In libreria: La storia vista dalla Cina

cinaLa storia del mondo che studiamo a scuola inizia con i grandi popoli antichi, fiorisce con l’antica Grecia, Roma, Alessandro Magno. Trascolora con la fine dell’impero, il Medioevo e il Rinascimento e tutto quello che ne è conseguito: conosciamo benissimo le lotte secolari dei regni e degli imperi europei e la grande epoca delle scoperte, quando imparammo che la Terra era molto grande, persino più grande di quanto ci aveva insegnato Marco Polo incontrando in Cina il maestoso Oriente. Proprio la Cina ci invita a rovesciare questo nostro sguardo: fino all’arrivo di Marco Polo per noi è di fatto ininfluente, e in qualche modo resterà periferica nei secoli a venire, spuntando fuori ogni tanto nelle guerre e nelle interazioni con gli interessi occidentali. Eppure, quella cinese è la storia millenaria di un paese grande quanto un continente, di dinastie, battaglie epiche, leader politici influenti e ideologie che hanno cambiato il corso degli eventi più di quanto noi europei vogliamo ammettere. Ma se finora abbiamo fatto l’errore di minimizzare il ruolo della Cina nella nostra storia, qual è invece la storia del mondo vista dalla Cina? Da sempre convinta di essere destinata al posto di potenza mondiale suprema, la Cina – indipendentemente da chi di volta in volta detenesse il potere politico – per migliaia di anni è stata davvero un universo a parte, un impero inespugnabile e impenetrabile sotto ogni aspetto: culturale, politico, commerciale, religioso, tecnologico. Pur rispettando e seguendo l’eco lontana degli eventi del mondo, ha sempre percepito se stessa come l’unico vero impero, almeno finché con la Rivoluzione industriale l’Occidente ha infranto quel sogno di supremazia universale. Conoscere la storia cinese del mondo è l’unico modo per comprendere il ruolo di potenza che la Cina sta cercando da anni di ribadire: come si evolveranno i rapporti con le altre nazioni? Quali piani attuerà per riaffermarsi come unico impero? Giocherà secondo le nostre regole o ne scriverà di nuove? Ma soprattutto, quale visione del mondo e di sé darà, oggi, per poter ripristinare il suo status eterno e riaccaparrarsi il posto di vertice dell’ordine mondiale? Per la prima volta, Michael Schuman ci offre una storia globale della Cina e del suo Impero interrotto, in grado di restituire il giusto respiro a una narrazione finora sempre parziale e distorta.
Michael Schuman, L’impero interrotto: la storia del mondo vista dalla Cina – UTET, Torino 2021, pp. 430, euro 25,00

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Mario Avagliano e Marco Palmieri, Paisà, sciuscià e segnorine: il Sud e Roma dallo sbarco in Sicilia al 25 aprile – il Mulino, Bologna 2021, pp. 504, euro 26,00
È stato chiamato «l’altro dopoguerra» il periodo vissuto dall’Italia meridionale e Roma tra il luglio del 1943, quando gli alleati sbarcano in Sicilia, e il maggio del 1945, quando la guerra finisce. Un lungo periodo, segnato dal procedere lento della linea del fronte verso nord, con combattimenti accaniti, violenze, atti di resistenza. Ma anche un vitale, caotico, difficile ritorno alla pace e alla libertà. La presenza ingombrante degli alleati, il ritorno dei partiti, delle radio, della stampa libera, la voglia di normalità e di divertimento, e poi la fame, la prostituzione, il banditismo, le marocchinate, la criminalità. Attingendo a lettere, diari, corrispondenza censurata, relazioni delle autorità italiane e alleate, giornali, canzoni, film, il libro compone un racconto corale, colorato, curioso e in tanti dettagli inedito di quell’Italia che per prima si affacciava al dopoguerra.

Carlo Greppi, Il buon tedesco – Laterza, Roma-Bari 2021, pp. 280, euro 18,00
Sui monti di Sarzana, proprio lungo la Linea Gotica, dove nel 1944 i combattimenti infuriavano con maggiore ferocia, il capitano della marina tedesca Rudolf Jacobs, ottimo soldato, abbandonò le proprie fila. Non lo fece per fuggire da una guerra ormai persa, ma per unirsi ai partigiani garibaldini, fino a morire eroicamente durante l’assalto a una caserma delle Brigate nere fasciste. Apparentemente la sua sembra la storia di un’eccezione, commovente e coraggiosa, ma pur sempre un’eccezione rispetto alla nostra idea dei tedeschi zelanti combattenti della Germania nazista, fedeli fino al suo crollo. Eppure questa eccezione non fu così solitaria e isolata: parliamo di centinaia di uomini, almeno mille secondo le stime degli storici. O erano di più? Tedeschi e austriaci, ‘banditi’, ‘disertori’, ‘senza patria’, che hanno saputo dire di no agli ordini ingiusti, che hanno rigettato la legge dell’onore e del sangue per scegliere quella della libertà e della coscienza. Partendo da tracce labili, quasi svanite – un nome su una lapide, poche righe nei documenti ufficiali, qualche ricordo dei partigiani sopravvissuti –, questo libro è un’indagine appassionata e coinvolgente che ci trascina alla riscoperta di una pagina di storia che nessuno in Italia ha mai raccontato in questo modo.

Gastone Brescia e Stefano Marcuzzi, Le guerre di Libia: un secolo di conquiste e rivoluzioni – il Mulino, Bologna 2021, pp. 468, euro 30,00
Il volume ripercorre la storia politica e militare della Libia durante l’ultimo secolo e offre una visione della sua peculiare concezione dello stato e del potere guerriero. Sono tre, in particolare, le fasi individuate dagli autori: il turbolento ventennio 1911-31, durante il quale l’Italia stabilì faticosamente il suo impero sui territori ottenuti con la guerra italo-ottomana del 1911-12; il colpo di stato del 1969, che avviò la dittatura di Gheddafi e portò alla ribalta la Libia come attore del terrorismo internazionale; il decennio seguito alla rivoluzione contro Gheddafi, nel 2011, che ha innescato una nuova frammentazione del paese. In queste vicende emergono non solo il ruolo giocato dalle grandi potenze, ma anche l’ambiguo intreccio e il gioco di potere fra le tribù libiche, il loro rapporto ambivalente con tante entità esterne, e la figura enigmatica di Gheddafi, guardiano di una frammentazione mai davvero ricomposta.

Sergio Luzzatto, Giù in mezzo agli uomini: vita e morte di Guido Rossa – Einaudi, Torino 2021, pp. 240, euro 16,00
In un’alba livida e fredda del gennaio ’79, sulle alture della Genova popolare, due colpi di pistola sparati a bruciapelo uccidevano l’operaio comunista Guido Rossa. Lo uccidevano al buio, nell’ora in cui gli operai vanno a lavorare. E cosí quell’alba era anche un tramonto. Annunciava la sconfitta politica delle Brigate rosse, segnava la fine della loro illusione di conquistare il favore delle classi lavoratrici. Ma la vita del «compagno Rossa», campione d’arrampicata dalle Alpi all’Himalaya, paracadutista, fotografo, non si esaurisce nella sua morte. Né si limita a riflettere la morte di un’utopia operaista respinta dal movimento operaio. Grazie allo scavo archivistico di Sergio Luzzatto la storia di un «fresatore meraviglioso» diventa qui il ritratto, sorprendente ed esemplare, di un italiano nel dopoguerra. La parabola di un alpinista sceso giú in mezzo agli uomini per cercare insieme a loro la strada della liberazione.

Paolo Macry, Storie di fuoco: patrioti, militanti, terroristi – il Mulino, Bologna 2021, pp. 272, euro 16,00
Per oltre due secoli la politica è stata una passione che ha indirizzato le scelte di vita delle persone. Un fuoco dentro. Per la politica uomini e donne hanno abbandonato affetti e interessi, si sono gettati nella mischia, hanno dato la vita: nelle lotte per l’indipendenza nazionale, nelle guerre, nelle rivoluzioni e controrivoluzioni. Paolo Macry racconta con partecipazione le storie di questi volontari, dal filoellenico Santorre di Santarosa ai mazziniani di Belfiore, dai giovani accorsi nel carnaio del ’14-18, Jünger, Stuparich, Wittgenstein, Gadda, alle gesta di Orwell e Koestler nella guerra di Spagna, dalla resistenza di Marc Bloch, della Rosa Bianca, di Ada Gobetti ai repubblichini Vivarelli e Mazzantini. Fino agli anni di piombo di Moretti, Mambro, Fioravanti. Ragioni pubbliche e inquietudini esistenziali, furori ideologici e narcisismi, senso d’onnipotenza e d’impotenza s’intrecciano nella loro scelta, spesso fatale, di andare fino in fondo con le armi in pugno.

Stefano Arduini, Traduzioni in cerca di un originale: la Bibbia e i suoi traduttori – Bulzoni, 2021, pp. 176, euro 22,00
Questo libro rilegge uno degli episodi più straordinari della storia culturale fra Oriente e Occidente: la traduzione greca della Bibbia, la leggenda che l’ha narrata e le riscritture di questa. Una storia lunga molti secoli che ha attraversato con ostinazione culture, epoche storiche e mondi diversi e che ha segnato, a partire dal Vicino Oriente antico, il destino dell’Occidente. Battaglie culturali, ideologiche, filologiche, linguistiche ne hanno costituito la trama, nel tentativo di dare forma a un libro molteplice e ibrido e proprio per questo così simile a noi, così vicino alla nostra differenza originaria. L’autore ci parla di originali che non si trovano ma che forse non è necessario trovare, di traduzioni che valgono come fonti e di fonti che sono contradittorie. Racconta come proprio la Bibbia, il grande codice della letteratura occidentale, sia vissuta per migliaia di anni attraverso le sue riscritture, come abbia avuto molteplici redazioni e diversi autori, diversi canoni, diversi originali. Come se il suo messaggio più profondo fosse che la verità non è immobile ma diventa vera solo nel momento in cui tocca la realtà di coloro che hanno reso le parole qualcosa di concreto, interpretandole, traducendole, comunicandole e vivendole.

Morena Corradi e Silvia Valisa, La carta veloce: figure, temi e politiche del giornalismo italiano dell’Ottocento -Franco Angeli, Milano 2021, pp. 250, euro 28,00
La scrittura periodica non è tra le prime componenti che vengono in mente quando si pensa al secolo che ci ha fatti; eppure l’Ottocento non sarebbe stato lo stesso senza la presenza di gazzette, giornali e riviste nel contesto pre e postunitario, e il fascino che la “carta veloce” ha esercitato sul pubblico italiano. Strumento di dialogo intermediale e transnazionale, i periodici emergono come veicoli di informazione e di acculturazione nei decenni centrali del secolo, e si affermano dopo l’Unità come punti di riferimento nella formazione di lettori e lettrici di specifiche comunità immaginate. Questo volume riflette sul giornalismo italiano a partire da una serie di interrogativi: chi è il pubblico dei periodici nell’Ottocento? Qual è il ruolo di giornali e riviste nella formazione della cultura moderna? Quale il rapporto tra istituzioni, potere politico e giornali? E ancora, in che modo l’evoluzione della professione del giornalista può essere approfondita dallo studio di figure meno note, come Giuditta Lampugnani e Camillo Cima a Milano, o Vincenzo Torelli a Napoli? Infine, in che modo il pensare l’Ottocento da momenti storici diversi ci consente di parlarne in modi nuovi, di tracciare linee guida e percorsi inediti, anche grazie al contesto digitale?

Joseph Campbell, Quello sei tu: la trasformazione delle metafore religiose – Lindau, Torino 2021, pp. 208, euro 19,50
Joseph Campbell è stato uno degli studiosi che hanno rivoluzionato l’approccio alla mitologia. Nelle sue opere ha infatti dimostrato come i racconti mitologici – indipendentemente dall’ambito culturale in cui hanno origine – attingano temi, personaggi e storie dallo stesso ancestrale retroterra. Questo significa che nella letteratura, nei riti e nei simboli, elaborati dalle varie tradizioni per rispondere alla necessità di comprendere il mistero dell’esistenza, finiamo per scoprire sempre noi stessi. Tat tvam asi, «quello sei tu», è appunto l’intuizione spirituale fondamentale di tutta la vita e l’opera di Campbell.
Nei saggi raccolti in questo volume, l’attenzione dello studioso si concentra sulla tradizione spirituale giudaico-cristiana, sulla simbologia che ricorre nei suoi miti e rituali, sulla metafora quale strumento di narrazione e trasfigurazione, spesso fraintesa e considerata un mero riferimento a un presunto evento storico. Si vedrà per esempio come attraverso il mito dell’Immacolata Concezione (che non è solo cattolico) non si tramandi un fatto, ma piuttosto si alluda a una condizione spirituale. Anche la Terra Promessa non è un luogo geografico, bensì dell’anima.
L’ambito mitologico è stato oggetto di incomprensioni e pregiudizi, al punto che, per alcuni, il mito si riduce a una bugia. Campbell ci mostra invece come le sue declinazioni nelle diverse culture rispondano in modo univoco al profondo ed essenziale bisogno umano di comprendere i grandi misteri della nostra presenza nell’universo.