JOHNNY TORRIO, UN GANGSTER LUCANO A CHICAGO

di Michele Strazza -

 

 

 

Dai bassifondi di New York al controllo della prostituzione e del gioco d’azzardo, la carriera di John Torrio è una scalata ai vertici della malavita organizzata. Negli anni Venti si dedica al contrabbando di alcolici. Nella sua banda anche un “certo” Al Capone…

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Nato il 20 gennaio 1882 in Basilicata, nell’allora Montepeloso (oggi Irsina), Donato Torrio perse a causa di un incidente – ad appena due anni dalla nascita – il padre Tommaso, ferroviere. Alla madre Maria Carlucci (o Carluccio), originaria della vicina Altamura, non restò che emigrare con il figlio negli Stati Uniti dove, come tanti compaesani, si cercava in qualche modo fortuna.
Il piccolo Torrio, iscritto all’anagrafe col nome di “Johnny”, cresce nei bassifondi del Lower East Side di New York e va a lavorare nella drogheria del patrigno Salvatore Caputo, con il quale la madre si era risposata. E in questo locale, assiduamente frequentato dai bevitori del posto, il ragazzo lucano ha modo di fare amicizia con teppisti e ladri di ogni genere, diventando capo di una banda di strada, la “James Street Gang”, avvicinandosi all’altra banda di Paul Kelly (“Five Points Gang”) che operava nel quartiere di Five Points.
Anche Kelly ha origini lucane. Il suo nome italiano è, infatti, Francesco Paolo Antonio Vaccarelli ed è giunto a New York da Pietrapertosa.
Il ragazzo irsinese viene subito notato dal capobanda per la sua capacità di iniziativa e, in poco tempo, assume un ruolo di punta nella formazione criminale del quartiere.
Kelly aveva lasciato la sua attività di pugile per aprire diversi postriboli, camuffati da locali notturni, realizzando ingenti guadagni investiti in palestre gestite dai suoi fedelissimi.
Egli è forse il primo a considerare il crimine come “business” e Johnny viene subito preso sotto la sua ala protettrice, cambiando la sua immagine da ladruncolo violento in giovane elegantone.
Così, nel 1905 la James Street Gang, la banda di Torrio, diventa una sorta di “squadra allievi” della Five Points, dove gli affiliati svolgono l’apprendistato prima di accedere in “prima squadra” e Torrio diventa luogotenente di Kelly.

In questa palestra muove i primi passi criminali anche Frankie Yale (nome italiano Francesco Ioele), formidabile pugile pure lui, nonostante la statura media e la corporatura paffuta.
Diventato, dunque, il vice di Kelly, Johnny gestisce ormai importanti attività nel campo della prostituzione, del gioco d’azzardo e dello strozzinaggio. È ormai pronto a fare il salto di qualità nel mondo criminale americano dei primi del Novecento.
Nel 1909, infatti, viene chiamato a Chicago dal calabrese Giacomo Colosimo Cerone, soprannominato “Big Jim”, che ha sposato Victoria Moresco, zia di Johnny.
È stata proprio quest’ultima a suggerire al marito di ingaggiare il nipote per risolvere i suoi problemi con la “Mano Nera”, l’organizzazione criminale di stampo mafioso che taglieggiava gli imprenditori italiani e, tra questi, rientrava anche Big Jim, padrone di diversi bordelli.
Johnny si mette subito all’opera con i suoi uomini e, dopo aver attirato gli estorsori ad un falso appuntamento, è pronto a crivellarli di colpi.
Conquistatosi, così, un posto di primo piano nelle attività dello zio, Torrio si trasferisce definitivamente a Chicago nel 1919, incaricando Frankie Yale di gestire i suoi affari a New York.
È in questo momento che si lancia in quello che sarebbe diventato l’affare del secolo per la malavita americana, il contrabbando di alcolici, quando, dopo il 1920, entrò in vigore il “proibizionismo”.

Torrio, al centro, circondato dai suoi uomini.

Torrio, al centro, circondato dai suoi uomini.

Ma c’è un problema! Colosimo ha paura e non vuole entrare nel nuovo business, soprattutto per il timore di una guerra tra bande. Ha divorziato, peraltro, dalla moglie perché invaghito di una cantante, Dale Winter.
Bisogna eliminare l’ostacolo! Così Johnny, dopo aver chiesto l’autorizzazione dei fratelli Genna, mafiosi siciliani del West Side di Chicago, provvede a farlo ammazzare da Frankie Yale, l’11 maggio 1920, diventando l’unico padrone delle sue attività.
È in questo momento che un altro importante personaggio entra nella vita criminale di Torrio. Johnny, infatti, aveva notato già da tempo un giovane italoamericano, apprezzandone le doti di freddezza: Alphonse Gabriel Capone.
Quasi vedendo se stesso da giovane, lo prende con sé, prima come “buttafuori” dei suoi locali, e poi dandogli sempre ruoli maggiori, fino a farlo diventare un vero e proprio socio in affari.
Ambedue gestiscono il contrabbando di alcolici, il gioco d’azzardo e la prostituzione, corrompendo politici e poliziotti.
Nel 1923, il sindaco da loro appoggiato, William Thompson, viene sconfitto alle elezioni da William Dever, deciso a combattere il malaffare. Sono costretti, così, a spostare gran parte dei propri traffici a Cicero, in Illinois, sotto la protezione del sindaco corrotto Joseph Klenha.
Nell’aprile del 1924 si tengono, a Cicero, le nuove elezioni amministrative. Torrio e Capone schierano le proprie truppe contro gli avversari democratici del sindaco, arrivando persino a fare bruciare le abitazioni degli oppositori. In questo clima di violenza la cittadina, percorsa da squadre di picchiatori, riconferma Joseph Klenha. Ma in uno degli scontri con la polizia perde la vita il fratello dello stesso Capone.

Torrio, intanto, ha preso in moglie l’ebrea Anna Theodosia Jacob la quale, inizialmente, non è perfettamente a conoscenza delle attività del marito, almeno fino a quando il marito non viene arrestato nel 1924 a causa degli intrighi orditi da Charles Dean O’Banion, gangster di origini irlandesi, con cui aveva affari in comune.
Il 10 novembre dello stesso anno O’ Banion viene ucciso nel suo negozio di fiori da sicari inviati da Torrio e da Capone che partecipano personalmente ai funerali. L’orazione funebre, peraltro, viene pronunciata proprio da Al Capone.
La guerra è ormai aperta tra Johnny, soprannominato The Fox (la volpe), e i suoi rivali.
E il 24 gennaio 1925 Torrio stesso viene crivellato di colpi mentre scende dall’auto, tornando dallo shopping insieme alla moglie. Ferito in tutto il corpo, evita la morte per puro caso. La pistola di George Moran puntata sulla sua tempia, per il colpo di grazia, infatti, non spara perché scarica.
Trasportato in ospedale, è Al Capone che predispone un efficiente servizio di vigilanza intorno al ferito.
Guarito e dimesso dall’ospedale, dopo avere scontato un anno di prigione a causa di una condanna per la violazione delle leggi sul proibizionismo, decide di tornare in Italia per una lunghissima vacanza ad Amalfi con la moglie e la madre.
Rientra negli USA solo nel 1928. Occupando una posizione defilata, si impegna ancora nel contrabbando di alcolici, puntando, però, ad una visione più ampia, con l’obiettivo di elaborare una proposta di alleanza tra le principali famiglie criminali.
A maggio del 1929 si tiene, ad Atlantic City, un incontro al vertice tra i principali gangster americani. Torrio, accolto come un vecchio capo, espone la sua proposta: l’istituzione di un vero e proprio “Sindacato” nazionale del crimine per gestire, senza conflitti, gli affari delle famiglie.
Nel 1939 fu condannato a due anni e mezzo per evasione fiscale, scontati nel penitenziario di Leavenworth. Uscito, si ritirò a vita privata, occupandosi solo di affari perfettamente legali e lasciando tutte le sue attività illecite all’amico fedele Al Capone che vide in lui sempre un maestro.
Visse gli ultimi trent’anni di vita al di fuori del mondo criminale. Il 16 aprile 1957, a 75 anni, ebbe un attacco cardiaco mentre attendeva il proprio turno sulla poltrona di barbiere. Morì alcune ore dopo in ospedale. Solo a distanza di tre settimane la notizia apparve sui giornali. Fu sepolto nel cimitero di Green-Wood a New York.

 

 

 

Per saperne di più
Kobler J., Al Capone. La vita e il mondo del re dei gangster, Milano, Mondadori, 2004.
Newton M., Icemanof Brooklyn. The Mafia Life of Frankie Yale, McFarland, 2021.
Pezzano R., L’ascesa di “Johnny” il lucano, cattivo maestro di Al Capone, “Il Quotidiano del Sud”, 27 settembre 2021.
Sifakis C., The Mafia Encyclopedia, Infobase Publishing, 2006.
Zienna L., Johnny Torrio: nacque a Irsina il boss di Al Capone, in “Mathera”, A. VI (2022), n. 19.