In libreria: Sacre ossa

9788858156520_0_0_424_0_75Le reliquie ci appaiono come una delle più interessanti manifestazioni del Medioevo oscuro e superstizioso. E con ragione! Se togliamo loro la polvere del tempo, scopriremo storie affascinanti e personaggi indimenticabili. Soprattutto, attraverso di loro possiamo stabilire una connessione diretta con uomini e donne del passato e guardare 2000 anni di storia in modo nuovo.
La polvere del mantello di san Martino, il dentino da latte di Gesù Bambino, migliaia e migliaia di frammenti della Vera Croce recuperata da sant’Elena: se scorriamo l’elenco delle innumerevoli reliquie conservate nei nostri santuari e nelle nostre chiese, non possiamo trattenere lo stupore e l’ironia per una ‘tipica’ testimonianza della superstizione e dell’oscurantismo medievale.
Ma se quello delle reliquie può apparire un mondo esclusivamente connesso con l’aspetto devozionale, con la fede e con l’esaltazione del sacro, esplorare le storie a loro legate ci conduce in un inedito mondo fatto di viaggi avventurosi, raggiri, contese teologiche, battaglie campali e rapporti di potere secolari. Basta ricordare l’importanza che hanno per Venezia e Bari le reliquie di san Marco e san Nicola, rispettivamente trafugate da Alessandria d’Egitto e da Myra.
Sono storie che vedono protagonisti non solo santi e uomini di Chiesa, ma anche sovrani, condottieri, donne straordinarie, nobili e personaggi minori come pirati, ladri,abili millantatori e tanta povera gente in buona fede.
Federico Canaccini, Sacre ossa: storie di reliquie, santi e pellegrini – Laterza, Roma-Bari 2025, pp. 312, euro 19,00

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Thomas G. Fraser, Terra della discordia: il Medio Oriente dalla Prima guerra mondiale a oggi – il Mulino, Bologna 2025, pp. 272, euro 24,00
Fino alla Prima guerra mondiale, l’Impero ottomano aveva dominato il Medio Oriente per quattro secoli. La sua caduta, unita al successivo scontro delle politiche imperiali europee, ha scatenato un’ondata di disordini e conflitti. Perché? In questo libro T.G. Fraser mette insieme le tessere della complicata storia del Medio Oriente non turco nell’ultimo secolo. L’obiettivo è offrire a chi legge una visione d’insieme, una sintesi di linee di frattura, eredità dell’imperialismo, competizione tra governi secolari e autocratici, nonché l’ascesa e il declino del nazionalismo arabo. In questo contesto si inserisce il XXI secolo, segnato prima dall’11 settembre, poi dalla Primavera araba, dalla guerra civile in Siria e dal conflitto a Gaza.

Diego Zandel, Autodafé di un esule: nel ricordo delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata – Rubbettino, Soveria Mannelli 2025, pp. , euro
Il processo al capo della polizia politica a Fiume nel 1945, Oskar Piškulić, imputato di omicidio continuato e aggravato, avviato nel 1997, si concluse sette anni dopo, nel 2004. Diego Zandel, figlio di esuli fiumani fuggiti dalla Jugoslavia di Tito e nato in un campo profughi, venne a saperlo per caso quando un amico, giudice allo stesso processo, gli mandò per conoscenza la sentenza allo scopo di avere una sua opinione a riguardo. Diego scoprì così, con stupore, di non aver mai sentito parlare di quel processo, peraltro caratterizzato da clamorose reazioni mediatiche, politiche e diplomatiche. Perché? In Autodafé di un esule l’autore indaga sulle cause della propria ignoranza. E si chiede se fosse perché scriveva su «l’Unità» e «Paese Sera», giornali di una sinistra che giustificava le foibe e imputava gli esuli di essere fascisti fuggiti dal paradiso socialista di Tito. Gli sorge, così, il sospetto di aver ceduto a una sorta di anestesia che, opportunisticamente, lo abbia inibito dall’aprire una pagina che lo avrebbe reso malaccetto nell’ambiente. Con questo suo Autodafé di un esule Diego Zandel ripaga la sua “distanza” di allora, un buco della memoria che oggi ha per lui l’amaro sapore del tradimento e della rimozione.

Franco Cardini, I confini della storia: intervista di S. Valzania – Laterza, Roma-Bari 2025, pp. 208, euro 15,00
Le tante dimensioni della storia e la memoria ingannatrice, la crisi del luminoso mondo medievale e l’ingresso in una modernità senza limiti, gli intrecci tra Oriente e Occidente, il legame con Firenze e tante altre città del mondo, i maestri e i compagni di strada, la politica tra nuove e vecchie identità, la tensione tra fede e ricerca della verità: muovendosi ai confini della storia, Franco Cardini rimette in questione molte convinzioni diffuse sul passato e sul presente.
Franco Cardini è professore emerito nell’Istituto di Scienze Umane e Sociali/SNS, Directeur d’Études nell’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, Fellow della Harvard University e membro del consiglio scientifico della Scuola Superiore di Scienze Storiche dell’Università degli Studi di San Marino. Tra le sue più recenti pubblicazioni per Laterza, La deriva dell’Occidente.
Sergio Valzania, storico e giornalista, ha diretto per dieci anni i programmi Rai della radio e ha insegnato nelle Università di Genova e Siena. Collabora con le pagine culturali de “L’Osservatore Romano” e con Radio Inblu2000.

Jean-Pierre Filiu, Perché la Palestina è perduta ma Israele non ha vinto: storia di un conflitto (XIX-XXI secolo) – Einaudi, Torino 2025, pp. 428, euro 32,00
È possibile raccontare in maniera diversa una storia tragica sulla quale pare essere già stato detto tutto o quasi? Jean-Pierre Filiu sceglie di affrontare l’intricata complessità del conflitto israelo-palestinese partendo da alcuni dei suoi aspetti meno analizzati e noti, tra cui spiccano le origini cristiane del sionismo e i rapporti ambigui, e spesso opportunistici, del mondo arabo con la causa palestinese. Da un lato quindi in queste pagine si ricostruisce la vicenda sionista, andando però oltre il programma di Herzl elaborato alla fine dell’Ottocento, e risalendo alla sua matrice cristiana, anglosassone e in fondo antisemita. Una prospettiva che ci riporta alle antiche profezie di cacciata degli invasori islamici dalla Terra Santa e di conversione del popolo ebraico. E che illumina di una inquietante luce apocalittica ed escatologica le ragioni delle forze americane e britanniche che hanno spinto per la nascita dello Stato di Israele e lo hanno poi strenuamente difeso. Forze che ancora oggi hanno un peso enorme nel Congresso statunitense. Dall’altro lato invece Filiu indaga i rapporti dei paesi arabi con la Palestina, e lo sviluppo al suo interno dei diversi movimenti di liberazione nazionale, le cui relazioni sono state spesso conflittuali e hanno molte volte portato a scelte tatticamente fallimentari. Quello che emerge è come i governi del mondo arabo abbiano cercato di appropriarsi della causa palestinese per ragioni simboliche e di legittimazione strategica all’interno dell’area mediorientale: una solidarietà di facciata e strumentale, che ha portato ad appoggiare il popolo palestinese quando faceva comodo e a lasciarlo al suo tragico destino se non era necessario all’interno di qualche disegno egemonico. Ma questi sono solo due dei tanti fili che si dipanano in una storia lunga e spinosa, eppure non inconoscibile. Capire perché la Palestina è perduta ma Israele non ha vinto è infatti fondamentale, se vogliamo tenere aperto uno spiraglio di speranza per la pace in una terra, e in un mondo, martoriati da conflitti che sembrano irrisolvibili.

Attilio Brilli, Le vie del Grand Tour – il Mulino, Bologna 2025, pp. 250, euro 16,00
La trama culturale intessuta dal Grand Tour ha collegato per oltre due secoli i paesi del continente dando vita a un’idea germinale di Europa, a una condivisione di valori che è sopravvissuta ai nazionalismi più esasperati e a due conflitti mondiali.
Il viaggio di cultura, ma anche di piacere e di svago attraverso il continente, è stata una pratica assai diffusa presso le classi aristocratiche e alto borghesi europee, un vero e proprio rito iniziatico di formazione e accrescimento culturale. Mettersi sulle tracce dei protagonisti del Grand tour, calcando le loro strade in Europa, significa anche ricostruire le vie attraverso le quali si è irradiata la cultura fra Seicento e primo Ottocento. Le molteplici esperienze nei paesi transalpini o mediterranei, oscurate dal rilievo solitamente riservato all’Italia come meta esclusiva, vengono ricostruite qui ripercorrendone le tratte, sostando nelle città, frequentandone i salotti e visitando università, collegi e accademie. Dalle vie di terra alle rotte marittime, passando per i valichi alpini, un ritratto inedito di un fenomeno tanto celebrato, ma poco conosciuto nella sua completa dimensione continentale.

Wilhelm Halbfass, Europa e India: storia di un incontro culturale – Carocci editore, Roma 2025, pp. 684, euro 56,00
Già pubblicato in tre diverse edizioni, tedesca, inglese e indiana, questo saggio è considerato il più importante e documentato studio sul complesso dialogo intellettuale tra l’Europa e l’India, dall’antichità all’età moderna.
Attraverso un’analisi rigorosa e un approccio ispirato alla tradizione ermeneutica tedesca, Halbfass esamina come nel corso della storia questi due mondi tanto diversi abbiano visto e compreso l’uno il pensiero filosofico, in un rapporto dialettico in cui ognuno ha rimesso in discussione e ridefinito la propria identità.
Un testo che permette di comprendere in profondità le interazioni culturali e filosofiche tra Oriente e Occidente a chiunque sia interessato al dialogo interculturale e alla filosofia comparata.

Ramie Targoff, Le sorelle di Shakespeare: storia delle quattro donne che scrissero il Rinascimento – Mondadori, Milano 2025, pp. 372,  euro 28
Nel saggio Una stanza tutta per sé, Virginia Woolf rifletteva sulle ragioni per cui, nel corso dei secoli, le donne avevano scritto pochissimo rispetto agli uomini. Sua la celebre affermazione: «Se vuole scrivere romanzi una donna deve avere del denaro e una stanza tutta per sé». Woolf aggiungeva anche che se mai fosse esistita una sorella di Shakespeare, dotata dello stesso genio del fratello, sarebbe sicuramente andata incontro a un destino tragico: impazzita, uccisa o condannata a concludere «i suoi giorni in qualche capanna solitaria un po’ fuori del villaggio, per metà strega, per metà maga, temuta e derisa». Eppure, almeno in parte, Woolf si sbagliava.
Nel 1929, quando pubblicò il suo saggio, conosceva infatti poco o nulla delle potenti opere letterarie scritte, e in molti casi pubblicate, da un ristretto gruppo di donne, che, coeve di Shakespeare, facevano ciò che Woolf riteneva impossibile: scrivevano opere poetiche, storiche, religiose e drammatiche, in un’epoca in cui nessuna donna era incoraggiata a farlo.
Tra loro, Anne Clifford, un’aristocratica cresciuta tra i privilegi che, dopo essere stata esclusa dall’eredità di uno dei più vasti patrimoni d’Inghilterra, intraprese una battaglia testamentaria arrivando a scontrarsi con gli uomini più potenti del regno e la documentò nei suoi numerosi diari.
Mary Sidney, costretta a sposare un uomo molto più grande di lei, ma che non smise mai di approfondire i suoi studi umanistici e fece, in parte insieme al celebre fratello Philip, un’ottima traduzione in versi del Libro dei Salmi.
Aemilia Lanyer, proveniente da una famiglia di musicisti veneziani alla corte della regina Elisabetta I, fu la prima donna inglese a pubblicare una raccolta di poesie originali, uscita nel 1611.
Elizabeth Cary, la prima donna, invece, a pubblicare una tragedia originale in lingua inglese.
Sono loro le quattro «sorelle di Shakespeare» che la studiosa Ramie Targoff ha deciso di raccontare in questo libro. Intrecciandone le tormentate vite con le opere, Targoff restituisce loro la voce che meritano, tessendo un affascinante racconto. Le protagoniste sono donne senza legami di sangue fra loro, ma che hanno condiviso, oltre che una passione, il coraggio di essere se stesse. Nella vita come, soprattutto, nella letteratura.

Michele Campopiano, Storia dell’ambiente nel Medioevo: natura, società, cultura – Carocci editore, Roma 2025, pp. 176, euro 17,00
Nel Medioevo la vita era indissolubilmente legata alla natura, la cui percezione era però in continuo movimento. Piante, animali, corsi d’acqua: tutto l’ambiente era modificato dall’agire degli esseri umani, e a loro volta le trasformazioni della natura influenzavano la vita delle comunità.
Il libro indaga questi mutamenti in relazione ai cambiamenti economici e sociali. Analizza come in quel periodo l’idea stessa di natura si sia modificata in relazione alle pratiche di sfruttamento dell’ambiente e alle trasformazioni ecologiche. Riflette sulle categorie culturali che definivano i confini tra l’umano e l’animale e tra il naturale e il soprannaturale. Esplora il modo in cui la cultura medievale rappresentò le interazioni tra società e ambiente e la posizione dell’essere umano nel cosmo.