IL TULLIANUM FU IL CARCERE DI SAN PIETRO?

di Pier Luigi Guiducci -

Posto sotto il Campidoglio, a ridosso della Via Sacra, questo edificio è noto per aver ospitato, tra gli altri, Vercingetorige e i congiurati di Catilina. Secondo l’agiografia cristiana medioevale vi furono rinchiusi anche gli apostoli Pietro e Palo, ma gli storici non sono concordi.

Il primo livello del Tullianum

Il primo livello del Tullianum

Gaio Sallustio Crispo (86 a.C.-34 a.C.?), o più semplicemente Sallustio, nell’opera De Catilinae coniuratione, fornisce una descrizione del carcere Tullianum. Nel suo resoconto dell’imprigionamento e dell’esecuzione dell’ex console Lentulo, di Cetego, Statilio, Gabinio e Cepario, lo storico fa riferimento al luogo: “Est in carcere locus, quod Tullianum appellatur, ubi paululum ascenderis ad laevam, circiter duodecim pedes humi depressus. Eum muniunt undique parietes atque insuper camera lapideis fornicibus iuncta; sed incultu, tenebris, odore foeda atque terribilis eius facies est “.
[“Nel carcere vi è un luogo chiamato Tulliano, un poco a sinistra salendo, sprofondato a circa dodici piedi sotto terra. Esso è chiuso tutt’intorno da robuste pareti, e al di sopra da un soffitto, costituito da una volta in pietra. Il suo aspetto è ripugnante e spaventoso per lo stato di abbandono, l’oscurità, il puzzo”].
Questa descrizione, cruda ma reale, aiuta a comprendere un ambiente che in quest’ultimo periodo è stato oggetto di una ricerca archeologica e di nuovi lavori di manutenzione. Sono diversi gli autori antichi che citano questo edificio. Plinio il Vecchio (23 d.C.-79 d.C.) ne ricorda la collocazione a ovest della Curia Hostilia: questa era il più antico luogo di riunione del Senato romano. Si trovava nel Comitium, il centro politico di Roma, situato nel Foro Romano. Qui si svolgevano le più antiche assemblee dei cittadini (comizi curiati).
Da altre fonti è noto che il Tullianum era, oltre che nel Foro, in prossimità del tempio della Concordia.
Adesso questo edificio, che si trova sotto il Campidoglio, a ridosso della Via Sacra, è stato riaperto al pubblico (luglio 2016). La gente lo visita anche per un motivo legato alla storia della Chiesa. Secondo una traditio, infatti, il carcere fu anche luogo di detenzione degli apostoli Pietro e Paolo. Al riguardo, diverse persone hanno posto interrogativi. Può quindi essere utile fornire qualche delucidazione.

Le ricerche archeologiche

In un arco temporale di diciotto anni sono state condotte tre successive campagne di indagini archeologiche, dirette dalla dottoressa Patrizia Fortini (Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma).
1) Le ricerche hanno rivelato che l’occupazione dell’area risale all’Età del Ferro (IX-VIII secolo a.C. nell’Europa settentrionale) [1]. Sono state scoperte, tra l’altro, tre sepolture a inumazione: un uomo con le mani legate, una donna e una bambina. Questo dimostra che già in tempi molto remoti il sito doveva avere una forte valenza simbolica.
2) Durante il regno di Servio Tullio (secondo la tradizione regnò dal 578 a.C. al 539 a.C.), l’edificio andò incontro a un’evidente sacralizzazione. Il fatto è testimoniato dalla presenza di una sorgente, denominata ‘acqua Tulliana’, tuttora esistente, e dal ritrovamento di un deposito votivo. In pratica, il sito esprimeva il passaggio simbolico dalla realtà sotterranea a quella terrena attraverso l’elemento-acqua.
3) La piccola fossa votiva scavata in un blocco del pavimento conteneva ceramica, resti animali e vegetali, deposti agli inizi del I secolo d.C. [2]. È stato pure ritrovato un limone, il più antico esemplare di questo frutto originariamente asiatico rinvenuto in un contesto archeologico europeo.

Luogo di detenzione

Il secondo livello del Tullianum

Il secondo livello del Tullianum

L’edificio acquistò la sua funzione di luogo di detenzione intorno al VII secolo a.C., senza perdere comunque un alto valore simbolico. Non era una prigione per delinquenti comuni. Si trattava piuttosto di un luogo dove rinchiudere (e uccidere) i nemici dell’Urbe. La sua struttura era formata da due piani sovrapposti di grotte scavate alle pendici meridionali del Campidoglio, a fianco delle Scale Gemonie [3]. La più profonda risale all’età arcaica (VIII-VII secolo a.C.). Era scavata nella cinta muraria di età regia che – all’interno delle Mura Serviane - proteggeva il Campidoglio. La seconda, successiva e sovrapposta, è di età repubblicana. Al di sotto di tutto l’edificio, un’antica fonte ancora esistente.
Fra i detenuti più illustri si possono ricordare ad esempio: il re dei Sanniti Gaio Ponzio[4], il re della Numidia Giugurta (160 a.C. ca- 104 a.C.), il capo delle tribù galliche Vercingetorige (80 a.C.-46 a.C., re degli Arverni), Simone di Gioradifensore di Gerusalemme (nel 71 d.C.), i congiurati di Catilina (LentuloCetego et al., 60 a.C.).
Il periodo che i prigionieri trascorrevano nel Tullianum poteva essere breve. In genere, l’esecuzione avveniva subito dopo la grande processione romana del trionfo (come nel caso di Giugurta). Poteva, però, anche protrarsi nel tempo, come avvenne per Vercingetorige, che rimase rinchiuso sei anni prima di essere eliminato.

Il culto cristiano

Dal VII secolo d.C. il Tullianum perse la sua funzione di prigione, e iniziò a essere usato per il culto cristiano. I due ambienti divennero cappelle. Il fatto è da collegare con una tradizione. Quest’ultima affermava che anche gli apostoli Pietro e Paolo erano stati reclusi nel Tullianum prima di affrontare il martirio (si mostra a tutt’oggi una colonna alla quali furono legati). In questo stesso periodo, il luogo mutò nome, e cominciò ad essere chiamato Carcere Mamertino. Nel corso del tempo, sopra il Tullianum fu edificata la chiesa di San Pietro in Carcere [5]. In seguito, nel 1540, la confraternita dei Falegnami prese in consegna il luogo e vi edificò la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, terminata nel 1663. Con riferimento al culto cristiano, le indagini archeologiche hanno individuato pure i resti di alcuni affreschi (VIII-IX secolo d.C.; XI-XIV secolo). Tra questi, una delle prime raffigurazioni della Madonna della Misericordia (XIII secolo).

L’agiografia cristiana

Cristo con Pietro, affresco nel Tullianum

Cristo con Pietro, affresco nel Tullianum

Per l’agiografia cristiana medioevale, l’ambiente più basso del Tullianum (ora accessibile attraverso una scala) fu il luogo d’internamento degli apostoli Pietro e Paolo. Secondo un devoto racconto, Pietro cadde mentre scendeva nel Tullianum. E batté il capo contro la parete. Vi restò un’impronta nella pietra (dal 1720 protetta da una grata). Rinchiusi nella segreta, assieme ad altri seguaci, i due apostoli avrebbero fatto scaturire miracolosamente una polla d’acqua. Riuscirono pure a convertire e a battezzare i custodi, Processo e Martiniano (martiri a loro volta). Tale fatto favorì la conservazione del sito, il nascere di pellegrinaggi, e l’edificazione di una prima chiesa (cit.).

Alcune considerazioni

Il punto in cui Pietro e Paolo sarebbero stati legati a una colonna

Il punto in cui Pietro e Paolo sarebbero stati legati a una colonna

La presenza degli apostoli Pietro e Paolo nel carcere Tullianum lascia dubbiosi gli storici per diversi motivi. Il luogo venne utilizzato per controllare e neutralizzare i grandi nemici dell’impero romano. Ora, è difficile pensare che l’amministrazione dell’Urbe considerasse i due testimoni di Cristo come dei grandi nemici. Un po’ perché i tribunali romani in genere non si lasciavano coinvolgere in questioni religiose (considerate dei fatti interni tra sostenitori di dottrine). E un po’ perché Paolo, possedendo la cittadinanza romana, ebbe la possibilità – in attesa del primo processo – di alloggiare in un ambiente in affitto. Mentre, in prossimità del secondo processo, fu probabilmente relegato in qualche ambiente non distante dal tribunale.
Pietro, poi, individuato e catturato dai vigiles, fu rinchiuso con altri cristiani in un luogo adibito alla custodia di gente certamente non famosa. Era uno sconosciuto. Al massimo si sapeva di lui che era un capo religioso. Ma tutto questo non importava a nessuno (tranne forse a qualche ebreo ortodosso per il quale l’apostolo doveva essere condannato avendo abbandonato la religione dei padri). C’è anche da sottolineare il fatto che Pietro e gli altri cristiani furono condannati a morte solo per un fatto contingente (l’incendio di Roma del 64 d.C.). In tale occasione, l’imperatore Nerone si scagliò contro i seguaci della nuova religione solo perché aveva bisogno di un capro espiatorio. Lo dimostra il fatto che la persecuzione avvenne solo all’interno dell’Urbe e che tutto poi ebbe termine con la morte del monarca (suicidio).
Quindi, in conclusione, Pietro e Paolo morirono certamente a Roma ma non perché considerati dai tribunali dei grandi nemici.
A questo punto, si possono sviluppare due ipotesi. La prima, cerca di tener conto dello sviluppo di un culto cristiano presso il Tullianum. Diversi autori (Bisconti, Mazzoleni et. al.) sono convinti che là dove esiste un culto deve essere esistito comunque un fatto iniziale, un episodio, che rimanda a un martire. Tale tesi si è dimostrata in più casi confermata. Per questo motivo non è debole pensare a un’articolazione edilizia del Tullianum più estesa di quella che si pensa di conoscere. L’edificio, infatti, poteva avere più aree di reclusione. Una riservata a soggetti considerati molto pericolosi per lo Stato. E una, molto più estesa, capace di accogliere un alto numero di detenuti. È in questa seconda area che potrebbero essere stati rinchiusi pure gli apostoli.
La seconda ipotesi, al contrario, tiene conto della posizione del circo di Caligola (divenuto poi di Nerone) alle pendici del mons Vaticanus. Ora, se l’imperatore Nerone organizzava i suoi ludi circenses nel proprio circo (proprietà imperiale) è facile supporre che chi era obbligato ad affrontare la morte in quel luogo doveva necessariamente essere confinato in qualche locale vicino. Ciò da una parte consentiva di facilitare lo spostamento dei prigionieri, e – dall’altra – favoriva una collocazione di ambienti carcerari in luoghi non troppo interni all’Urbe. Il fetore, infatti, che usciva dalle prigioni del tempo era notevole.

 

 

 

Note


[1] Il Tullianum fu realizzato, secondo lo storico Livio, negli anni di Anco Marzio nel VII secolo a.C.. (Tito Livio, Ab Urbe condita I, 33,8). Il nome deriva da tullus (polla d’acqua), anche se alcuni lo fanno derivare da alcune tradizioni che lo collegano all’iniziativa di Servio Tullio o di Tullo Ostilio.
[2]
Sulla cornice della facciata della prima età imperiale sono incisi i nomi dei consoli Caio Vibio Rufinio e Marco Cocceio Nerva che intervennero sul monumento agli inizi del I secolo d.C., tra il 39 e il 42.
[3] Scalinata di accesso al colle Campidoglio.
[4] Vincitore dei romani nel 321 a.C. (battaglia delle Forche Caudine).
[5] La consacrazione sarebbe avvenuta nel IV secolo con Papa Silvestro I (morto nel 335), ma la costruzione della chiesa vera e propria fu effettuata su richiesta di Paolo III (Pontefice dal 1534 al 1549).

Per saperne di più

Soprintendenza archeologica di Roma: Carcer Tullianum – denominato anche Mamertino - pagina internet, con panorami 3D, fotografie in alta risoluzione e centinaia di schede con foto/piante/disegni.

Cfr. anche: http://archeoroma.beniculturali.it/sites/default/files/CronologiaD.pdf