In libreria: La rivoluzione ribelle

rivoameLa rivoluzione americana è spesso raffigurata come un evento sorto da nobili principî, la cui chiave di volta, la Costituzione federale, forní l’impalcatura ideale a una nazione prospera e democratica. Con questo libro, Alan Taylor ha scritto un autorevole ma ben diverso racconto della fondazione della nazione americana. L’aumento delle rivalità tra imperi europei e i loro alleati nativi si diffuse come un incendio nelle colonie della Gran Bretagna, alimentato dalle condizioni locali, devastante e difficile da soffocare. Il conflitto si innescò sulla frontiera, là dove i coloni chiedevano a gran voce di spingersi a ovest nelle terre indiane, andando contro le restrizioni britanniche, e nelle città della costa, dove le élite commerciali organizzarono disordini, boicottando le politiche fiscali britanniche. Quando la guerra scoppiò, la brutale violenza della guerriglia si allargò lungo tutta la frontiera, da New York fino alla Carolina, alimentata da divisioni interne e dallo scontro con la Gran Bretagna. Nella fragile nuova nazione sorta negli anni Ottanta del Settecento, i leader nazionalisti come James Madison e Alexander Hamilton cercarono di frenare le indisciplinate democrazie statali e di consolidare il potere attraverso una Costituzione federale. I sostenitori del potere nazionale ratificarono una nuova struttura di governo. Ma gli avversari prevalsero durante la presidenza di Thomas Jefferson, la cui visione di un «impero della Libertà» occidentale era in linea con le vecchie ambizioni espansionistiche dei coloni di frontiera. Gli insediamenti dei bianchi e il sistema schiavista si diffusero a ovest, ponendo le basi per una guerra civile che un secolo piú tardi quasi distruggerà l’Unione creata dai fondatori. Taylor ritrae con abilità il ruolo giocato da Francia, Spagna e dai nativi e racconta in modo esaustivo gli avvenimenti bellici, mescolando con grande maestria storia politica, sociale, economica e culturale.
Alan Taylor, Rivoluzioni americane: una storia continentale, 1750-1804 - Einaudi, Torino 2017, pp. 642, euro 34,00

 

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R. Gremmo, Anteo Zamboni e l’attentato a Mussolini: l’antifascsmo anarchico e l’intrigo massonico – Storia Ribelle, Biella, 2017, pp. 240, euro 20,00
Il 31 ottobre 1926 l’adolscente Anteo Zamboni sparò a Mussolini a Bologna, sbagliò il colpo e venne subito ucciso a pugnalate da un manipolo di fascisti. Elininato il responsabile, la Polizia andò a caccia dei possibili complici scoprendo che l’attentato era stato preparato dai suoi famigliari e specialmente dalla zia Virginia, vecchia e irriducibile anarchica, e dal padre Mammolo, singolare figura di “anarchico-massone-fascista”. Processati dal Tribunale Speciale, la zia e il padre vennero condannati a una lunga e dura pena detentiva. Sullo sfondo indistinto e confuso restò l’ombra di trame occulte e di manovre cospiratrici di elementi legati alla Massoneria che dall’estero avrebbero spinto la famiglia Zamboni a un gesto estremo che avrebbe dato il segnale per una nuova offensiva armata antifascista. Sull’attentato iniziarono subito a circolare le più disparate ipotesi, ma solo il movimento anarchico rivendicò il gesto individuale di rivolta del ragazzo.
Analizzando con grande attenzione l’ampia documentazione dell’Archivio Centrale dello Stato questo libro smonta tutte le fantasiose ipotesi e sostiene l’autenticità dell’attentato a Mussolini. Con alle spalle, forse senza saperlo, una torbida macchinazione massonica.

Andrea Giardina, Storia mondiale dell’Italia – Laterza, Roma-Bari, 2017, pp. 878, euro 30,00
La parola ‘Italia’ definisce uno spazio fisico molto particolare nel bacino del Mediterraneo. Un luogo che è stato nel tempo punto di intersezione tra Mediterraneo orientale e occidentale, piattaforma e base di un grande impero, area di massima espansione del mondo nordico e germanico e poi di relazione e di conflitto tra Islam e Cristianità. E così, via via, fino ai nostri giorni dove l’Italia è uno degli approdi dei grandi flussi migratori che muovono dai tanti Sud del mondo. Questa peculiare collocazione è la vera specificità italiana, ciò che ci distingue dagli altri paesi europei, e ciò che caratterizza la nostra storia nel lungo, o meglio nel lunghissimo periodo. La nostra cultura, la nostra storia, quindi, possono e debbono essere indagate e, soprattutto, comprese anche in termini di relazione tra ciò che arriva e ciò che parte, tra popoli, culture, economie, simboli. La Storia mondiale dell’Italia vuole ripercorrere questo cammino lungo 5000 anni per tappe: ogni fermata corrisponde a una data e ogni data a un evento, noto o ignoto. Le scelte risulteranno spesso sorprendenti, provocheranno interrogativi, faranno discutere sul perché di molte presenze e di altrettante esclusioni. La storia, ancora una volta, si dimostra un antidoto alla confusione e al disorientamento del nostro tempo. Perché ci racconta come le sfide a cui siamo sottoposti non siano inedite. Perché porta in evidenza la complessità ma anche la ricchezza della relazione tra l’Italia e il resto del mondo. Perché, soprattutto, fa comprendere che, quando si è perso l’orientamento della nostra collocazione spaziale, lunghi e disastrosi periodi di decadenza hanno fatto sparire, quasi per magia, l’Italia dalle mappe geografiche.

G. Quagliariello, Sereno è: scena e retroscena di una legislatura spericolata – Rubbettino, Soveria Mannelli, pag. 240, euro 14,00
l pareggio elettorale, la nascita e la fine del governo Letta, la condanna di Berlusconi e la sua straordinaria tenacia, l’ascesa di Matteo Renzi e il tracollo referendario, il bis di Napolitano e l’elezione di Mattarella, passando per la diaspora del centrodestra fino all’alba della sua rinascita. Attraverso retroscena inediti, spesso sorpendenti, e la testimonianza di uno dei suoi protagonisti, questo libro racconta la storia e svela il dietro le quinte di una legislatura spericolata. La prima che ha visto un Papa emerito, un Presidente della Repubblica succedere a se stesso e un giovane premier arrivare alla guida del governo in un baleno, come fosse una mano di poker, e con la stessa velocità rischiare di perdere tutta la posta.

S. Luzzatto, I bambini di Moshe: gli orfani della Shoah e la nascita di Israele – Einaudi, Torino, 2018, pp. 394, euro 32,00
I bambini di Moshe sono orfani della Shoah rinati alla vita nell’Italia della Liberazione. Sono giovanissimi ebrei d’Europa centrale e orientale sfuggiti allo sterminio nazista, che nel 1945 hanno incontrato un uomo come Moshe Zeiri: il militante sionista che fondò e diresse a Selvino, nella Bergamasca, l’orfanotrofio piú importante dell’Europa postbellica. Falegname per formazione, teatrante per vocazione, Moshe faceva parte di un piccolo gruppo di ebrei a loro volta originari dell’Europa centro-orientale. Giovani immigrati in Palestina negli anni Trenta, che fra il 1944 e il 1945 hanno risalito l’Italia come soldati volontari nel Genio britannico, per cercare di salvare il salvabile. Se non il loro «mondo di ieri», la civiltà yiddish irrimediabilmente distrutta, almeno gli ultimi resti del popolo sterminato. Dopo il drammatico suo incontro con i bambini sopravvissuti, Moshe Zeiri li organizza a Selvino in una specie di repubblica degli orfani, e attraverso l’educazione sionistica li prepara a una seconda vita. Non piú la vita rassegnata delle vittime, «laggiú», nelle terre di sangue della Soluzione finale, ma la vita libera e forte dei coloni di Eretz Israel, nella Terra promessa. D’altra parte, la storia dei bambini di Moshe è anche la storia di un’illusione. Perché dopo la guerra d’indipendenza del 1948, l’utopia del «kibbutz Selvino» avrebbe finito per scontrarsi, nello Stato di Israele, con la realtà di nuovi (e brutali) rapporti di forza.

A. Tonelli, A scuola di politica: il modello comunista di Frattocchie (1944-1993) – Laterza, Roma-Bari, 2017, pp. 280, euro 18,00
Anna Tonelli ricostruisce per la prima volta la storia della più celebre scuola di politica esistita in Italia: i meccanismi di reclutamento (chi furono gli alunni delle scuole, da dove provenivano, com’erano scelti), la formazione politica e ideologica (come si studiava, su che cosa, chi insegnava e in che modo), la vita collettiva (la mensa, le ‘brigate di studio’, le discussioni, le attività ludiche), la valutazione e i risultati (le pagelle, gli esami). Una ricognizione storica in cui emerge come l’educazione alla politica abbia rappresentato una pedagogia vera e propria in grado di intrecciare tutti gli aspetti della vita individuale e collettiva: la capacità di stare insieme, l’elevamento ideologico, lo spirito di gruppo, l’affezione alla fede rossa, la disciplina e la moralità. Senza trascurare naturalmente i metodi e i criteri, all’inizio di duro stampo staliniano, per la formazione dei quadri dirigenti.

P. Rossi, L’Europa che fu: fine di un ciclo – il Mulino, Bologna, 2017, pp. 288, euro 24,00
Sorta come entità storica dopo la dissoluzione dell’impero romano e l’avvento del Cristianesimo, l’Europa per secoli si è retta sull’asse tra il nuovo impero fondato da Carlo Magno e il papato romano. A partire dal Cinquecento inizia una lunga fase espansiva, che la porta a stabilire la propria egemonia culturale, economica, politica sul mondo intero. Ma i paesi che la costituivano sono venuti via via scontrandosi in lotte fratricide, fino alle due guerre mondiali del Novecento. Mentre sulla scena globale il ruolo dell’Europa si è drasticamente ridotto, la costruzione di un organismo europeo sovranazionale è costretta a fare i conti con il risorgere dei nazionalismi. Il libro delinea gli elementi portanti della società europea e le svolte del suo sviluppo, con sguardo disincantato che rifugge da miraggi utopici e da conclusioni consolatorie.

L. Roscioni, La badessa di Castro: storia di uno scandalo – il Mulino, Bologna, 2017, pp. 256, euro 20,00
La badessa di un convento cistercense intreccia una relazione con il suo vescovo, e ne ha segretamente un figlio. Il fatto però viene scoperto e i due vengono processati. La storia di questo scandalo cinquecentesco, aggiustata a scopo edificante dalle cronache che l’hanno tramandata, piacque a Stendhal che ne trasse spunto per una delle sue narrazioni più famose. Basato sugli atti originali del processo, ritrovati dopo secoli, questo libro ricostruisce la vera storia del vescovo e della badessa restituendo un vivido spaccato del mondo e delle circostanze nelle quali lo scandalo maturò, e mostrandoci cosa fossero la vita claustrale e il dramma delle monacazioni forzate, così come le strategie difensive e le sofferenze di chi cercava, affannosamente, una via d’uscita da un destino già segnato.