PIO XII: IL PRIVATO OLTRE L’UFFICIALITÀ

di Pier Luigi Guiducci -

 

Le testimonianze rilasciate da chi ha avuto modo di conoscere e frequentare il pontefice, mettono in luce le numerose azioni svolte a tutela dei piccoli, dei più deboli, degli emarginati e degli umili.

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Nel migrare del tempo, la figura e l’opera di Pio XII[1] è stata presentata in diversi modi. Evidentemente, un’attenzione particolare è stata rivolta alle sue virtù. Unitamente a ciò, conservano un particolare valore il suo magistero, i discorsi, i radiomessaggi, le esortazioni, le encicliche, le proclamazioni dogmatiche. Si tratta di una vasta eredità, rafforzata dalle opere di carità, che il Concilio Vaticano II e i Papi successivi sapranno accogliere e valorizzare. Accanto agli aspetti citati, la storia consegna anche un Papa “privato”, un Pacelli capace di “uscire” dagli schemi del tempo, e di manifestare in modo aperto il proprio animus. Tale realtà si riscontra, in particolare, nelle situazioni riguardanti anche i piccoli, i deboli, gli emarginati e gli umili.

Testimonianza di Suor Pascalina Lehnert.[2]
Il Nunzio Pacelli, in Germania[3], andava spesso a piedi per la campagna e si divertiva ad intrattenersi a parlare con le persone che incontrava. Spesso i bambini che lo incontravano gli chiedevano: «Che cosa mi hai portato?». E Pacelli era molto contento nel dar loro la frutta, dolci e pane che aveva portato con sé. Una volta disse ad un bambino: «Che fai tutto il giorno vicino alle tue mucche?», e questi rispose: «Sei tanto stupido da non capire che sorveglio le mucche? E tu che fai? Non potresti farmi i compiti?». E così il Nunzio si fermò lì e con tanta pazienza fece delle operazioni aritmetiche.

(Positio, pag. 113).

Testimonianza di Suor Pascalina Lehnert.
In un monastero di suore a Monaco, il Nunzio rimase più di qualche giorno per la vestizione e professione di duecento suore. Avevamo provveduto a far pervenire al Monastero la biancheria per il cambio, ma, siccome questa era usata e rammendata, la suora addetta al guardaroba la mise da parte e ne provvide della nuova. Non mancò di far notare al Nunzio che non gli si addiceva quella biancheria che a stento avrebbe potuto portare un povero. Al che il Nunzio replicò: «Stia tranquilla, non diamo ai poveri la vecchia, ma la nuova… Ma non dica niente alle mie suore, poiché, per questo, abbiamo sempre guerra in casa».

(Positio, pag. 112).

Testimonianza di Padre Virginio Rotondi SI.[4]
Un giorno, il Padre Como[5], dei gesuiti, accompagnò un gruppo di lavoratori in una delle udienze speciali, che Pio XII concedeva numerosissime. Com’è noto, il Papa parlava, anche se brevissimamente, con ciascuno. Fu così che un operaio gli disse: «Ho sette figli e sono rimasto disoccupato». Il Santo Padre allora disse a Padre Como: «Mi mandi un appunto». Qualche giorno dopo io fui cercato da Padre Como, che mi chiese come avrebbe potuto far arrivare quell’appunto nelle mani del Papa. Io l’ho preso e, ricordo, lo portai al magazzino privato per consegnarlo a Madre Pascalina[6], la quale, appena capì di che cosa si trattasse, esclamò: «Meno male! Sono tre giorni che il Santo Padre mi dice: “Deve arrivare un appunto, deve arrivare un appunto”.
(Positio, pag. 242).

Testimonianza di Giulio Pacelli.[7] Pio XII in mezzo al popolo.
Quando gli alleati non vollero più ascoltare la sua voce e fecero cadere le prime bombe su Roma[8], il 19 luglio 1943[9], Pio XII uscì dal Vaticano subito[10], prima ancora che venisse dato il segnale del cessato allarme, e si recò tra la gente colpita nel quartiere Tiburtino. Durante quel bombardamento io ero a casa. Uscii immediatamente anch’io e mi recai al Verano per vedere se era stata colpita la tomba di famiglia[11] e così, per strada, incontrai mio zio, in mezzo a una folla di povera gente che piangeva e pregava con lui.

Quello che vidi sul suo volto in quei momenti non lo potrò mai dimenticare. Io che lo conoscevo bene, capivo quanta sofferenza ci fosse nel suo animo e quanto desiderio di aiutare, di consolare, di far sentire a quella gente che il papa voleva loro bene. Stringeva le mani delle persone che gli stavano più vicine e sembrava non riuscisse a staccarsi da loro.
(R. Allegri, Intervista al principe Giulio Pacelli, 1973)

Testimonianza del card. Fiorenzo Angelini.[12]
Stavo celebrando un matrimonio tra sfollati a porte chiuse, uscimmo perché sentimmo i bombardamenti e vidi il fumo verso piazza Tuscolo. Presi l’olio degli infermi e alcune particole e mi avvicinai alla zona. Mentre ero lì, venne sganciata una nuova bomba, mi salvai per miracolo.

Nel via vai arrivai ad una strada in salita e vidi una macchina nera che veniva giù e mi accorsi subito che all’interno c’era Pio XII insieme al conte Enrico Pietro Galeazzi[13] e l’allora monsignor Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI.[14]
Allargai le braccia, fermai la macchina perché lì vicino c’era una bomba di aereo inesplosa. La gente accorse immediatamente come una fiumana, il Papa scese dalla macchina, sembrava il prete dei poveri, il sacerdote degli afflitti, il sacerdote dei feriti uno che tutta la vita avesse fatto e compiuto la sua vita pastorale tra la gente.

Papa Pacelli pregò con le persone accorse e allora si levò quel grido di pace che di lì a poco venne ascoltato.[15]
(Benedetta Capelli, Bombardamento di Roma e Pio XII [13 agosto 1943].[16]

Testimonianza di Suor Maria Conrada Grabmair.[17]
Una volta squillò il telefono e il Papa rispose senza essere riconosciuto. Apprese che una donna al portone di bronzo chiedeva insistentemente della penicillina per la figlia gravemente malata di polmonite. Era questo allora un farmaco introvabile e solo il Santo Padre riusciva ad ottenerne di quando in quanto qualche flacone. Nel frigorifero dell’appartamento ve n’era un solo flacone e il Papa, vedendo la nostra titubanza, ordinò: «Si deve dare per salvare la ragazza. E subito».

(Positio, pag. 180).

Testimonianza di Padre Peter Gumpel SI.[18]
Ho avuto il privilegio di conoscerlo, quando ero un giovane docente al Germanico di Roma. Ogni incontro mi permetteva di sperimentare l’affabilità e la capacità di ascolto del pontefice. La vulgata ci racconta di un Pio XII algido e ieratico; era invece un uomo che ti metteva a tuo agio e – quando pronunciava un discorso – voleva sempre essere sicuro che le fonti bibliografiche da lui utilizzate fossero attendibili: era in questo molto scrupoloso. Amava ringraziare di persona per i libri che gli avevo potuto procurare. Più di una volta ho cercato di inginocchiarmi a ogni udienza privata, come si usava allora, e lui tutte le volte me lo ha impedito: gli bastava un normale saluto. Come mi colpiva che ogni volta, terminato il colloquio, mi volesse accompagnare fino alla porta del suo studio in Vaticano. Era un uomo che vedeva tutto alla luce della fede e dell’eternità.

(Intervista di Filippo Rizzi a Padre Gumpel SI, 2013).[19]

Testimonianza di Pio XII su Gino Bartali.[20] L’umiltà di un ciclista.
Siete pronti? I fronti contrari, nel campo religioso e morale, si vengono sempre più chiaramente delineando: è l’ora della prova. La dura gara, di cui parla san Paolo, è in corso; è l’ora dello sforzo intenso. Anche pochi istanti possono decidere la vittoria. Guardate il vostro Gino Bartali, membro dell’Azione cattolica; egli ha più volte guadagnato l’ambita “maglia”. Correte anche voi in questo campionato ideale, in modo da conquistare una ben più nobile palma: Sic currite ut comprehendatis (1 Cor 9, 24).

(Pio XII, Discorso agli uomini di Azione Cattolica, 7 settembre 1947). 

Testimonianze riassunte dal Comitato Pio XII.
«Questa, privata del primo marito, 
millecent’anni e più dispetta e scura
 fino a costui si stette sanza invito» (Divina Commedia, Paradiso, Canto XI). Così, Povertà, dopo Cristo, in Francesco d’Assisi trovò un altro marito.

L’immagine è bella, ma forse il giudizio di Dante troppo severo. La storia della Chiesa, nelle pieghe di quella “classe media della santità”, può raccontare innumerevoli storie di santità nella povertà – storie di uomini e donne santi che, come, prima e dopo Francesco, hanno sposato Madonna Povertà.
E tra queste storie ce n’è una, dalla storia più recente della Chiesa, forse finora trascurata, o forse da qualcuno dolosamente coperta. Suor Pascalina, nelle sue memorie[21] dal vivo sugli anni al servizio di Pio XII, racconta che, una volta, le suore dell’appartamento pontificio gli fecero trovare delle scarpe nuove, senza dirgli nulla – quando quelle che indossava si erano ormai consumate oltre il tollerabile.
Il Papa se ne accorse subito, e quando provò a protestare, gli fu risposto: «Ma Santità, scarpe del genere non le porta più neanche un povero, ma solo un vagabondo». Al ritorno dall’udienza, però, non fu più possibile opporgli rifiuti: «Dove sono le mie scarpe da vagabondo?».
Di episodi come questi, la biografia di Papa Pacelli è piena; ed è ben noto il suo amore per gli anelli e le croci pettorali essenziali. Sempre Pascalina Lehnert racconta di quando le suore gli fecero trovare un anello con una pietra preziosa che il Papa dovette ritenere eccessivamente vistosa, tanto da indossarlo tenendola ben nascosta verso l’interno della mano.
La sua povertà, come ogni virtù cristiana, si muove in due direzioni. Innanzitutto, è orientata al Dio che si è fatto povero, ed è offerta a Lui, come piccola – ma a volte non troppo – mortificazione. «Il lavoro unito al sacrificio vale anche di più», obiettò al medico che gli chiedesse come mai in tutto il Palazzo Apostolico vi fosse il condizionatore, ma non nelle stanze dove viveva e lavorava il Successore di Pietro.
E poi, la seconda direzione: verso i fratelli. Che sono figli, per un Papa. E si tratta, per Pio XII, di figli che conoscono la povertà quella vera, quella della guerra e – non meno grave – quella del dopoguerra. Così, il Papa, per quanto possibile, non vuole che gli siano risparmiate quelle privazioni che i suoi figli conoscono bene.
Durante la guerra, al tavolo del Papa non è servito il caffè, e non si accendono mai i riscaldamenti – perché i suoi figli non sanno più cosa sia il caffè e soffrono il freddo. E non si priva certo solo del caffè: bisogna guardare le foto che lo ritraggono negli ultimi anni della guerra per avere un’idea di quante privazioni si imponesse.
Per molti anni, nonostante i consigli contrari del medico, il Papa rinuncia ai soggiorni a Castel Gandolfo, perché i suoi figli non possono permettersi vacanze. E chi gli sta vicino sa quanto Pio XII amasse la residenza di Castel Gandolfo. Bisogna pregarlo per fargli indossare una talare nuova, e la sua stanza da letto è quanto di più spoglio si possa immaginare: le foto che lo ritraggono sul letto di morte ne danno prova certa.
Nel 1958, muore praticamente senza soldi; quelli che aveva erano stati già distribuiti ai poveri che ne facevano richiesta – come quando prese tutti i soldi in cassaforte per portarli a San Lorenzo, a Roma, nelle ore successive al bombardamento.[22]
È la stessa povertà cui invita i suoi sacerdoti nel 1950: «Anche il Sacerdote, che non fa professione di povertà con particolare voto, deve essere sempre guidato dallo spirito e dall’amore di questa virtù; amore che deve dimostrare con la semplicità e la modestia del tenore di vita, dell’abitazione e nella generosità verso i poveri» (Menti Nostrae, 1950).[23]
Non è il caso si ricordare le attività di sollievo ai poveri che la Santa Sede mise in piedi, su impulso di Pio XII, durante la guerra; un’attività che Pio XII già curava personalmente ai tempi in cui era Nunzio Apostolico in Baviera, e poi a Berlino.

Sono diverse le fonti che attestano la frenetica attività che, in tutto il pontificato di Pio XII, coinvolge il Magazzino Privato del Santo Padre.
E, si sa, la voce della carità si diffonde presto; così, negli anni, cominciarono a bussare sempre più persone – come quando, in uno dei tanti episodi raccontati da Suor Pascalina, una vecchietta lo attendeva la mattina, all’angolo della strada, all’uscita dalla Nunziatura di Monaco, per chiedergli i soldi per la spesa. Il Nunzio, che non portava soldi con sé, la fece accomodare in casa, e non la lasciò andar via fino a quando la vecchietta non avesse preso dalla cucina tutto ciò di cui abbisognasse, offrendosi di aiutarla a portare i sacchetti a casa.
Commuovono e spaventano, pur nel linguaggio dell’epoca, le parole con cui, il 6 gennaio 1946, il Papa invitata tutti i suoi figli a soccorrere i bambini che si trovassero in condizioni di povertà.
«Fra le sciagure senza numero prodotte dall’orribile conflagrazione, nessuna al Nostro cuore paterno reca una ferita più dolorosa di quella che si abbatte su una moltitudine di innocenti fanciulli, che a milioni, come Ci è riferito, privi delle cose necessarie alla vita, in molte nazioni cadono vittime del freddo, dell’inedia e delle malattie; e che spesso, abbandonati da tutti, non solo mancano di pane, di vestiti, di tetto, ma anche di quell’affetto, di cui la tenera età sente così vivo il bisogno».
E poi l’appello alla responsabilità: «Coloro che sono di scarse possibilità economiche diano di gran cuore, tutto quello che possono; coloro poi che vivono nell’abbondanza e nel lusso, si ricordino bene che lo stato di miseria, di inedia e di nudità di tanti poveri bambini costituisce una severa e tremenda accusa presso il Dio delle misericordie, qualora dimostrino animo insensibile e fredda indifferenza, né prestino il loro generoso soccorso». (Quemadmodum, 1946).[24]
Così, i poveri diventano per Pio XII il punto debole, cui mai sapeva dire di no – insieme ai bambini, e ai malati. Impressiona, scorrendo i messaggi del Papa ai malati, quante volte egli impieghi il termine “tenerezza”.[25] E questa tenerezza non poteva che essere egualmente riservata anche ai piccoli e agli indigenti.

Una certa patina ufficiale sembra farcelo dimenticare. Le immagini solenni in sedia gestatoria, con tiara e flambelli tradiscono un po’ l’immagine privata di Pio XII, ma soltanto perché l’uomo contemporaneo – così sofisticato – non riesce a tenere insieme tutto. Non che Pio XII disdegnasse la solennità dei riti. In quei riti – si può dire – la persona di Pacelli si dissolveva nella persona più grande del Papa, Vicario di Cristo. Quei riti erano, e sono, quasi un esercizio di mortificazione – nel senso etimologico -, perché insegnano a “non appartenersi”.
Pio XII sapeva di non appartenersi: «Io appartengo tutto alla Santa Sede», amava dire – e quei riti, a volte così eccessivi, glielo ricordavano continuamente, e non gli impedivano, sceso dalla sedia gestatoria, di vivere la sua povertà, sulle orme di Cristo. «Dietro a lo sposo, sì la sposa piace» (Divina Commedia, Paradiso, Canto XI); e Pio XII non ambiva ad altro, che a piacere a questo Sposo.[26]

La testimonianza del prof. Guiducci[27], storico della Chiesa.
La sera del 4 giugno 1944, dopo nove mesi di occupazione tedesca, Roma è libera e il suo popolo acclama il Pontefice, Pio XII, come il salvatore della città tributandogli il titolo di Defensor civitatis. A 70 anni esatti da quegli eventi, mercoledì 4 giugno si è tenuto nella Capitale un incontro presso la Curia generalizia dei padri Gesuiti per ricordare le iniziative adottate da Pacelli in quelle drammatiche circostanze.

All’appuntamento, organizzato dalla postulazione della causa di canonizzazione di Pio XII, hanno preso parte, tra gli altri, l’ebreo romano, poi convertito, Renato Astrologo – sopravvissuto al bombardamento del quartiere San Lorenzo grazie al riparo presso le monache di clausura del monastero di Santa Susanna in via XX Settembre – e lo storico Pier Luigi Guiducci, docente alla Lateranense e alla Salesiana. Autore, quest’ultimo, di numerosissimi studi, supportati da materiale originale, sull’impegno del pontefice a favore degli ebrei, oltre che scopritore di un carteggio che dimostrerebbe l’opposizione del Papa alle violenze sessuali perpetrate nei confronti delle donne, e non solo, sul finire del conflitto mondiale, quando i “goumiers”, nord africani incorporati nell’esercito francese per combattere i nazisti che occupavano l’Italia centrale, ebbero via libera, come per una sorta di “ricompensa”, agli stupri di massa. Nel Lazio si arriverà a una cifra di alcune migliaia di violenze.[28]
Un dato documentato da referti medici e denunce ai Carabinieri (anche se di altre migliaia si ha solo una memoria orale), che include donne e uomini, preti e suore, bambini e anziani. «A difendere la popolazione c’erano i sacerdoti del posto – racconta Guiducci -. Fra tutti spicca la figura del parroco di Esperia, don Alberto Terilli[29], che nascose tre donne in sacrestia. Alcuni goumiers vi irruppero sfondando la porta e violentarono le donne. Il prete, trascinato in piazza, subì violenza per una notte e morì dopo due giorni per gli oltraggi ricevuti».

A chi accusa il Vaticano di essere intervenuto tardi per fermare una tale barbarie, che ispirò anche il romanzo di Alberto Moravia La ciociara, lo storico replica che «questo non è vero». Da una corrispondenza epistolare intercorsa tra il cardinale francese Eugène Tisserant[30] e il generale Alphonse Juin[31], scovata appunto da Guiducci in un archivio privato oltralpe[32], emerge «la volontà di Pio XII di fermare le violenze. Il Papa, attraverso la Segreteria di Stato, farà trasmettere da Tisserant un dossier di denunce».
Ci sarà anche un fatto importante: «Quando i francesi festeggeranno a Siena liberata l’annuale festa della loro Repubblica, Tisserant sarà invitato ufficialmente da Juin, ma Pio XII non autorizzerà il cardinale a lasciare il Vaticano. Dopo le tragedie in Ciociaria non c’era nulla da festeggiare».
Forte solo «dell’autorità morale», Pio XII fece il possibile per scongiurare quelle che sono passate alla storia come “marocchinate”. E se in seguito alla guerra poco poté essere fatto per punire i violentatori e coloro che li avevano “tollerati”, la ragione va cercata altrove.
«Il problema più evidente – denuncia in ultimo Guiducci – fu legato al trattato di pace con l’Italia del 1947 che impegnava il nostro Paese a rinunciare a presentare reclami agli Alleati per qualunque situazione avvenuta durante il secondo conflitto mondiale.
(Mariaelena Finessi, RomaSette.it, 5 giugno 2014).

La testimonianza di donna Orsola dei Principi Pacelli[33]
Lo hanno spesso descritto come freddo e austero ma con noi della famiglia era affettuoso, divertente e a volte ci sorprendeva con battute in romanesco. Voleva molto bene a mio padre e mia madre. E a me e ai miei fratelli, che eravamo i suoi nipotini. Ricordo che andavamo a trovarlo nell’appartamento pontificio in Vaticano e anche a Castel Gandolfo, la sua residenza estiva.

Io ero molto vivace, avevo l’argento vivo addosso, e in quei lunghi corridoi silenziosi mi mettevo a correre e ridere ad alta voce. I miei genitori ovviamente mi rimproveravano, cercavano di farmi stare composta, ma il Papa sorrideva, mi prendeva per mano e si metteva a giocare con me.
Le occasioni in cui si andava a trovarlo erano il Natale e il 2 giugno, giorno di sant’Eugenio, per festeggiare il suo onomastico. Ho ricordi nitidi di quei momenti. Si lasciava la macchina nel cortile di San Damaso, davanti al Palazzo Apostolico. Poi si entrava in ascensore e si saliva direttamente fino all’appartamento privato del Papa.
Le stanze erano per me misteriose. Per niente lussuose, anzi un po’ spartane, contenevano oggetti esotici e affascinanti. Avevo l’impressione di entrare in un libro di fiabe. Nello studio del Papa, per esempio, mi colpiva sempre la pelle di un leone. Era un dono che aveva ricevuto da Pio XI. Mi rapiva, restavo a guardarla estasiata.
E poi c’era un “cavallo elettrico”. Il Papa lo teneva nel bagno e gli serviva per fare ginnastica appena sveglio. Quando era giovane ed era nunzio apostolico in Baviera, aveva preso l’abitudine di cavalcare e così ora, con quell’attrezzo ginnico, ripeteva gli stessi movimenti benefici per la sua salute. Di quelle visite ricordo anche i biscotti che le suore facevano trovare a noi bambini e la cioccolata calda fumante».
Quando stava con noi della famiglia, il Papa era rilassato, cordiale e disponibile. Nonostante le sue giornate fossero piene di impegni, riusciva sempre a trovare tempo per i suoi parenti. Si interessava di quello che facevamo, di come andavamo a scuola o di quello che sognavamo per il futuro. Ascoltava e dava anche dei consigli.
Ricordo con tenerezza un Natale in cui mio fratello Filippo aveva imparato una poesia apposta per recitarla davanti al Papa. Pio XII era entusiasta e si era messo comodo per ascoltarla. Ma Filippo, vinto dall’emozione, all’ultimo momento si era rifiutato. Teneva le manine dietro la schiena e con aria imbronciata esclamava: “Io non dicio!”.
Il Papa si mise a ridere, poi lo prese in braccio e lo tenne sulle ginocchia riempiendolo di coccole. In quel momento, ai miei occhi di bimba, non era il Pontefice, ma uno zio affettuoso cui gettare le braccia al collo.
(Roberto Allegri, intervista a donna Orsola dei principi Pacelli).[34]

La testimonianza di S.E. Tonucci[35], Nunzio Apostolico (2025).
“Durante gli anni del mio servizio a Londra, Monsignor Igino Cardinale[36] era Nunzio Apostolico in Belgio. Stava allora pubblicando un grosso manuale sulla diplomazia della Santa Sede in inglese, e un paio di volte venne a Londra per mantenere i contatti con l’editore e per correggere personalmente le bozze.

Durante quei giorni, era ospitato in una camera per ospiti a fianco del mio ufficio e, nei momenti di stanchezza, veniva a vedermi e chiacchierare un po’. Ugualmente, dopo cena, mi invitava ad andare da lui, per vedere insieme la televisione. Di fatto, più che guardare le trasmissioni, mi parlava di tanti argomenti ed io lo seguivo con interesse. Cardinale era stato Delegato Apostolico a Londra fino a cinque o sei anni prima, e i suoi ricordi e le sue analisi erano per me utilissimi per capire meglio la situazione della Gran Bretagna.
Con molto piacere ascoltavo anche i suoi ricordi degli anni trascorsi a Roma, come Capo del Protocollo della Segreteria di Stato, quando occasionalmente esercitava la funzione di segretario del Papa Pio XII, che non aveva un suo segretario particolare. Attraverso i suoi racconti, la personalità del Papa, che avevo visto solo due volte e molto da lontano, ma per il quale ho sempre avuto una grande ammirazione, acquistava per me una dimensione nuova, molto più reale e concreta e con molti spunti di umanità.
Sapevo, dai ricordi del Cardinale Tardini, della povertà nella quale viveva il Papa. Cardinale mi confermò questo aspetto, spiegandomi che in tutti gli anni di pontificato, Pacelli mantenne sempre una sua piccola croce pettorale e non volle mai cambiarla. Un giorno l’anello di congiunzione della croce si ruppe. Mentre il gioiello era ad aggiustare, il Papa aveva un’udienza e si preparava ad andare senza la croce. Cardinale insistette perché ne mettesse una, tra quelle che aveva a disposizione: non stava bene che ricevesse persone senza la croce! Il Papa accettò malvolentieri e, finita l’udienza, restituì immediatamente la croce provvisoria, in attesa di avere indietro la sua riparata.
Un altro particolare curioso: ogni tanto, da buon romano, Pacelli usciva con espressioni in romanesco. Ne ricordo una, in riferimento a qualche collaboratore scontento: “E baccajavano pure!”. (…)”.[37]

Alcune considerazioni di sintesi
Vi sono molti modi per avvicinare la figura e l’opera di Pio XII. Tra questi percorsi di ricerca rimane particolarmente attuale lo studio dell’humanitas di questo Papa.

1] Certamente la Positio[38] offre al riguardo diverse informazioni. Il volume III, suddiviso in due parti[39], raccoglie le deposizioni di sessantuno testimoni solo per la parte del processo cosiddetto “romano”; e trentasei altre deposizioni sono state raccolte negli altri luoghi legati alla vita del Venerabile.
2] Rimangono inoltre molto utili le opere storiche su Pio XII di Autori che hanno raccolto i documenti della Santa Sede riguardanti il periodo del secondo conflitto mondiale, fino agli Studiosi che hanno dimostrato la non verità di affermazioni critiche (quando non polemiche) indirizzate alla persona e all’opera di Pio XII.
3] Unitamente a ciò, conserva pure un particolare interesse l’approfondimento delle interazioni avvenute tra il Venerabile Pacelli e le figure di apostoli che la Chiesa additerà in seguito ai fedeli. Si ricordano qui, ad esempio, alcuni Santi che collaborarono con il Pontefice in Vaticano e in altri luoghi: mons. Angelo Giuseppe Roncalli[40] (poi Papa Giovanni XXIII). Durante il secondo conflitto mondiale si distinse per l’aiuto rivolto ai perseguitati dal regime nazista.
Mons. Giovanni Battista Montini[41] (poi Papa Paolo VI). Negli anni della guerra fu un fedele collaboratore di Pio XII, specie nell’organizzazione di un articolato sistema di assistenza ai bisognosi del tempo.
Don Luigi Orione[42]: “padre dei poveri e insigne benefattore dell’umanità dolorante e abbandonata”, così Pio XII lo definì nel telegramma inviato in occasione della sua morte, avvenuta il 12 marzo 1940.
E non sono da dimenticare anche i Beati che interagirono con Papa Pacelli in situazioni molto delicate. Tra diversi esempi, si possono ricordare:
il vescovo (poi cardinale) Clemens August von Galen[43]. Nel 1925 conobbe Eugenio Pacelli, che dal 1920 era nunzio apostolico era per l’intera Germania;, con cui strinse un’amicizia che durò per tutta la vita. Si distinse per la resistenza al nazismo.
Mons. Luigi Novarese[44]: il 18 ottobre 1949, Pio XII lo ricevette in udienza presente mons. Montini, e lo esortò a continuare l’apostolato del Centro Volontari della Sofferenza senza lasciarsi abbattere dalle difficoltà.
Sig.na Armida Barelli[45]: la sua azione socio-pastorale fu decisiva per sostenere le nuove opere cattoliche che si stavano organizzando. Nel 1946, venne nominata da Pio XII vice presidente generale dell’Azione Cattolica.[46]
Don Carlo Gnocchi[47]: Pio XII accolse quest’ultimo e i suoi mutilatini l’11 luglio 1948 (udienza particolare a don Gnocchi e ai mutilatini); 20 maggio 1950 (incontro con i mutilatini per l’inaugurazione del Centro di Roma); 27 agosto 1953 (udienza ai mutilatini europei partecipanti al Campo d’Agosto; 8 agosto 1954 (udienza ai partecipanti al Raduno dei Dirigenti d’Europa dei Mutilatini di guerra).

Da citare pure importanti figure di Venerabili. Ad esempio: suor Lucia dos Santos[48], veggente di Fatima). Fu lei a chiedere a Pio XII, a nome della Madonna, la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, e la comunione riparatrice dei primi sabati.
Don Pirro Scavizzi[49]: durante la seconda guerra mondiale, fu presente sui treni ospedale dell’Ordine di Malta in sei missioni. Operò anche nei centri ospedalieri che accoglievano soldati feriti e civili colpiti dai bombardamenti. Protesse ebrei. Nel 1947 fu nominato da Pio XII suo Prelato Domestico.
Madre Luigia Tincani[50]. Notevole l’apporto che dette alla cultura in genere e alla promozione di atenei universitari. Nel 1949 fu nominata da Pio XII superiora a vita dell’Unione Santa Caterina da Siena – Missionarie della Scuola).
Tra i Servi di Dio spicca la figura di padre Felice Cappello SI[51]. Riferì in seguito Suor Pascalina Lehnert: “(…) Ricordo di aver visto diverse volte, in Vaticano, Padre Cappello, che veniva ricevuto da Pio XII e con Lui si intratteneva a colloquio, ma non so su quali argomenti (…)”.[52]
Proprio seguendo questo “iter sanctitatis” sono emersi molti dettagli sull’umanità di Pio XII.[53] Tale qualità ha saputo cancellare ogni buonismo e paternalismo per aprirsi a una condivisione reale di ogni esodo umano.

 

 

Note

[1] Pio XII (nato Eugenio Pacelli): 1876-1958. Il suo pontificato è durato dal 1939 alla morte. Nel 2009 ha ricevuto il titolo di Venerabile.
[2] Suor Pascalina Lehnert (1894-1983). Coordinò il lavoro domestico che si svolgeva nell’appartamento di Pio XII dal 1923 fino alla morte del Pontefice.
[3] Periodo: 1917-1929.
[4] P. Virginio Rotondi SI. (1912-1990). Fondatore e direttore dell’opera sociale “Oasi”.
[5] P. Guglielmo Como SI. (1903-1978).
[6] Durante il Pontificato si occupò anche della supervisione del Magazzino privato del Papa, che raccoglieva i doni e le elemosine che da tutto il mondo arrivavano al Papa, per ridistribuirli ai più bisognosi.
[7] Principe Giulio Pacelli (1910-1984). Nipote di Pio XII.
[8] Quartieri San Lorenzo, Prenestino, Tiburtino e Tuscolano. (n.d.A.).
[9] Circa tremila morti. (n.d.A.).
[10] Pio XII arrivò direttamente dal Vaticano a bordo di una Topolino guidata dal conte Galeazzi. (n.d.A.).
[11] Era stata colpita (n.d.A.).
[12] Mons. Fiorenzo Angelini (1916-2014). Nel 1943 era un giovane viceparroco della chiesa della Natività, vicino a San Giovanni. Nominato vescovo (1956). Creato poi cardinale (1991).
[13] Conte Enrico Pietro Galeazzi (1896-1986). Architetto dei Sacri Palazzi Apostolici, Direttore Generale dei Servizi tecnici e di quelli economici del Vaticano.
[14] Cf nota successiva.
[15] Pio XII doveva celebrare una messa in suffragio delle vittime del 19 luglio nella chiesa dei Santi Fabiano e Venanzio a piazza di Villa Fiorelli. Al termine avrebbe dovuto esserci anche una processione fino a San Giovanni. Ecco perché di questa seconda occasione ci sono anche le immagini cinematografiche. In questo caso la presenza del Papa era prevista, e la coincidenza con il bombardamento fu casuale.
[16] In: ‘Vatican News’, 2 marzo 2019.
[17] Suor Maria Conrada Grabmair. Religiosa bavarese. Fu dal 1938 addetta alla cucina e alle pulizie dell’appartamento privato prima del Cardinal Pacelli e poi di Papa Pio XII.
[18] Padre Peter Gumpel SI (1923-2022). P.L. Guiducci, Padre Peter Gumpel, il ricordo di un amico, in: ‘Gesuiti’, News, Cultura, 16 ottobre 2022.
[19] In: ‘Avvenire’, Agorà, venerdì 15 novembre 2013.
[20] Gino Bartali (1914-2000). Ciclista su strada. Vinse tre Giri d’Italia, di cui due consecutivi, (1936, 1937, 1946), e due Tour de France (1938, 1948), oltre a numerose altre corse tra gli anni Trenta e Cinquanta, tra le quali due Giri di Svizzera consecutivi, quattro Milano-Sanremo, tre Giri di Lombardia e un Tour de Romandie (Svizzera). Proclamato anni dopo (2013) “Giusto tra le Nazioni” per l’aiuto offerto agli Ebrei perseguitati.
[21] P. Lehnert, Pio XII. Il privilegio di servirlo, traduzione dal tedesco di M. Guarducci, Rusconi, Milano 1984 (n.d.A.).
[22] Il denaro portato da Pio XII venne poi distribuito attraverso il parroco della vicina chiesa dell’Immacolata a San Lorenzo. (n.d.A.).
[23] Pio XII, Menti Nostrae, Esortazione al Clero del mondo cattolico sulla santità della vita sacerdotale. 23 settembre 1950 (Anno Santo). (n.d.A.).
[24] Pio XII, Lettera Enciclica Quemadmodum, L’assistenza ai fanciulli indigenti, Roma, presso San Pietro, il 6 gennaio, Epifania di nostro Signore Gesù Cristo, nell’anno 1946, VII del Nostro pontificato. (n.d.A.).
[25] Cf anche: Radiomessaggio di Sua Santità Pio XII ai malati di tutto il mondo. Lunedì 21 novembre 1949. Discorso di Sua Santità Pio PP. XII a migliaia di infermi del “Centro Volontari della Sofferenza”, lunedì 7 ottobre 1957. (n.d.A.).
[26] Comitato Papa Pacelli, 17 gennaio 2014. https://www.papapioxii.it/.
[27] Pier Luigi Guiducci (1951-…). Storico della Chiesa e giurista. Autore anche del volume Il Terzo Reich contro Pio XII (San Paolo; 2013).
[28] Cf anche: Redazione, Nuovi documenti: Pio XII contro le “marocchinate” in Ciociaria, in: ‘Storia in Rete’, 18 giugno 2014. Intervista al prof. Guiducci (n.d.A.).
[29] Don Alberto Terilli (1880-1944). (n.d.A.).
[30] Card. Eugène Tisserant (1884-1972). (n.d.A.).
[31] Generale Alphonse Juin (1888-1967). Divenne maresciallo di Francia nel 1952. (n.d.A.).
[32] Le lettere intercorse tra Tisserant e Juin erano conservate in Francia da Hennequin Paule a Mas Galangau (Montferrer). Questa anziana signorina era la pronipote di Tisserant. (n.d.A.).
[33] Donna Orsola dei Principi Pacelli (nata nel 1937). Pronipote di Pio XII. (n.d.A.).
[34] In: ‘Famiglia Cristiana’, 5 ottobre 2018.
[35] S.E. Mons. Giovanni Tonucci (nato nel 1941). Lavorò nella Segreteria di Stato vaticana. Prestò in seguito servizio presso le Nunziature Apostoliche nella Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia (1984-1987) e negli Stati Uniti d’America (1987-1989). A Washington era anche Osservatore Permanente Aggiunto presso l’Organizzazione degli Stati Americani. Nominato Nunzio Apostolico in Bolivia il 21 ottobre 1989, fu elevato alla dignità di Arcivescovo, con il titolo di Torcello. Ha servito come Nunzio Apostolico in Bolivia fino al 1996. In quell’anno, a marzo, fu nominato Nunzio Apostolico in Kenya. Fu poi accreditato come Osservatore Permanente della Santa Sede ai programmi delle Nazioni Unite con sede in Nairobi: UNEP, per i problemi ecologici, e Habitat, per gli insediamenti umani. Nel mese di ottobre 2004, fu trasferito alla Nunziatura Apostolica di Stoccolma, come Rappresentante Pontificio presso i Paesi Nordici: Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda e Norvegia. Il 18 ottobre 2007 fu nominato Arcivescovo della Prelatura Territoriale di Loreto, e Delegato Pontificio del Santuario della Santa Casa. Dall’8 marzo 2014, è stato anche Delegato Pontificio per il Santuario di S. Antonio in Padova.
[36] S.E. Mons. Igino Eugenio Cardinale (1916-1983). (n.d.A.).
[37] S.E. Mons. Giovanni Tonucci (nato nel 1941), Lettera al Prof. Pier Luigi Guiducci, datata giovedì 2 gennaio 2025. Archivio privato Prof. Guiducci.
[38] Congregazione per le cause dei Santi, CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM Prot. N 1088 ROMANA. BEATIFICATIONIS ET CANONIZATIONIS Servi Dei PII XII (EUGENII PACELLI) SUMMI PONTIFICATUS (1876-1958). POSITIO SUPER VITA ET VIRTUTIBUS. Romae, 1999.
[39] Congregazione per le cause dei Santi, CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM Prot. N 1088 ROMANA. BEATIFICATIONIS ET CANONIZATIONIS Servi Dei PII XII (EUGENII PACELLI) SUMMI PONTIFICATUS (1876-1958). POSITIO SUPER VITA ET VIRTUTIBUS. SUMMARIUM DEPOSITIONES TESTIUM Vol III, PARS I e Processu Romano, PARS II e Processibus Rogatorialibus Varsaviensi, Ianuensi, Lisbonensi, Matritensi, Montisvidei, Monacensi, Berolinensi.. Romae 1999, pp, XXV, XXXII, 1-540 + 541-906.
[40] Angelo Giuseppe Roncalli (1881-1963). Il suo pontificato durò dal 1958 alla morte.
[41] Giovanni Battista Montini (1897-1978). Il suo pontificato durò dal 1963 alla morte.
[42] Don Luigi Orione (1872-1940). Fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza.
[43] Mons. Clemens August von Galen (1878-1946). Vescovo di Münster. Creato cardinale nel 1946. Cf anche: S. Falasca, Un vescovo contro Hitler. Von Galen, Pio XII e la resistenza al nazismo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2006.
[44] Mons. Luigi Novarese (1914-1984). Fondatore delle associazioni Centro Volontari della Sofferenza, Silenziosl Operai della Croce, Lega Sacerdotale Mariana e Fratelli degli ammalati.
[45] Sig.a Armida Barelli (1882-1952). Dirigente dell’Azione Cattolica Italiana. Co-fondatrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Co-fondatrice delle Missionarie della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo. Co-fondatrice dell’Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo.
[46] Cf anche: P.L. Guiducci, Armida Barelli, La donna che discuteva con il “Magnifico Terrore”, EDUCatt, Milano 2021.
[47] Don Carlo Gnocchi (1902-1956). Cappellano degli Alpini in Russia. Nel 1945 venne nominato direttore dell’”Istituto Grandi Invalidi” di Arosio. Accolse i primi orfani e mutilati di guerra. Nel 1948  fondò la “Fondazione Pro Infanzia Mutilata”. Fu poi nominato consulente alla Presidenza del Consiglio per i mutilatini di guerra. Nel 1951 la Fondazione venne sciolta. Beni e strutture furono donati alla nuova “Fondazione Pro Juventute”.
[48] Suor Lucia dos Santos (1907-2005). Fa parte dei tre veggenti che, vicino Fatima, sperimentarono la vicinanza tangibile della Vergine Maria (1917). Con lei furono presenti alle apparizioni i suoi cugini, i fratelli Giaconta (Santa) e Francesco Marto (Santo).
[49] Don Pirro Scavizzi (1884-1964). Cappellano militare sui treni ospedale. Operò a Roma nelle parrocchie di San Vitale (vicario) e di Sant’Eustachio (parroco). Aderì all’Istituto Imperiali Borromeo Antonelli, e si dedicò alle Missioni al popolo. Fu anche assistente ecclesiastico nei treni UNITALSI.
[50] Madre Luigia Tincani (1889-1976). Religiosa, pedagogista, filosofa. Fondatrice della congregazione delle Missionarie della Scuola, e della Libera Università Maria Santissima Assunta di Roma.
[51] P. Felice Cappello sj (1879-1962). Sacerdote. Docente all’Università Gregoriana. Canonista. Denominato “il confessore di Roma”.
[52] Cf Positio, p. 86 e p. 97.
[53] Cf anche: F. Peloso, Papa Pio XII dormiva per terra. Ricordi di Don Orione, in: ‘Messaggi di Don Orione”. Il testo dell’articolo si può leggere in: https://messaggidonorione.it/articolo.asp?ID=1387.
[54] D. Verrastro, Tra spirito e materia, in: ‘Mélanges de l’École française de Rome – Italie et Méditerranée modernes et contemporaines’, 134-2; 2022, pp. 295-309.
[55] Discorso di Sua Santità Pio XII “Negli ultimi sei anni”, 24 dicembre 1945.
[56] Pio XII, Lettera Enciclica Fulgens Corona. Indizione dell’Anno Mariano. Roma, presso San Pietro, l’8 settembre, festa della natività di Maria ss.ma, nell’anno 1953, XV del Nostro pontificato.
[57] Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, X, Decimo anno di Pontificato, 2 marzo 1948-1° marzo 1949, pp. 153-155, Tipografia Poliglotta Vaticana.
[58] Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XI, Undecimo anno di Pontificato, 2 marzo 1949-1° marzo 1950, pp. 35-36, Tipografia Poliglotta Vaticana.
[59] Radiomessaggio di Sua Santità Pio PP. XII nella “Giornata della Madre e del Bambino”. Domenica 6 gennaio 1957. Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVIII, Diciottesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1956-1° marzo 1957, pp. 753-757, Tipografia Poliglotta Vaticana.

 

Ringraziamenti
S.E. Mons. Giovanni Tonucci, Nunzio Apostolico.
Padre Pascual Cebollada SI., Postulatore della Compagnia di Gesù.
Responsabili della Comunità Montana XIX Arco degli Aurunci.
Padre Peter Gumpel SJ. (†). Aiutò il Postulatore padre Paolo Molinari SI nella Causa di Pio XII. Nel 1983 poi, al P. Gumpel, divenuto relatore presso la Congregazione delle Cause dei santi, fu assegnato il compito ufficiale di relatore della causa di Pio XII.
Diacono permanente Dominiek Oversteyns, Autore di diversi studi su Papa Pacelli.

 

Per saperne di più
P.G. Accornero, Quando nel letto del Papa nacquero 36 bimbi scampati alle bombe, in: ‘La Voce e il Tempo’, 19 febbraio 2024 (https://vocetempo.it/contatti/). R. Allegri, Pio XII visto da vicino. Un’intervista a un nipote del “pastore angelico”. L’intervista avvenne nel 1973. Il testo si trova anche su ‘ https://piusppxii.wordpress.com/’ (11 ottobre 2017). P.L. Guiducci, Pio XII, defensor civitatis, in: ‘Storia in Network’, 2 novembre 2019. M. Lindeijer SI, La carità spirituale di Pio XII, in: AA.VV., ‘Pio XII. Il Papa della Carità’, atti convegno presso la Pontificia Università Lateranense (Roma), a cura del Comitato Pacelli, 13 marzo 2014. M. Marchione, Crociata di carità. L’impegno di Pio XII per i prigionieri della seconda guerra mondiale, Sperling & Kupfer, Segrate 2006. Pio XII. Il Papa dei bambini, Shalom, Piane (AN) 2004. Q. Paganuzzi, Pro Papa Pio. L’opera di pace di Pio XII durante la seconda guerra mondiale nella testimonianza di uno dei suoi collaboratori, Nuova Omicron, Genova 1998. D. Tardini, Pio XII visto da vicino. Con un diario inedito del 1954, a cura di C.F. Casula, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2021. A. Tornielli, Pio XII. La sensibilità del Pastor Angelicus, in: ‘La Stampa’, 31 agosto 2011.