IN COLLEGIO SULLA CORAZZATA

di Mario Veronesi -

Sul finire del XIX un docente di matematica di Genova, Nicolò Garaventa, decise di creare un collegio galleggiante ormeggiato nel porto. Obiettivo: aiutare i ragazzi disadattati a inserirsi nel mondo del lavoro

 

Vita di bordo dei giovani "garaventini"

Vita di bordo dei giovani “garaventini”

Nicolò Garaventa (Uscio 1848-Genova 1917), docente di matematica presso il Ginnasio-Liceo “Andrea D’oria” di Genova, fu l’ideatore e l’artefice della “Scuola Officina di Redenzione sul Mare”, un istituto di recupero per giovani difficili, allestito su una nave scuola, una sorta di collegio galleggiante. La nave scuola chiamata: la Garaventa, fu attiva dal 1883 al 1977, e ospitò durante la sua attività migliaia di “garaventini”.
Tutto iniziò un giorno in cui Nicolò Garaventa stava parlando con alcuni operai. Improvvisamente gli si avvicinò un ragazzino chiedendo l’elemosina e raccontando una storia familiare dolorosissima. Nicolò, impietosito e preoccupato della sorte di tanti infelici, diventerà da questo momento educatore e filantropo di giovani disadattati.
Interessandosi alla situazione dei tanti ragazzi difficili che vivevano in condizioni di marginalità sociale che incontrava quotidianamente nelle strade genovesi, decise di dar loro un aiuto concreto e risolutivo. Dopo aver abbandonato l’insegnamento nelle scuole genovesi si mise all’opera per realizzare il suo intento, quello di riscattare dalla situazione di abbandono quanti più ragazzi poteva.
Da quel momento, Garaventa iniziò la ricerca di tutti i giovani sbandati inferiori ai 16 anni, pregiudicati o in procinto di divenirlo. Il suo motto era: “Prevenire e redimere”. Raccolti i primi reietti li condusse sulla spianata dell’Acquasola (uno degli attuali giardini pubblici di Genova) dove aveva costruito una baracca e un grande dormitorio, e parlando loro in dialetto genovese per farsi comprendere con più facilità, offrì loro l’opportunità d’iscrivendosi alla scuola.
Il funzionamento fu reso possibile, oltre che dall’impegno e da risorse messe a disposizione dallo stesso fondatore, da questue fatte tra parenti e conoscenti, tra associazioni e dipendenti di ditte cittadine o attraverso raccolte pubbliche per le strade della città. Ben presto, grazie anche agli accordi presi con le associazioni operaie genovesi, l’istituzione voluta da Garaventa iniziò a strutturarsi. I ragazzi, raccolti per la strada o liberati dalle carceri di Sant’Andrea, erano ripuliti e rivestiti. Il vitto era costituito da zuppa al mattino, mezzo pane a mezzogiorno, minestra e un bicchiere di vino la sera; la domenica era fornita anche una porzione di carne offerta dai macellai genovesi. In un locale adiacente al dormitorio fu allestita una scuola elementare e una di complemento, con insegnanti volontari.
Ai ragazzi era inoltre insegnata la musica, cui Garaventa attribuiva grande importanza; era poi incoraggiato l’inserimento nel mondo del lavoro attraverso l’apprendistato presso artigiani e bottegai della città.

La banda della nave scuola

La banda della nave scuola

Il benefattore genovese era tuttavia consapevole che, per il buon esito del suo progetto educativo, era necessario innanzi tutto allontanare i ragazzi dal loro ambiente di provenienza. La soluzione che egli ideò per risolvere il problema fu quella di trasferire la sede dell’istituzione dalla terraferma a bordo di una nave; un espediente che offriva anche un altro importante lato positivo, quello di consentire ai ragazzi di familiarizzare con le arti marinaresche, aprendo loro concrete possibilità lavorative nel grande porto della città. Il desiderio di Garaventa divenne realtà grazie alla cessione da parte del Ministero della Marina della cannoniera corazzata Alfredo Cappellini, radiata alcuni anni prima. La nave fu ormeggiata a una banchina del Molo Vecchio. La gestione della nave era affidata al professore, a un capobordo e a un sottocapo. A prora fu collocata la zona per le pulizie, in mezzo il refettorio, a poppa la scuola, la quale era divisa in tre sezioni: una preparatoria, un’intermedia, la cosiddetta “sezione mozzi”, dove i ragazzi erano istruiti nell’arte marinaresca; infine la sezione “allievi macchinisti”, che preparava gli allievi al lavoro presso flotte private o per la Regia Marina.
Nel 1888 iniziò a funzionare a Milano una sezione della nave scuola, che aveva sede su una barca di legno collocata nelle vicinanze del Castello Sforzesco, dove venivano accolti e istruiti i minorenni che sarebbero stati poi trasferiti presso la nave scuola di Genova.

La Daino ancorata al molo di Genova

La Daino ancorata al molo di Genova

La consacrazione della nave scuola e del suo fondatore avvenne con la partecipazione all’esposizione italo-americana di Genova del 1892, in occasione della quale a Garaventa fu conferita la medaglia d’oro per le benemerenze filantropiche. Grazie alle generose donazioni ricevute da sodalizi e da privati e, in particolare, da un banchiere, che volle rimanere anonimo, nel 1899 Garaventa poté dare alla sua creatura una nuova sede: l’ormai obsolescente Alfredo Cappellini fu allora sostituita con la nave Daino, una vecchia nave non più in uso militare, proveniente dalla Marina sarda che aveva partecipato alla spedizione contro il Bey di Tripoli. Radiata, fu impiegata dal Convitto “Caracciolo” di Napoli. In seguito riammessa nella disponibilità della Marina, fu utilizzato come pontone. Tutta l’operazione porterà quindi alla creazione dell’istituzione “Nave Officina Redenzione Garaventa”, che rimase ancorata per cinque anni, fino al 1904 alla punta del Molo Giano, quando fu, a sua volta, sostituita dalla cannoniera trialbero Sebastiano Veniero, di 52 metri di lunghezza, che precedentemente aveva fatto un lungo servizio nei porti oltre oceano, ed ora non era più in servizio attivo. Seguì poi la Caprera, affondata il 9 febbraio del 1941 nel porto di Genova in seguito al bombardamento navale della città.

Il posamine Crotone, ultima sede del collegio

Il posamine Crotone, ultima sede del collegio

In un articolo de “Il Tempo” del gennaio 1903, viene descritta la giornata dei “garaventini”: la sveglia era data alle 5, per permettere ai giovani di lavarsi, recarsi al remaggio e al nuoto. Seguivano la colazione, le lezioni presso la scuola elementare, quelle di nautica e le lezioni di musica. A mezzogiorno si pranzava e, dopo la ricreazione, si riprendeva con le lezioni e le esercitazioni pomeridiane. La domenica mattina i ragazzi andavano a messa, ma solo chi voleva perché sulla nave c’è la più assoluta libertà di pensiero. Chi, dopo aver portato a termine il percorso educativo, lasciava la nave per essere avviato alla vita marinara nei ranghi della Regia Marina, veniva accompagnato alla stazione dal professor Garaventa seguito dalla banda e dalla fanfara della nave scuola, secondo una coreografia ormai nota in tutta la città.
Alla rinascita dell’istituzione assistenziale genovese provvide, nel dopoguerra, il comitato per la ricostruzione della nave scuola, che, a tal fine, ottenne dalla Marina militare l’ex posamine Crotone. L’attività riprese, nel 1951, sotto la guida di Carlo Peirano, già vice-comandante ed erede spirituale di Domingo Garaventa (figlio di Nicolò), deceduto nel 1943. Eretta in ente morale nel 1959, la nave scuola “Redenzione” fu definitivamente chiusa nel 1977. Si calcola che i giovani educati a bordo della nave scuola istituita dal prof. Garaventa siano stati oltre dodicimila. Molti di loro aderiscono ad un’associazione di ex allievi patrocinata dall’amministrazione provinciale di Genova. Alla storia della Garaventa è dedicata una sezione del museo multimediale allestito all’interno della Lanterna di Genova.

Per saperne di più
C. Peirano, E. Garaventa Cazzulo, La nave scuola Garaventa: una scuola di vita – Genova, De Ferrari, 2004.

http://www.grupsom.com/Superfice/NaviAsilo/Nicol%C3%B2Garaventa.htm