1813: ITALIANI A LIPSIA

di Vincenzo Grienti -

Alla disastrosa campagna di Lipsia partecipò anche una brigata italiana, che pagò con un pesante tributo di sangue l’ambizione napoleonica di tenere in piedi un sistema di alleanze europee ormai al capolinea.

Quello di Lipsia dell’ottobre 1813 fu senza dubbio il più grande scontro tra eserciti di coalizioni differenti impegnate in una guerra senza esclusione di colpi, ma anche il più grande per il numero di perdite subite dalle forze coinvolte nel conflitto. Lipsia però è ricordata soprattutto per la grande disfatta subita da Napoleone Bonaparte. Sugli scenari di questa grande battaglia si è scritto e detto molto. Certo è che la disfatta francese nella campagna di Germania costrinse l’Imperatore a una estrema ritirata fino in Francia,  provocando la definitiva caduta di quel sistema di alleanze pianificato da Napoleone nel Vecchio Continente. Nello scenario di guerra tracciato a Lipsia può essere individuata la partecipazione contemporanea sul campo degli eserciti delle potenze europee continentali anti-francesi, e cioè Russia, Prussia, Austria e Svezia (non a caso lo scontro è noto anche con il nome di battaglia delle nazioni).

Napoleone nelle vesti di re d'Italia, di A. Appiani

Napoleone nelle vesti di re d’Italia, di A. Appiani

In questo quadro va anche inserita l’attività bellica degli italiani. Emanato a Mosca, il Decreto reale del 22 settembre relativo alla leva del 1813 assegnava alla fanteria 6.400 coscritti (1.200 ai reggimenti in Russia, 600 al 7° di linea e al 2° leggero, 500 al 4° e 6° di linea e 400 al 5° di linea e al 1° leggero). Il 5 ottobre, ancora da Mosca, Napoleone ordinò di approntare in Italia una robusta Divisione di riserva, con tre Brigate francesi e una italiana. Il 25 l’ordine fu trasmesso dal ministro della guerra francese al collega italiano e il 28 Fontanelli dette il comando della Brigata italiana a Zucchi.
La Divisione (Grenier) partì alla fine di novembre con 22.671 uomini, rinforzata a Trento con 300 coscritti italiani incorporati nei reggimenti francesi. La Brigata italiana contava 7.391 uomini e 1.439 cavalli, la fanteria includeva 6 battaglioni e una compagnia d’artiglieria (il 5° di linea completo e il III e IV/2° leggero). Il 19 dicembre la Brigata era ad Augsburg, in Baviera, il 31 a Donauwörth e il 26 gennaio 1813 a Berlino, con 7.007 effettivi e 6.681 presenti (il 5° a Zossen, Teltow, Saarmund e Belitz e il 2° a Köpenick, Mittenwald e Storkow).
Secondo quanto sottolinea lo storico Virgilio Ilari, Presidente della Società italiana di storia militare, “ai primi di gennaio Napoleone ordinò inoltre di riunire in Italia un corpo d’osservazione di quattro Divisioni comandato dal generale Bertrand, governatore delle province illiriche, includente una Divisione mista di otto battaglioni italiani e due napoletani e due coorti francesi. Queste ultime unità furono però sostituite da quattro battaglioni bis del 4° e 7° di linea costituiti ad Ancona e Mantova”.

Il generale Paul Grenier

Il generale Paul Grenier

Il 7 febbraio la 4a Divisione italiana, comandata da Luigi Peyri, risultò infine composta da 13 battaglioni, con due reggimenti di linea completi (4° ad Ancona e 7° a Mantova) e due mezzi reggimenti (1° a Lugano e Milano e 6° a Macerata), più il battaglione guardia di Milano. Riunita la Divisione a Brescia, Peyri la condusse a Dolce sopra Verona, partendo il 15 marzo per la Baviera. Il 6 aprile era ad Augsburg, il 21 a Coburgo con 9.867 presenti e 883 in arrivo, e il 30 presso Jena. “Assegnata all’XI Corpo della Grande Armée, la Divisione Grenier aveva ricevuto l’ordinativo di 35° – ha spiegato il professore Ilari durante un convegno svoltosi a Roma il 18 ottobre 2013 dal titolo Lipsia 1813. Crepuscolo di un Impero, promosso da Le Souvenir Napoléonien, Société française d’Histoire Napoléonienne, e il Centro Romano di Studi Napoleonici in collaborazione con il Museo Napoleonico di Roma e la Fondazione Primoli in occasione del bicentenario della battaglia di Lipsia -. Al Corpo Bertrand e alla Divisione Peyri furono assegnati, in loro onore, gli stessi numeri (IV e 15a) delle Grandi Unità distrutte in Russia”.
Destinata alla retroguardia durante la ritirata all’Elba, il 4 marzo la Brigata Zucchi era uscita per ultima da Berlino, subendo le prime 150 perdite (inclusi 90 prigionieri del 5°). Il 1° maggio aveva 4.389 presenti. Nei combattimenti del 5, 7, 11, 12 e 15 la fanteria subì altre 1.038 perdite e 609 (52 morti, 531 feriti e 26 prigionieri) sui 2.849 impiegati a Bautzen il 20 e 21 maggio. Il 19 maggio la 15a Divisione subì un duro rovescio a Königswartha, perdendo 2.876 uomini (709 morti, 877 feriti e 1.290 prigionieri, di cui 655, 765 e 1.166 della fanteria di linea). A Königswartha, i russi catturarono Balathier, gravemente ferito. Napoleone scrisse al viceré di essere “estremamente scontento” di Peyri, chiedendogli di mandare a sostituirlo Fontanelli o Palombini. Rimpatriato in attesa di giudizio, Peyri fu poi riabilitato e destinato a comandare alla piazza di Mantova.

La battaglia di Lipsia, di V. Moshkov

La battaglia di Lipsia, di V. Moshkov

Le 4.700 perdite subite in maggio dalle due unità furono compensate da un battaglione complementi partito il 22 aprile da Verona e dalla Brigata Moroni, partita il 7 maggio con 4.000 uomini (inclusi 2.344 del 1° leggero e 999 del battaglione di marcia Tordo, destinato alla Brigata Zucchi). “Fu invece annullata, a seguito dell’armistizio, la partenza di un battaglione del 6° – ha sottolineato il presidente della Società italiana di storia militare nella sua relazione -. Con l’arrivo, in giugno, della Brigata di marcia, i battaglioni di guerra in Germania raggiunsero il massimo di 21 (1°, 5° e 7° di linea completi, due del 4°, due del 6°, tre del 1° e due del 2° leggero), senza contare il battaglione guardia di Milano e il battaglione Grande Armée (disciolto in giugno)”. Metà della forza era però dispersa tra distaccamenti e ospedali: il 4 luglio Fontanelli (che aveva sostituito Peyri il 10 giugno) stimava che i suoi 4 reggimenti avessero in media 895 presenti e 1.000 assenti. L’8 agosto la 15a Divisione aveva solo 8.405 presenti su 12.528 effettivi e la Brigata Zucchi 3.731 presenti.
Il 18 la Brigata vinse a Lahn (con 105 caduti, tra cui il colonnello Pisa, e 400 feriti) e il 25 a Niederau; il 26 fu l’ultima a ritirarsi a Janewitz e il 28 settembre fu passata in rassegna e decorata dall’imperatore. La Divisione combatté valorosamente il 5 settembre a Dennwitz, il 16 ottobre a Lindenau e il 30 ad Hanau. Il 31 ottobre, ad Hanau, fu mortalmente ferito anche il milanese Peri.
Il 24 ottobre, da Erfurt, Napoleone ordinò che all’arrivo a Magonza le truppe italiane fossero rimpatriate dal Sempione, precedute dagli ufficiali non indispensabili per inquadrarle. La Brigata Zucchi, ridotta a 464 uomini, partì da Bingen il 5 novembre, la 15a Divisione, con 2.206, lasciò Magonza l’8. Il 7 dicembre il capobattaglione Testa del 6° di linea, quattro ufficiali e 40 soldati (in maggioranza del 1° leggero) perirono in una tormenta durante il passaggio del Sempione. Dalla Germania tornarono dunque appena 2.600 uomini (inclusi 1.758 fanti): meno di un decimo dei 28.400 partiti dall’Italia.

Qui la relazione integrale del professore Virgilio Ilari, Presidente della SISM, al convegno Lipsia 1813. Crepuscolo di un Impero (Roma, 18 ottobre 2013)

 

Per saperne di più
P. Hofschroer, Leipzig 1813. The Battle of the Nations – Londra, Osprey Publishing, 2012
D. G. Chandler, Le campagne di Napoleone – Milano, Rizzoli, 1992
D. Smith, 1813 Leipzig: Napoleon and the Battle of the Nations – Londra, Greenhill Books, 2001