LA SANTA MADRE RUSSIA HA UN PADRE SVEDESE

di Max Trimurti -

Il capo scandinavo Rurik sottomette le tribù slave dell’est nella seconda metà del IX secolo, ponendo in tal modo le basi di un nuovo Stato alle porte d’Oriente.

18 maggio 839 l’imperatore Luigi il Pio riceve una delegazione proveniente da Costantinopoli. Fra i componenti figurano, secondo gli Annali di San Bertino, «degli uomini che dicevano di chiamarsi Rhos, nome del popolo al quale appartenevano […]. L’imperatore, informandosi, poco oltre, sulle ragioni del loro viaggio, scopre che essi appartenevano alla nazione svedese e pensa che essi possono essere, forse, delle spie nel suo regno, piuttosto che messaggeri di pace e di amicizia». Questo documento carolingio mostra che all’epoca il termine Rhos o Rus designa gli Svedesi che attraversano la Russia dal Baltico al Mar Nero, la via commerciale che i Greci chiamano la “rotta dei Vareghi o dei Variaghi”.
Il geografo persiano Ibn Khordadbeh riferisce sulle attività commerciali di questi trafficanti scandinavi della metà del IX secolo: «I Rus trasportano pellicce di castoro e di volpe nera come anche spade dalle loro regioni più lontane del paese Saqlaba fino al Mar Nero, dove l’imperatore bizantino preleva un decimo delle loro mercanzie. E se essi discendono il fiume Don, essi passano per la capitale di Khazari, il cui principe effettua lo stesso prelievo… Successivamente essi proseguono per il Mar Caspio e raggiungono le mete che desiderano».

Basi ed empori… a mezzo servizio

Una nave variaga  nel quadro Ospiti d'oltremare di Nicholas Roerich

Una nave variaga nel quadro Ospiti d’oltremare di Nicholas Roerich

Gli Svedesi frequentano pertanto le rive del Mar Nero e del Caspio intorno all’anno 850. L’archeologia troverà prove della loro attività in questa vasta zona già dall’VIII secolo, a partire dalle basi stabilite nei paesi baltici e nel nord della Russia. Essi frequentano i diversi empori che appaiono sulla scena della storia, fra il delta della Vistola e la regione del lago Ladoga e costituiscono altrettanti punti di contatto fra i mercanti dell’Europa orientale e i Vichinghi. Questi ultimi cominciano a esplorare le vie fluviali che conducono verso l’interno della Russia, seguendo due assi di penetrazione: uno verso il nord della Russia, attraverso il golfo della Finlandia e il fiume Neva, l’altro verso il bacino del fiume Dnepr, attraverso la Dvina occidentale (Daugava in lettone) e il fiume Niemen. Nella Russia settentrionale oggetti scandinavi circolano nelle regioni dei laghi Pskov e Ilmen, raggiungendo il bacino dell’alto fiume Volga. Nell’anno 753 elementi scandinavi partecipano alla fondazione del sito di Staraia Ladoga, un emporio di mercanti e di artigiani la cui superficie supera il noto grande emporio svedese di Birka. A quel tempo grandi quantità di argento musulmano circolano lungo queste rotte in direzione della Scandinavia. Tuttavia, le rare fonti scritte dell’epoca mettono l’accento sulle attività guerriere. La Vita Anskarii afferma che i re svedesi verso la metà del IX secolo organizzano alcune spedizioni sulle coste baltiche. La Cronaca degli anni passati, nota anche come Manoscritto Nestoriano, riferisce, inoltre, che nell’anno 859 «i Vareghi [...] arrivarono a imporre tributi agli Sciudi, agli slavi, ai Meri, ai Vepsi e ai Krivitci», vale a dire ai popoli finnici e slavi del nord della Russia.

Il regno delle città fortificate

Uno dei capi – Rurik – elimina rapidamente gli altri, riesce a federare i territori ed estende il suo dominio sulla zona che va dall’Estonia al bacino superiore del fiume Volga, gettando le prime basi del futuro stato russo. «A causa di questi Variaghi, la regione di Novgorod venne conosciuta sotto il nome di paese di Rus», ci indica la Cronaca degli anni passati. Nelle saghe, la Russia viene chiamata Gardariki, “il regno delle città fortificate”: questo è anche il caso di Staraia Ladoga, come quello di altre piazzeforti che compaiono nella fase finale del IX secolo. Riurikivo Gorodichtce viene fondata su un isolotto strategico all’ingresso del lago Ilmen. In questo stesso periodo, Timerievo viene costruita sul fiume Volga. Sul corso superiore del fiume Dnepr, anche la fondazione di Gnezdovo risalirebbe alla fine del IX secolo. Allo stesso modo, intorno all’anno 880, vengono edificate fortificazioni a Tchernigov, su un affluente del Dnepr. A Kiev, fondazione slava più antica, la presenza scandinava non risulta attestata prima degli inizi del X secolo, ciò nondimeno sono state trovate diverse tombe di loro combattenti contenenti monete bizantine datate fra l’anno 867 e il 920.
Gli specialisti discutono sempre sui ruoli rispettivi giocati dal commercio e dalla guerra nel contesto del fenomeno vichingo in Russia. Le fonti greche impiegano il termine Varangoi per alludere ai mercenari scandinavi che combattono nelle truppe bizantine. Il termine è tratto dal norvegese vaeringjar, derivato probabilmente da var (giuramento), che doveva designare i guerrieri entrati a servizio di un capo dopo avergli giurato fedeltà. Circa centoventi iscrizioni runiche fanno riferimento alla rotta commerciale dell’est. Esse conseguono essenzialmente da una logica guerriera, come quella della di Turinge, in Svezia, che loda il capo Thorsteinn, che «è caduto in combattimento all’est, in Russia».

Il principe di Kiev in tournée

La-campagna-di-Oleg-di Novgorod contro Constantinopoli miniatura del XIV secolo

La campagna di Oleg di Novgorod contro Constantinopoli, miniatura del XIV secolo

Come a ovest, i Vichinghi lanciano grandi spedizioni contro l’Impero bizantino. Il patriarca Photios stigmatizza la violenza del raid del giugno dell’anno 860 contro Costantinopoli in termini comparabili a quelli dei monaci d’Occidente: «Che sventura vedere questo popolo feroce e selvaggio espandersi con intrepidezza intorno alla città, distruggendo tutto, rovinando tutto, non avendo pietà di nulla, non risparmiando persone, né campi, né case, né greggi, né bestiame, né donne, né vecchi, né bambini, affondando le loro spade attraverso tutto». Un nuovo attacco sorprende Bisanzio nell’estate del 941, ma viene disperso con l’impiego del fuoco greco. Le fonti arabe ci documentano un altro raid vichingo nel Mar Caspio nel 943-44, nel corso del quale gli invasori occupano, per diversi mesi, la città di Barda, posta nell’attuale Azerbaigian.
A partire dagli inizi del X secolo, gli imperatori bizantini assumono l’abitudine di arruolare scandinavi come mercenari. Una disposizione del trattato concluso nell’anno 911 fra Rus e Bizantini ci fornisce la testimonianza di questi «Rus che servono in Grecia presso l’imperatore cristiano». I proventi realizzati dai Vichinghi si basano soprattutto sullo stretto controllo di vasti territori da parte dei discendenti di Rurik. Questo sistema ci viene descritto in un manoscritto bizantino, De administrando imperio, risalente al 950 circa. Esso precisa che «nel mese di novembre i loro principi escono da Kiev con tutti i Rus e partono per le Poludia (tournée); essi vanno presso i Vervianoi, i Dragovitch, i Krivitci, i Severiani e gli altri slavi tributari dei Rus. Durante tutto l’inverno essi si fanno mantenere quindi, nel momento del disgelo del fiume Dnepr, essi rientrano a Kiev. Dopo di che essi si imbarcano sulle loro navi, le equipaggiano e scendo verso l’Impero bizantino».
Gli autori musulmani riferiscono di razzie di schiavi: «I Rus effettuano delle spedizioni contro gli Slavi… li fanno prigionieri e li portano a Bulgar per rivenderli» evidenzia Ibn Rusta. La base del sistema politico economico messo in atto dai Vichinghi in Russia, si basa pertanto sulla raccolta dei tributi imposti alle popolazioni locali e sul traffico di schiavi. Una parte dei profitti viene rimpatriata in Scandinavia sotto forma di monete d’argento. Per percorrere i tremila chilometri che separano il Baltico dal Mar Nero, questi Vichinghi utilizzano barche più piccole e più leggere di quelle impiegate a ovest, poiché una parte del tragitto viene effettuato per mezzo del trasporto a piedi o su slitte.

Dal paganesimo al cristianesimo

Nel corso della prima metà del X secolo il centro del potere rus si sposta verso sud. Fra la morte di Igor, nel 945 e quella di suo figlio Sviatoslav, nel 972, la dinastia afferma la sua autorità sugli Slavi del Dnepr ed estende la sua influenza fra il Danubio e il Volga. Il regno di Sviatoslav è marcato dalla condotta di grandi campagne militari. Egli distrugge l’Impero dei Khazari, sul Volga e stabilisce la sua capitale sul Danubio. Grazie a un esercito venuto dalla Svezia, uno dei figli di Sviatoslav, il principe Vladimiro, si impone da Novgorod a Kiev, dove regna dal 980 al 1015. La Cronaca degli anni passati lo accusa di aver, in primo luogo, rinforzato il paganesimo. Egli avrebbe cercato nella religione pagana un principio di unità per cementare il suo regno multietnico. Tuttavia, nel 968, il principe sceglierà di abbracciare il cristianesimo per evidenti ragioni politiche, fatto che gli consentirà di stipulare una alleanza con Bisanzio, sancita dal suo matrimonio con la sorella dell’imperatore greco. Di ritorno a Kiev, egli farà abbattere gli idoli pagani e inizierà a «fondare chiese e a insediare preti nelle città». In tal modo il principe variago entra nel concerto dei principi cristiani d’Europa.
Verso la fine del X secolo la dinastia di origine scandinava al potere in Russia si è ormai slavizzata e convertita al cristianesimo. I profitti del tributo servono allo sviluppo economico interno, illustrato dalla comparsa di una nuova rete di città. Fra il 950 e il 1050 sorgono, tra le altre, le città di Novgorod, Smolensk, Rostov sul Volga e Yaroslav.
L’attività dei Vichinghi in Russia dimostra, comunque, che il loro successo si è basato su un sistema molto più complesso della semplice pirateria. Come in Occidente, esso procederà a una piena e stretta integrazione nel nuovo tessuto locale delle aristocrazie guerriere rimaste in Scandinavia.

 

Per saperne di più

Nicholas V. Riasanovsky, Storia della Russia. Dalle origini ai giorni nostri – Rizzoli, Milano, 1994-2005
Arnaldo Alberti, Gli Slavi Mondadori, Milano, 1996
Omeljan Pritsak, The Origin of Rus – Cambridge Massachusetts, Harvard University Press, 1991
H.R. Ellis Davidson, The Viking Road to Byzantium – Londra, 1976