MASSIMILIANO I D’ASBURGO, L’ULTIMO CAVALIERE

di Massimo Iacopi -

 

Fondatore dell’impero asburgico grazie a un’accorta politica matrimoniale (malgrado le sconfitte militari subite), Massimiliano fu un sovrano poliedrico e controverso: mecenate e protettore delle arti, ma anche riformatore della politica e dell’amministrazione del regno.

albrecht_durer_-_portrait_of_maximilian_i_-_google_art_projectMassimiliano I d’Asburgo (1459-1519) moriva cinquecento anni fa. Il ritratto realizzato da Albrecht Dürer nel 1519, anno della sua morte, ce lo mostra con il capo coperto e le spalle protette da una pelliccia. Nato il 22 marzo 1459 a Wiener Neustadt, Massimiliano è figlio dell’imperatore Federico III d’Asburgo (1415-1493) e di Eleonora del Portogallo (1434-1467). Suo padre, nato a Innsbruck nel Tirolo austriaco, aveva retto un regno piuttosto agitato, turbato da numerose minacce: i Turchi, gli Ungheresi, i Fiamminghi, i Borgognoni, gli Svizzeri e gli Hussiti. Sua madre, figlia del re Edoardo I di Bragança del Portogallo (1391-1438) nonché nipote di Enrico di Bragança d’Aviz detto il Navigatore (1394-1460) contribuì grandemente ad allargare l’orizzonte culturale di suo figlio Massimiliano. La donna morì però molto presto, lasciando il figlio nella solitudine. La scelta del nome dell’Imperatore, secondo lo storico Francis Rapp, era derivata da San Massimiliano vescovo di Germania, morto martire nel III secolo: a quell’epoca, a seguito della conquista turca di Constantinopoli, si era infatti riscoperta la venerazione dei santi martiri protettori della Cristianità.

A.E.I.O.U. Austria Est Imperare Orbi Universo

Lasciato ai margini degli affari di stato da suo padre durante l’adolescenza, Massimiliano conosce diverse disavventure, fra le quali quella di essere fatto prigioniero dal re d’Ungheria, Mattia Corvino (1458-1490), che conquista Vienna e si impadronisce della Bassa Austria. A Federico suo padre, molto spesso a corto di denari per realizzare i suoi obiettivi, risale la scelta dell’ambizioso motto a corredo del suo blasone: A.E.I.O.U., ovvero Austria Est Imperare Orbi Universo (Spetta all’Austria governare il mondo intero). Sempre al padre va il merito dell’idea del matrimonio del figlio con Maria di Borgogna (1457-1482), la figlia di Carlo l’Ardito (poi il Temerario, 1433-1477). Un’idea alla quale Enea Silvio Piccolomini (1405-1464), il futuro papa Pio II, desideroso di rianimare l’idea imperiale, non sarebbe stato estraneo. Il fidanzamento viene concluso nel 1473, a Treviri, in occasione di un incontro solenne con il Duca di Borgogna: questa unione avrebbe dovuto essere – nelle speranze di Carlo il Temerario – il trampolino di lancio per l’elevazione del suo ducato a regno vassallo dell’Impero.

Matrimonio e battesimo del fuoco

La morte di Carlo il Temerario sopraggiunge inattesa il 5 gennaio del 1477 sotto le mura della città di Nancy. Maria di Borgogna, sua figlia e unica erede, assicura la reggenza dei Paesi Bassi borgognoni. Il matrimonio della “più ricca ereditiera della Cristianità” con Massimiliano viene celebrato per procura il 21 aprile 1477 e nei fatti il 19 agosto. L’evento, che contribuisce a contrariare la vorace bulimia territoriale dei Valois di Francia, provoca anche la crisi dei rapporti della corona di Francia con quella d’Austria, che durerà per quasi tre secoli. I francesi lanciano l’assalto agli Stati borgognoni e Massimiliano è costretto a condurre la controffensiva. Il 7 agosto 1479, dopo cinque ore di combattimento, egli riesce a sconfiggere la truppe di re Luigi XI (1423-1483) nella battaglia di Guinegatte, nell’attuale dipartimento francese del Pas de Calais. E’ il battesimo del fuoco per Massimiliano, che dopo aver pregato in ginocchio, rimonta in sella gridando: “Viva San Giorgio, l’Austria, la Borgogna e il Leone delle Fiandre! “
Maria muore a venticinque anni il 27 marzo del 1482, a seguito di una caduta da cavallo nella foresta di Wijnendaal in Fiandra: un “terribile dispiacere”, secondo Francis Rapp, perché Massimiliano amava molto Maria. Costretto ad assumere la carica di reggente dei Paesi Bassi borgognoni, egli deve fronteggiare la rivolta dei cittadini di Gand e di Liegi. Nel 1488 i ribelli fiamminghi arrivano persino a farlo prigioniero a Bruges. Sarà, questa, una lunga guerra che avrà fine solo con la Pace di Kadzand (30 giugno 1492). Il contenzioso con Luigi XI riguardante la successione della Borgogna, era stato risolto con il Trattato di Arras (23 dicembre 1482), che accorda al re francese la Piccardia e la Borgogna ducale, e assegna a Massimiliano la Franca Contea e i Paesi Bassi.
Massimiliano, con il matrimonio con Maria di Borgogna, ottiene la sua piena affermazione. Il suo contemporaneo, il fiorentino Nicolò Machiavelli, non esita a descriverlo come “l’uomo più bellicoso del mondo” pur riconoscendogli il fatto che egli è “capace di condurre al meglio un esercito e di guidarla con giustizia e disciplina”, aggiungendo inoltre: “Resiste bene ad ogni fatica della guerra, anche alle più impegnative ed è così valoroso nel pericolo che non c’è capitano al quale sia inferiore”.
Henry Bogdan annota: “Ambizioso, valoroso in combattimento e versato nelle cose di guerra, buon cavaliere e buon arciere, questo è il principe”. Massimiliano dimostra un vivo interesse verso tutto quello che riguarda l’organizzazione e la strategia, dimostrando di essere un personaggio innovatore. Fa tesoro della lezione inflitta dagli Svizzeri agli eserciti imperiali e borgognoni. Sviluppa l’artiglieria come arma d’urto, arrivando a disporre di diverse centinaia di bocche da fuoco. Ama talmente i suoi cannoni, al punto, secondo Rapp, di designarli ciascuno con un nome. Non disprezza la fanteria e recluta nel suo esercito i Lanzichenecchi (Landskneckten), portatori di picche e di lance. Solo a partire dal 1500 si imporrà la denominazione finale di Lanzknecht, derivata non più dal territorio (Land), ma dal temine Lanze, “lancia, picca”. Massimiliano, che sarà chiamato anche il “padre dei Lanzichenecchi”, non esiterà a sfilare a piedi alla loro testa. Egli, come ogni principe che ama la guerra, si prende cura dei suoi uomini, è scrupoloso con i suoi dipendenti e vigila con attenzione sulle paghe. Egli, peraltro, non trascura l’intendenza, il cui centro viene insediato a Innsbruck.
Il 16 febbraio 1486 febbraio Federico III fa eleggere suo figlio Massimiliano, re di Germania da parte dei principi. Eletto all’unanimità, viene incoronato re dei Romani ad Aquisgrana il 9 maggio 1486. L’umanista alsaziano Sebastian Brant, convinto fautore dell’Impero, esclama con entusiamo “con un principe così, l’età d’oro deve necessariamente ritornare”.
Allo scopo di stringere i suoi legami con il ducato di Bretagna, elemento fondamentale nel gioco politico dell’Europa occidentale, Massimiliano il 19 dicembre 1490 sposa a Rennes per procura Anna di Bretagna (1477-1514), l’unica erede del ducato. Carlo VIII (1470-1498), che nel frattempo è succeduto a Luigi XI, morto nel 1483, costringe la duchessa a sposarlo il 6 dicembre 1491. Una parte d’Europa risulta indignata per questo matrimonio forzato e l’alsaziano Jacob Wimpfeling (1450-1528) denuncia apertamente l’assurdo procedimento. Massimiliano, toccato direttamente dall’evento protesta, esige dal re di Francia la restituzione dell’Artois e della Franca Contea, che era stata promessa come dote per il progettato matrimonio fra Carlo VIII e Margherita d’Asburgo (1480-1530), la figlia di Massimiliano.
Nel 1494 Massimiliano si sposa con Bianca Maria Sforza (1472-1510), la figlia del duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza (1444-1476). Un matrimonio celebrato per procura, al quale assiste anche Leonardo da Vinci (1452-1519), che obbliga Massimiliano ad opporsi a Francesco I (1494-1547), al quale sarà costretto a cedere il Milanese.
A seguito della Guerra di Svevia, che ha portato la violenza nel Sundgau, nella regione di Sciaffusa, a Dornach e nei Cantoni svizzeri (che avevano rifiutato, le disposizioni della Reichkammer e la politica della Casa d’Asburgo), il Trattato di Basilea, firmato dalla Casa d’Austria il 22 settembre 1499, riconosce l’autonomia dei Cantoni svizzeri nell’ambito dell’Impero.

L’ultimo cavaliere

Poco conosciuto, specie in Francia dove viene ricordato per il suo matrimonio con Maria di Borgogna, Massimiliano non può essere ricordato solo per i progetti matrimoniali per sé e per i suoi figli. Salutato come l’ultimo cavaliere, egli è stato soprattutto un uomo influenzato dallo spirito medievale, anche se ha evidenziato gli elementi caratteristici di un principe rinascimentale.
Alcuni vi hanno individuato un carattere bizzarro e singolare dalla personalità complessa che dipende anche dalle divisioni temporali create dagli storici. Principe erudito, Massimiliano è autore di poesie e di trattati sull’arte militare e l’orticoltura. Ha composto un romanzo autobiografico, è l’amico e il protettore di Albrecht Dürer, il protettore di umanisti come Ulrich von Hutten (1488-1523), al quale ha concesso la corona dei poeti.

La preoccupazione per l’Impero

Massimiliano I con armatura

Massimiliano I con armatura

Preoccupazione per la sua gloria? Piuttosto per la sorte dell’Impero, in quanto egli credeva fermamente nella sua alta carica. L’uomo si era interessato al passato della Germania e aveva ricercato i resti di Sigfrido e quelli di Dietrich di Berna. Era un sognatore? Lo storico Rapp confessa di avere un debole per Massimiliano e medita sul ritratto realizzato dall’alsaziano Hans Baldung Grien nel 1513. Attorno ai 50 anni Massimiliano appare stanco e disperato, evidenziando una profonda malinconia. Rapp si interroga e ricorda le massime di Aristotele, riprese da Cicerone, secondo le quali gli uomini intelligenti sono malinconici. Conclusione: “No, quest’uomo che era mosso da grandi sogni, non era un sognatore; egli afferrava a piene mani dalle realtà che lo circondavano e si sforzava di impastarle”.
Massimiliano, “cavaliere di grandi pensieri” ha in cuore le sorti dell’Impero. A partire dal 1493, egli si preoccupa di rinforzare il potere imperiale riorganizzando le “istituzioni arcaiche” del Sacro Romano Impero Germanico, per mettere fine a una certa anarchia e assicurare le entrate derivate delle imposte. Organizza la Germania in dieci circoli e riunirà ben 22 sessioni della Dieta imperiale. Istituisce un esercito permanente e fonda le università di Vienna e di Ingolstadt. Conduce personalmente o per mezzo di commissari – dice Jean Berenguer – “una lunga lotta per convincere, minacciare, implorare, evocare il sentimento nazionale presso la gente, abituata ad ascoltare il solo interesse personale”.
Massimiliano cerca di convincere i prìncipi del fatto che egli difende non gli interessi specifici della Casa d’Austria, ma quelli di tutta la Germania. E ripete loro: “Il mio onore é l’onore tedesco e l’onore tedesco è il mio onore”.
Gli autori francesi evocano spesso, in maniera impropria, la sua volontà di centralizzazione, come se si trattasse di rinforzare l’apparato dello Stato, fatto che rappresenta il riflesso dei Valois in Francia, dei Tudors in Inghilterra e dei Re Cattolici in Spagna. Nel caso di Massimiliano la sua volontà si incontra con quella dei Tedeschi illuminati del suo tempo: “la riforma dell’Impero, ovvero la Reichsreform”. Dopo diverse crisi, la Germania si allineerà a questo sistema sapientemente equilibrato in cui il potere dell’Imperatore, senza essere annullato, risultava imbrigliato con cura, senza possibilità di spazio verso l’assolutismo.
La Dieta imperiale del 1495 vota l’ordinanza sulla pace perpetua che condanna formalmente le guerre private e sarà in seguito la base giuridica che consentirà di censurare formalmente e di mettere al bando dell’Impero i prìncipi ribelli. Il nuovo tribunale dell’Impero, il Reichskammer viene incaricato di vigilare su questa “pace imperiale”. Nel 1508, senza attendere l’incoronazione ufficiale, Massimiliano assumerà il titolo di “Imperatore eletto dei Romani”.
Durante l’ultima Dieta imperiale dell’estate del 1518 i suoi discorsi fanno eco alla richiesta del papa di lanciare una crociata contro i turchi, più minacciosi che mai. All’apertura della sessione, il legato pontificio gli offre in dono una spada benedetta, che Massimiliano porterà per la riconquista di Constantinopoli e la liberazione dei Luoghi Santi. Massimiliano ha elaborato un piano di guerra per battere i Turchi in tre anni e l’ha sottoposto alla valutazione di tutti i sovrani d’Europa. Ma il tempo non è più quello in cui Massimiliano poteva saltare e volteggiare sulla sella. Il suo stato di salute (era stato colpito da un attacco di apoplessia) preoccupava il papa. Massimiliano era ormai costretto a viaggiare in lettiga, con una bara nei suoi bagagli.
I suoi discorsi esprimono anche la preoccupazione di rinforzare la Chiesa. Qualche anno prima, aveva incaricato Jakob Wimpfeling di fare un censimento dei peggiori abusi di cui era afflitta la Chiesa e di compilarne una lista. Wimpfeling condurrà un’inchiesta sui Gravamina Nationis Germanicae nei confronti della Curia romana (1510). Egli si guarderà dall’attaccare direttamente l’autorità pontificale, ma non si farà scrupolo di mettere in evidenza le carenze della fede sui rappresentanti della Chiesa.
Massimiliano si spegne il 12 gennaio 1519 a Wels e il suo corpo viene inumato a Vienna e non ad Innsbruck. Il defunto aveva prescritto che il suo cuore fosse portato a Bruges e posto nella tomba di Maria di Borgogna, la sposa amata della sua giovinezza. Carlo V, nipote e successore, verrà eletto al trono imperiale nella Dieta del 28 giugno 1519 e sarà incoronato imperatore ad Aquisgrana il 23 ottobre 1520. Suo nonno Massimiliano gli ha lasciato un Impero che domina ormai la metà del mondo.

 

 

 

 

Per saperne di più

Jean Berenger, Histoire de l’empire des Habsbourg 1281-1665, Tallandier, Parigi, 2012.
Guido Gerosa, Carlo V, Mondadori, 1989.
Andrew Wheatcroft, Gli Asburgo, Bari-Laterza, 2002.
Francis Rapp, Maximilien d’autriche, Tallandier, Parigi, 2007;