Editoriale: Dicembre ha chiuso l’anno come ha potuto, gennaio deve cogliere le opportunità

di Paolo M. Di Stefano -

L’anno si è chiuso con un regalo inatteso, per me e per molti milanesi: la possibilità di ascoltare, per strada – in piazza del Duomo prima e a Brera la sera della vigilia di Natale – l’artista macedone Zoran Madzirov suonare le sue bottiglie con risultati per me e per non pochi altri assolutamente stupefacenti. Molti di noi hanno acquistato il CD “Bottlephonia Baroque”; più di qualcuno, anche l’altro “Bottling Classic”. Una scoperta e una conferma. Nell’ordine, Vivaldi e J.S.Bach vestiti di una suggestione particolare dal suono liquido delle bottiglie; e poi, Mozart, Khachaturian, Korsakov, Bizet, Monti, Ravel, Part, Boccherini e Piazzola e ancora Vivaldi e Bach.
Bravissimo, Madzirov, e bravissimi i suoi amici al liuto, alle chitarre e al basso, presenti in strada solo attraverso il sottofondo registrato. Quasi a significare che la musica basta ad evocare cose e persone ed eventi.
E domande: come mai un artista di quel valore non ha – almeno per quanto ne so – stabile dimora nei teatri e nelle sale da concerto nel nostro Paese, e come mai nessuno ha pensato ad organizzare un ciclo di concerti? Parma e Bologna, ho appreso, sembra lo conoscano già: un po’ poco, direi. Un giro in Italia credo avrebbe ottimo successo. E se l’anno appena iniziato cogliesse anche questa occasione?
Per i malpensanti un’avvertenza: non si tratta di pubblicità più o meno pelosa. È la notizia di un fatto tra i più suggestivi di questo dicembre. Forse l’unico, dovuto ad un musicista che si professa cittadino del mondo e dunque anche per questo meritevole di attenzione.

La strage degli innocenti nel Mediterraneo pare abbia raggiunto livelli record. Quei bambini morti anche di fame e di freddo non gridano vendetta (o forse, non solo): urlano la disumanità di una società che, utilizzando lo sfruttamento dei più deboli, è divenuta ricca. Ed ora è tesa a difendere i privilegi acquisiti. E questo fa, senza esclusione di colpi. Dall’aver scatenato le guerre dalle quali un milione di persone cerca di sfuggire, alla fornitura di armi alle fazioni in lotta, alla affermazione di pretesi diritti esclusivi sui territori e sulle cose…
Il solo commento possibile mi pare questo: di chiunque sia la responsabilità della situazione, bisogna assolutamente aprirci tutti all’accoglienza, da un lato, e al cambiamento radicale della nostra cultura economica e politica. Altrimenti, continueremo a vivere nella dimostrazione che i concetti di eguaglianza, fraternità, solidarietà, libertà, giustizia ed equità null’altro sono che lemmi privi di contenuto o, al massimo, argomentazioni di vendita dirette ad indurre in errore e ad illudere i nostri simili.
Un qualche cenno di ottimismo appare nella proposta di Sant’Egidio e della Chiesa Valdese di andare a prendere in aereo i migranti utilizzando a questo fine l’otto per mille. Proposta interessante, soprattutto per chi, come noi, da queste pagine ha più volte lanciato l’idea di usare le navi da crociera. E, anche, ha indicato una serie di vantaggi ottenibili da una simile iniziativa.

Variante di valico: un successo che il Presidente del Consiglio si è giustamente venduto. Nessuno mi pare possa negare che a trenta anni circa dall’inizio dei lavori, a dicembre il valico autostradale dell’Appennino sia divenuto più facile e veloce. E che questo sia accaduto Renzi regnante. E da buon politico, quasi senza parere, il Presidente del Consiglio se ne è attribuito il merito. Che è uso quasi corretto delle argomentazioni di vendita: “sotto il mio governo, cose positive sono accadute, e l’Italia è ripartita; e grazie a noi, gli italiani sanno di appartenere ad un grande Paese e di essere un grande popolo.”

L’abbonamento alla RAI – sotto l’attuale Governo – acquista una diversa forma di pagamento: a rate, se ho capito bene, e tramite la bolletta elettrica. E scende, sia pur di poco: a cento euro l’anno. Problema, piccolo ma non del tutto trascurabile: se io sono legittimamente intestatario del contratto di fornitura dell’energia elettrica, ma altro convivente lo è per quanto riguarda la RAI, come funziona? Vuoi vedere che finiamo per pagarlo in due, questo canone RAI? Io perché destinatario della bolletta elettrica, il familiare perché titolare del contratto RAI. Comunque, una cosa almeno dovrebbe essere certa: la diminuzione dell’evasione, che mi dicono altissima. Il che è bello ed istruttivo.

L’apertura di quattro domus e di un negozio a Pompei è una prova ulteriore della nostra grandezza e della nostra capacità – quando lo vogliamo – di non aver nulla da invidiare a nessun’altra nazione. Anche questo il Presidente del Consiglio ha detto. Probabilmente, ora occorre pensare alla manutenzione ordinaria di un sito archeologico (Pompei) che il mondo ci invidia ma al quale pare noi si sia fatta l’abitudine, tanto da non preoccuparcene se non per la parte di stipendi pagati a coloro che ci lavorano e quindi (ma non necessariamente, viste certe italiche abitudini) di posti di lavoro. E il discorso si amplia, e non di poco. L’Italia, dalla Sicilia alle Alpi, di siti assolutamente meravigliosi è ricchissima, come lo è di reperti degni della massima attenzione, di ogni epoca. Non sarebbe ora di organizzare la sicurezza e la manutenzione ordinaria di tutti e di ciascuno dei siti di cui l’Italia è così abbondantemente fornita? E non sarebbe ora – anche – di dare una infarinatura di archeologia (e di uso e rispetto dei siti e dei monumenti e dei reperti diversi) agli studenti delle scuole e delle Università?

Lo smog è tornato a far da padrone: le polveri sottili inquinano talmente da aver costretto alcune città al blocco del traffico privato. Per qualche ora al giorno e per qualche giorno (più o meno, dal 28 al 31 dicembre). Roma sembrava sulla stessa linea di Milano, ma si dice ci abbia ripensato, preferendo le targhe alterne. Non sono in grado, mentre scrivo, di sapere cosa accadrà. A Milano, e forse anche a Roma, comunque, è stato introdotto un biglietto da un euro e mezzo valido tutto il giorno per i mezzi pubblici.
Ancora una volta, bello ma non istruttivo più che tanto, sembra. La mia personale opinione è che non ci sia scampo: il traffico delle auto private va assolutamente bloccato e i mezzi pubblici devono diventare, se non gratuiti, pochissimo costosi per tutti e sempre. Senza eccezioni.
Avviso ai negozianti, che si sono già lamentati: le abitudini di acquisto (e quelle di vendita) possono cambiare come tutte le abitudini del mondo. Sta ai negozianti – che sono imprenditori o dovrebbero esserlo – individuare le diverse tendenze a “cogliere le opportunità”.
E dunque, anche, di dotarsi della necessaria preparazione alla gestione professionale degli scambi di cui l’esercizio commerciale è uno dei poli.

Della conferenza sul clima qualcuno ha parlato come di un successo: pare che quasi tutti gli Stati si siano i impegnati a concorrere alla riduzione dell’aumento della temperatura del pianeta. Con qualche riserva, mi si dice, dei Paesi più poveri, i quali sembra non possano che continuare ad inquinare utilizzando per lo sviluppo quei combustibili fossili cha hanno reso (ad esempio) lo smog di Pechino impenetrabile. Non hanno le risorse per cambiare. Domanda, ingenua e forse anche cretina: perché i Paesi ricchi per definizione non si impegnano a fornire agli altri i mezzi ritenuti idonei a ridurre l’inquinamento? Non i capitali per farlo: alto è il rischio che finiscano, i capitali, in mani inadeguate e soprattutto disinteressate al problema. Gli strumenti, i “prodotti finiti”. Ad esempio, la fornitura delle pale eoliche o dei pannelli solari o di quanto altro in grado di produrre energia, il tutto organizzato in un sistema adeguato e consegnato “chiavi in mano” anche, se necessario, a costo zero. Perché d’interesse globale, e dunque anche dei Paesi fornitori.
O no?

L’Isis espianta e vende gli organi dei condannati a morte. Penso, a condanna eseguita, ma è pura ipotesi, la mia. Stupore e condanna? Perché? Intanto, il tutto è stato reso lecito da apposita fatwa, e dunque ad opera degli interpreti del Corano e della volontà di Dio e dunque anche della legge. Ma questo a parte, non siamo noi a coltivare la religione dello sfruttamento delle occasioni e della creazione di opportunità? E quale opportunità maggiore di quella del disporre di organi da vendere a chi ne ha bisogno? Forse, quella di fornire donne – giovani e provenienti dalle città conquistate – a fedeli non particolarmente fortunati in amore. In entrambi i casi, le tecniche di gestione sembra siano state rispettate: le opportunità sono state create, e alla grande. Così come, del resto, l’Isis sembra si sia creata l’opportunità di vendere a caro prezzo reperti archeologici, provvedendo a distruggere siti patrimonio della cultura di ogni uomo, anche se musulmano.
È una notizia ascoltata il giorno di Natale, per noi cristiani giornata della bontà e della solidarietà. E non è dunque giusto che l’Isis musulmana dimostri la propria solidarietà a chi è malato ed anche a chi malato non è, ma avverte il bisogno del sesso e non è in grado di soddisfarlo altrimenti? E dappoiché questi scambi avvengono in nome di Dio, non è forse commendevole che esista il popolo di chi, acquistando organi da trapiantare e servizi sessuali, questo fa a maggior gloria di quel Dio?

È facile profezia: le banche – sulle quali il 2015 almeno in Italia si è chiuso – aprono questo 2016 cabalisticamente in modo (forse) positivo: 2+1+6 fa 9, che è multiplo di 3, numero perfetto.
Una perfezione traslata, ma pur sempre in qualche modo presente e dunque ben augurale.
Per chi ci crede.
La realtà mi pare sia che le vicende delle quattro banche “locali” innanzitutto confermino due cose, tra di loro correlate: l’ignoranza, la credulità e per qualche verso l’incontentabilità dei risparmiatori, la prima; l’avidità delle banche, l’altra.
Due elementi assolutamente correlati: le banche trovano nella credulità, nella impreparazione e nelle aspirazioni dei risparmiatori il terreno più fertile per incrementare i profitti.
Tutto perché nella banca il risparmiatore vede il tutore dei risparmi e dunque della sua sicurezza, in una con l’investitore professionale e dunque il “fabbricante” di guadagni altrimenti irraggiungibili.
Ecco, allora, che quanto accaduto a dicembre ad opera di Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti e Cassa Ferrara ha non soltanto e non tanto colto di sorpresa coloro che in titoli di quelle banche avevano investito, quanto soprattutto scosso la fiducia dei depositari nell’intero sistema bancario. È venuta meno la sicurezza che il deposito in banca porta con sé e sulla quale il sistema stesso si fonda.
Con queste conseguenze immediate, al netto di interventi forse anche giusti e giustificati, ma in qualche modo al di fuori del sistema economico nel quale diciamo di vivere.

Gli azionisti, intanto: si tratta di chi ha pensato di diventare imprenditore nel settore e “proprietario” pro quota della banca, acquistandone le azioni. Costoro, penso dovessero sapere almeno due cose: la prima, che il valore delle azioni è legato all’andamento della banca, è soggetto ad alti e bassi (le famose quotazioni) e rimane nominale fino a quando le azioni stesse non sono vendute e quindi tradotte in danaro; la seconda, che se la banca va male e le azioni perdono valore, loro sono i primi a rimetterci.
Come è giusto, e come accade per qualsiasi altra impresa in quello che noi crediamo e chiamiamo “libero mercato”.

Gli obbligazionisti, proprio come accade per qualsiasi altra impresa, corrono rischi minori di quelli degli azionisti: le obbligazioni hanno un diritto al rimborso alla scadenza, prioritario in caso di fallimento, per esempio, e sempre che esistano le possibilità. Questo per le obbligazioni ordinarie. Per le obbligazioni subordinate, al centro del problema, il discorso è diverso: pagano interessi più elevati proprio perché il rischio è maggiore, tanto da renderle molto simili alle azioni, ed è costituito, in genere, dalla mancanza di una data di scadenza, da un rimborso previsto dopo quello delle obbligazioni ordinarie e dalla possibilità che la banca emittente non paghi o annulli una o più cedole e ciò anche se non di fallimento, ma di difficoltà momentanea si tratti.
In ogni caso, azioni e obbligazioni sono titoli soggetti alle oscillazioni del mercato, e dunque non si riesce a comprendere bene come si possa immaginare un diritto alla compensazione o al rimborso delle somme investite, giocate (perché di gioco si tratta) in borsa e perdute. E comunque, almeno io non capisco perché l’investitore in titoli bancari debba essere “ristorato”, a differenza di quanto accade per gli investitori in azioni oppure in obbligazioni delle imprese diverse dalle banche.
Sempre che non si tratti di frode, di plagio, di false comunicazioni sociali o di altri reati, nel qual caso, però, mi pare dovrebbero essere chiamati a risponderne i proprietari ed i gestori dell’impresa, ciascuno per la propria parte di responsabilità.
Per chi vuole provare a pensarci con me, senza pretesa né scientifica e neppure operativa, in Cattedra qualche altro spunto.