In libreria: Storie segrete di guerra

a cura di Alessandro Frigerio -

cover storie segrete WWIVerdun, Somme, Isonzo, laghi Masuri, Gallipoli… I nomi delle battaglie della Grande guerra risultano spesso ingombranti. La loro ombra, infatti, ha come effetto quello di togliere significato a quell’aggettivo, “mondiale”, che al lettore poco attento può sembrare un vezzo europocentrico assegnato da storici abituati a considerare il Vecchio Continente al centro del sistema politico. In realtà, come ci spiega Alberto Rosselli in questo volume, il teatro di guerra fu veramente mondiale, solo che gli storici, nostrani e non, hanno trattato quasi esclusivamente gli sviluppi più vicini a noi, trascurando tutti quei teatri meno scenografici rispetto a una lettura grandguignolesca della guerra di trincea e dei suoi incredibili costi umani. Rosselli, invece, ha la capacità di scovare il “non indagato”, il “particolare”, per inserirlo nel contesto più ampio del conflitto e dei suoli sviluppi politici, diplomatici ed economici. Il suo intento, come spiega bene Marco Cimmino in una attenta introduzione che fa il punto sugli studi in questo ambito, non è quello di “riscrivere” la storia bellica, ma di proporre a studiosi e ad appassionati di vicende militari alcuni episodi poco noti che videro protagonisti, con maggiore o minore fortuna, unità e uomini appartenenti alle forze aeree, navali e terrestri degli Imperi Centrali e dell’Intesa. Ma senza rinunciare a individuare le intersezioni di questi eventi rispetto ai grandi sviluppi epocali.
Il volume si occupa di quattro teatri di guerra. In primo luogo quello dell’Africa Orientale ed Equatoriale, in particolare con le vicende del Tanganika tedesco, spaziando alle operazioni navali e alla guerra combattuta, da tedeschi, belgi e inglesi, sui Grandi Laghi equatoriali, alla campagna del Camerun e alla guerra aerea in Africa sudoccidentale.
La seconda sezione è incentrata sull’assedio di Tsingtao (Cina), un altro epidodio pressoché ignorato dalla storiografia. Tsingtao era un avamposto tedesco in Cina e fu sottoposto, nelle prime fasi del conflittto a un assedio da parte delle forze armate britanniche e giapponesi (il Giappone combatteva allora a fianco delle potenze dell’Intesa).
La terza parte è invece dedicata alla campagna mesopotamica e persiana. Rispetto alle vicende viste sopra si tratta certamente di un episodio più noto al grande pubblico, anche perché trasformato in mito prima dalla figura di Lawrence d’Arabia e poi dalla sua riduzione cinematografica. Tuttavia Rosselli riesce a mettere in evidenza tutte le implicazioni militari, geopolitiche e diplomatiche, spingendosi fino ad analizzare le propaggini di quella campagna nello Yemen, allora controllato dall’impero ottomano.
Nell’ultima parte del volume è l’Italia a finire sotto la lente indagatrice dell’autore. Il nostro Paese fu infatti impegnato in Macedonia, a Salonicco, in Libia, dove la conquista del 1911-1912 si era limitata alla zona costiera senza riuscire ad assoggettare le tribù dell’interno, e nel Sinai, con a una forza congiunta britannica e francese.
A completare questa indagine a tutto campo contribuiscono i capitoli finali dedicati ad altri “microteatri” di guerra o a vicende ignorate: la storia del Corpo di spedizione francese in Palestina; la Legione Russa sul fronte occidentale; la missione della Royal Navy nel Mar Caspio tra il 1918 e la fine della guerra civile russa; la partecipazione del Portogallo alla Grande Guerra; il massacro del popolo armeno da parte dei Turchi.
Alberto Rosselli, Storie segrete delle Grande guerra. Operazioni militari, campagne e stragi poco note del primo conflitto mondiale – Mattioli 1885, Fidenza, 2013, pp. 200, euro 18,00

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C. Duggan, Il popolo del Duce. Storia emotiva dell’Italia fascista – Laterza, Roma-Bari, 2013, pp. 550, euro 24,00

«Quando si scrive una lettera a Mussolini? Quando ci si guarda attorno o non si sa più a chi rivolgersi, ci si ricorda che c’è Lui. Egli è il confidente di tutti ed è ovunque. È anche in questa stanzetta semibuia, mentre tu, povero, parlavi dei tuoi dolori. Non hai sentito che ti ascoltava?».
Migliaia di lettere, poesie, disegni, pitture, fotografie, diari arrivano ogni giorno alla segreteria del Duce e raccontano l’Italia sotto la tragica fascinazione di un dittatore carismatico.
Esprimere gratitudine, avanzare una supplica, dimostrare la propria fede, chiedere favori, in un ventaglio inesauribile di circostanze e occasioni. Per il compleanno e l’onomastico del Duce; con la richiesta di un incontro; dopo che aveva pronunciato un discorso importante; quando un membro della sua famiglia era malato, o si voleva che facesse da padrino a un figlio; in occasione degli anniversari del fascismo o di una crisi internazionale; perfino quando lo scrivente aveva fatto un sogno significativo. Durante il ventennio migliaia di italiani impugnarono la penna per scrivere al loro capo carismatico. I mittenti erano di tutte le estrazioni sociali ed età. Erano soldati, contadini, massaie, bambini, preti, studenti, artigiani. Molti scrivevano per chiedere un aiuto economico, ma in moltissimi per esprimere al loro leader ammirazione incondizionata, fino al desiderio amoroso o all’adorazione religiosa: per tanti il culto del Duce non fu soltanto il prodotto della propaganda ma un attaccamento profondamente sentito. Christopher Duggan ricostruisce il ventennio dagli albori dello squadrismo sino alla caduta del regime, attraverso una documentazione fatta di lettere e diari privati inediti, resoconti giornalistici, programmi radio, canzoni popolari. La straordinaria relazione intimache moltissimi italiani intrattennero con Mussolini racconta una storia emotiva dell’Italia fascista che corre sotterranea e parallela lungo i binari degli avvenimenti storici.

S. Fabei, Il Generale delle camice nere. Niccolo Nicchiarelli dalla Grande Guerra alla RSI – Pietro Macchione Editore, Varese, 2013, pp. 642, euro 25,00
Volontario sedicenne nella Grande Guerra, prigioniero in Germania, squadrista e sindaco fascista di Castiglione del Lago, il protagonista di questo libro ha vissuto molti eventi che hanno caratterizzato la storia d’Italia nella prima metà del XX secolo. Entrato nella Milizia di cui comandò la legione «Cacciatori del Tevere» e il reparto autonomo nella colonia di confino a Lipari, fu poi alla testa della legione «San Giusto» di Trieste e della 3a legione libica. Segretario federale a Bengasi e membro del direttorio del PNF, durante la Seconda guerra mondiale partecipò in Africa settentrionale alla conquista di Sidi el Barrani e alla difesa di Bardia, fu comandante della legione camicie nere «Tagliamento» in Russia, poi del raggruppamento «XXI Aprile» che ricondusse in Italia dalla Jugoslavia dopo l’armistizio. Aderì alla Repubblica sociale e fu al vertice della Guardia nazionale repubblicana. Imprigionato e processato nel 1945 fu assolto l’anno successivo. Attraverso l’attenta analisi di una grande mole di documenti, molti inediti, fra cui la Memoria sulla Guardia, l’autore racconta, insieme alla storia dell’ufficiale, quella, non apologetica né denigratoria, della Milizia fascista (MVSN), dalle origini al 1945.

A. Zamoyski, Marcia fatale. 1812, Napoleone in Russia – UTET, Torino, 2013, pp. 574, euro 20,00
La campagna di Napoleone in Russia è ricordata come uno degli avvenimenti più drammatici della storia europea, nonché il primo esempio di guerra totale, che vide i maggiori imperi dell’epoca scontrarsi per il dominio sul Continente. Da due secoli questo evento è impresso nell’immaginario collettivo, eppure alla sua straordinaria forza evocativa non è sempre corrisposta un’analisi storiografica imparziale e approfondita. Con Marcia fatale, Adam Zamoyski prova a invertire la tendenza, attingendo a una serie di documenti, spesso inediti, recuperati in archivi e biblioteche di tutto il mondo. Dalle lettere di semplici soldati ai diari personali dei protagonisti, dai bollettini ufficiali agli appunti manoscritti: facendo parlare gli uomini, Zamoyski ci fa rivivere il loro dolore, le loro speranze, le loro paure. E così, accanto alla voce dei grandi protagonisti della Storia, sentiamo anche quella degli “ultimi”, di quei francesi e russi, polacchi e italiani, tedeschi e portoghesi impegnati a tornare vivi dal campo di battaglia. Tableau vivant intenso e ricchissimo, Marcia fatale è un’opera che riesce a far convivere in modo armonico il rigore storiografico e l’interpretazione dei documenti con un’impressionante potenza narrativa, facendoci osservare, da un’originale e sorprendente prospettiva, la lenta e inesorabile disfatta dell’esercito più potente mai messo in campo. E del suo comandante supremo.

G. de Sivo, Scritti politici - Edizioni Trabant, 2013, pp. 156, euro 12,00
La pubblicazione raccoglie, per la prima volta in un unico volume, le principali opere di argomento politico del controverso pensatore ottocentesco, conosciuto per la sua “Storia delle Due Sicilie” di stampo dichiaratamente favorevole ai Borboni di Napoli. Tali saggi – tra i quali il famoso “I Napoletani al cospetto delle nazioni civili”, ma anche opere meno conosciute come il “Discorso pe’ morti nelle giornate del Volturno” e il componimento poetico “All’Italia” – sono l’ideale completamento dell’opera storica di un autore lentamente riportato, dopo più di un secolo di oblio, all’attenzione del pubblico di studiosi e appassionati del nostro passato.

J. Rossiaud, Amori venali. La prostituzione nell’Europa medievale – Laterza, Roma-Bari, 2013, pp. 390, euro 24,00
Donne di strada e grandi cortigiane, ruffiane e mezzane, case chiuse private e pubblici bordelli: fino al XVI secolo il mondo degli amori venali è onnipresente e tollerato. Gli uomini di governo e di Chiesa considerano la prostituzione inestirpabile e naturale, una forma di risposta spontanea alla miseria dei tempi e l’arma più efficace di lotta contro il caos. La Chiesa gregoriana, pur instauratrice di un ordine coniugale rigoroso, accetta la concupiscenza maschile e ammette donne votate al peccato. La giustificazione è quella del male minore: minore rispetto alla violenza, allo stupro, all’adulterio, all’incesto. L’elemento monetario aggiunge paradossalmente all’insieme un elemento positivo; il denaro, questo nemico di Dio, è l’amico della donna venale: giustifica e legittima la sua pratica e fa di lei una lavoratrice che riceve il prezzo della sua fatica. Rese socialmente visibili, le prostitute pubbliche si ritengono in grado, in Alta Germania come in Linguadoca, di far fronte agli abusi e di reclamare i propri diritti. Perfettamente integrate? Certamente no. Ma in grado di diventarlo? Probabilmente. Ma il tempo di promozione del corpo finisce bruscamente a metà del XVI secolo quando, sullo sfondo di disastri sociali e di guerre religiose, il clero della Controriforma decide di porre fine alla tolleranza. Da allora viene attuata una strategia repressiva fatta di incarceramenti, punizioni ed esclusioni. Gli anni 1550-1560 si aprono così su un mondo completamente diverso.

P. Mieli, I miei conti con la Storia. Per capire il nostro tempo – Rizzoli, Milano, 2013, pp. 422, euro 19,50
Lo storico ha il compito di trasmettere la memoria, il dovere di ricordare. Quando, invece, è necessario dimenticare? Quando l’oblio diventa una virtù essenziale a ricomporre una comunità? Nell’Atene del V secolo, dopo il regime dei Trenta Tiranni, venne imposto il Patto dell’oblio, che vietava di “rivangare il passato” anche a quei cittadini che avrebbero avuto tutti i titoli per vendicarsi, “anteponendo alle rivalse private la salvezza della città”. Da allora sono state innumerevoli le volte in cui la storia ci ha imposto di dimenticare, di concederci una sospensione della memoria per rimettere le cose in ordine, sia pure in un ordine provvisorio. Oggi, dopo la fine del Novecento – il secolo delle febbri ideologiche e delle grandi passioni politiche -, fare i conti con la nostra memoria condivisa è diventato più che mai necessario. Perché la scomparsa di fascismo e comunismo non ha significato la fine dell’uso politico del passato: “Nuove dottrine e nuovi radicalismi sono entrati in campo e si sono mescolati con quel che rimaneva delle vecchie fedi; tutte insieme poi hanno viziato l’aria, rendendo impossibile agli analisti e ai raccontatori del passato di prendere il fiato necessario per un’impresa che potesse dirsi di grande respiro”. Queste pagine attraversano oltre due millenni di storia, di storie e di uomini, ma anche di interpretazioni, errori di valutazione e menzogne. Dalla Firenze di Savonarola alla Roma fascista, dall’inquisizione allo schiavismo, da Giuda a Napoleone…