I CINESI INTERNATI IN ABRUZZO

di Vincenzo Grienti -

Furono oltre cento i cittadini cinesi che a partire dal giugno 1940 furono sottoposti a domicilio coatto dal regime fascista. Tra loro anche un padre francescano, che dopo l’8 settembre si mobilitò a favore dei prigionieri alleati.

 

È un capitolo di storia della Seconda guerra mondale originale e poco conosciuto quello relativo ai 116 cinesi internati a Isola del Gran Sasso, in Abruzzo. Un capitolo che merita di essere ricordato non solo per la vicenda in sé, ma anche perché alcuni di loro, con l’armistizio dell’8 settembre 1943, aiutarono gli Alleati contro il nazi-fascismo. Tra questi padre Antonio Tchang, un francescano giunto da Assisi per sostenere moralmente e spiritualmente i propri connazionali.

Il santuario di San Gabriele, a destra i locali dove erano ospitati gli internati

Il santuario di San Gabriele e, a destra, i locali dove erano ospitati gli internati

La storia inizia con l’arrivo in Italia di alcuni piccoli imprenditori cinesi negli anni ’30. Come Yang Lie Ching, un commerciante giunto a Milano nel giugno del 1939 con un lasciapassare rilasciato dall’ambasciata cinese. O come Chu Chai, cittadino cinese trasferitosi a Bergamo, di professione venditore ambulante. Sono solo due dei 116 cinesi che, proprio per la loro nazionalità, dopo lo scoppio del conflitto furono internati dal regime fascista a Isola del Gran Sasso, in Abruzzo, presso il Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, retto dai Padri Passionisti. L’unica loro colpa: quella di avere passaporto cinese e trovarsi nell’Italia fascista, alleata del Giappone con l’Asse Roma-Berlino-Tokyo e di conseguenza anche lei nemica di quella Cina con cui l’impero del Sol Levante era in guerra dal 1937.
I cinesi internati a Isola del Gran Sasso lavorarono sotto stretta sorveglianza e dormivano nel «camerone che doveva servire di alloggio agli internati politici», come si legge nei documenti d’archivio presenti presso la biblioteca del Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, custoditi con cura dai Padri Passionisti.

«Dopo la firma dell’armistizio l’8 settembre 1943, i prigionieri inglesi evasi dai campi di concentramento italiani si diressero verso la linea del fronte nella bassa Italia. Molti di loro furono ospitati nel Santuario e aiutati dai cinesi», spiega il professore Enzo Orlanducci, presidente dell’ANRP, l’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro Familiari.
Tra i cinesi anche padre Antonio Chang Tchang, un frate francescano, cappellano del campo di concentramento di Isola, che dal 1941 sosteneva moralmente e spiritualmente i suoi connazionali. La sua attività pastorale non venne meno neanche in quelle circostanze. Basti pensare che quaranta di essi ricevettero i sacramenti il 4 agosto del 1941. In quella occasione fu il nunzio apostolico Francesco Borgoncini Duca a presiedere la prima comunione e la cresima, come riportato in prima pagina dall’Osservatore Romano del 4-5 agosto 1941.

Il nunzio Francesco Borgongini Duca

Il nunzio Francesco Borgongini Duca

Ma padre Tchang aiutò soprattutto i suoi connazionali sotto il profilo umano. La stessa umanità che non lo fece esitare nell’aiutare i prigionieri britannici che cercavano di raggiungere la linea del fronte mentre i tedeschi lasciavano le loro posizioni con l’avanzata degli Alleati. Per questa sua attività, il 27 novembre 1943 padre Tchang cadde in una trappola allestita dai tedeschi, che si spacciarono per prigionieri inglesi. «Dichiaratolo in arresto, i tedeschi perquisirono la camera di padre Antonio Thcang e qui trovarono, oltre a un apparecchio radio ricevente e una macchina fotografica, anche una rivoltella», come si legge nei documenti d’archivio custoditi presso il Santuario.
Il religioso fu arrestato e condannato alla fucilazione. Inutili i tentativi di salvarlo da parte della diplomazia della Santa Sede, come si può leggere nelle corrispondenze tra l’allora nunzio apostolico in Italia, monsignor Francesco Borgoncini Duca, e il ministro generale dell’ordine dei frati minori conventuali padre Beda Maria Hess. Anche monsignor Giovan Battista Montini, futuro Paolo VI, allora sostituto alla Segreteria di Stato, fu messo a conoscenza della vicenda ma senza riuscire a risolvere la drammatica situazione.
Tuttavia, proprio quando stava per essere sottoposto alla condanna capitale, un bombardamento alleato lo fece scampare a morte sicura. Un vero e proprio miracolo, che padre Tchang attribuì sempre a San Gabriele.

Per saperne di più

S. Di Eleonora, Isola del Gran Sasso e la Valle Siciliana, 8 settembre 1943-15 giugno 1944: documenti e testimonianze – Andromeda Editrice, 2003
T. Heams-Ogus, Centosedici cinesi, circa – Archinto, 2011
L. Bagnoli, Quando il regime fascista deportò i cinesi – http://www.china-files.com/page.php?id=38785