In libreria: Cinema, mon amour

witness-copertinaAttualmente nello staff della Direzione Comunicazione Rai, Umberto Berlenghini si occupa di cinema fin dal 1990. Nel suo libro ci sono i racconti del dietro le quinte di 60 film italiani, molti dei quali coprodotti da Rai e Rai Cinema. Un apporto, quello dato al cinema dalla più importante azienda culturale italiana, che spesso viene dimenticato. 60 storie cha narrano il prima, durante e il dopo di altrettanti lungometraggi, raccontate da chi su quei set c’è stato, testimoni che hanno aperto gli scrigni dei loro ricordi anche lontani, non di rado personali, spesso inediti per il grande pubblico. Dopo la presentazione di Marco Giusti, si inizia con “L’assassino” di Elio Petri del 1961 per finire a “Sulla mia pelle” che Alessio Cremonini ha diretto del 2018 raccontando il caso Cucchi; fra loro Fellini, Bellocchio, Germi, Ozpetek, Tornatore, Moretti, Avati, Scola e tanti altri ancora. Largo spazio ai film ispirati a eventi storici: “I 4 monaci” sulla vicenda dei frati di Mazzarino, “I sette fratelli Cervi”, “Panagulis vive”, “La notte di San Lorenzo”, “Cento giorni a Palermo”, “Claretta”, “I ragazzi di via Panisperna”, “In nome del popolo sovrano”, “Il giudice ragazzino”, “Il divo”, “Noi credevamo”, “Torneranno i prati”, “La verità sta in cielo”. Nel libro scoprirete come sia stato possibile girare una sequenza di due automobili che si inseguono sulla Scalinata di Trinità dei Monti senza che le Forze dell’Ordine intervenissero; la sorprendente clausola contrattuale che aveva Lino Ventura; la truffa grazie alla quale Liliana Cavani ha iniziato la sua carriera di cineasta; i melodrammi sentimentali causati da Claudia Cardinale e Monica Vitti ai loro uomini sul set di “Qui comincia l’avventura; l’ostracismo anche violento, che parte del nostro cinema mostrò contro Tomas Milian reo di “rubare” il lavoro agli attori italiani; l’avarizia di Alberto Sordi fra verità e leggenda; gli sforamenti del budget di Fellini; le bestemmie nei dialoghi di “L’ora di religione”. Leggere “WITNESS-Il cinema al banco dei testimoni” è un po’ come guardare gli extra di un film in dvd.
Umberto Berlenghini, WITNESS: il cinema al banco dei testimoni - Porto Seguro Editore, Roma 2021, pp. 399, euro 18,90

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Laura Wittman, Il milite ignoto: storia e mito – LEG, Gorizia 2021, euro 20,00
Alla fine della Prima guerra mondiale, i Paesi di tutta Europa parteciparono a un rituale senza precedenti in cui fu sepolto un unico corpo anonimo a simboleggiare il trauma profondo lasciato dall’esperienza dei campi di battaglia. Il Milite Ignoto. Storia e mito indaga la creazione e l’accoglimento di questa simbolica sepoltura nazionale come emblema del lutto moderno. Riunendo letteratura, resoconti di giornali, corrispondenza in tempo di guerra e cultura popolare, questo libro esamina come la figura del Milite Ignoto sia stata percepita nei diversi contesti nazionali e utilizzata da partiti politici radicalmente opposti. Laura Wittman sostiene che questo monumento abbia creato una connessione tra il corpo dell’uomo ferito e sottomesso alla macchina da guerra e un’identità moderna definita dalla comune consapevolezza della mortalità e dall’alienazione sociale. Altamente originale e interdisciplinare, Il Milite Ignoto. Storia e mito collega in maniera potente il linguaggio simbolico e l’etica del lutto a un rituale nazionale di rilievo. A corredo della trattazione di Wittman, una ricca raccolta di fotografie originali dell’epoca ripercorre le tappe principali del viaggio che nel 1921 condusse la salma del Milite Ignoto da Aquileia a Roma per la cerimonia solenne della tumulazione presso l’Altare della Patria. Il libro è completato da un testo inedito del Generale Fabio Mini che tocca il tema del Milite Ignoto.

Paul Jankowski, Il lungo inverno del 1933: alle origini della Seconda guerra mondiale – Laterza, Roma-Bari 2021, pp. 488, euro 28,00
L’inverno del 1933 fu particolarmente lungo e rigido, e non solo da un punto di vista climatico. Nei pochi mesi che vanno dal novembre 1932 fino all’aprile del 1933 accaddero una serie di avvenimenti che avrebbero segnato il destino del mondo: Hitler arrivò al potere in Germania, il Giappone inviò le sue truppe al di là della Grande muraglia cinese, Mussolini puntò a sud, verso il Corno d’Africa, Roosevelt accentuò l’isolazionismo degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa, la Gran Bretagna si ritirò nelle zone sicure del suo impero, la Francia cambiò tre governi. Ovunque si stavano alzando muri. La grande Conferenza mondiale programmata per affrontare la gravissima crisi economica si rivelò un fallimento totale e le tre potenze occidentali si contrapposero aspramente per i debiti di guerra, gli armamenti, la moneta, le tariffe daziarie e la questione della Germania. Alla fine di quel lungo inverno, il mondo postbellico si trasformò in un mondo prebellico. Riflessi nello specchio di quella stagione lontana, vediamo agitarsi sentimenti ed emozioni che provocano un brivido di identificazione col nostro tempo: demagoghi che sfruttano i fervori nazionalistici ed etnici, attacchi palesi e nascosti contro la democrazia, la consunzione sociale prodotta dalla crisi economica.

Marco Pellegrini, Nella terra del genio: il Rinascimento, un fenomeno italiano – Salerno Editrice, Roma 2021, pp. 304, euro 22,00
Il Medioevo non fu affatto un’età oscura, eppure esso apparve squallido e obsoleto a un gruppo di spiriti visionari e insoddisfatti, che nell’Italia del primo Quattrocento sentirono il bisogno di lasciarsi il passato alle spalle e inaugurare un’epoca di creatività senza precedenti. Sostenitori di una missione al tempo stesso culturale e civile, costoro non esitarono a buttare all’aria un intero assetto di valori, tradizioni e idee, giudicandolo al tramonto. Fu grazie a questo atto di ribellione che prese vita il Rinascimento. Ma in che modo sopraggiunse tale svolta? Quali furono i fattori che innescarono il cambiamento? E perché esso nacque proprio in Italia, e non altrove? Contributi provenienti da epoche e culture diverse confluirono nel grande mito della renovatio universale, che indusse i suoi adepti a osare il salto verso l’impensabile. Il presente libro conduce il lettore fra i sentieri esplorativi di un emozionante movimento di risveglio: un’avventura dello spirito grandiosa, raccontata attraverso l’esame delle cause, delle condizioni e degli elementi che resero possibile il «miracolo» rinascimentale.

Gaetano Liguori, La mia storia del jazz – Jaca Book, Milano 2021, pp. , euro 25,00
Una delle voci più autorevoli del jazz italiano e internazionale ripercorre l’evoluzione artistica e il percorso storico della musica afroamericana, dalle origini ai giorni nostri. Attraverso la sua esperienza di musicista e didatta, Liguori mostra le mille sfaccettature della musica che più di altre ha segnato il XX secolo. Una narrazione avvincente, esposta con ricchezza di parti-colari ma anche con aneddoti vissuti in prima persona. Come in un romanzo, il libro narra la storia del jazz dall’Africa, dove tutto nasce, a New Orleans, fino alle spinte radicali e rivoluzio-narie degli anni Sessanta. Nello stesso tempo, segue l’evoluzione artistica di Liguori con la sua vicenda umana e musicale, che si sviluppa dai «formidabili anni Sessanta» in poi. La radicalità delle posizioni e l’assoluta sincerità nel sostenerle hanno reso Liguori non un semplice testi-mone ma un protagonista della scena culturale, didattica e musicale, come testimonia il pre-mio della critica discografica ottenuto nel 1978 e l’«Ambrogino d’oro», massima benemeren-za civica assegnatagli dal Comune di Milano. Con inarrestabile passione verso un linguaggio musicale che rimane la più importante novità sulla scena musicale dei nostri tempi, il libro narra due storie che si integrano: quella dell’evoluzione del jazz, dalle teorie ai generi, e quella delle esperienze personali dell’autore che nel corso della sua vita artistica ha incontrato i pro-tagonisti italiani e internazionali di questa musica. Concludono il libro i «30 più uno», i dischi più belli della storia del jazz, e le copertine di tutti i dischi di Gaetano Liguori.

Paolo Golinelli, Matilde di Canossa – Salerno Editrice, Roma 2021, pp. 476, euro 32,00
La straordinaria vicenda umana di una donna di grande tempra, figlia e madre sfortunata, con un’innata attitudine al comando, si inserisce da protagonista in uno dei periodi più intensi di conflitti e trasformazioni sociali della storia d’Europa. Questo libro ci racconta la storia della potente Matilde (1046-1115) e di Canossa che percorrono come pietra di paragone tutto il secondo millennio, nell’esaltazione di grandissimi poeti, come Dante e Petrarca, Ariosto e Tasso, Carducci e Pascoli, e nel disprezzo dei polemisti anticattolici, dai Centuriatori di Magdeburgo a Voltaire fino a Bismark, che rese l’andare a Canossa un’espressione proverbiale.
Ogni capitolo del libro si apre con un’illustrazione che funge da viatico alla lettura, rendendola accattivante. A cominciare dalle famosissime miniature medievali, dai ritratti dei grandi artisti rinascimentali come Lucas Kranach il vecchio, Perugino, Michelangelo, Federico Zuccari, Orazio Farinati, fino alle opposte rappresentazioni dell’incontro di Canossa, alle immagini idilliache della Matelda dantesca nei preraffaeliti di fine Ottocento, e dei luoghi matildici delle viaggatrici inglesi che spesso accompagnavano i loro racconti di viaggio con disegni colorati.

Pierre Savy (a cura di), Storia mondiale degli Ebrei – Laterza, Roma-Bari 2021, pp. 464, euro 28,00
Ebreo è ‘colui che attraversa’, che ‘va oltre’. E in effetti la storia ebraica non è soltanto una storia lunghissima e complessa ma anche, forse, quella dell’unico popolo ad avere una dimensione davvero mondiale. Questo libro è dunque prima di tutto una grande sfida: vuole raccontare una vicenda epica e straordinariamente articolata. Dare conto di guerre, migrazioni di massa e violenze indicibili, certo, ma anche di successi clamorosi e inaspettati. Costruire non una storia lacrimevole fatta di sofferenze, pogrom e Shoah, ma il grande racconto di un popolo che ha dato prova di una capacità di resistenza spirituale e intellettuale unica al mondo.
Dal regno del faraone Merenptah (1207 a.C.) ai giorni nostri, attraverso la distruzione del Tempio di Gerusalemme, l’espulsione dalla Spagna nel 1492, la creazione del primo ghetto a Venezia, l’insurrezione del ghetto di Varsavia e la nascita dello Stato di Israele: la storia degli Ebrei è una storia lunga 3000 anni, straordinariamente interessante e complessa. Una storia veramente mondiale perché, come non è mai accaduto a nessun altro popolo, la diaspora ha moltiplicato insediamenti, tradizioni e interazioni con le culture locali. Le tappe di questo viaggio ci porteranno da Gerusalemme a Mosca, da New York a Buenos Aires, fino a toccare luoghi imprevisti e imprevedibili. Ci muoveremo attraverso date chiave, grazie alle quali i migliori specialisti mondiali ci offriranno un panorama eccezionale della storia e della cultura ebraica. Un grande affresco che tiene assieme la storia della religione, dei popoli e degli Stati ma che va anche molto al di là, fino alla scoperta di uomini e donne, di individui e di famiglie, uniti da una fede, da una appartenenza, da caratteristiche culturali e da pratiche, ma soprattutto da una storia comune.

Franco Cardini, Le dimore di Dio: dove abita l’eterno – il Mulino, Bologna 2021, pp. 376, euro 28,00
È diffusa l’opinione che Dio sia già sceso almeno una volta sulla terra per venirci a cercare, accettando per questo, lui, re del cielo, di giacere bambino in una grotta. Spetta a noi adesso andare a cercarlo. Ed è così che l’uomo da sempre costruisce templi per incontrare Dio.
Dov’è Dio? Dalla più remota antichità e dai recessi più profondi dell’inconscio, il suo silenzio ci ha parlato in infiniti modi. Lo abbiamo colto nei misteri della natura e nelle meraviglie dell’arte tutte le volte che, al di là dei limiti del visibile e del comprensibile, abbiamo visto una luce e sentito vibrare il suono della sua potenza. Prendendo le mosse dalla ricerca di un divino immaginato e sperato, questo libro approda alle immagini concrete di come Dio si sia proposto nelle opere dell’uomo, in quelle forme architettoniche spesso perdute, malintese e dimenticate del santuario, del tempio, della sinagoga, della cattedrale, della moschea. Un percorso drammatico e intenso verso i luoghi dell’eterno a misura d’uomo.

Robert Harms, Terra di lacrime: l’esplorazione e il saccheggio dell’Africa equatoriale – Einaudi, Torino 2021, pp. 518, euro 34,00
Per secoli, gli abitanti della foresta pluviale del Congo tennero a debita distanza le dirompenti forze dell’economia globale. Ma alla fine dell’Ottocento, in sole tre decadi, il cuore dell’Africa venne completamente trasformato; tanto che all’inizio del Novecento, il bacino del fiume Congo era diventato uno dei luoghi piú sfruttati della Terra. In Terra di lacrime, l’autorevole storico Robert Harms ricostruisce il cao-tico processo che permise tutto ciò. Negli anni settanta dell’Ottocento, commercianti, esploratori e uomini di potere giunsero nella regione da Arabia, Europa e America. Qui diedero inizio a uno sfrenato commercio di avorio e gomma per i mercati occidentali, e di schiavi per le coste dell’Oceano Indiano. Al centro di questo processo vi furono tre uomini: Henry Morton Stanley, un esploratore gallese che lavorava per conto del re Leopoldo del Belgio; Pierre Savorgnan de Brazza, un italiano originario dello Stato Pontificio che fondò un impero in nome della Francia; e Tippu Tip, un uomo di nascita mista (africana e araba) che costruí un vasto impero commerciale nell’Africa equatoriale, prima per il sultano di Zanzibar e poi alle dipendenze di Leopoldo. Uomini dalle identità ambigue e non sempre leali, le cui traversie si sovrappongono alle devastazioni subite dal Congo. Muovendosi dai remoti villaggi africani fino alle riunioni delle diplomazie europee o alle fabbriche del Connecticut di tasti in avorio per pianoforte, Terra di lacrime ci fa scoprire in che modo l’Africa equatoriale venne fatalmente intrappolata nel nostro mondo globale.

Valerie Hansen, La scoperta del mondo: l’anno Mille e l’inizio della globalizzazione – Mondadori, Milano 2021, pp. 336, euro 25,00
Contando su fonti primarie e bibliografiche sterminate, Valerie Hansen, docente di storia a Yale, sostiene che furono le esplorazioni dell’anno Mille a innescare l’avvio della globalizzazione: come i Vichinghi in cerca di legname arrivarono in Canada, così i marinai cinesi si spinsero fino in Australia e oltre le Filippine per soddisfare la brama di lumache di mare e piante aromatiche. In tutto il mondo, popoli animati dal bisogno o dall’avidità intrecciarono relazioni commerciali e fondarono empori. Seguendo i percorsi battuti da mercanti, pellegrini e viaggiatori, questo caleidoscopico giro intorno al mondo fa tappa negli imperi mesoamericani, nella Cina delle stirpi Song e Liao, nei califfati islamici dell’Asia centrale e nell’Africa delle opulente dinastie arricchite dall’estrazione aurifera, senza dimenticare i trafficati mari del Sud, dove i polinesiani identificarono Rapa Nui, Nuova Zelanda, Samoa e Hawaii ben prima di Magellano. Certo, le differenze con la globalizzazione attuale sono notevoli, ma le genti dell’anno Mille affrontarono molte delle sfide con cui abbiamo a che fare anche noi. Perciò, quando ci chiediamo se cooperare o rivaleggiare con i nostri vicini, agevolare il libero scambio o preferire misure protezionistiche, difendere le tradizioni o aprirci alla diversità, il mondo dell’XI secolo può farci intuire che l’apertura di vie globali offrì un arricchimento economico e intellettuale sia agli avventurieri sia a chi, rimasto a casa, conobbe l’alterità grazie alla circolazione di prodotti e idee, a dimostrazione che accogliere con curiosità quel che sembra insolito e distante porta a risultati condivisi e vantaggiosi.