Cattedra: L’Empireo, misterioso e immobile decimo cielo della Politica

di Paolo Maria Di Stefano -

Sarò brevissimo, e lo sarò realmente: i temi che ruotano attorno alla legge elettorale e naturalmente la legge tutta hanno occupato anni di discussioni; il fiume di parole che ha accompagnato il suo iter ha, ovviamente, più di un precedente, come sempre accade in Politica che, come è noto, è l’arte della retorica applicata alla cosa pubblica affinché ciascuno di noi comuni mortali comprenda che in tanto si tutela lo Stato e si persegue il bene comune in quanto si realizzino gli interessi personali e di parte di cui i Politici sono portatori, e che hanno un vantaggio non da poco: sono simili ai nostri. Ciò che cambia è la titolarità, fatto importante peraltro immerso nella nebbia delle similitudini.
Ma non è questo, il problema. E’ che noi tutti, storditi fino all’esaurimento, abbiamo deciso che il disquisire sulle modalità di indicazione e scelta dei candidati e su quelle di scelta di chi dovrà occupare gli scranni delle due camere è nella pratica incomprensibile e inutile.
Perché pensare ad un Senato composto di professionisti del diritto chiamato a strutturare il prodotto chiamato legge in maniera tecnicamente perfetta, in modo che la Camera possa approvarla così come in una impresa qualsiasi si approva un prototipo e se ne organizza la produzione, la comunicazione, la distribuzione e l’utilizzo da parte del destinatario? E perché provvedere ad un “metodo di scelta” di quei professionisti appropriato alla funzione?
E perché pensare ad una Camera che descriva al Senato di cosa il Paese ha bisogno, a quali bisogni occorra dare soddisfazione, con quali priorità?
Orrore: i cittadini elettori rischierebbero di comprendere, con ciò violando le due caratteristiche fondamentali dell’empireo politico, l’irraggiungibilità per i non eletti e l’immobilismo proprio del decimo cielo, sede di Dio e dei Beati. E dunque, tra questi ultimi, dei Politici. Per cui, tutto deve rimanere quale è, misterioso e immobile. E, ad ulteriore garanzia che nulla cambi, è opportuno che i Partiti possano scegliere chi candidare e dove ed a chi assicurare un seggio, magari per la vita.
E non è forse vero che in quel decimo cielo in cui abita, Dio può fare ciò che vuole e sindacarne il comportamento da parte dei mortali è atto sacrilego? Anche per questo, perché Dio non sottopone ai mortali le sue pianificazioni, la Politica non può – si badi, non può, e non potrebbe anche se lo volesse – chiedere agli elettori di esprimersi su pianificazioni di gestione, generali o settoriali che siano. Così come noi tutti dobbiamo fare quello che Dio comanda, con la sola alternativa di bruciare tra le fiamme dell’Inferno, in Politica noi tutti dobbiamo accettare la volontà di autonominatisi leader, con la sola alternativa di non recarci a votare, con il che i Politici avranno un numero minore di persone alle quali, eventualmente, dover rendere conto.