IL DOTTOR GUILLOTIN

di Giancarlo Ferraris -

 

La ghigliottina era il frutto di un’idea umanitaria tipica della cultura razionalistica ed illuministica del tempo, in virtù della quale anche la pena capitale doveva ispirarsi ai principi di uguaglianza e fraternità.

 

“Con la mia macchina, vi faccio saltare la testa in un batter d’occhio, e voi non soffrite”

Joseph Ignace Guillotin

Joseph Ignace Guillotin

           La Rivoluzione francese nell’immaginario collettivo ovvero nella cultura cosiddetta popolare è indissolubilmente legata ad alcune figure e ad alcuni oggetti caratteristici del periodo: i sanculotti, i rivoluzionari più radicali così chiamati in quanto non portavano le culottes, i tipici pantaloni sopra il ginocchio che erano invece regolarmente indossati dai nobili e dai borghesi; la Bastiglia, l’orrenda fortezza-prigione di Parigi la cui presa dette il via alla Rivoluzione il 14 luglio 1789; le donne dei mercati, che furibonde per la mancanza di pane marciarono su Versailles; il berretto frigio rosso acceso dalla caratteristica forma conica con la punta ripiegata in avanti e decorato con la coccarda tricolore; la ghigliottina, il macabro, ma innnovativo strumento ideato per eseguire in maniera rapida e indolore le sentenze capitali mediante – la cosa è risaputa fino all’eccesso – il taglio netto della testa del condannato. Quest’ultima fu “inventata” da un medico francese del XVIII secolo, Joseph-Ignace Guillotin dal quale prese il nome. A proposito di questo fatto Victor Hugo scrisse, diverso tempo dopo: «Ci sono uomini sfortunati. Cristoforo Colombo non può legare il suo nome alla scoperta dell’America; Joseph-Ignace Guillotin non può staccare il suo dall’invenzione della ghigliottina».
Ma procediamo per gradi. Joseph-Ignace Guillotin nacque il 23 maggio 1738 a Saintes, un piccolo centro della regione dell’Aquitania, nella Francia centro-meridionale. Venne educato dai gesuiti nel collegio di Bordeaux, diventandone novizio e ricevendo la tonsura e gli ordini minori. Nel 1761 si laureò in lettere presso il locale ateneo e nel 1768 in medicina e chirurgia all’Università di Reims. Si spostò quindi a Parigi, dove nel 1770 divenne medico reggente ottenendo la cattedra universitaria di anatomia, fisiologia e patologia. Nel 1772 venne iniziato alla Massoneria nella Loggia Parfait Union all’obbedienza del Grande Oriente di Francia, diventando poi Maestro Venerabile della Loggia Concorde Fraternel ed infine membro della Loggia Les Neufs Soeurs a cui erano affiliati, tra gli altri, Benjamin Franklin e Voltaire. Nel 1787 sposò una borghese appartenente ad una nota famiglia di librai parigini. Accanto alla docenza universitaria Guillotin si dedicò all’attività politica. Fu uno dei dieci deputati di Parigi che prese parte, come rappresentante del Terzo Stato, all’assemblea degli Stati Generali che si aprì nel maggio 1789 a Versailles e fu tra i firmatari del celebre Giuramento della Pallacorda sottoscritto dai delegati del Terzo Stato, i quali giurarono di non separarsi fino a quando non sarebbe stata data una nuova costituzione al Regno di Francia (fra l’altro fu proprio Guillotin che suggerì ai rappresentanti del Terzo Stato di occupare la sala della pallacorda, un gioco precursore del moderno tennis praticato all’epoca dagli aristocratici).
Il 6 ottobre, scoppiata ormai la Rivoluzione, Guillotin presentò all’Assemblea Nazionale Costituente, il nuovo organismo parlamentare della Francia composto dai rappresentanti della nobiltà, del clero e del Terzo Stato, una proposta di cambiamento di alcuni articoli del codice penale in base alla quale la pena capitale avrebbe dovuto essere uguale per tutti i condannati a morte indipendentemente dal loro rango sociale e dal genere di crimine commesso e che essa sarebbe stata eseguita in modo rapido e indolore utilizzando un “semplice meccanismo” (tecnicamente però ancora tutto da progettare e provare); quest’ultimo avrebbe dovuto sostituire l’impiccagione riservata ai ladri, lo squartamento riservato ai regicidi, il rogo riservato agli eretici e ai falsari, la decapitazione con ascia riservata esclusivamente agli aristocratici e considerata, addirittura, un ulteriore titolo di nobiltà capace di offuscare perfino l’infamia del crimine compiuto. La proposta di legge, inoltre, prevedeva la totale estraneità dei parenti dal delitto commesso dal loro congiunto, il divieto di confisca dei beni del condannato alla pena capitale e la restituzione del corpo del condannato stesso alla famiglia. Tuttavia Guillotin non adottò il tono giusto per presentare il suo semplice meccanismo, tanto che i membri dell’Assemblea e i giornalisti presenti scoppiarono sonoramente a ridere. A testimonianza di ciò bastano due citazioni riportate rispettivamente dai quotidiani Le Moniteur universel e Journal des États généraux, che fecero letteralmente infuriare Guillotin: «Con la mia macchina, vi faccio saltare la testa in un batter d’occhio, e voi non soffrite»; «La lama cade, la testa è tagliata in un batter d’occhio, l’uomo non è più. Appena percepisce un rapido soffio d’aria fresca sulla nuca».
Come se non bastasse presero a circolare versi e canzonette satiriche su questo semplice meccanismo, che cominciò ad essere chiamato guillotine (ghigliottina) sia perché il termine, facendo rima con la parola machine, si prestava al compimento di rime e canti popolari, sia perché era strettamente connesso al nome di colui il quale l’aveva proposto, appunto il dottor Guillotin che, pare, avesse veramente un pessimo carattere. In particolare rimase a lungo nota la canzone pubblicata dal Journal des Actes des Apôtres che terminava con questi versi: «E la sua mano fa in un batter d’occhio la macchina, che semplicemente tutti ci ucciderà, e che chiameremo Ghigliottina».
In realtà congegni simili a quello del dottor Guillotin esistevano già da diverso tempo in alcuni paesi europei: il Patibolo di Halifax in Inghilterra, la Pulzella Scozzese in Scozia, la Mannaja nella Roma papalina. Degno di nota poi era il fatto che Guillotin avesse avanzato la sua proposta mosso sostanzialmente da un’idea umanitaria e sociale tipica della cultura razionalistica ed illuministica del tempo, in virtù della quale anche la pena capitale doveva ispirarsi ai principi di uguaglianza e fraternità che la Rivoluzione, appena scoppiata, stava ampiamente diffondendo. Alcuni storici, successivamente, giunsero a definire la ghigliottina come un’ironia delle preoccupazioni filantropiche degli illuministi.

Le discussioni e la progettazione

           Il semplice meccanismo del dottor Guillotin venne accettato molto tempo dopo, soltanto il 3 giugno 1791, quando l’Assemblea Nazionale Costituente, nell’ambito delle discussioni pertinenti la stesura del nuovo codice penale, stabilì che ogni condannato alla pena capitale sarebbe stato decapitato appunto con la ghigliottina: la scelta dell’Assemblea cadde sulla decapitazione, già riservata come abbiamo detto agli aristocratici, perché essa minimizzava il marchio d’infamia sul condannato e sui suoi parenti. Tuttavia la ghigliottina tra lentezze burocratiche, problemi pratici, incertezze, dibattiti e perplessità, fece la sua comparsa soltanto diversi mesi dopo. Ancora nel marzo del ’91 erano molto accese le discussioni su due grosse difficoltà di ordine tecnico e di ordine umano. Secondo una relazione presentata dal celebre boia Charles-Henri Sanson al ministro della giustizia del tempo la ghigliottina, infatti, sarebbe stata per forza di cose un congegno molto costoso, soprattutto per quanto concerne la qualità della lama che avrebbe dovuto essere particolarmente pesante e tagliente; inoltre esecutore e vittima avrebbero dovuto essere entrambi all’altezza dei loro “compiti”: molto preciso il primo, estremamente disciplinato il secondo, cosa non semplice, sia da una parte che dall’altra. In caso contrario la ghigliottina, anziché essere un semplice meccanismo con cui rendere rapida e indolore la morte, sarebbe stata fonte di terribili violenze psicologiche e fisiche, sia da una parte che dall’altra. Guillotin incominciò a prendere le distanze dal suo semplice meccanismo. Fu allora che il ministro di giustizia si rivolse al dottor Antoine Louis, segretario perpetuo dell’Accademia Reale di Chirurgia, affinché progettasse tecnicamente il nuovo strumento per le esecuzioni capitali. In pochissimi giorni il dottor Louis scrisse una relazione nella quale indicava i criteri costruttivi della ghigliottina: «Il paziente poserà la testa su un ceppo di otto pollici di altezza, quattro di spessore e un piede di larghezza. Coricato sul ventre, avrà il petto sollevato dai suoi gomiti e il suo collo sarà senza disagio nell’incavatura del ceppo. Posto dietro la macchina, l’esecutore allenterà i due capi che sostengono la mannaia e farà cadere dall’alto lo strumento che per il suo peso e per l’accelerazione della velocità, separerà la testa dal tronco, in un batter d’occhio».
La relazione del dottor Louis venne approvata dall’Assemblea Nazionale Costituente, la quale, poco dopo, commissionò la costruzione della ghigliottina a un carpentiere dipendente del Demanio che richiese una cifra esorbitante, suscitando così la protesta del ministro delle imposte. Intervenne allora il boia Sanson, che presentò al dottor Louis un suo amico, il clavicembalista prussiano Tobias Schmidt, il quale in una settimana riuscì a costruirla. Il 7 aprile 1792 questa nuova macchina di morte venne provata su alcuni cadaveri con esito positivo; la lama curva originale fu però sostituita da una obliqua in modo da rendere più efficace il taglio. Dieci giorni dopo fu nuovamente provata su dei cadaveri con esito anche questa volta positivo. Il giorno 25 venne posta in opera realmente decapitando Nicolas-Jacques Pellettier, reo confesso di aver assalito, ucciso e derubato un cittadino. Le cronache del tempo riferiscono la delusione della folla che accorsa numerosa per assistere all’esecuzione a causa della velocità dello strumento non ebbe modo di vedere nulla.

La ghigliottina durante la Rivoluzione

           Ben presto la ghigliottina incominciò ad essere usata per le esecuzioni politiche, che diventarono sempre più numerose con il radicalizzarsi della Rivoluzione in particolare nel periodo del Terrore. Non si sa di preciso quante teste mozzò in quegli anni drammatici, ma gli storici ritengono che il numero dei giustiziati possa essere compreso tra i quindicimila e i ventimila. Tra le vittime illustri ricordiamo il re Luigi XVI (21 gennaio 1793), la regina Maria Antonietta (16 ottobre 1793), Jacques-René Hébert (24 marzo 1794), Georges Jacques Danton e Camille Desmoulins (5 aprile 1794), il chimico Antoine Lavoisier (8 maggio 1794), il poeta André Chénier (25 luglio 1794), Maximilien Robespierre, Louis Antoine Saint-Just e Georges Couthon (28 luglio 1794). A Parigi la ghigliottina, di volta in volta, per motivi pratici ma anche emblematici, fu collocata in posti diversi: Place de Gréve, Place du Carrousel, Place de la Révolution, Place Saint-Antoine e Place du Trône-Renversé. Nei decenni successivi la ghigliottina si diffuse in quasi tutta Europa incluso lo Stato Pontificio, dove il boia Mastro Titta al servizio del papa divenne anche un personaggio folcloristico.
E il dottor Joseph-Ignace Guillotin? La sua carriera politica terminò con lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale Costituente alla fine di settembre del 1791. Dopo essere stato incarcerato durante il Terrore tornò in libertà e si dedicò esclusivamente alla medicina e alla chirurgia. Si impegnò notevolmente nella lotta al vaiolo, intuendo subito l’efficacia del vaccino inventato da Edward Jenner e durante il periodo napoleonico venne nominato presidente della Società per l’Estinzione del Vaiolo in Francia. In questo ruolo si adoperò moltissimo per diffondere su tutto il territorio nazionale la pratica della vaccinazione insieme a corrette consuetudini igienico-sanitarie. Fu il fondatore della Società Accademica di Medicina, che oltre a istituire nuovi corsi universitari per la formazione di medici e chirurghi, studiava le diverse patologie e forniva consulti gratuiti ai poveri. Joseph-Ignace Guillotin Guillotin morì a Parigi il 26 marzo 1814.

 

 

 

 

Per saperne di più

A. Carol, Physiologie de la Veuve. Une histoire médicale de la guillotine, Ceyzérieu, 2012
L. Delia, Illuminismo e giustizia penale: il caso della ghigliottina, in “Studi Filosofici”, Bologna, 2011
F. Furet – D. Richet, La Rivoluzione francese, trad. it., Bari, 1974
E. J. Guérin, Le docteur Joseph-Ignace Guillotin, in “Bulletin de la Société des Archives Historiques de la Saintonge et d’Aunis”, Paris, 1908