GUERRA D’OLANDA: L’APOGEO DEL RE SOLE

di Massimo Iacopi -

 

Brillantemente ingaggiato nel 1672, il conflitto voluto da Luigi XIV per ridurre l’ingombrante potenza delle Sette Province Unite si infrange contro una coalizione europea. La Francia esce vittoriosa, ma trova un pericoloso nemico in Guglielmo d’Orange, anima della resistenza batava.

 

Premessa

Le piccole “Province Unite”, dopo aver guadagnato l’indipendenza nei confronti della Spagna al termine della “Guerra degli 80 anni” (1568-1648), si trasformano in un gigante economico e marittimo. Fatto che disturba, evidentemente, le ambizioni delle potenze europee, come l’Inghilterra e soprattutto la Francia.
Londra vede nelle “Province Unite” un serio concorrente navale, in termini militari, di commercio e coloniali, tanto che la situazione provoca ben due guerre anglo olandesi (1652-1654 e 1665-1667). Nonostante la resistenza batava, la potenza marittima inglese ne approfitta per crescere oltremare (in questo contesto Nuova Amsterdam cade nelle mani inglesi nel 1664, diventando New York). Ma le Province Unite individuano rapidamente la vera minaccia, sia terrestre che marittima, quella che parte da Saint Germain en Laye, la residenza di Luigi XIV di Francia (1638-1715).
Le relazioni fra la Francia e le sette Province Unite non fanno altro che deteriorarsi nel corso del XVII secolo, a maggior ragione con le nuove ambizioni commerciali francesi, evidenziate sotto la guida del ministro dell’economia Jean Baptiste Colbert (1619-1683). Certamente, la comune ostilità contro la Spagna ha giustificato la conclusione di una alleanza, che però è da considerare opportunistica e di circostanza. Temendo di vedere l’egemonia madrilena rimpiazzata da un’altra potenza, le Province Unite non smettono di operare, nel corso della Guerra di Devoluzione [1] al fine di impedire una eccessiva espansione della Francia. Luigi XIV, nelle sue Memorie per l’istruzione del Delfino, redatte dal Pellissier, sotto lo sguardo del re che vi ha apportato diverse correzioni, insiste particolarmente sulle manovre olandesi contro le sue conquiste: “Gli Olandesi […] si sono sforzati di farmi impegnare a non conquistare nulla nei pressi delle loro frontiere; ma io, su questo punto, mi sono rifiutato”. Di fatto egli considera la loro mediazione come un segno di insolenza nei confronti della sua potenza e dei suoi diritti territoriali. “Io – confessa il Re Sole – ho concluso la pace (di Aix la Chapelle nel 1668, che conclude la Guerra di Devoluzione) a condizioni onorevoli e determinato a rimandare la punizione di questa perfidia ad altro momento”.
Dal 1669, Luigi XIV dà inizio a una politica di isolamento delle Province Unite e di preparazione della guerra. Egli effettua alcuni passi per allearsi all’Elettorato del Brandeburgo che alla fine si schiera dalla parte… dell’Aia e soprattutto in direzione dell’Inghilterra e della Svezia. La Francia si assicura la neutralità dell’Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, Leopoldo I (1640-1705). La guerra potrebbe avere inizio a partire dall’estate del 1671, ma le operazioni vengono rimandate alla primavera del 1672 per assicurarsi, in particolar modo, dell’affidabilità delle fortificazioni sulla frontiera del regno. Il passaggio attraverso il territorio dell’Elettorato di Colonia viene negoziato, per evitare l’attraversamento dei Paesi Bassi Spagnoli, che rischierebbe di riaccendere il conflitto con Madrid. “Senza queste predisposizioni – conclude Luigi XIV – l’impresa sarebbe stata di una difficoltà insormontabile”.

Il casus belli

Il 28 marzo 1672 Carlo II Stuart d’Inghilterra (1630-1685) dichiara per primo la guerra alle Province Unite, seguito da Luigi XIV il 6 aprile seguente. L’Inghilterra ha il compito di attaccare, con uno sbarco dal mare, mentre la Francia lancia una invasione da terra. Risulta abituale focalizzarsi su un futile casus belli, nel caso specifico il supposto conio di una medaglia che riportava un motto ingiurioso nei confronti del Re Sole, proferito dall’ambasciatore olandese Coenraad Van Beuningen (1622-1693). Questa medaglia, in effetti, non è mai esistita e questa fake news, ante litteram, ha il solo obiettivo di discreditare il diplomatico che ha negoziato la Pace d’Aix la Chapelle. Le scuse indirizzate al re, per precauzione, non vengono ritenute sufficienti e Londra, che non aspettava altro, poiché Carlo II arguisce l’esistenza di un oscuro quadro che glorifica il successo del batavo Cornelis De Witt (1632-1672) sulla Royal Navy, in occasione della seconda guerra anglo-olandese.
Queste lagnanze speciose, hanno notevoli difficoltà a mascherare la volontà di ridurre la fastidiosa potenza commerciale olandese, che si è arrogata, secondo Luigi XIV, il ruolo di arbitro dell’Europa. In effetti, questa volta, quello che non è completamente falso è veramente il conio di una medaglia che rappresenta le Province Unite proprio in questo atteggiamento e realizzato esattamente dopo la Pace d’Aix le Chapelle. Se il re di Francia non vi viene criticato direttamente, può comunque considerarsi offeso. Gli stampi ed il conio vengono distrutti, per calmare “l’eruzione solare”, ma il fatto costituisce un’occasione troppo bella per alzare la voce.

Le forze contrapposte

Agli inizi del 1672, vengono riuniti più di 120 mila uomini da François Michel Le Tellier, marchese di Louvois (1641-1691), associato al dipartimento della guerra, presso suo padre Michel Le Tellier (1603-1684). La logistica raggiunge in quell’occasione un livello inedito, coniugata con una capacità di manovra di grande qualità, sotto la guida di generali esperti come Luigi II detto il Gran Condé (1621-1686) ed Henri de la Tour d’Auvergne, visconte di Turenne (1611-1675). Per di più, i Francesi hanno la capacità di accrescere i loro effettivi e di beneficiare di una rete di strade e di piazzeforti per l’approvvigionamento dell’esercito in campagna, non lontane dai loro magazzini. Nel 1678 esistono ben 280 mila uomini alle armi, una cifra enorme per l’epoca e sufficiente per manovrare, assediare ed occupare simultaneamente. Si tratta di un esercito notevole, dove John Churchill, primo duca di Marlborough (1650-1722) [2] vi presta servizio per un certo tempo.
Le Province Unite si dimostrano, all’inizio, incapaci di mobilitare altrettanti effettivi, fatto che procura agli uomini forti della Repubblica, i fratelli Cornelis e Johan De Witt (1623-1672), accuse di negligenza e persino di tradimento. Occorrerà aspettare il 1672 affinché Guglielmo d’Orange (1650-1702) diventi Stathouder [3] ed approfitti di un sussulto di resistenza della popolazione per mobilitare un numero sufficiente di truppe. Alla fine del 1673 egli dispone, in tal modo, di 80 mila uomini. Per contro, la flotta olandese risulta meglio addestrata, grazie all’esperienza delle guerre anglo olandesi.
Nel 1673, il tandem Asburgo – l’imperatore Leopoldo a Vienna e la reggente Maria Anna d’Austria a Madrid – si allea alla Repubblica, con un ritardo di mobilitazione di cui approfitterà la Francia. Anche gli Imperiali si basano più sulla manovra, invasione e battaglie campali, piuttosto che sulla guerra di assedio, privilegiata da Luigi XIV. Il Sacro Impero riesce a mobilitare effettivi meno rilevanti rispetto a quelli della Francia, ma nella giusta proporzione delle armi del XVII secolo, ovvero più di 45 mila uomini nel giugno 1673. Anche gli Spagnoli non sono in condizioni di competere con i Francesi. Nel 1672 gli effettivi dei Tercios [4] nei Paesi Bassi spagnoli contano meno di 10 mila uomini e questa cifra diminuirà a poco più di 6.500 unità nel 1678. Occorrerà che Madrid sguarnisca e raccolga tercios da altri possedimenti, spagnoli o tedeschi, per arrivare a poco meno di 34 mila uomini alla fine del conflitto.

I comandanti

Nel 1672 Luigi XIV ha 34 anni. Aureolato da recenti ed ininterrotti successi dei suoi eserciti, a partire dal 1658, egli conta di imporre la Francia come l’arbitro dell’Europa, al fine di completare l’opera di recupero di potenza iniziata sotto il regno di Luigi XIII (1601-1643) e sotto l’azione di Armand Jean du Plessis de Richelieu (1585-1642). Il re può contare su generali esperti come Turenne e Condé. Tuttavia, il sovrano deve ipotizzare una loro prevedibile sostituzione futura, a causa della loro età e del loro declinante stato di salute. Per conseguenza, egli cerca di valutare le attitudini di alcuni comandanti subalterni, come il maresciallo François de Blanchefort de Créquy de Bonne, marchese de Marines (1625-1687), epigono del Turenne e François-Henri de Montmorency, duca di Piney-Luxembourg (Lussemburgo 1628-1695), vicino al Condé. Piuttosto che rischiare tutto in una battaglia, il re, come anche il Louvois, prediligono la guerra d’assedio, che assume una dimensione metodica nuova con il maresciallo Sebastien Preste de Vauban (1633-1707). La marina offre un volto più contrastato con comandanti molto capaci, come il protestante Abraham Duquesne (1610-1688) ed altri meno abili, come l’ammiraglio, maresciallo di Francia, Jean II d’Estrées (1624-1707), più laborioso, ma pronto a gettare gli errori sulle spalle dei suoi pari. Ma egli ha il vantaggio di essere un aristocratico di alto lignaggio – cugino del Vendome, discendente da un bastardo di Enrico 4° di Borbone (1553-1610), il nonno del re.
Le Province Unite sono dominate dalla figura del Gran Pensionario d’Olanda [5], Johan De Witt, che impedisce agli Orange l’accesso allo Stathouderato d’Olanda, funzione esecutiva e militare. Ma la sconfitta del giugno 1672 porta in primo piano Guglielmo 3° d’Orange (1650-1702), che, nonostante la sua giovane età (22 anni), mette in evidenza grandi qualità militari, ben assecondate dal temibile ed esperto Michiel de Ruyter (1607-1676). La Spagna si trova in un periodo di declino. Il potere risulta vacillante e vede opposti la reggente (in attesa della maggiore età del futuro re Carlo II (1661-1700), espressione lamentabile di secoli di consanguineità degli Asburgo) ed il ribelle Juan José d’Austria (1629-1679), bastardo del defunto re Filippo IV (1605-1665). Se Madrid fornisce truppe a Guglielmo d’Orange, assistito dal governatore generale dei Paesi Bassi spagnoli (Juan Domingo de Zunica y Fonseca, quindi Carlos de Gurrea, Aragona y Borja, duca di Villahermosa, 1634-1692), non possiede nessun generale di alto livello.
Il Sacro Romano Impero Germanico, per quanto attiene il comando, può contare su veterani delle guerre dei Trent’Anni, come il grande Raimondo Montecuccoli (1609-1680) o il Jean Louis Raduit o Raduico, conte de Souches (1608-1682), come anche sul “Grande Elettore” Federico Guglielmo I di Brandeburgo (1620-1688) ed, a partire dal 1675, su Carlo V di Lorena (1643-1690), che non avrà mai la sorte di regnare sul suo legittimo ducato.

Atto primo, 1672: il fallimento di una gloria a poco prezzo

Le operazioni iniziano piuttosto male rispetto a quanto suggerito dal rapporto di forze. La flotta franco-inglese non riesce ad imporre il blocco delle Province Unite e messa sotto scacco da Michiel de Ruyter a Solebay (7 giugno 1672), si rivela incapace di effettuare uno sbarco. A terra, i Francesi realizzano, per contro, una conquista folgorante. Dopo essersi assicurati il passaggio del Reno, essi penetrano il 12 giugno nelle Province Unite, dove le piazzeforti capitolano in successione, a partire da Utrecht il 20 giugno. Solo la Provincia di Amsterdam sfugge all’occupazione. Se Guglielmo d’Orange vuole resistere, Johan De Witt, da parte sua, sembra orientato a negoziare. La pace che propone a Luigi XIV è molto vantaggiosa: cessione alla Francia di Maastricht, di piazzeforti olandesi sul Reno, nel Brabante e nella Fiandra olandese, oltre a 10 milioni di fiorini. La guerra è vinta e i Francesi rifiutano l’offerta, si dice per istigazione del Louvois, che avrebbe eccitato l’orgoglio del suo re per chiedere qualcosa di inaccettabile: alcune piazzeforti al di là del Reno, 20 milioni di fiorini, il ristabilimento del Cattolicesimo ed ancora il conio annuale di una medaglia a lode della magnanimità del re di Francia !! Condannati a battersi fino all’ultimo respiro, gli Olandesi bloccano la progressione avversaria, aprendo le dighe e inondando il Paese, al fine di rendere Amsterdam inaccessibile. A fronte dell’impantanamento delle operazioni che ne consegue, Luigi XIV lascia il fronte il 1° agosto e rientra a Saint Germain en Laye.
Johan De Witt, discreditato per la sua supposta pusillanimità, umiliato da Luigi XIV, viene massacrato da una folla inferocita il 20 agosto 1672, insieme al fratello Cornelius. Guglielmo III d’Orange diventa il nuovo uomo forte della nazione olandese. Il 9 luglio precedente egli aveva prestato giuramento come Stathouder di Olanda e quindi di Zelandia, una settimana più tardi. Animato da una feroce volontà di vendicare il proprio paese egli coglie l’occasione fornitagli, ancora una volta, dall’immenso orgoglio di Luigi XIV, che accetta di liberare 20 mila prigionieri, quasi senza contropartita. Funesta magnanimità, in quanto alle Province Unite si aggiunge l’aiuto dell’imperatore Leopoldo 1° d’Austria e quello dell’elettore del Brandeburgo. Il nuovo fronte che viene così a formarsi dalla parte tedesca è per i Francesi una catastrofe strategica. Il Turenne viene spedito in Westfalia per coprire l’occupazione ed il Condé riceve il compito di proteggere le frontiere dell’Alsazia. Il duca di Lussemburgo viene a ritrovarsi tutto solo nella prosecuzione della conquista dell’Olanda. Il suo audace tentativo di conquistare l’Aia fallisce nel mese di dicembre su un fondo di esazioni contro la popolazione locale, che suscitano un odio durevole. Guglielmo, lasciato libero, tenta di assediare Charleroi (possesso francese dal 1667 al 1678).

Atto secondo, 1673-1675: la Francia isolata è sulla difensiva

In Olanda, Luigi XIV prosegue la guerra d’assedio, incaricando il Vauban di conquistare Maastricht – affare prontamente risolto: la città investita il 13 giugno 1673, cade il 30 seguente, al prezzo della morte di Charles de Batz de Castelmore, conte d’Artagnan (1615-1673). In Westfalia, Turenne sconfigge l’elettore di Brandeburgo, che si ritira dal conflitto per un anno. Ma, sul mare, de Ruyter mantiene la superiorità batava e riesce a bloccare un nuovo tentativo di sbarco franco-inglese nella battaglia, senza vinti e vincitori, di Texel (30 agosto 1673). Inoltre, Leopoldo 1° invia a Guglielmo l’eccellente generale Raimondo Montecuccoli. A questo punto, tornati in posizione di forza, gli Olandesi attaccano gli alleati germanici di Luigi XIV ed il Turenne si trova costretto a ripassare il Reno. Il conflitto, da spedizione punitiva francese, si trasforma definitivamente in guerra di coalizione, quando il 30 agosto dello stesso anno si forma ufficialmente una grande alleanza, che associa le Province Unite con il Sacro Romano Impero Germanico (con l’unica notevole eccezione della Baviera, tradizionale alleato della Francia), la Spagna, la Danimarca ed il duca di Lorena – indubbiamente privato dei suoi Stati dalla Francia dal 1670). Luigi XIV riesce, a sua volta, ad ottenere comunque l’appoggio di alcuni stati nemici della Spagna e delle Province Unite.
La Francia, per sua fortuna, ha qualche alleato e spera di essere alleviata nello sforzo militare nel corso del 1674 per mezzo di attacchi sul rovescio dell’Impero da parte dell’Ungheria e della Svezia. Ma, di fatto, Luigi XIV si ritrova sempre più isolato, a causa di una nuova catastrofe strategica: il Parlamento inglese, in conflitto contro Carlo II, spinge alla pace con le Province Unite. I Francesi, privi del sostegno della Royal Navy, sono costretti ad evacuare le piazzeforti occupate nel territorio olandese dal 1672-73 ad eccezione, notevole, di Maastricht e di Grave, quest’ultima riconquistata da Guglielmo d’Orange alla fine del 1673, dopo una resistenza accanita di Noel Bouton marchese di Chamilly (1636-1715). Luigi XIV cerca a quel punto la decisione nella Franca Contea, che il Condé sottrae facilmente agli Spagnoli, con la copertura del Turenne sul Reno. Quest’ultimo batte gli Imperiali, guidati da Carlo IV di Lorena (1604-1675) e da Enea Silvio Caprara, conte di Pantano (1631-1701) a Sinsheim (16 giugno 1674) e quindi difende l’Alsazia con l’elettore del Brandeburgo, dopo aver preliminarmente devastato il Palatinato.
Malgrado tutto, Guglielmo d’Orange, con l’aiuto del conte de Souches, avanza verso la frontiera nord della Francia, fatto che obbliga il Condé ad assumere il comando dell’esercito delle Fiandre. Lo scontro di Seneffe (11 agosto 1674) è sanguinoso ed indeciso, ma il Condé riesce comunque a bloccare qualsiasi avanzata concreta dello Stathouder. Nel frattempo, Luigi XIV, che percepisce che i suoi affari possano orientarsi al peggio, tenta di negoziare. Ma Guglielmo che ha scelto una tattica di una guerra d’usura e d’onore, respinge qualsiasi compromesso.
Nell’autunno, gli Imperiali entrano finalmente in Alsazia, nonostante il successo di Turenne a Enzheim (4 ottobre 1674). Durante l’inverno, il maresciallo riprende la provincia, infliggendo all’elettore del Brandeburgo la cocente disfatta di Turckheim (5 gennaio 1675). Il prussiano, minacciato sulle sue terre dagli Svedesi, ritorna nuovamente a batterli a Fehrbelin (18 giugno 1675). Turenne, mentre stava riuscendo a rendere più sicura la frontiera francese, viene falciato da una palletta a Salzbach il 27 luglio 1675. I Francesi, scombussolati dall’evento, ripassano il Reno, non senza essere stati battuti a Consarbruck (11 agosto 1675). Con il Crequy, che aveva dato dimostrazione di imprudenza e con il Turenne morto, le frontiere sul Reno risultano nuovamente minacciate. Condé vi ritorna nel momento di maggiore crisi, per tenere a bada il generale Montecuccoli. I due uomini completamente spossati dalle operazioni, si ritireranno al termine della campagna.
Sul mare, la situazione evolve al contrario: i Francesi si riprendono, Ruyter fallisce nel conquistare la Martinica (luglio 1674), mentre nel Mediterraneo, Louis Victor de Rochechouart, visconte di Vivonne, 1636-1688 (fratello di Madame de Montespan) e Duquesne risultano vittoriosi a Stromboli (11 febbraio 1675). Essi possono, in tal modo, controllare e rifornire Messina e da questa base la Sicilia che, nel frattempo, si è ribellata agli Spagnoli.

Atto terzo, 1676-1678: ripresa in mano della situazione

Se il 1675 è stato un anno difficile, il 1676 risulta più favorevole alla Francia, sebbene il successo non sia stato favorevole ovunque. Diverse piazzeforti settentrionali vengono prese alla presenza del re (Condé, Bouchain, ecc.). Carlo V di Lorena recupera Philippsburg sul Reno per gli Imperiali, senza tuttavia poter penetrare nella Lorena. Guglielmo d’Orange, per quanto lo concerne, fallisce nel tentativo di riprendere Maastricht. In Sicilia, ad Agosta (Augusta, 22 aprile 1676), Duquesne batte, in uno scontro alla Pirro, de Ruyter, che gravemente ferito morirà a Siracusa. Un’altra vittoria, a Palermo (2 giugno 1676), consolida la posizione francese, sebbene resa fragile dalla rivolta dei Siciliani contro le esazioni dei Francesi.
E’ l’anno 1677, che determinerà la fine della guerra. Luigi XIV prosegue nella sua strategia di conquista di città, con Valenciennes e Cambrai. Filippo I d’Orleans (1640-1701) [6], suo fratello, batte Guglielmo d’Orange a Cassel (11 aprile) ed il Re Sole, geloso di essere posto in ombra, lo toglie definitivamente dal comando dell’esercito. François de Blanchefort de Créquy trae ammaestramenti dal suo fallimento del 1675. Egli blocca gli Imperiali sulla frontiera est e riesce anche ad impadronirsi di Friburgo in Brisgau. Oltremare, dopo aver ripreso La Cayenna, occupata dagli Olandesi, Jean d’Estrées fallisce nel batterli al largo di Tobago (3 marzo 1677) e solo alla fine dell’anno riuscirà ad occupare l’isola.
Per contro, la Svezia viene a trovarsi in una delicata situazione di fronte ai Danesi, che si sono affiancati alla coalizione olandese imperiale. Gli Svedesi riescono comunque a vincere a Lund (4 dicembre 1676), ma la loro flotta viene distrutta qualche mese più tardi, mentre i Danesi ed i Brandeburghesi occupano la Pomerania e l’isola di Gotland.
Un’ultima serie di assedi francesi in Fiandra ed in Catalogna segna l’anno 1678, prima della battaglia, senza esito nei pressi di Mons (Bergen, 14-15 agosto 1678), che evita a Guglielmo di capitolare. La pace viene ufficialmente firmata il 10 agosto fra la Francia e le sette Province Unite a eccezione della Svezia. Successivamente viene conclusa la pace con la Spagna e quindi con il Sacro Romano Impero Germanico.

Bilancio della campagna

I negoziati aperti a Nimega dal 14 giugno 1676 si concludono con una serie di trattati, le cui firme si sono scaglionate fra il 10 agosto 1678 ed il 29 settembre 1679. La Francia esce vincitrice dal conflitto e consolida le sue frontiere. A nord l’acquisizione delle piazzeforti (Cassel, Ypres, Cambrai, Condé, Mauberge, Valenciennes) mette Parigi al riparo. Ad est, la Francia annette la Franca Contea e prosegue nell’occupazione della Lorena (restituita a Leopoldo, figlio del duca Carlo V, solo nel 1697). Questa situazione faciliterà, negli anni che seguono, la “politica o guerra delle riunioni” [7]. Luigi XIV guadagna, infine, anche qualche isola nei Caraibi: Tobago, Trinidad, più Saint Vincent, Dominique e Santa Lucia, concesse dall’Inghilterra.
La guerra d’Olanda, alla fine dei conti, consacrerà l’egemonia della Francia, diventando l’arbitro dell’Europa. Ma Luigi XIV piuttosto che adottare una politica di pacificazione, riprende le sue aggressioni a partire dal 1679, le cui azioni di maggior rilievo saranno l’annessione di Strasburgo nel 1681 e l’assedio del Lussemburgo nel 1684. E, in tal modo, riprendono le guerre di coalizione, con un cambiamento radicale d’asse: nel 1689 Guglielmo 3° d’Orange diviene Re d’Inghilterra e Londra diventa il perno della lotta antifrancese.

La memoria

La Francia, vittoriosa, valorizza naturalmente il conflitto, il più fruttuoso delle guerre del Re Sole. Le commesse di quadri celebrativi, il conio di medaglie e le iniziative municipali e private per l’erezione di monumenti affluiscono copiose. Il ricordo risulta più contrastato nei Paesi Bassi, che non hanno dimenticato il massacro dei fratelli De Witt (percepito come una vergogna della memoria) e l’orgoglioso disprezzo di Luigi XIV, lasciando prosperare una letteratura ed una iconografia tipo pamphlet. Con il tempo vengono organizzati luoghi di memoria, a seconda del livello di importanza del personaggio o dell’evento, ad esempio un monumento in onore di Turenne a Salzbach. Militarmente, questa guerra segna l’ultimo legato dei veterani della Guerra dei Trent’Anni – Turenne, Condé, Montecuccoli. Le memorie locali, riscoperte recentemente, rimangono marcate dal passaggio degli eserciti, specialmente dalle operazioni del Turenne nel Palatinato ed in Alsazia, come anche per la brutalità delle annessioni e della “Politica delle Riunioni”. La Prussia ne farà il suo leit motiv per unificare la Confederazione germanica contro la Francia nel 1870.

Note

[1] Guerra di Devoluzione: nel 1667, Luigi XIV, con il pretesto del mancato pagamento di una dote, rivendica, a nome di sua moglie Maria Teresa (figlia di Filippo IV di Spagna), la cessione di alcune province spagnole. La guerra che ne segue, vinta dai Francesi nel 1668, determina il passaggio alla Francia di una parte della Fiandra con la città di Lille. In questa campagna si mette in luce, per la prima volta, il talento ossidionale del Vauban;

[2] John Churchill, primo duca di Marlborough, sostegno militare di Guglielmo d’Orange, re d’Inghilterra, darà lustro all’esercito britannico ed alleato nelle battaglie di Blenheim (1704) e di Ramillies (1706). Generale di eccezionale valore, rimane vittima di una cabala politica nel 1711. E’ l’antenato di Winston Churchill;

[3] Lo Stathouder o Statholder (Luogotenente in olandese). In origine, sotto il dominio spagnolo, lo “Statholder” non era che il luogotenente del principe in una parte del territorio. Durante una sua assenza. rappresenta il governatore militare di una provincia olandese. In Olanda gli Statholder stavano a capo del governo civile, ma furono anche comandanti delle truppe del territorio sotto la loro giurisdizione. Se dunque prima lo Statholder, come rappresentante del sovrano, era al disopra degli stati, con l’indipendenza ne diventa l’incaricato della gestione amministrativa delle province e dello Stato. Gli Statholder tenderanno peraltro verso un governo accentratore e la carica di Statholder Generale diventerà ereditaria nei Nassau. Questa tendenza sarà all’origine, a varie riprese, di conflitti con il potere del Pensionario d’Olanda (chiamato all’estero Gran Pensionario) e contro le tendenze separatiste, autonomiste e autocratiche dei vari reggenti;

[4] Tercio. Innovazione tattica spagnola attribuita a Gonsalvo de Cordova (1453-1515), il Tercio è una formazione a quadrato con un numero ridotto di picchieri per facilitare le manovre e con archibugieri posti negli angoli. I Tercios si coprono mutualmente secondo uno schieramento a scacchiera. In definitiva il termine è poi passato a designare i reggimenti spagnoli;

[5] Gran Pensionario. Per Pensionario si intende un’importante carica politica, presente nella Repubblica delle Sette Province Unite, che deve il suo nome al salario, o pensione, che ricevevano durante il loro servizio. Essi gestivano gli affari legali della città ed erano segretari dell’assemblea cittadina, nonché rappresentanti e portavoce di essa durante le riunioni degli Stati provinciali. La carica del pensionario era permanente e godeva di notevole autorità. Veniva eletto fra le classi dell’alta borghesia, quindi i mercanti, che, nella repubblica, ebbero grande influenza, dato che lo stato era la maggiore potenza mondiale riguardo ai commerci a quei tempi. In particolare, il Gran Pensionario (in olandese: Raad(s)pensionaris) è stato il più importante funzionario olandese al tempo della Repubblica delle Sette Province Unite. Formalmente l’ufficio in sé comprendeva solo funzioni civili nell’ambito dell’amministrazione della principale delle Sette Province Unite, ovvero l’Olanda. In pratica, però, il Gran Pensionario d’Olanda era, di fatto, il delegato alla politica estera e la figura politica dominante dell’intera repubblica nel primo e nel secondo periodo di vacanza dello statolderato. La sua importanza crebbe parecchio nel periodo della rivolta del 1572, e ancor di più dal 1586 al 1619, quando John van Oldenbarneveldt (1547-1619) è stato in carica. L’avvocato elaborava e introduceva tutte le risoluzioni, poneva fine ai dibattiti e contava i voti nell’assemblea provinciale. Quando esso non era in seduta, il pensionario era un membro permanente del collegio dei consiglieri deputati che gestivano l’amministrazione. Era ministro della giustizia e della finanza;

[6] Filippo I d’Orleans. Fratello cadetto di Luigi XIV, detto Monsieur, mette in luce eccellenti qualità militari durante la Guerra di Devoluzione e agli inizi della Guerra d’Olanda, dove i suoi successi gli valgono, perla gelosia del Re Sole, l’emarginazione dall’esercito Principe di grandi capacità, è il fondatore della Casa d‘Orleans e suo figlio Filippo II d’Orleans (1674-1723) sarà il Reggente del regno alla morte di Luigi XIV;

[7] Politica delle Riunioni. Costituisce un metodo di annessione di feudi rivendicati e “dipendenze” di province e città cedute alla Francia in nome e sulla base di un Trattato di Pace – trattato di Vestphalia (1648), trattato di Aquisgrana (1668) e trattato di Nimega (1678) -. Questa politica accompagnata da denaro e dalla minaccia dell’impiego delle armi, consentirà a Luigi XIV di ingrandire semi-legalmente e mediante artifici legali, i suoi domini in Franca Contea, Alsazia e Lorena.