Senti che Storie…

 di Af -

Fuori i soldi.

La retorica sull’immigrazione è ricca di frasi fatte. C’è quella abusata (“costruire ponti anziché muri”), la più gettonata in assoluto nei talk show, e quella francescana (“ospitalità uguale sicurezza dal terrore”). Sul versante politico si passa dalla sbrigatività alfaniana (“accogliere e integrare”) alle ambizioni neocostituzionaliste in stile junckeriano (“l’Europa è fondata sull’accoglienza”).
Ma due argomentazioni ci paiono più imbarazzanti di altre. Quella vagamente consolatoria, e che sostiene più o meno così: “In Uganda/Turchia/Giordania ci sono molti più immigrati che in Italia”, che è come dire al precario da 500 euro al mese di guardare a chi sta peggio.
E poi l’ultima, la più cinica: “ci pagheranno le pensioni”. Gli esseri umani come bancomat per risanare le casse dell’Inps.

Un mondo senza omicidi

Recenti dati pubblicati da Foreign Affairs fotografano un mondo di cui nessuno parla, il nostro.
Da quando esistono le statistiche sugli omicidi, il numero di vittime nel mondo (incluse quelle di conflitti armati) non è mai stato così basso. Negli Stati Uniti si è passati dalle 9,4 persone assassinate ogni 100.000 del 1990, alle 5,5 del 2010. In Italia, dai 3,3 omicidi ogni 100.000 persone del 1990, a meno di una unità nel 2010; nel primo semestre di quest’anno nel nostro paese ci sono stati 196 omicidi volontari contro i 249 del 2015.
Pe una volta le cassandre sono smentite.

Intellettuali “instabili”

Negli anni ’50 l’economista Friedrich A. Hayek curò un bel volume collettaneo (Il capitalismo e gli storici) con l’obiettivo di confutare l’immagine oleografica e distorta della rivoluzione industriale. Lo sfruttamento degli operai e il peggioramento delle condizioni di vita, argomentava Hayek, furono in gran parte una costruzione arbitraria degli intellettuali di allora, basata su dati inesatti o interpretati in modo parziale. Nell’introduzione, lo storico Rosario Romeo scriveva del rischio rappresentato dall’intellettuale moderno: «La “protesta” intellettuale, se per certi aspetti è potuta sembrare ormai inquadrata negli schemi della società industriale di massa, rappresenta tutt’ora un elemento di instabilità sociale di primaria importanza, specie nella misura in cui alle antiche virtù liberatrici essa sostituisce assai spesso uno sterile rifiuto che si sovrappone alle esigenze autentiche dei più, sino a bloccare i normali canali di espressione previsti dalle istituzioni di una moderna democrazia».

Fate presto

Anche quest’anno la natalità in Italia segnerà un nuovo record al ribasso, con un numero di nati ampiamente sotto le 500.000 unità.
Anche quest’anno la disoccupazione giovanile segnerà nuovi record negativi, attestandosi intorno 39%.
Il paese muore per mancanza di sviluppo, ma il dibattito, e le magre risorse, sono monopolizzati da pensionati ed esodati.
Buona fortuna.