LEONARDO, INGEGNERE MILITARE ALLA CORTE DEGLI SFORZA

di Max Trimurti -

Nel 1482 il genio toscano “si invita”, con un’astuzia, alla corte del duca di Milano. Senza alcuna esperienza specifica, conquisterà una rispettabile competenza come artigliere.

Quando nel 1482, in pieno Carnevale, Leonardo di Ser Pietro da Vinci arriva a Milano con una piccola ambasciata fiorentina, non ha alcuna possibilità di farsi apprezzare per le sue competenze di ingegnere militare. L’esperienza nel campo delle armi dell’artista trovatore è alquanto ridotta. Forse, l’uomo d’ingegno ha assistito all’assedio di Colle Val d’Elsa, nel 1476, dove il duca d’Urbino aveva schierato le sue bombarde, ma, quasi certamente, conosce bene solo le macchine che sono state utilizzate per le ultime fasi della costruzione del duomo di Firenze. La lettera che indirizza a Ludovico il Moro, duca di Milano, nella quale presenta le sue referenze nel campo delle macchine da guerra è in effetti un bluff. Le sue conoscenze in tecnologia militare gli provengono da scambi con colleghi meglio informati di lui e dalla letteratura recente, specialmente dal trattato De re militari del 1482, di Roberto Valturio.

In principio era la pittura

I carri falcati, le scale e torri d’assedio, le catapulte, i mangani e altre macchine da guerra, evocati nella lettera di candidatura, provengono da questa cultura. Se le scuole di ingegneri non esistono ancora, la Toscana del XV secolo dispone di laboratori dove alcuni fabbro-ferrai, fonditori e fucinatori sono capaci di inventare temibili apparecchiature d’assedio e dove effettuano esperimenti sull’artiglieria a polvere o sulle tecniche di mina.
Alcuni di questi uomini, come i senesi Mariano di Jacopo (detto Taccola, il Corvo, 1381-1432-1453) o Francesco di Giorgio Martini (1439-1502), sono stati già riconosciuti come professionisti della materia da grandi signori. È questo anche il caso del toscano Antonio di Pietro Averlino (1400-1469), detto il “Filarete”, che si era fatto assumere proprio a Milano.
Non solo la carriera di ingegnere appare credibile per qualcuno, come Leonardo, che si è formato in un laboratorio multifunzionale come quello di Andrea di Michele del Verrocchio, ma per di più risulta conveniente in un contesto in cui i Milanesi sono in guerra nella regione di Ferrara e dove sono obbligati a rinnovare le loro tecniche militari, alquanto obsolete. Le proposte di Leonardo su ponti mobili, solidi e leggeri e le armi balistiche classiche a torsione o a contrappeso rispondono, di fatto, a ciò che egli anticipa come richiesta. Sfortunatamente, gli ingegneri lombardi non attribuiscono alcun credito a questo nuovo arrivato, che ha appena vissuto a Firenze una crisi di creatività artistica a causa di una impossibile ambizione: realizzare una Adorazione dei Magi, diversa dalle altre, in un tempo limitato e con scarse risorse finanziarie.
Durante i primi mesi a Milano Leonardo è impegnato nell’attività di pittore per congregazioni religiose, ma tutto questo non gli impedisce di apprendere. I disegni del manoscritto che produce negli anni 1482-1490 dimostrano che ha acquisito una nuova cultura e un vocabolario da specialista nel campo della fortificazione e delle armi più svariate. Frequenta anche maestri d’arme e soprattutto il condottiero Pietro (Bourbon) del Monte, temibile uomo di guerra che aveva combattuto in Spagna e su numerosi campi di battaglia della penisola. Monte e Leonardo svolgono ricerche sulle armi antiche, le tecniche di combattimento tra fanteria e cavalleria, le tecniche di combattimento dei Lanzichenecchi tedeschi, ma, soprattutto, sulla balistica e la fisica, che sono alla base delle traiettorie delle palle di cannone. Entrambi si interrogano anche sulla natura fisica del rumore (suono) delle bombarde.

Pietraglia, come fosse grandine

Bombarde

Bombarde

Nel giro di qualche anno Leonardo si farà conoscere come esperto d’arte militare ed entrerà a far parte dei nuclei di ingegneri che lavorano alle fortificazioni di Milano, così come alle costruzioni civili e religiose. Ottiene anche il libero accesso all’arsenale della città, dove può incontrare i maestri fonditori, produttori delle bombarde ducali. Per molto tempo si è pensato che Leonardo frequentasse questo luogo solo per cercare la soluzione tecnica che gli consentisse di colare una statua gigante a gloria degli Sforza (tre volte più grande delle misure naturali). La realtà, invece, è un’altra. Leonardo vi acquisisce le conoscenze che gli permettono di descrivere tutte le fasi complesse della costruzione di un cannone; e se oggi gli storici sono in condizioni di raccontare queste fasi, è proprio grazie agli schizzi del maestro. Leonardo ha inventato anche macchine per lavorare le barre di ferro, che costituiscono il materiale di base delle bombarde forgiate, che coesistono ancora a fianco dei cannoni più moderni realizzati con colate in bronzo. Si interessa quindi a tutti i tipi di bocche da fuoco: dal grosso cannone fino agli organi d’artiglieria e alle piccole spingarde, passando attraverso i mortai, destinati a sparare “pietraglia come fosse grandine” o persino i cannoni a vapore.
Le grandi innovazioni di Leonardo in questo campo consistono nel migliorare la cadenza di tiro e la punteria degli obiettivi. Alcune armi sono destinate ad equipaggiare vascelli o ad affondarli a mezzo di tecniche sottomarine, in quanto la Lombardia si trova a fronteggiare i pirati liguri che infestano le coste fra Genova e la Corsica. Leonardo inventa persino scafandri, pinne e speroni per perforare le chiglie nemiche. Anche le armi portatili attirano la sua attenzione. Egli consacra numerose pagine al miglioramento delle balestre e alle tattiche di caracollo dei balestrieri montati (tecnica consistente nell’attaccare per linee successive, dando progressivamente il tempo a quelli che hanno già lanciato il dardo di ricaricare in sicurezza al di fuori del fuoco nemico). Tattica che sarà ripresa e adattata da Gustavo II Adolfo di Svezia per la fanteria. D’altronde, il capitano della guardia personale dei balestrieri del duca non è altro che Bernabò Crivelli, il padre di quella che, da molti, viene identificata come la Bella Ferronière del Louvre, ovvero Lucrezia Crivelli.
Leonardo opera un’incursione anche nel settore delle piccole armi da fuoco, inventando il principio della pistola o dell’archibugio a ruota: un disco mosso da una molla elicoidale e da una biella, che girando rapidamente dentro un recipiente contenente pirite si infiamma. Questo tipo di innesco consente di sostituire il sistema di accensione a miccia, in passato rivelatosi molto pericoloso per l’utilizzatore. Tuttavia, la produzione in serie delle armi a ruota dovrà aspettare ancora quattro decenni prima di diventare efficiente ed efficace.
In ogni caso, come Leonardo sia arrivato nel giro di un decennio a farsi accettare come esperto di arte bellica rimane un enigma. Probabilmente iniziò conquistando i favori della corte ducale. Infatti, non va dimenticato che nel 1490 era diventato il grande organizzatore delle feste di corte, realizzando straordinari spettacoli animati per mezzo di macchine, come le Nozze del Paradiso o il Torneo degli uomini selvaggi per Galeazzo Sanseverino, marchese di Bobbio e genero di Ludovico il Moro. La sua implicazione nel grande progetto di statua equestre accresce ulteriormente la sua celebrità e così viene regolarmente ricevuto al Castello Sforzesco per animare le serate con i suoi giochi e le sue sciarade. L’amicizia che lo lega al Sanseverino, il capitano della cavalleria lombarda cresciuto alla scuola di Pietro Bourbon del Monte, contribuisce alla sua definitiva affermazione.

Il voltafaccia

Balestra gigante

Balestra gigante

Nel 1494 il contesto politico cambia. Per risolvere i problemi con Genova, che gli deve obbedienza ma che si è alleata con il re di Napoli, Ludovico Sforza fa ricorso al re di Francia Carlo VIII. L’accelerazione del tempo della storia – così come lo definisce Machiavelli è significativa. I francesi, usciti vittoriosi dalla Guerra dei Cento Anni, avevano sviluppato tecniche militari temibili, soprattutto grazie a una dottrina di impiego dell’artiglieria senza precedenti. Ludovico Sforza, accompagnato da Leonardo, scopre con stupore nei pressi di Genova l’apparato militare del loro nuovo alleato.
Ben presto la “furia francese” riesce ad aver ragione delle fortificazioni medievali delle città che si sono ardite a resistere. L’esercito di Carlo VIII sottomette Firenze e si impadronisce di Napoli. Arriva così il tempo per Ludovico – che non aveva previsto tutto questo (sperava segretamente che le forze napoletane e francesi si potessero neutralizzare fra loro) – di schierarsi con la Lega degli Stati italiani che avrebbero cacciato i francesi dalla penisola. Il compito di Leonardo diventa quello di aiutare il duca a concepire fortificazioni capaci di resistere all’artiglieria francese. Purtroppo queste sperimentazioni finiranno nel nulla quando nel 1499, Luigi XII di Francia – dopo essere penetrato col suo esercito in Lombardia – sconfigge l’esercito del duca, obbligandolo a fuggire. Leonardo, da quel momento, decide di cambiare padrone.

Per saperne di più

S. Alberti De Mazzeri, Leonardo. L’uomo e il suo tempo, Milano 1999.
G. Bologna, Leonardo a Milano, Novara 1982.
C. Pedretti, Leonardo: le Macchine, Firenze, Giunti, 1999.