I PAPI DEL CONCILIO DI TRENTO: PAOLO IV

di Giancarlo Ferraris –

 

«L’heresia è da esser perseguitata con ogni rigor et asprezza come la peste del corpo, perché ella è peste dell’anima». Così il 223° pontefice della Chiesa di Roma aprì il periodo della Controriforma cattolica, intesa non solo come lotta al protestantesimo ma anche come effettivo rispetto dell’ortodossia cattolica, come sarebbe poi stata definita dal Concilio insieme alla repressione di ogni forma religiosa e culturale non conforme.

 

 

Le origini, la formazione e la carriera

Paolo IV fu un pontefice “terrorista”. Di carattere rigido, intollerante, condusse una strenua lotta contro il protestantesimo e contro ogni forma di eresia, dette inizio al periodo della Controriforma cattolica, fece costruire il ghetto ebraico a Roma e in politica estera si inimicò le monarchie europee.
Papa Paolo IV, al secolo Gian Pietro Carafa, nacque il 28 giugno 1476 a Capriglia, una piccola località dell’Irpinia, da Giovanni Antonio dei conti Carafa della Stadera, una delle famiglie più nobili del Regno di Napoli e Vittoria Camponeschi. I genitori affidarono la sua educazione allo zio, il cardinale Oliviero Carafa, che lo avviò allo studio del latino, del greco e dell’ebraico; successivamente studiò teologia. Nel 1505 fu consacrato vescovo, nel 1518 venne elevato ad arcivescovo e nel 1536 fu creato cardinale; non si conosce l’anno dell’ordinazione sacerdotale. Sia prima che dopo tali nomine ricoprì numerosi incarichi ecclesiastici in ambito prettamente religioso e diplomatico: fu vescovo di Chieti, Brindisi, Albano, Frascati e Ostia, legato pontificio in Spagna, Inghilterra e nelle Fiandre. Partecipò anche a tre conclavi, le assemblee del Collegio cardinalizio preposte all’elezione del papa, nondimeno al Concilio di Trento. Fu membro dell’Oratorio del Divino Amore, una confraternita di laici – nobili, borghesi, popolani senza alcuna distinzione di provenienza sociale – dediti a pratiche di culto e di solidarietà umana in omaggio allo spirito caritativo del cristianesimo antico. Nel 1524 insieme a Gaetano Thiene fondò l’ordine dei teatini, che si proponevano di ripristinare nella Chiesa cattolica la regola primitiva di vita apostolica. Al pari di papa Giulio III scampò al sacco di Roma perpetrato dai lanzichenecchi nel 1527.
Di fronte alla rivoluzione religiosa scatenata da Martin Lutero all’interno del mondo cattolico si delinearono due correnti, che in modo alquanto schematico si possono definire evangelici e intransigenti. Gli evangelici vedevano nei protestanti dei “cattolici” che avevano accolto solamente una parte dell’ispirazione divina, ma che avevano sbagliato poiché non erano rimasti dentro la Chiesa di Roma nei confronti della quale avevano polemizzato; per tutti costoro secondo gli evangelici era però possibile un ritorno nella Chiesa stessa, che sarebbe potuto avvenire soltanto attraverso un profondo rinnovamento della vita religiosa nel suo complesso. Gli intransigenti invece consideravano la lotta contro il protestantesimo l’obiettivo prioritario della Chiesa cattolica, la quale avrebbe potuto attuarlo passando attraverso un robusto rinnovamento disciplinare e tendevano a vedere negli evangelici dei potenziali nemici della fede e delle gerarchie ecclesiastiche anche più pericolosi degli stessi protestanti perché presenti nei centri vitali della Chiesa medesima. Gian Pietro Carafa si schierò immediatamente dalla parte degli intransigenti e tale rimase anche dopo essere salito sul soglio pontificio come attestano queste sue parole: «L’heresia è da esser perseguitata con ogni rigor et asprezza come la peste del corpo, perché ella è peste dell’anima. Se si appartano, si abbrugiano, si consumano li lochi et robbe appestate, perché non si dee, con l’istessa severità, estirpar, annichilar et allontanar l’heresia, morbo dell’anima che val senza comparatione più del corpo?»
Nel 1542 Gian Pietro Carafa, dopo numerose sollecitazioni, riuscì a ottenere da papa Paolo III, che emanò la bolla Licet ab initio, l’istituzione della Congregazione del Sant’Uffizio di cui egli stesso divenne presidente. Composto da nove cardinali, esso sovrintendeva al Tribunale dell’Inquisizione (detto anche Inquisizione romana) che aveva com’è noto la funzione di indagare sull’eventuale eterodossia degli imputati, i quali, se riconosciuti colpevoli, venivano affidati al braccio secolare vale a dire all’autorità politica per l’esecuzione della sentenza capitale. Successivamente, nel 1559, Gian Pietro Carafa, diventato nel frattempo pontefice, avrebbe istituito anche la Congregazione dell’Indice dei Libri Proibiti, che annoverava tutte quelle opere, periodicamente aggiornate, la cui lettura per ragioni filosofiche, morali e teologiche era vietata. 

L’elezione a pontefice e l’attività

Gian Pietro Carafa divenne il 223° pontefice della Chiesa di Roma con il nome di Paolo IV il 23 maggio 1555, dopo un conclave durato nove giorni e al quale parteciparono cinquantasei cardinali suddivisi in correnti. Il 26 maggio successivo venne incoronato. Marcello II e Pio IV furono rispettivamente il suo predecessore e il suo successore. Paolo IV morì a Roma il 18 agosto 1559. Fu seppellito nell’antica Basilica di San Pietro in Vaticano, che venne demolita nel corso del XVII secolo, nell’area attualmente occupata dalla Basilica di San Pietro. In seguito le sue spoglie furono tumulate nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva, sempre a Roma.
Gli ambiti in cui papa Paolo IV operò furono la lotta contro il protestantesimo e contro ogni forma di eresia, il governo dello Stato Pontificio, la politica estera.
Durante il pontificato di Paolo IV il Concilio di Trento (1545-1563) rimase sostanzialmente inattivo. Ciò tuttavia non arrestò la Riforma cattolica, la quale prese coscienza dell’avvento del mondo protestante e della diversità che lo separava da essa, procedette alla ridefinizione dei dogmi del cattolicesimo, attuò un vasto processo di rinnovamento delle sue strutture e dette inizio anche a un processo di disciplinamento della società rimastale fedele, partendo dalle istituzioni e dalle classi sociali più elevate fino a coinvolgere le masse popolari. Paolo IV inoltre proseguì il processo di strutturazione dogmatica della Chiesa di Roma in una vera e propria monarchia assoluta dal punto di vista religioso facente capo alla figura del pontefice.
Paolo IV però come si è detto aprì il periodo della Controriforma cattolica ovvero non solo la lotta al protestantesimo, ma anche l’effettivo rispetto dell’ortodossia cattolica come sarebbe poi stata definita ufficialmente dal Concilio di Trento insieme alla repressione di ogni forma religiosa e culturale non conforme ai dettami della Chiesa di Roma sia dentro la Chiesa stessa che nel mondo cattolico. Tale repressione venne attuata tramite la Congregazione del Sant’Uffizio, che sovrintendeva al Tribunale dell’Inquisizione e attraverso la Congregazione dell’Indice dei Libri Proibiti. 

Lotta al protestantesimo e all’eresia

Paolo IV consegna un breve all’ambasciatore veneziano, di Palma il Giovane, 1590 ca.

Paolo IV consegna un breve all’ambasciatore veneziano, di Palma il Giovane, 1590 ca.

Nella lotta contro il protestantesimo e il fenomeno dell’eresia Gian Pietro Carafa non ancora diventato pontefice, ma essendo presidente del Sant’Uffizio, imbastì e condusse alcuni processi per eresia che coinvolsero importanti personalità della Chiesa di Roma del tempo quali il cardinale Giovanni Gerolamo Morone, peraltro avversario del Carafa, e il vescovo Vittore Soranzo, le cui tesi erano ritenute vicine a quelle del protestantesimo. Nel 1555, una volta salito sul soglio pontificio, papa Paolo IV si preoccupò subito di rendere il Sant’Uffizio un vero e proprio organo di governo non soltanto della Chiesa cattolica, ma anche dello Stato Pontificio ampliandone la sfera di competenza dalle questioni dottrinali e dalla riforma delle strutture ecclesiastiche all’ambito politico e amministrativo. Furono subito riaperti processi per eresia già conclusi e ne vennero aperti dei nuovi in un numero notevolmente alto mentre la cupa e pesante coltre della Controriforma calava sulla Chiesa di Roma, sulla Città Eterna e sull’intero mondo cattolico. Nel 1557 Paolo IV creò un organismo di supporto al Sant’Uffizio: la Congregazione del Terrore e degli Uffiziali di Roma. Composta dal papa, da venti cardinali e quaranta ecclesiastici aveva il compito di tenere mensilmente una seduta pubblica in occasione della quale ascoltava ed esaminava le richieste, le rimostranze, ma anche le denunce contro eventuali eretici che provenivano dai cattolici di qualunque estrazione sociale essi fossero. La Congregazione si faceva carico di rendere giustizia a quei cattolici che si appellavano alla Chiesa di Roma, rendendo così il pontefice giudice supremo non solo per le questioni spirituali, ma anche per quelle temporali. La Congregazione del Terrore e degli Uffiziali di Roma venne poi soppressa, ma sembra cosa piuttosto certa che questo organismo non sarebbe mai esistito o meglio sarebbe stato confuso da alcuni storici con l’Udienza pubblica, un’assise giudiziaria istituita sempre da Paolo IV e rimasta attiva soltanto per un certo periodo del suo pontificato. Nel 1559 il papa istituì la Congregazione dell’Indice dei Libri Proibiti che come si è detto annoverava tutte quelle opere, periodicamente aggiornate, la cui lettura per ragioni filosofiche, morali e teologiche era vietata. La Congregazione aveva anche il compito specifico di aggiornare l’Indice. Le proibizioni stabilite si suddividevano in tre categorie: la prima riguardava gli autori le cui opere erano completamente proibite; la seconda concerneva le opere vietate la cui proibizione non riguardava però i rispettivi autori; la terza era pertinente alle opere anonime e alle opere che non avevano ottenuto il permesso per la pubblicazione da parte delle autorità ecclesiastiche; a esse si aggiungevano i libri di magia e di astrologia. All’Indice erano poi allegati un elenco di ben quarantacinque edizioni di testi sacri (Bibbia e Vangelo) proibiti e una lista di tipografi che erano stati messi al bando.
Paolo IV nel corso del suo pontificato indisse anche quattro concistori, le riunioni del Collegio cardinalizio, creando diciannove nuovi porporati e fondò diocesi in India, a Singapore e nei Paesi Bassi. 

Il governo dello Stato Pontificio e la politica estera

Per quanto riguarda il governo dello Stato Pontificio Paolo IV pose fine al rapporto di tolleranza tra la Chiesa cattolica e gli ebrei. Con la bolla Cum nimis absurdum del 1555 egli revocò tutti i diritti che erano stati riconosciuti agli ebrei e ordinò la creazione del ghetto di Roma, il primo nello Stato Pontificio mentre una realtà del genere già esisteva a Firenze e a Venezia. Il ghetto era un’area murata trapezoidale interna al Rione Sant’Angelo. Lungo il muro si aprivano soltanto due porte, che venivano aperte all’alba e chiuse ogni sera, un’ora dopo il tramonto tra novembre e Pasqua, due ore dopo negli altri periodi dell’anno. Nel ghetto, chiamato Serraglio degli ebrei, non sorgevano edifici importanti e l’unico spazio ampio, Piazza Giudea, era divisa dal muro in due parti. Dopo la costruzione del ghetto le uniche tre chiese cristiane esistenti furono sconsacrate e demolite. Agli ebrei era concesso di svolgere lavori di basso profilo come stracciaiolo, rigattiere, pescivendolo e prestatore di denaro a pegno: quest’ultima attività suscitò nei romani un forte rancore se non un vero e proprio odio nei loro confronti. Se gli ebrei intendevano uscire dal ghetto erano tenuti per legge a indossare, gli uomini un panno giallo, le donne un velo dello stesso colore simile a quello delle prostitute. Ogni sabato poi la comunità ebraica era obbligata ad ascoltare una predica imposta dalle autorità pontificie davanti alla Chiesa di San Gregorio della Divina Pietà. Le condizioni igieniche nel ghetto erano fortemente proibitive per l’elevato numero dei suoi abitanti e per l’infimo livello di vita che essi conducevano.
Per quanto concerne la politica estera Paolo IV durante la guerra tra Francia e Spagna (1521-1559) fu vicino alla prima potenza europea dell’epoca e avversò la seconda. Nel 1555 si alleò infatti con Enrico II di Francia per liberare l’Italia meridionale dal predominio spagnolo. Ciò suscitò la reazione immediata della Spagna le cui truppe invasero lo Stato Pontificio occupandone vasti territori. Paolo IV invocò allora l’intervento della Francia, che tuttavia non ebbe successo anche se gli elevati costi della guerra indussero la Spagna a concludere nel 1557 la pace in virtù della quale papa Paolo IV riconosceva Filippo II d’Asburgo, figlio di Carlo V, come cattolicissimo sovrano di Spagna, rinunciava all’alleanza con la Francia e dichiarava la neutralità dello Stato Pontificio. Paolo IV si rifiutò di stringere accordi con Carlo V poiché l’imperatore nel 1555 aveva siglato una pace con i principi protestanti, sancendo così di fatto in Germania la coesistenza tra il luteranesimo e il cattolicesimo.
Difficile fu anche il rapporto con l’Inghilterra, passata con Enrico VIII Tudor dalla confessione cattolica a quella anglicana. Il clero inglese era diviso in due parti: da un lato gli ecclesiastici ordinati dal sovrano inglese, dall’altro lato quelli rimasti fedeli alla Chiesa cattolica. Il pontefice impose allora che l’ordinazione dei sacerdoti fosse prerogativa dei vescovi e la consacrazione dei vescovi prerogativa del papa. Poco dopo il rapporto tra lo Stato Pontificio e la corona inglese si ruppe completamente.

 

 

 

 

 

Per saperne di più
A. Aubert, Paolo IV. Politica, Inquisizione e storiografia, Firenze, 1999
L. Cristiani, “La Chiesa al tempo del Concilio di Trento (1545-1563)” in Storia della Chiesa dalle origini ai giorni nostri, a cura di A. Fliche e V. Martin, trad. it., Torino, 1977, vol. XVII
J. Delumeau, Il cattolicesimo dal XVI al XVIII secolo, trad. it., Milano, 1976
G. Martina, Storia della Chiesa da Lutero ai nostri giorni. 1. L’età della riforma, Brescia, 1993
“Paolo IV” in Dizionario Biografico degli Italiani in www.treccani.it
“Paolo IV” in Enciclopedia dei Papi in www.treccani.it
F. Stornajuolo, Paolo IV Carafa. Il papa tremendo, Morcone, 2019
L. von Pastor, Storia dei Papi dalla fine del Medioevo, trad. it., Roma, 1958-1965, vol. XIV