In libreria: Teste di legno

legnoSiamo la specie dominante sulla Terra, abbiamo fatto progressi sorprendenti da quando i nostri antenati sono scesi dagli alberi. Ma come siamo riusciti a camminare in posizione eretta, a diventare superpredatori e a popolare il mondo? E in che modo abbiamo sviluppato la civiltà fino a produrre un’economia globalizzata? Nell’Età del legno, Roland Ennos mostra per la prima volta che la chiave di tale successo è stata la nostra peculiare relazione con il legno. Combinando genialmente le piú recenti ricerche con le acquisizioni di diverse discipline (primatologia, antropologia, archeologia, storia, architettura, ingegneria e carpenteria), Ennos reinterpreta l’intera storia dell’umanità, e dimostra come la nostra capacità di sfruttare le straordinarie proprietà del legno abbia profondamente modellato le nostre società e le nostre vite. L’autore ci accompagna cosí in un vertiginoso viaggio lungo dieci milioni di anni: dal Sud-est asiatico e dall’Africa occidentale, dove grandi scimmie dondolano tra gli alberi, costruiscono nidi e utensili di legno, all’Africa orientale, dove i cacciatori-raccoglitori accumulano cibo; dalla progettazione dei templi lignei in Cina e Giappone all’Inghilterra settentrionale, dove il carbone ha permesso agli esseri umani di sviluppare il mondo industriale. L‘Età del legno non illustra soltanto il ruolo essenziale che gli alberi hanno svolto nella storia e nell’evoluzione dell’esistenza umana, ma sostiene che per aiutare il nostro pianeta dobbiamo tornare a modi piú tradizionali di coltivazione, utilizzo e comprensione degli alberi.
«Le fondamenta del nostro rapporto con il legno risiedono nelle sue straordinarie proprietà. È un materiale strutturale versatile che non ha paragoni in tal senso. È piú leggero dell’acqua, eppure, a parità di peso, è duro, tenace e resistente come l’acciaio e resiste alla trazione e alla compressione. È facile da sagomare, visto che si spacca facilmente nel senso della venatura, ed è abbastanza tenero da essere tagliato, soprattutto quando è verde. Si trova in formati abbastanza grandi da sorreggere una casa, ma può essere tagliato in utensili delle dimensioni di uno stuzzicadenti. Può durare secoli, se mantenuto costantemente asciutto o umido, o anche bruciare, per tenerci al caldo, per cuocere il cibo e per azionare innumerevoli processi industriali. Con tutti questi vantaggi, il ruolo centrale del legno nella storia dell’umanità non appare solo comprensibile, ma inevitabile. […] Soprattutto, mi auguro di invogliare il lettore a guardare il mondo senza il condizionamento dettato dall’opinione comune che vede la storia dell’umanità contraddistinta dal rapporto dell’uomo con tre materiali: la pietra, il bronzo e il ferro. Questo libro confuta l’assunto diffuso secondo cui il legno sarebbe poco piú che un’obsoleta reliquia di un nostro lontano passato. Mi auguro di dimostrare come, per gran parte del tempo trascorso su questo pianeta, l’uomo abbia vissuto in un’era dominata dal piú versatile dei materiali, e come per molti versi sia ancora cosí. E, infine, come, per il bene dell’ambiente e del nostro benessere psicofisico, occorra tornare all’Età del legno».
Roland Ennos, L’età del legno: come un unico materiale ha plasmato l’intera storia dell’umanità – Einaudi, Torino 2022, pp. 266, euro 30,00

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Giuseppe Benedetto, L’eutanasia della democrazia: il colpo di mani pulite – Rubbettino, Soveria Mannelli 2022, pp. 110, euro 14,00
La stagione politica che impropriamente è andata sotto il nome di “Mani pulite” ha profondamente mutato la storia della nostra democrazia, incidendo in modo irreversibile sul rapporto tra poteri dello Stato. Uno dei passaggi cruciali è stata l’abolizione dell’autorizzazione a procedere per i membri del Parlamento. La riforma costituzionale dell’articolo 68 della Costituzione, avvenuta sotto l’incessante spinta delle piazze forcaiole, ha alterato la relazione tra poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, arrecando gravi fratture all’ordine democratico. In quest’opera, oltre alla fedele esposizione del dibattito parlamentare antecedente alla riforma, vi è anche uno scrupoloso lavoro di ricerca sulle guarentigie parlamentari. Quando nacquero? Perché? Cosa prevedono le Costituzioni degli altri Paesi occidentali? Domande essenziali per comprendere l’evoluzione della nostra democrazia. La risposta del libro è che siamo un unicum nel panorama mondiale.

Gianluca Fantoni, Storia della Brigata ebraica: gli ebrei della Palestina che combatterono in Italia nella Seconda guerra mondiale – Einaudi, Torino 2022, 240, euro 27,00
La Brigata ebraica – Jewish Brigade Group – fu l’unica unità combattente che vide tra le sue file ebrei di Palestina. Si batté in Italia, e solo in Italia. Perché un libro sulla Brigata ebraica? Prima di tutto perché la vicenda è di estremo interesse. La nascita della Brigata ebraica, il suo impiego operativo, la sua eredità militare e morale si intrecciano con una serie di fatti storici e di questioni storiografiche di grande rilevanza. La storia della Brigata ebraica getta nuova luce su queste vicende e permette di guardare a tali questioni da un punto di vista inconsueto. Tra questi temi si devono annoverare: la storia della Palestina negli anni Trenta e Quaranta; la storia del sionismo; il rapporto tra fascismo e mondo islamico. Inoltre la Brigata ebraica ha fatto notizia negli ultimi anni a causa delle polemiche sorte per la presenza di manifestanti che hanno sfilato con le sue bandiere, bianche e blu con la Stella di Davide, dunque le bandiere di Israele, al corteo del 25 aprile, festa della Liberazione. Questo libro parla quindi della “riscoperta” della Brigata ebraica, e di come la sua storia sia stata pubblicizzata da alcuni gruppi di pressione che sono una componente importante dell’ebraismo italiano. Si discute anche degli attacchi alla Brigata che sono arrivati da altri gruppi, per lo piú appartenenti alla sinistra radicale filopalestinese. Entrambe queste posizioni sono analizzate con attenzione come casi esemplari di un uso pubblico e politico della storia.

Paolo Pombeni, L’apertura: l’Italia e il centrosinistra (1953-1963) – il Mulino, Bologna 2022, pp. 296, euro 22,00
Il 22 febbraio 1962 entra in carica il IV governo Fanfani sostenuto da una coalizione fra DC, PSDI e PRI con l’astensione socialista. Era la premessa del centrosinistra «organico» che sarebbe stato realizzato nel dicembre 1963 dal governo presieduto da Aldo Moro con Pietro Nenni suo vice. Ma fu il governo Fanfani a varare quelle che sarebbero state considerate le grandi riforme del centrosinistra – la nazionalizzazione dell’energia elettrica e la scuola media unificata – dopo un dibattito lungo un decennio sulla necessità o meno di «aprire a sinistra» per affrontare i problemi che poneva la modernizzazione del paese. Avvalendosi delle testimonianze e delle riflessioni dei protagonisti, e approfondendo il comportamento delle gerarchie cattoliche, Paolo Pombeni ricostruisce un’epoca di grandi passioni politiche, di coraggio e di timori nell’affrontare un passaggio storico che avrebbe portato l’Italia fuori dal dopoguerra.

Gianni Scipione Rossi, L’America di Margherita Sarfatti: l’ultima illusione – Rubbettino, Soveria Mannelli 2022, pp. 84, euro 14,00
Nella primavera del 1934 Margherita Sarfatti (1880-1961) compie un lungo viaggio nel Nord America. Vuole immaginarsi nella nazione «più grande del vero», farsene un’idea personale al di là degli stereotipi. Accolta come una “regina senza corona”, tiene conferenze, parla alla radio, cerca di spiegare il fascismo agli americani e, soprattutto, al presidente Roosevelt, che la riceve alla Casa Bianca. Al ritorno si illude di convincere Mussolini della necessità di stringere rapporti con Washington, nel nome di una comune civiltà, piuttosto che con la Berlino di Hitler. Ma per il dittatore l’America «non conta niente». Alla raffinata intellettuale veneziana non resta che un’ultima carta: affidare nel 1937 il suo testamento politico e culturale a L’America, ricerca della felicità, un saggio in cui luci e ombre si alternano, nel quadro di un complessivo innamoramento per gli Stati Uniti. Pochi mesi dopo – in piena campagna antisemita – il libro viene ritirato dal commercio. La donna che aveva creato il mito del Dux sceglie l’esilio.

Christopher Clark, I tempi del potere: concezioni della storia dalla Guerra dei Trent’anni al Terzo Reich – Laterza, Roma-Bari 2022, pp. 304, euro 28,00
Da sempre, chi detiene il potere politico cerca di controllare il tempo: c’è stato chi lo ha fatto modificando il calendario, chi utilizzando gli orologi per controllare la vita dei propri sudditi, chi cambiando il fuso orario al proprio paese. Ma, soprattutto, proponendo una propria interpretazione del tempo storico. Quale che sia la forma del potere, infatti, una cultura o un regime adottano una concezione del tempo caratterizzata da «specifiche interpretazioni di ciò che è temporalmente rilevante». Ci saranno così alcuni segmenti del passato che vengono sentiti come vicini e intimamente connessi al presente e altri invece come estranei e remoti. Concretamente Christopher Clark, un gigante della storiografia contemporanea, ci mostra come, rispettivamente, la Prussia di Federico Guglielmo e quella di Federico II, la Germania di Bismarck e quella del Terzo Reich optarono ciascuna per diverse concezioni del tempo e della storia con enormi conseguenze politiche e culturali. Questi casi specifici ci aiutano a comprendere come il tempo non costituisce una sostanza neutra o universale nel cui vuoto si svolge qualcosa chiamato ‘storia’, bensì una costruzione contingente che ha avuto forme, strutture e trame diverse. Un libro che testimonia una vera e propria ‘svolta temporale’ negli studi storici, un mutamento di sensibilità paragonabile a quello delle svolte linguistiche e culturali degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso. Una lettura obbligatoria per tutti coloro che vogliano conoscere e approfondire una di quelle rimodulazioni dell’attenzione mediante cui la disciplina storica periodicamente si rinnova.

Antonio Musarra, Le crociate: l’idea, la storia, il mito – il Mulino, Bologna 2022, pp. 336
Negli ultimi anni, la crociata ha conosciuto un rinnovato interesse. I molti studi di cui è stata oggetto hanno ridefinito, in parte, quello che può ritenersi, ormai, un fenomeno di lunga durata. Il loro numero crescente ha contribuito, però, a complicare il quadro, tanto che non è facile comprendere, oggi, cosa possa effettivamente includersi sotto il nome di crociata. Questo libro offre non solo un’opportuna e utile sintesi ragionata dei risultati della ricerca storica ma un’interpretazione originale che fa il punto su un fenomeno complesso: ricercandone le radici nella cultura medievale; recuperando quel rapporto spesso trascurato fra crociata e riforma della Chiesa; mostrandone lo sviluppo fattuale in rapporto a quello ideologico e riflettendo sulle sue molte metamorfosi; osservando, infine, il sorgere del mito nel pensiero moderno sino alle più recenti rielaborazioni storiografiche.

Peter Turchin, La scimmia armata: l’arte della guerra e l’evoluzione della società – UTET, Torino 2022, pp. 304, euro 22,00
Nel 2010, Peter Turchin, un professore di entomologia passato a studiare la storia delle società umane, predisse, con l’aiuto dei suoi modelli matematici, che il 2020 sarebbe stato un anno di terribili tensioni sociali. Dieci anni dopo, la sua fama di Nostradamus è diventata mondiale, vista la sorprendente accuratezza delle sue previsioni. Ma è davvero possibile comprendere e predire la storia dell’uomo usando la matematica? In questo libro, Peter Turchin inizia a svelare al lettore comune i metodi e i risultati di decenni di ricerche.
«L’uomo è un animale sociale», sosteneva Aristotele più di duemila anni fa. Evolutivamente parlando, in effetti, la capacità umana di lavorare insieme supera quella di ogni altra specie, e la cosa veramente stupefacente è che abbiamo iniziato la nostra rapida scalata al vertice della classifica solo negli ultimi diecimila anni, superando termiti, api e formiche, le altre (poche) specie altamente collaborative del nostro pianeta. L’evoluzione genetica forse non può spiegare fino in fondo l’anomalia che ci ha reso l’animale ultrasociale che siamo oggi, ma la cooperazione sembra essere il fondamento del nostro progresso.
Appena un centinaio di anni prima di Aristotele, però, Eraclito diceva che «la guerra è il padre di tutto e il re di tutto». Ed è in effetti innegabile che la storia dell’umanità sia costellata di battaglie fratricide, violenze e genocidi, una tendenza che avrebbe dovuto essere soppressa in funzione della sopravvivenza. E invece ci intratteniamo con sport in cui la vittoria è segnata dalla prevaricazione sull’altro, creiamo sistemi economici basati su disuguaglianze di potere macroscopiche, siamo circondati dagli scontri e dalla simulazione della guerra da tutte le parti. Ma allora l’uomo è votato alla cooperazione o al conflitto?
Peter Turchin trova una risposta applicando le modellizzazioni matematiche all’indagine storica e sociologica: la verità è che il grande motore dell’ultrasocialità umana, paradossalmente, è stato proprio il conflitto. È grazie alla guerra e alla competizione che si è affermato uno spirito di uguaglianza, e i nostri miracolosi poteri di cooperazione sono stati forgiati nel fuoco della lotta tra gruppi sempre più vasti e organizzati.

Federico Santangelo, La religione dei Romani – Laterza, Roma-Bari 2022, pp. 208, euro 20,00
Conosciamo i nomi degli dèi di Roma, visitiamo le rovine dei templi, ci appassioniamo sempre più alla mitologia pagana. Eppure facciamo fatica a definire cosa fosse la religione dei Romani. È vero che la parola latina religio è solitamente tradotta in italiano con ‘religione’: ma si può davvero parlare di ‘religione’ nell’antica Roma? Che origine avevano gli dèi? Per quali ragioni, con quali intenti e in che modi ci si rivolgeva loro? Ha senso parlare di ‘fede’ nel contesto di una religione politeistica? Ancora: che impatto ebbe la conquista romana del Mediterraneo sui culti delle comunità sconfitte? Perché Roma non tentò di imporre sistematicamente i propri riti attraverso il suo enorme impero? E davvero l’avanzata del cristianesimo si deve spiegare con l’eclissi di una moribonda religione ‘pagana’? Una esplorazione appassionante ci condurrà da Roma fino agli angoli più remoti dell’impero, dall’Eufrate al Vallo di Adriano, dalle splendide città del Nord Africa ai grandi santuari della Gallia transalpina, in un percorso alla scoperta di uno degli aspetti meno conosciuti del mondo romano, capace di dischiuderci un universo ignoto.