LA TRIPLICE EREDITÀ DEI PRINCIPI DELLA MOSCOVIA

di Max Trimurti -

 

Un potere sacralizzato e centrato su Mosca fa la sua comparsa fra il XIV e il XVI secolo. E’ il risultato dell’abilità dei principi della Moscovia, che hanno saputo captare l’eredità di Kiev, di Bisanzio e dei Mongoli.

Il 16 gennaio 1547, Ivan IV il Terribile è il primo Gran Principe moscovita a farsi incoronare zar [1] secondo il rito imperiale bizantino. Sotto il suo regno (1533-1584) la Russia (Rus o Rous) si afferma per la prima volta come una monarchia cristiana universale e potenza territoriale a cavallo di due continenti, Europa e Asia. La sua popolazione, stimata fra i 7 e i 15 milioni di abitanti, si distribuisce alla fine del XVI secolo su un territorio di circa 4 milioni di chilometri quadrati. La messa in opera di questo potere centralizzato e sacralizzato, con capitale Mosca, risponde a una logica. L’ascesa del principato moscovita come cuore religioso e politico di uno Stato concepito come ultimo impero cristiano si è fatta strada fra il XIV e il XVI secolo. Essa è dovuta all’abilità dei principi moscoviti, che hanno saputo sfruttare l’eredità della Russia di Kiev e captare, a poco a poco, quella dell’Orda mongola, di cui essi erano stati in precedenza i “luogotenenti generali”.

L’eredità di Kiev: l’unità del popolo russo

Dal X al XIII secolo si forma nell’Ucraina attuale un primo stato russo, chiamato Rous o Rus, fondato da una unica dinastia di origine scandinava (Variaghi), detta dei Riurikidi, con Kiev come capitale. Sotto il prestigioso regno del Principe Vladimiro (980-1015), il territorio russo si estende dalle rive del Lago Ladoga a nord, sino alle terre delle orde nomadi Peceneghe, quindi Polovtes a sud di Kiev; dai confini della Volinia a ovest fino ai paesi al di là delle foreste (Galassia), fra l’Oka e il Volga, a est. L’antico stato corrispondeva pertanto agli attuali territori della Bielorussia, dell’Ucraina orientale (ad eccezione delle coste del Mar Nero e della Crimea) e della Russia occidentale.
Nel corso del XII e XIII secolo le spartizioni conseguenti alla successione fra i discendenti di Vladimiro portano alla creazione di un mosaico di principati. Il trono di Kiev diventa la posta in palio permanente delle rivalità fra i diversi rami principeschi. Quello di Novgorod, inizialmente riservato al figlio del principe di Kiev, costituisce il secondo trono più concupito. Ma la città di Volkhov conquista a poco a poco le sue libertà di fronte al principe, eleggendo i propri magistrati e il suo arcivescovo.
Gli altri “paesi”, tutti nelle mani dei discendenti di Vladimiro, si sviluppano intorno alle loro dinastie: la Volinia e la Galizia a sud-ovest, i principati di Tver [2], Turov-Pinsk e Polotsk a nord-ovest, quelli di Smolensk, Cernigov e Pereislavl al centro. A nord-est si incontrano i piccoli paesi di Riazan e di Murom ma soprattutto il Principato di Vladimir-Suzdal, il cui monarca rivendica il titolo di Grande Principe alla fine del XII secolo, allo scopo di uguagliare quello di Kiev [3]. Anche nella Rus di Vladimir-Suzdal si procede a delle spartizioni di successione e in tale contesto nasce nel 1276 il Principato di Mosca, assegnato a Daniele, figlio cadetto di Alexander Nevski.
Nel giro di due secoli, i discendenti di Daniele riescono a invertire il processo di frazionamento e a riunire, intorno alla loro capitale, l’intero principato di Vladimir-Suzdal, con gran parte dei territori vicini. Gli inizi sono modesti: i principi di Mosca si contentano di conseguire obiettivi limitati, appoggiandosi, come si vedrà, sui Mongoli. Essi estendono il loro controllo sui paesi vicini come Mojansk, Kolomna, Pereiaslavl-Zalesski, Beloozero (fra il 1300 e il 1389).
Ma la tradizione delle spartizioni di successione persiste e le rivalità, anche all’interno della linea moscovita, determinano una devastante guerra civile (1425-1453), prima che venga ad imporsi la trasmissione del potere e di gran parte delle terre al figlio maggiore [4].
E’ principalmente sotto il regno di Ivan III e di suo figlio Vassili-Basilio III, predecessori di Ivan IV il Terribile, che avvengono le annessioni più importanti. Questi sovrani riescono a sottomettere le città stato di Novgorod (1478) e di Pskov (1510), i grandi principati di Tver (1485) e di Muromo-Ryazan (1521) [5], a conquistare Smolensk (1514) e un pezzo dell’attuale Ucraina orientale. Nel 1485 Ivan III assume il titolo di “sovrano di tutta la Rus” (Gosudar o Gospodar vseja Rusi), dimostrando in tal modo la sua vocazione a riunire tutto il patrimonio di Vladimiro.
E’ pertanto consequenziale che Ivan IV il Terribile, che accede al trono nel 1533, si consideri come l’unico erede della dinastia che discende, in linea diretta, dal principe di Kiev. Il Libro del gradi della genealogia imperiale, redatto sotto il suo regno (fra il 1556 e il 1563), rompe con l’antico modello annalistico delle cronache per disegnare una visione ideale di una scala santa che il paese sale in diciassette scalini, da Vladimiro a Ivan. Tutti i sovrani che l’hanno preceduto vengono retrospettivamente denominati “autocrati”, vale a dire “padroni assoluti” del paese russo.
Tuttavia, il sovrano moscovita era ancora ben lungi dal dominare l’insieme delle terre sulle quali Vladimiro aveva regnato agli inizi dell’XI secolo. La stessa città di Kiev sfuggiva al suo potere, in quanto apparteneva alla dinastia lituana degli Jagelloni, che regnava sulla Polonia dal 1386 e aveva conquistato la maggior parte dei territori della Russia occidentale. In tale contesto, la rivendicazione della Russia medievale costituirà la base della politica estera occidentale della Russia moderna sino al XVIII secolo. Ma l’espansionismo russo si fondava ugualmente anche su basi religiose e politiche ereditate da Bisanzio.

L’eredità di Bisanzio: la religione e il modello imperiale

I principi di Kiev hanno preso in prestito due elementi fondamentali dall’impero bizantino: la religione ortodossa [6] e il cesaro-papismo, che rendono lo zar padrone dello Stato e della Chiesa. Nel 988, Vladimiro, fino a quel momento pagano, adotta il cristianesimo e dispone il battesimo collettivo della popolazione di Kiev. All’epoca un’ondata di conversioni interessava l’Europa orientale e nordica. Vladimiro sceglie l’obbedienza bizantina per continuare a mantenere i legami economici, politici e culturali che esistevano da più di un secolo fra Costantinopoli e la Russia. Sua nonna, Olga, prima santa russa, si era già fatta battezzare e aveva fatto il viaggio a Costantinopoli.
Dal 988 viene pertanto creato a Kiev un metropolita ortodosso [7] e a poco a poco vengono costituite una quindicina di diocesi. Fino al 1448, questa chiesa rimane sotto l’autorità canonica del Patriarca di Costantinopoli e continua a provvedere ai bisogni spirituali dell’insieme dei paesi russi. Essa incarna la loro unità, mentre i Russi si dividono politicamente in principati rivali (XII e XIII secolo) che in buona parte passano sotto la tutela lituana (XIV secolo). A seguito delle invasioni mongole del XIII secolo, il metropolita, capo di questa chiesa, abbandona Kiev per installarsi a nord est, prima a Vladimir sulla Kliazma e quindi a Mosca nel 1328.
Questo trasferimento di residenza contribuisce fortemente all’affermazione della potenza moscovita: Mosca diventa la capitale religiosa della Russia, prima ancora di diventarne la capitale politica. Gli stretti legami con il potere moscovita hanno allo stesso tempo modellato l’identità religiosa. Nel 1448, il gran principe di Mosca, Basilio II, organizza la prima elezione locale del metropolita, rendendo in tal modo la Chiesa russa “autocefala”. Dopo un secolo di “autocefalia”, sarà il metropolita Macario che stabilirà il cerimoniale dell’incoronazione imperiale di Ivan IV il Terribile, nel gennaio 1547. E finalmente, nel 1589, sarà sotto la pressione delle autorità russe che il Patriarca di Costantinopoli acconsente alla fondazione del Patriarcato russo.
Si assiste, attraverso queste tre tappe, all’adozione da parte dei Russi del modello bizantino della “sinfonia”, fra il temporale e lo spirituale, una relazione di armonia (almeno in linea di principio) fra le due autorità supreme. Secondo i termini dell’Eisagogé (867), un trattato attribuito al Patriarca bizantino Fozio: «La pace e la felicità dei sudditi, nell’anima e nel corpo, risiedono nella concordia (omophrosuné) e nell’accordo (symphonia) dell’impero e del sacerdozio». E’ in questo contesto di fervore e di riflessione identitaria che bisogna comprendere la formula del monaco Filoteo di Pskov, scritta nel 1540: «Mosca è la terza Roma».
Questo sviluppo lineare presenta tuttavia qualche sfumatura. In primo luogo, i Russi sono stati estremamente prudenti e hanno atteso più di un secolo dopo la caduta di Costantinopoli in mano turca (1453) per assumerne l’eredità imperiale. Ivan III sposa Sofia Paleologo, nipote dell’ultimo basileus bizantino, nel 1472, ma questo matrimonio era stato preparato dal Papato romano che così sperava di portare il sovrano moscovita ad accettare l’unione delle Chiese.
Ivan III, pur nominandosi Gosudar, conserva il suo titolo tradizionale di Gran Principe ed è unicamente nel quadro dei contatti diplomatici con gli Asburgo, alla fine del XIV secolo, che egli si fa chiamare Zar, peraltro senza successo. Gli ambasciatori russi tentano di negoziare per il loro sovrano su un piano di parità con la corte di Vienna. Quest’ultima cercava, in effetti, dei possibili alleati contro la Polonia, ma non desiderava spartire con altri il titolo imperiale. Su un documento del 1497 appare per la prima volta l’aquila bicefala come sigillo russo. Esso è stato indubbiamente ripreso dagli Asburgo e non direttamente dai Bizantini, come è stato suggerito per molto tempo.
Si osserva la stessa prudenza anche nella trasmissione del trono. Se Ivan fa incoronare il nipote Dimitri (1498) secondo il rito riservato al giovane cesare o co-imperatore bizantino, questa esperienza rimane senza un futuro e Dimitri non succederà sul trono dello zio: cadrà in disgrazia a vantaggio del figlio maggiore di secondo letto, Vassili-Basilio III.
Dal punto di vista religioso la Russia si afferma come un bastione dell’ortodossia di fronte ai “Latini”, rifiutando ogni tentativo di unione con Roma, ma temendo sempre di cadere. In effetti, il ruolo di terza Roma veniva interpretato come una pesante responsabilità proprio perché le due precedenti esperienze erano finite e, come affermava Filoteo di Pskov, «non ci sarà una quarta esperienza». Questa angoscia escatologica spiega anche perché l’identità confessionale è stata il primo cimento del patriottismo russo durante il “periodo delle agitazioni” (1598-1613).

L’eredità mongola: una monarchia asiatica

L’apporto dei Mongoli o dei Tatari [8] alla Russia è stato sempre oggetto di discussioni. Inizialmente inquadrato in termini negativi, di isolamento, di ritardo e di barbarie, esso è stato poi rivalutato a partire dalla fine del XIX secolo per mezzo della corrente detta degli “euroasiatici”, secondo la quale la Russia non appartiene alla civiltà europea.
E’ innegabile che i Russi abbiano vissuto in simbiosi con i Mongoli a partire dalla folgorante invasione del XIII secolo e per circa tre secoli. Alla morte di Gengis Khan, nel 1227, i Mongoli avevano già preso possesso del nord della Cina e di diversi regni e imperi dell’Asia centrale, dall’Afghanistan fino all’Iran attuale. Ogoday, successore di Gengis Khan, affida a suo nipote Batu Khan il compito di attaccare l’Europa e in primo luogo i paesi russi. L’anno 1237 segna l’inizio dell’offensiva: alla fine del 1240 tutta la Russia di Kiev era stata conquistata. Alla morte di Ogoday, Batu si stabilisce sul corso inferiore del Volga dove fonda la città di Sarai, che diventa la capitale del Khanato dell’Orda d’Oro.
I principati russi e in particolare quelli del nord-est sono stati vassalli dell’Orda d’Oro almeno fino a quando questa è rimasta unita, ovvero fra il 1242 e il 1437. Tutti i principi della Russia erano obbligati a recarsi alla capitale della Orda a Sarai, per fare atto di vassallaggio al Khan (il “signore”, titolo portato dai discendenti di Gengis Khan), che nelle fonti russe viene denominato “zar”. Diversi principi russi, sospetti di ribellione, vengono giustiziati dall’Orda nel corso del XIII e del XIV secolo. In particolare, il Khan è l’autorità che attribuisce o ritira il privilegio (yarlik) del gran principe di Vladimir-Suzdal. Questa carica conferisce al suo detentore il territorio di Vladimir, che si aggiungeva al suo principato ereditario e faceva del personaggio il collettore dei tributi dovuti a Tatari.
Questo è il ruolo che ricoprono i principi di Mosca, lottando con accanimento per monopolizzare la funzione di Gran Principe fra il 1304 ed il 1389. Essi non esitano a denunciare al Khan i loro principali rivali, i loro cugini di Tver e a partecipare alle spedizioni punitive contro quest’ultimi. Yuri Danilovitch arriverà a sposare nel 1317 Kontshaka, la sorella di Ozbek Khan. Ma occorrerà attendere il 1389, perché Dimitri (Demetrio) Ivanovitch detto Donskoy possa arrivare a trasmettere a suo figlio, come beni propri, non solo la Moscovia ma anche Vladimir-Suzdal.
Il sovrano moscovita ha costruito la sua potenza al servizio del Khan e non come suo avversario. Lo stesso Dimitri Ivanovitch riesce, comunque, a conseguire la prima vittoria di un esercito russo contro i Mongoli nel 1380 nella battaglia di Kulikovo, ma il quell’occasione egli deve affrontare un usurpatore del trono dell’Orda e nel 1382 fugge, in modo pietoso, davanti al Khan legittimo. Sarà solo un secolo più tardi, nel 1480, che Ivan III si decide, non senza esitazioni, a mobilitare le sue forze contro Ahmed o Akhmat Khan, ultimo discendente di Gengis Khan a tentare di restaurare l’Orda nel suo antico splendore. Ahmed si ritira dopo un faccia a faccia che dura per tutta l’estate. In seguito, un intero settore delle relazioni estere della Moscovia nascente viene consacrato ai suoi rapporti con i Khanati eredi dell’Orda: quelli di Kazan, di Astrakan, di Crimea e di Siberia.
Ivan IV il Terribile, cinque anni dopo aver assunto l’eredità bizantina, in occasione della sua incoronazione, rivendica l’eredità della Orda d’Oro, impadronendosi di Kazan e di Astrakan (1552-1556). Assumendo il controllo di queste regioni del medio e basso Volga, che non erano mai appartenute alla Russia, l’Impero di Ivan prende la sua configurazione specifica: quella di una monarchia multietnica e multinazionale, dalle frontiere aperte sull’Asia. Lo zar russo, erede del Basileus e del Khan, è diventato la chiave di volta di questo sistema, nel quale l’autocrazia viene presentata come la sola garanzia di un governo giusto che si eleva al di sopra degli interessi particolari, unico bastione contro il caos.

Note
[1] Termine derivato dal latino caesar, con il quale le fonti russe designano i re della Bibbia, l’imperatore bizantino, ma anche il khan dei Tatari. Nel 1547, Ivan IV si fa consacrare zar. Pietro il Grande (1672-1725), da parte sua, preferisce nel 1721 il termine di “imperatore”;
[2] Elenco dei Principi del Principato di Tver:
1246 – 1272 Jaroslav
1272 – 1285 Svjatoslav
1285 – 1318 Michail il Santo
1318 – 1326 Dmitrij Occhi Terribili
1326 – 1327 Alessandro I di Tver’
1328 – 1338 Konstantin
1338 – 1339 Alessandro I di Tver’
1339 – 1346 Konstantin
1346 – 1351 Vsevolod
1351 – 1368 Vasilij di Kašin
1368 – 1399 Michail II, “Gran Principe di Tver” (c. 1375)
1400 – 1425 Ivan
1425 Alessandro II di Tver’
1425 Jurij
1425 – 1461 Boris il Grande
1461 – 1485 Michail III l’Esule
Nel 1485, Ivan III di Mosca conquista il Principato di Tver’.
[3] Elenco dei Gran Principi, sovrani del Principato di Vladimir-Suzdal:
Jurij Dolgorukij di Kiev, capostipite della linea dinastica, 1113 (1125?) -1157
Andrej Bogoljubskij
Michail
Vsevolod III
Juri II
[4] L’ordine tradizionale privilegiava la successione detta orizzontale, da fratello a fratello, prima che il potere non ricada alla generazione dei figli, per ordine di anzianità;
[5] Elenco dei principi di Muromo-Ryazan:
A Murom
1127–1129 Yaroslav I di Murom e Ryazan, esiliati da Cernigov
A Ryazan
1129–1143 Sviatoslav di Ryazan, suo figlio
1143-1145 Rostislav di Ryazan, perse Ryazan a Suzdal, ma la recuperò usando Cumans
1145–1178 Gleb I di Ryazan, saccheggiò Vladimir e Mosca, ma morì in cattività a Vladimir
1180–1207 Romano I di Ryazan, governò come vasale di Vsevolod il Grande Nido, Gran Principe di Vladimir, ma morì nella sua prigione
1208–1208 Yaroslav II di Ryazan, figlio di Vsevolod il Grande Nido
1208–1212 governatori di Vladimir
1212–1217 Romano II di Ryazan, nipote di Romano I, tenuto prigioniero a Vladimir, ma rilasciato come loro vassalo
1217–1218 Gleb II di Ryazan nipote di Romano I, tradì suo zio per Vladimir e giustiziò Roman II e 6 dei suoi parenti usando Kumans
1218–1235 Ingvar I di Ryazan, fratello di Romano II, sconfisse ed esiliato Gleb II
1235–1237 Yuri di Ryazan, suo fratello, ucciso dai mongoli, città distrutta
In Pereslavl-Ryazansky, successivamente ribattezzato Ryazan
1237–1252 Ingvar II di Pereslavl-Ryazansky, figlio di Ingvar I, la sua esistenza è contestata
1252–1258 Oleg il Rosso, suo fratello, catturato dai mongoli nella battaglia di Kolomna , ma governò come loro vasale e morì come monaco
1258–1270 Romano III di Ryazan, il santo, suo figlio, governò come vassallo mongolo ma giustiziato per la sua fede
1270–1294 Fyodor I di Ryazan, suo figlio, resistette alle incursioni tartare nel 1278 e nel 1288
1294–1299 Yaroslav III di Ryazan, suo figlio
1299–1301 Costantino di Ryazan, suo fratello, giustiziato a Mosca
1301–1308 Vasily I di Ryazan, suo figlio, giustiziato nell’Orda d’Oro
1308–1327 Ivan I di Ryazan, figlio di Yaroslav III, giustiziato nell’Orda d’Oro
1327–1342 Ivan II Korotopol, suo figlio, muore in esilio
1342–1344 Yaroslav IV di Ryazan, suo cugino, usurpò il trono con l’aiuto dei tartari
1344–1350 Vasily II di Ryazan, suo cugino
1350-1402 Oleg II di Ryazan, figlio di Ivan II, nel 1380 combatté a Kulikovo sul lato tartaro, ma inviò segretamente la maggior parte del suo esercito per aiutare Mosca
1402-1427 Fyodor II di Ryazan, suo figlio, sposato con la figlia di Dmitry Donskoy e fece alleanza con Mosca
1427–1456 Ivan III di Ryazan, suo figlio, rinunciò alla sua fedeltà all’Orda d’Oro
1456–1483 Vasily III di Ryazan, suo figlio, cresciuto alla corte di Mosca, sposato con la sorella di Ivan III di Russia , alleata di Mosca
1483–1500 Ivan IV di Ryazan, giurò fedeltà a Ivan III di Russia
1500–1521 Ivan V di Ryazan, l’ultimo Gran Principe, morto nel 1534 in Lituania
[6] La retta via. La Russia si è convertita al Cristianesimo bizantino dopo il battesimo del Principe di Kiev, Vladimiro, nel 988. Nel 1547, l’Impero russo si afferma come la nuova monarchia universale, poiché esso rappresenta il solo stato ortodosso indipendente;
[7] Alla testa delle diocesi si trovano i vescovi. I metropoliti guidano le province ecclesiastiche. Alla testa delle chiese autocefale viene posto il Patriarca, che nei fatti è un primus inter pares in quanto l’episcopato è collegiale. Una primazia onorifica viene riconosciuta al Patriarca di Costantinopoli. Un uomo sposato può essere ordinato prete (non un vedovo risposato). Un prete celibe è necessariamente un monaco, non può sposarsi e fra di essi vengono reclutati i vescovi;
[8] La maggior parte delle fonti europee, ivi comprese quelle russe, parlano di Tatari o Tartari, ma Gengis Khan ed i suoi discendenti erano dei Mongoli.