I CARNET DEGLI EGITTOLOGI

In un volume di recente uscita le storie e le descrizioni cariche di pathos dei primi avventurieri alla scoperta dell’Antico Egitto. Una narrazione in presa diretta scandita dalle illustrazioni originali fatte dai principali protagonisti: Belzoni, Vivant Denon, Kircher, Edwards e Resiner. Per gentile concesione dell’editore L’ippocampo, pubblichiamo di seguito l’introduzione all’opera.


egyptologists-it-29Vasti campi e canali attraversano il Delta: gli uidian dominano il paesaggio desertico. I battelli scivolano silenziosi lungo il Nilo mentre i viaggiatori, a piedi o a dorso di cammello, avanzano nella sabbia immacolata. L’onnipresente sole e il caldo sfibrante cedono solo al rapido e spettacolare tramonto, per far posto alla frescura e al cristallino chiarore notturno. Ascoltate il canto lontano del religioso; il raglio di una mula; lo sciabordio dell’acqua sulla superficie del fiume; e il crepitio del pietrisco che si stacca quando l’avventuriero sale il pendio dove giacciono i morti.
Ecco l’Egitto qual è stato per migliaia di anni. La sua bellezza naturale e le meraviglie costruite dall’uomo non trovano migliore rappresentazione di quella contenuta negli schizzi dei suoi primi esploratori.
Ci fu un tempo in cui l’Egitto era così poco conosciuto in Occidente che l’unico mezzo per prepararsi a ciò che vi si sarebbe potuto scoprire erano gli antichi scritti greci e romani. Significava immaginare le rive d’Alessandria dove Strabone prometteva «i più bei recinti e i più bei palazzi reali […l, costruzioni a perdita d’occhio» per poi trovarvi solo i resti della sua antica gloria – le rovine di favolosi monumenti – ancora ben visibile ovunque. Un breve tragitto attraverso il Delta fino al lontano, decadente splendore del Cairo – città relativamente recente, per quanto secolare – regalava al viaggiatore il brivido di vedere per la prima volta le piramidi. La loro dismisura doveva apparire via via più evidente a ogni passo del lungo cammino per raggiungerle. Immaginate l’impressione suscitata dal trovarsi sulle fondamenta dell’antica capitale Menfi, culla dei biblici re d’Egitto, o davanti alle «cento porte» dell’omerica città di Tebe. Eppure gli autoctoni non sono affatto colpiti dalle meraviglie che li circondano – anzi sembrano alquanto sconcertati dal piacere che provano gli stranieri davanti a quelle vestigia e al desiderio di catturarle nei loro taccuini e schizzi.

egyptologists-it-97Ecco quali furono le prime esperienze dei viaggiatori in Egitto.
Tutti restarono estasiati dalla bellezza e dalla maestà dei suoi paesaggi, così intonati alle tombe stagliate sui pendii rocciosi e negli uidian.
Videro antichi templi e città cancellati dalla sabbia e furono presi dall’urgenza di documentare gli splendori scoperti. Privi com’erano di apparecchi fotografici, redassero descrizioni spesso liriche e pervase di malinconia per quel mondo perduto di cui scorgevano le tracce, ma soprattutto si misero a disegnare e dipingere gli strani simboli e gli elementi architettonici in preda a una sorta di ossessione. Un crescente numero di intrepidi avventurieri prese a risalire il Nilo cercando di migliorare le descrizioni lasciate dai loro predecessori mediante resoconti più precisi ed esaurienti. L’accumularsi delle testimonianze accrebbe negli studiosi l’interesse per quella civiltà tanto grande quanto misteriosa e soprattutto il desiderio di decifrare le incomprensibili iscrizioni che ricorrevano sulle pareti dei templi e delle tombe, come su moltissimi pregevoli manufatti (diversi dei quali avevano già cominciato a viaggiare nei bagagli dei nostri avventurieri approdando nei più grandi musei d’Europa). Fu così che nacque l’egittologia.
I loro taccuini ci rivelano un paese in rapida trasformazione, e nel contempo ci avvertono che certi siti e monumenti riprodotti per i posteri non stavano cambiando ma, purtroppo, scomparendo.
La fedele riproduzione dei monumenti così come li avevano ritrovati permise ai nostri viaggiatori di illustrare, in uno sforzo congiunto, un paesaggio in pieno mutamento.

carnet-egittologi-coverMolte di quelle vestigia, tra cui il tempio quasi intatto di Amenhotep III sull’isola di Elefantina, il portico di un tempio del re tolemaico Filippo III Arrideo a Ermopoli, la porta corinzia, in buono stato, della città d’Antinopoli fondata da Adriano, e poi dozzine di tombe e migliaia d’iscrizioni erano ormai scomparse, vergognosamente sottratte per essere vendute, o distrutte dalla forza degli elementi. Un tesoro svanito per sempre.
Oltre a quanto ci dicono sull’Antico Egitto, questi taccuini ci rivelano le diverse personalità dei primi egittologi. Quale migliore testimonianza di sé se non ciò che scriviamo e i disegni di ciò che cogliamo di primo acchito?
Uno scarabocchio sulla carta da lettere di un albergo del Cairo o sul retro di un pacchetto di sigarette, qualche diario incartato e impacchettato con cura in casse Fortnum & Mason sono altrettante prove delle spedizioni organizzate personalmente da questi pionieri in un’epoca in cui spesso si viaggiava verso l’ignoto.
Se le presenti  testimonianze ci hanno tra  messo molte conoscenze, l’innocenza del primo istante è andata perduta. Chi riuscirà più a cogliervi il senso di mistero o di fascinazione provato da coloro ai quali l’Egitto si rivelava alla fine di un lungo e pericoloso periplo, tra mille scomodità e disagi? Immaginateli tra quei paesaggi aridi e polverosi, in un caldo infernale, alle prese con lingue antiche e nuove, con costumi e usanze di un altro mondo, mentre solcano le placide e trasparenti acque del      Nilo o ballonzolano all’ondeggiante ritmo di un cammello, se non in groppa a un asino bardato e spronato. Yalla!
Avventure che ormai possiamo rivivere solo attraverso i taccuini, le carte, le mappe, i disegni, i dipinti, gli schizzi, gli carabocchi, le lettere e i telegrammi di quei primi egittologi, che ci riportano a un’età dell’oro nella quale ben poco si sapeva e tutto ancora era da scoprire. Il cammino che quei primi audaci hanno tracciato ci permette di capire l’Egitto odierno attraverso il suo lontano e glorioso passato.

(da I carnet degli egittologi, di Chris Naunton – L’ippocampo, Milano 2021, pp. 264, euro 29,90)