In libreria: La guerra in diagrammi, grafici e numeri

infografica2In un’epoca di esasperata digitalizzazione ha ancora senso parlare di atlanti storici cartacei dedicati al secondo conflitto mondiale? E in caso di risposta affermativa, a quale pubblico rivolgersi? La scommessa di un data design e di tre storici francesi non era per nulla agevole, vista l’incredibile mole di volumi dedicati all’evento bellico e la concorrenza di immagini e video fruibili in tempo reale sul web. Eppure, come spiega nella prefazione Jean Lopez, autore di importanti opere su questo conflitto, la seconda guerra mondiale ha generato, oltre a lutti e sofferenze inenarrabili anche una serie immensa di dati prodotti da ministeri, commissioni, amministrazioni… Una miniera di fonti che aspettava di essere sondata, vagliata e incrociata nei suoi diversi filoni per poter capire meglio i grandi momenti di snodo del conflitto. Da esporre possibilmente attraverso un linguaggio visivo capace di coniugare l’immediatezza generale dei dati senza togliere ai più curiosi la possibilità di un livello di approfondimento più dettagliato.
Il risultato è questa Infografica della seconda guerra mondiale, un vero e proprio atlante storico 4.0 che coniuga il rigore storico e l’efficacia nell’analisi descrittiva a un complesso database riccamente illustrato. In circa 200 pagine è raccolta una quantità di informazioni che avrebbe richiesto uno spazio dieci volte superiore. Le grandi battaglie, tutti i riferimenti economici, le strategie militari, i dati umani e demografici, gli aspetti politici, quelli diplomatici, logistici e legati alla Shoah rivivono in 357 fra mappe e infografiche approfondite. Un libro che non è solo un archivio di dati ma una fonte di scoperte, rivelazioni e nuove domande che rimettono in questione le conoscenze finora sostenute e che certificano l’incredibile azzardo messo in atto dalle potenze dell’Asse.
Basti leggersi il capitolo dedicato al petrolio, una mappa geopolitica che certifica come nel 1939 gli Stati Uniti estraessero da soli i due terzi del greggio mondiale e come le grandi compagnie americane, britanniche e olandesi controllassero le risorse nel resto del mondo. Oppure il capitolo che mette a confronto la produzione degli armamenti: se nel 1938 la produzione aeronautica del Reich è il triplo di quella dei futuri avversari, nel 1942 scende a meno di un quarto. Impressionante il dato sulla produzione navale, che per l’Asse si ferma al 1941 mentre per gli Alleati (leggi USA) proprio da quell’anno sale a valori di tonnellaggio irraggiungibili.
Ma la seconda guerra mondiale è stata anche una guerra ideologica. Come spiegare altrimenti lo sterminio degli ebrei e dei prigionieri russi da parte di un Reich perennemente assetato di manodopera? I tre milioni di prigionieri sovietici lasciati morire di fame avrebbero potuto rappresentare un incremento dell’8% della forza lavoro.
Altrettanto illuminanti i dati sulla consistenza delle divisioni di fanteria angloamericane, forti di una logistica dieci volte superiore a quelle dell’Asse, o sull’efficacia dell’artiglieria a stelle e strisce. Anche le divisioni corazzate, fiore all’occhiello della Wermacht, si rivelano all’analisi numerica un gioiello delicato già sul fronte occidentale, che si trasforma in un animale dalle zanne spuntate nelle steppe russe.
Diviso in quattro parti – Mobilitazione, produzione e risorse, Armi ed eserciti, Battaglie e campagne, Bilanci e fratture – a loro volta articolate in una sessantina di capitoli (L’equazione petrolifera, L’operazione Barbarossa, La logistica alleata in Europa, L’universo concentrazionario nazista, I costi e i rischi delle operazioni aviotrasportate…) questo volume accompagnerà il lettore in una nuova dimensione della Storia del secondo conflitto mondiale. Molto meno asettica di quanto il titolo non lasci trapelare.
Jean Lopez, Nicolas Aubin, Vincent Bernard, Nicolas Guillerat, Infografica della Seconda guerra mondiale – L’Ippocampo, Milano 2019, pp. 192, euro 25,00

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Giuseppe Vacca, La sfida di Gorbaciov: guerra e pace nell’era globale – Salerno editrice, Roma 2019, pp. 188, euro 14,00
A trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino torna prepotente la visione politica di Gorbaciov. Il 9 novembre del 2019 si compiranno trent’anni dalla “caduta” del Muro di Berlino. Il libro si propone di inquadrare l’evento nella storia europea del Novecento ripercorrendone gli sviluppi precedenti e successivi.
L’autore pone al centro della vicenda la proposta politica di Michail Gorbaciov che nei sette anni del suo potere (1985-1991) determinò la riunificazione della Germania e lo scioglimento dell’URSS, sconvolgendo l’ordine mondiale della guerra fredda. il disegno del leader sovietico scaturiva da una radicale mutamento di paradigmi nel modo di pensare il mondo globale e interdipendente della seconda metà del secolo scorso.
Il libro ne propone una interpretazione originale che costituisce la trama della narrazione storiografica. L’enfasi sul “nuovo modo di pensare” risponde a due esigenze fondamentali: quella di rinverdire l’eredità politica e morale di Gorbaciov rimossa in un mondo in cui è tornato nuovamente a incombere lo spettro della guerra; quella di individuare le “occasioni mancate” del socialismo europeo che sono alle origini della sua crisi attuale.

Giacomo Galeazzi, Gian Franco Svidercoschi, Chi ha paura di Giovanni Paolo II? Il Papa che ha cambiato la storia del mondo – Rubbettino, 2019, pp. 132, euro 15,00
Chi ha paura di Giovanni Paolo II? E perché c’è ancora, fuori e soprattutto dentro la Chiesa, chi rifiuta l’eredità di questo Papa che ha cambiato la storia della Chiesa e del mondo? Trent’anni fa ci fu la caduta del Muro, una vicenda nella quale il Papa polacco – il primo Papa non italiano dopo quasi cinque secoli – ebbe un ruolo decisivo. E non solo. La sua azione, grazie anche ai numerosi viaggi, fu determinante per il ritorno di molti Paesi latino-americani alla democrazia, per ridare voce e dignità ai popoli del Sud. E spesso, nei momenti di crisi dell’umanità, con i grandi della terra pavidi e silenziosi, fu soltanto lui, Wojtyla, a parlare, a intervenire, a denunciare. Soltanto lui a testimoniare la speranza in un futuro che poteva essere diverso. “Tutto può cambiare”, ripeteva. E allora, come si fa a dimenticare un Papa così? Chi ha paura del progetto geopolitico che questo Papa aveva disegnato per un mondo più giusto, più pacifico? E dove, naturalmente, non ci sarebbe stato posto per potenze dominanti, né per populismi e sovranismi? È stato il Papa che ha realizzato concretamente diversi documenti conciliari: la centralità del popolo di Dio, la libertà religiosa e i diritti umani, i rapporti con l’ebraismo e con l’islam. Il Papa che ha creato le Giornate mondiali della gioventù E allora, come si fa a dimenticare un Papa così? Chi ha paura di quel “modello” di Chiesa che Giovanni Paolo II aveva proposto? Questo libro vuole essere un invito a riscoprire l’eredità del pontificato di Wojtyla, ripercorrendone i tratti salienti. E a far sbocciare questa eredità in una rigogliosa primavera per la missione della Chiesa.

Christian Goeschel, Mussolini e Hitler: storia di una relazione pericolosa – Laterza, 2019, pp. 496, euro 28,00
Tra il 1934 e il 1944, Hitler e Mussolini si incontrarono diverse volte in Germania e in Italia. Questi eventi vennero celebrati dalla propaganda di entrambi i regimi come tappe nodali mentre la stampa internazionale li osservò con enorme attenzione, contribuendo a diffonderne il sinistro fascino in tutto il mondo. Nonostante il loro clamore e il loro enorme peso, in genere gli storici hanno dedicato poca attenzione alla relazione diretta tra i due dittatori, concentrandosi spesso su aspetti più specifici e legati alla dimensione nazionale. In realtà, questa relazione fu tesa, complessa ed esercitò un fortissimo peso nella diplomazia internazionale, nella preparazione della guerra e nelle decisioni strategiche dei due paesi. Spesso anche ben al di là delle reali intenzioni del Duce e del Führer. Fu, dunque, la relazione tra due uomini, due dittatori, a cambiare il corso della storia europea del XX secolo. Le pagine di questo libro la raccontano nei suoi aspetti più intimi e finora trascurati e lo fa in un momento in cui i timori e le preoccupazioni sulla gestione dei rapporti tra paesi tornano prepotentemente sulla scena pubblica.

Walter Scheidel, La grande livellatrice: violenza e disuguaglianza dalla preistoria a oggi – Il Mulino, Bologna 2019, pp. 640, euro 35,00
Si può trovare una cura per la disuguaglianza che non sia peggio della malattia? Da quando gli esseri umani hanno iniziato a coltivare la terra, ad allevare bestiame e a trasmettere i loro beni ai figli, si è realizzata una ripartizione squilibrata delle risorse: in altri termini, la concentrazione del reddito ha proceduto di pari passo con la civilizzazione. Nel corso di migliaia di anni, solo quattro «forze» – come i cavalieri dell’apocalisse – si sono mostrate efficaci nel ridurre la disuguaglianza: le grandi guerre, il fallimento degli stati, le rivoluzioni e le epidemie. Tutti eventi traumatici. Oggi la violenza che ha limitato la disuguaglianza nel passato sembra essere diminuita, ma che ne è delle prospettive per un futuro più equo? Le politiche attuate negli ultimi cinquant’anni per combattere il fenomeno non hanno dato risultati concreti: al contrario, le disparità di reddito sono aumentate quasi ovunque nei paesi occidentali. Un certo grado di disuguaglianza, che la stabilità e l’economia di mercato comportano, è forse il prezzo da pagare per vivere pacificamente?

Roberto Righetto, Venti maestri del Secolo breve – Jaca Book, Milano 2019, pp. 160, euro 18.00
Che cosa trasmettiamo ai nostri giovani, ai nostri figli? E siamo ancora capaci di far passare qualcosa di significativo o abbiamo abdicato, noi adulti, al nostro ruolo? In una società mobile e rarefatta come la nostra, i veri protagonisti della sfida educativa sono quei maestri che hanno saputo farsi anche testimoni. I venti personaggi che l’autore ha intervistato negli ultimi decenni sono fi gure che si pongono al confine tra poesia e profezia e che esprimono la necessità di un dialogo vitale tra credenti e non credenti, ancor più oggi che tutte le ideologie sono cadute e che i venti del nazionalismo si riaffacciano in maniera inquietante nella nostra Europa. Pensatori come René Girard ed Edgar Morin, Luigi Pareyson e Italo Mancini, Jean Guitton e Nicola Abbagnano, ma anche scrittori come Mario Tobino e Paolo Volponi, fino a intellettuali propensi all’impegno come Serge Latouche e Salvatore Natoli, sino a due cardinali italiani che hanno fatto della dimensione culturale uno dei motivi del loro essere uomini di Chiesa, Carlo Maria Martini e Giacomo Biffi , ci aiutano con le loro sollecitazioni a comprendere meglio il mondo contemporaneo. E a capire che senza l’aiuto della cultura difficilmente potremo uscire dalla crisi.

Stefano Pivato, Storia sociale della bicicletta – Il Mulino, Bologna 2019, pp. 280, euro 22,00
Indispensabile nella vita contemporanea, strumento di svago e di lavoro, simbolo di libertà: la bicicletta ha 150 anni e non li dimostra. Ci ha accompagnato dentro la prima modernità industriale, ha cambiato lo stile di vita di uomini e donne. Una marcia vincente ma non priva di ostacoli: ai suoi inizi essa infatti parve un attentato alla pudicizia femminile, una minaccia alla dignità dei sacerdoti cui ne fu proibito l’utilizzo, persino un incentivo alla criminalità, dando luogo a dibattiti accaniti e grotteschi. Una storia straordinaria, che attraversa tutte le vicende del Novecento, dalle guerre alla Resistenza, alla ricostruzione che s’incarnò nei trionfi di Coppi e Bartali, per giungere ai giorni nostri che vedono ormai nella bicicletta il mezzo d’elezione della nuova sensibilità ambientalista.

Barry Strauss, Imperatori: i 10 uomini che hanno fatto grande Roma – Laterza, 2019, pp. 440, euro 24,00
I palazzi che costellavano il colle Palatino a Roma erano una delle meraviglie del mondo antico. Decorati con il giallo della Numidia, il viola frigio, il grigio greco, il granito egizio, il bianco marmo italiano, non potevano che affascinare e meravigliare i loro visitatori per la ricchezza e la bellezza unica. Da queste stanze, per secoli, gli imperatori governarono quello che chiamavano il mondo, un enorme regno che nel momento della sua massima espansione si estendeva dalla Britannia all’Iraq. Fu una sfida imponente per tutti coloro che furono a capo dell’impero e che si trovarono ad affrontare invasioni e rivolte, guerre, congiure di palazzo, relazioni con popoli lontani e sconosciuti, nuove religioni rivoluzionarie, disastri naturali ed epidemie. Essere l’imperatore di Roma fu un compito così gravoso che soltanto in pochissimi si rivelarono all’altezza.In queste pagine Barry Strauss racconta i dieci imperatori che si rivelarono i migliori e i più abili: dal fondatore, Augusto, fino a Costantino. Un percorso che guiderà il lettore a conoscere i più importanti uomini che hanno prodotto, guidato o subito le alterne fortune di Roma per oltre quattro secoli.

Errico Buonanno, Sarà vero: falsi, sospetti e bufale che hanno fatto la storia – UTET, 2019, pp. 426, euro 18,00
Anno Domini 1165, Costantinopoli. Per strade tortuose, tra le mani dell’imperatore Manuele Comneno arriva una lettera inattesa e forse inattendibile. A scrivere è l’oscuro Prete Gianni: sedicente gran monarca delle Indie, discendente dei Re Magi, sovrano supremo di un immenso territorio incantato dimora di ciclopi ed elefanti, intende offrire alla cristianità la sua amicizia per combattere da alleati la minaccia dei Mori infedeli. Scherzo naif o macchinazione diplomatica, quell’improbabile epistola comparsa dal nulla avrebbe proliferato per oltre cinquecento anni, legittimando guerre di conquista, trattati fantasma, spedizioni senza ritorno alla ricerca di un personaggio fantomatico e un regno inesistente.
Se la Storia è tradizionalmente il tentativo di ricostruire la verità dei fatti, questa vicenda ci ricorda che spesso fatti veri vengono messi in moto da menzogne, imposture, distorsioni – quelle che oggi chiameremmo fake news ma che invece sono vecchie quanto l’umanità. Ben prima dei forum sulle scie chimiche esistevano infatti le dicerie degli untori, e prima del piano Kalergi si moltiplicavano infinite logge segrete, rosacrociane, templari, e prendeva forma la teoria del complotto giudaico-massonico che avrebbe portato agli sciagurati Protocolli dei Savi di Sion utili ai più neri fascismi.
In questa nuova edizione Errico Buonanno aggiorna e amplia il suo almanacco favoloso di vere storie false, rigoroso nelle fonti e ironico nel piglio, che ci restituisce l’immagine borgesiana della Storia come una piazza in cui da sempre mercanteggiano coscienza e sogno, luce e fantasmagoria, verità e finzione. Dalla Donazione di Costantino all’invenzione del kilt scozzese, dalla cabala al Santo Graal, le frottole più incredibili – almeno in apparenza – si sono inverate nel mondo. Ma non serve indignarsi, anzi: Sarà vero è anche un sincero tributo al potere dell’immaginazione, perché se quella che Umberto Eco chiamava «la forza del falso» è in grado di riplasmare la realtà che conosciamo, significa anche che non esiste un limite a ciò che possiamo sognare.