incontrato, da ragazzo, sui banchi di scuola.