DANIMARCA, STORIA DI UN PAESE ATTRAVERSO LE SUE GUERRE

di Massimo Iacopi -

 

 

La Danimarca, elemento politico dominante del Nord Europa per molti secoli, si vede costretta a continue lotte per mantenere la sua posizione egemonica. Un secolo e mezzo fa, logorata da uno stato di continua belligeranza, la Danimarca viene sconfitta dalla Prussia e dall’Austria nel corso delle Guerre dei Ducati.

 

Orientata verso i grandi spazi del mare, la Danimarca è stata, a suo tempo e come la Norvegia, la terra dei Vichinghi. Regno preponderante nell’Europa medievale del Nord, esso viene progressivamente soppiantato dalla Svezia nel XVII secolo, pur rimanendo comunque, fino al 1814, una rispettabile potenza, capace di operare su vasti orizzonti e in condizioni di difendere vigorosamente i propri interessi. In tal modo, nel corso del XIX secolo, la Danimarca non esita ad affrontare grandi potenze o temibili coalizioni. Sempre vinta, ma sempre combattente, ha conservato fino ai nostri giorni una forte coscienza del suo buon diritto, del suo onore e della sua identità.
Il controllo degli “Stretti danesi” e in primo luogo dell’Øresund, è apparso per molti secoli un posta di primaria importanza. Il regno di Danimarca, tenuto in scacco dalla Lega Anseatica, riuscì a imporvi un pedaggio nel XV secolo. La posizione geografica e la volontà dei suoi sovrani spiegano il ruolo preminente che ha esercitato a lungo il Paese. La sua ambiziosa dinastia è riuscita anche a realizzare una unione nordica, piazzando sotto la sua autorità la Norvegia nel 1389 e la Svezia nel 1397; nel 1445 la sua capitale verrà trasferita da Roskilde a Copenaghen, un porto sul Sund.
Nell’epoca moderna, la rivalità con la Svezia, ritornata indipendente nel 1521, è stata all’origine di diverse guerre. L’istituzione di un esercito permanente risale al 1614. La flotta da guerra, la cui origine è molto più antica, arriverà a contare fino a 60 bastimenti di linea. Gli equipaggi venivano reclutati in Danimarca e in Norvegia, ma anche nei feudi tedeschi del re, i ducati di Schleswig e di Holstein, come anche in Islanda, Groenlandia, Isole Fær Øer e Spitzberg. Ma questi conflitti contribuiranno a indebolire le finanze del regno, anche e soprattutto a causa dell’intervento, senza successo, negli affari tedeschi per sostenervi la causa protestante.

Una nuova guerra civile con la Svezia, sostenuta dalle Province Unite, avrà luogo nel 1643-1645. Nel corso di questo scontro re Cristiano IV, a 64 anni, assume il comando della flotta per respingere la squadra nemica. Il sovrano, gravemente ferito al volto, non cede, galvanizzando i suoi uomini e riuscendo a mettere in fuga l’avversario. Il suo successore, Federico III, sarà meno fortunato: la guerra del 1657-1660 sarà un vero disastro e la Danimarca perderà la Scania, la riva orientale del Sund, come anche la grande isola di Gotland, nel mar Baltico. La supremazia nel Nord passa, a quel punto, nelle mani della Svezia. La Danimarca, desiderosa di rivincita si allea naturalmente a Pietro il Grande di Russia contro Carlo XII di Svezia. Nonostante la vittoria, il regno danese, guidato da Federico IV, uscirà esangue dalla Grande Guerra del Nord (1700-1721) e nel corso del XVIII secolo si terrà fuori dai conflitti europei.
Questa saggia politica consente allo stato dano-norvegese di andare incontro a un periodo florido, che, con il favore delle guerre franco-britanniche, vedrà il suo commercio svilupparsi su tutti i mari. Verranno aperti empori commerciali nelle Indie, in Africa e nelle Antille e, nel 1792, la bandiera danese rappresenta la quarta marina mercantile del mondo. La flotta da guerra, anch’essa rispettabile, condurrà operazioni contro i pirati, bombarderà Algeri nel 1700 e Tripoli nel 1797.

Ma la Gran Bretagna esercita ormai in modo sempre più stretto e imperioso il controllo dei mari. Essa vuole impedire a tutti i costi alla Francia di rifornirsi di materiale per costruzioni navali (legno, ferro, rame, canapa) nel Nord dell’Europa. Nel 1799, una fregata danese di scorta a un convoglio mercantile viene costretta ad aprire il fuoco su un bastimento della Royal Navy. Col passare del tempo questo tipo di incidenti tendono a moltiplicarsi e la Danimarca inizia a concertarsi con la Russia e la Svezia. I Paesi neutrali intendevano far rispettare all’Inghilterra i principi del diritto internazionale: la bandiera “copre” le mercanzie. Ma Londra reagisce con una operazione di guerra preventiva e il 2 aprile 1801, l’ammiraglio inglese Horatio Nelson distrugge una parte della flotta danese all’ancora nella rada di Copenhagen.
Nel corso delle guerre napoleoniche, la flotta danese costituirà una posta considerevole e la Danimarca verrà costretta a schierarsi per una o per l’altra parte belligerante. Ormai la lotta si era trasformata in una guerra totale e non c’era più posto per Paesi neutrali. Nel 1807, un ultimatum britannico alla Danimarca esige la consegna della flotta. Di fronte al rifiuto danese, i Britannici reagiscono brutalmente con una operazione anfibia e un bombardamento della capitale Copenhagen, nel corso del quale vengono incendiate un migliaio di abitazioni e catturati 70 bastimenti, fra i quali 18 vascelli di linea. La Danimarca, di fronte a questa umiliazione, si allea con Napoleone Bonaparte e truppe danesi verranno integrate nel corpo del maresciallo Louis Nicolas Davout, che esprimerà poi nei loro riguardi giudizi molto positivi. Dopo la sconfitta di Lipsia, le truppe danesi si ritirano nell’Holstein, inseguite dai Russi e dai Prussiani, mentre gli Svedesi si erano accodati alla coalizione anti-Francese. Dopo una onorevole resistenza, re Federico VI, ultimo alleato della Francia, firma il 14 gennaio 1814, la Pace di Kiel. Con questo trattato la Danimarca rinuncia ai suoi diritti sulla Norvegia a vantaggio del re di Svezia. L’Inghilterra si insedia nella base di Helgoland nel mare del Nord e, infine, la Danimarca viene costretta ad aderire alla coalizione alleata contro Napoleone. In tale contesto, una brigata danese verrà inviata in Francia dopo la battaglia di Waterloo, dove parteciperà all’occupazione dell’area del Passo di Calais.
I ducati dello Schleswig e dell’Holstein, sono dei vecchi territori danesi, teatri di numerose battaglie. Nel corso della Guerra dei Tre Anni (1848-1851), l’esercito danese vi affronta un’insurrezione spalleggiata dall’esercito della Confederazione Germanica. Sebbene la Danimarca riesca a vincere con grande difficoltà, la questione non è definitivamente risolta. Nel 1864, approfittando della successione aperta dalla morte di re Federico VII, la Prussia di Bismarck, sostenuta dall’Austria, tenta la rivincita. Prussiani e Austriaci, utilizzando la nuova rete ferroviaria per incrementare la mobilità delle truppe, invadono la Danimarca e il 18 aprile dello stesso anno, dopo una preparazione di artiglieria, che vede i cannoni Krupp entrare nella storia, ben 61 mila coalizzati prendono d’assalto le trincee danesi di Dybbol. Il mulino di questa località, preso e ripreso diverse volte, è il testimone di questi feroci combattimenti. Esso domina ancora oggi una vasta pianura, qui altrettanto celebre come quella di Waterloo. I Danesi vi lasceranno sul terreno ben 5.600 uomini. Nonostante la vittoria navale di Helgoland, il re danese sarà costretto a chiedere la pace e a cedere i famosi ducati che possedeva a titolo personale, vale a dire un milione di abitanti, dei quali almeno 200 mila strettamente legati alla Danimarca.

Durante la Prima Guerra Mondiale, la Danimarca riuscirà a conservare la propria neutralità, anche se, a volte, sarà costretta ad adattarsi ai desideri di Berlino. Fra blocco marittimo britannico e guerra sottomarina tedesca, il Paese perderà 324 navi mercantili e 722 marinai. Peraltro, 30 mila Danesi dello Schleswig saranno costretti a combattere sotto l’uniforme tedesca e di questi 3.900 perderanno la vita. Dopo il 1924 le spoglie di un certo numero di essi sono stati riuniti nel cimitero di Braine, nei pressi di Soissons in Francia. Ci sono stati anche 85 volontari danesi nella Legione Straniera, dei quali una trentina morti per la Francia, hanno il loro monumento a Rueil-Malmaison.
Il Trattato di Versailles, destinato a indebolire la Germania, aveva previsto l’organizzazione di un plebiscito nello Schleswig. La consultazione si tiene nel 1920 sotto l’egida di una Commissione alleata presieduta da un francese, Paul Claudel. Lo Schleswig del Nord vota in maggioranza per la Danimarca e rientra a far parte del regno danese. Lo Schleswig del Sud, invece, vota a favore della Germania e rimane, insieme all’Holstein, nell’ambito del Reich.
Come è noto, il 9 aprile 1940 la Danimarca viene occupata dalla Wehrmacht e tale invasione è preceduta da un ultimatum che ingiunge ai 3,7 milioni di Danesi di non resistere. Contrariamente a quanto è stato scritto, il regno non si arrende senza sparare un colpo: unità del piccolo esercito danese combattono in diverse località, con 26 soldati caduti in battaglia. Dopo l’impegno della Germania a rispettare l’indipendenza politica del Paese, re Cristiano X e il governo si piegano ai voleri del Reich. La Danimarca, in cambio della sua collaborazione, continua a godere di un certo grado di autonomia, ottenendo l’organizzazione di elezioni democratiche e la possibilità di giudicare i suoi resistenti davanti ai suoi tribunali, mentre l’esercito viene ridotto a soli 33 mila uomini.

La Germania riuscirà a trovare in Danimarca volontari per lottare contro il bolscevismo. E’ pur vero che, dal 1919, ben 213 Danesi erano partiti per combattere l’Armata Rossa in occasione dell’indipendenza dell’Estonia. Allo stesso modo nel 1939-1940 altri 1.200 Danesi si sono arruolati volontari per combattere contro l’URSS nelle unità della Finlandia, invasa dai Sovietici. Solidarietà nordica, gusto dell’avventura e anticomunismo sono state, pertanto, le motivazioni che consentito di arruolare un corpo franco danese destinato a combattere sul fronte russo. Alla fine del 1941 sono 1500 i primi volontari, fra cui ben 77 ufficiali dell’esercito reale, inquadrati nel Frikorps Danmark. In totale, circa 6 mila Danesi hanno combattuto con le uniformi tedesche, inquadrati nella Divisione SS Nordland, poi praticamente quasi annientata nel gennaio 1945.
Il 29 agosto 1943, per ordine del re Cristiano X e del governo, che avevano deciso di rompere con l’occupante, la flotta di guerra danese si autoaffonda. Sui 52 bastimenti, 32 verranno colati a picco, 2 si trovavano in Groenlandia, 4 raggiungono la neutrale Svezia e solo 14 verranno catturati dai Tedeschi. Ancora una volta un episodio sanguinoso della lotta per la libertà. Numerosi patrioti danesi, fuggiti nella vicina Svezia, contribuiscono a formare una brigata che, alla fine del 1944, conterà già 4.800 uomini. Altri Danesi raggiungeranno la resistenza dell’interno, che nel corso del conflitto perderà 850 uomini, mentre un migliaio di Danesi riusciranno a raggiungere l’Inghilterra e a continuare la lotta a fianco degli Alleati.
L’Inghilterra, a seguito dell’invasione tedesca della Danimarca, aveva reagito già a partire dal 12 aprile 1940, occupando le isole Fær Øer e bloccando i due terzi della flotta mercantile danese. Da quel momento, questa navigherà per conto degli Alleati e ben 1850 marinai danesi perderanno la vita nella Battaglia dell’Atlantico.
Nel 1941, gli Stati Uniti stabiliscono de facto un “protettorato provvisorio” sulla Groenlandia, installandovi alcune basi aeree. Gli Americani faranno anche in modo che l’Islanda spezzi, nel 1944, gli ultimi legami con la Danimarca, dichiarando la sua indipendenza. Il 5 maggio 1945, infine, la Danimarca viene liberata dalle truppe britanniche.

La maggioranza dei Danesi avrebbe, a quel punto, preferito adottare una politica di non allineamento, ma l’aggravarsi del conflitto Est-Ovest e la Guerra Fredda li costringerà a rinunciarvi. Vecchi resistenti e militari si sono organizzati per creare una solida rete anticomunista. Le amare esperienze della storia passata indicavano chiaramente la necessità di una forte alleanza, proprio nel momento in cui i Sovietici, che occupavano a quel tempo l’isola danese di Bornholm, cominciavano a diventare minacciosi. La Danimarca si schiera, a quel punto, con il campo occidentale. Una brigata danese viene dislocata il Germania e il regno danese aderisce nel 1949 all’Alleanza Atlantica. L’attuale Segretario Generale della NATO è d’altronde, il danese Anders Fogh Rasmussen. Questi, erede di Uffe Ellemann-Jensen, ministro degli esteri danese dal 1982 al 1993, ha appreso dal suo maestro che un piccolo Paese come la Danimarca può rivestire un ruolo importante solo partecipando attivamente alla NATO. Non a caso Jensen aveva saputo convincere un’opinione pubblica reticente a impegnarsi nella Prima Guerra del Golfo. Jensen, tra l’altro, è stato candidato al posto di Segretario Generale della NATO nel 1995, ma il presidente francese Jacques Chirac, che vedeva in lui “l’uomo degli Americani”, pose il veto. Rasmussen, primo ministro dal 2001 al 2009, ha proseguito la tradizionale politica danese di allineamento su Washington.
Le forze danesi contano oggi circa 10.500 uomini in servizio e poco più di 4 mila riservisti, ai quali vanno aggiunti i 57 mila volontari della Guardia Nazionale. Militari danesi sono stati sotto i colori dell’ONU a Gaza dal 1956, quindi nel Congo nel 1960. Dal 1992, 25 mila soldati danesi hanno partecipato a operazioni esterne. Di fatto, il regno danese è il primo contribuente della NATO per numero di soldati in rapporto alla sua popolazione, e le perdite sono state conseguenti: 43 soldati danesi sono stati uccisi in Afghanistan dal 2001.